Vedo molto ottimismo, nel caso la speranza (soprattutto italica) che la vittoria dei gilet gialli su Macron – che evidentemente al momento ha ceduto alle loro richieste, generando un deficit francese al tra il 3,5 e 4% (tutto incluso) per il 2019 – possa permettere un allentamento del rigore anche per l’Italia, permettendo dunque che la manovra in deficit pari al 2,4% presentata dai gialloverdi e contestata da Bruxelles venga accettata integralmente.
Ritengo siano false speranze. Prima di tutto ragioniamo sul fatto che violente proteste di piazza in Francia abbiano permesso di raggiungere risultati economici a favore di chi ha manifestato, una ratio estremamente pericolosa per chi governa, ossia sdoganando il sillogismo “proteste di piazza anche violente = concessioni economiche“.
Guarda caso stasera in eurovisione ecco la trasmissione a reti unificate di un altro (puntuale) attentato islamico, questa volta a Strasburgo, il simbolo dell’EU (scommetto che l’attentatore o morirà crivellato di proiettili magari dopo una breve fuga; o verrà fatto bellamente fuggire, facendo perdere le sue tracce, ndr). Fatto certamente increscioso che sono pronto a scommettere porterà alla successiva militarizzazione della Francia in veste anti-terrorismo, ossia l’uso di militari per l’ordine pubblico formalmente a presidio delle sedi comunitarie, eventualmente anche quelle del potere statale. In più ci attendiamo l’uso estensivo dell’intelligence, oltre a qualche altra amenità simile. Insomma, non mi stupirò se verrà approvato un Patriot Act “a la francaise“.
Viene dunque da immaginare che un’altra ondata di gilets jaunes sarà estremamente difficile da realizzare in futuro, che dite?
In secundis ragioniamo sulle misure economiche di Macron concesse ai manifestanti, che così facendo ha semplicemente preso tempo nell’implementazione di piani EU di dominio continentale. Parlo soprattutto della completa defiscalizzazione degli straordinari e delle pensioni sotto i 2’000 euro mensili (mentre in Italia scontano una tassazione di circa il 25%, sulla base di un imponibile di 24’000 euro annui; se il reddito per gli straordinari fosse invece di 48’000 euro annui l’aliquota in Italia sarebbe circa il 30%). Oltre all’eliminazione del previsto aumento del costo del combustibile diesel. Come vedete l’Italia – encore – diventa sempre di più un inferno di tassazione per i residenti, anche rispetto alla carissima Francia. Certo, i francesi per ottenere le concessioni di Macron si sono armati di abnegazione e sono scesi in piazza per i loro diritti; gli italiani preferiscono invece restare comodamente seduti sul divano a guardare gli scontri in TV, magari con una lattina di birra sul tavolino (possibilmente buona, ossia tedesca).
Negli ultimi 10 anni la Francia ha sforato il limite del 3% di deficit/PIL solo a consuntivo nel 2017; l’Italia invece lo ha sforato solo 3 volte a cavallo della crisi subprimeOr dunque, Macron ha solo preso tempo: “calati giunco che passa la china“. Ma tale flessibilità francese non deve comunque essere confusa in equazione con la flessibilità che dovrebbe essere concessa all’Italia, assolutamente no. Infatti il debito pubblico francese è attorno al 100% del PIL; se invece si considera il debito su PIL senza l’economia sommersa siamo attorno al 110%. Per l’Italia invece i due omologhi di deficit/PIL sono attorno al 133% e attorno al 155%. Il secondo numero è oggettivamente spaventoso, 155%…
Eppoi sono anni che la Francia impunemente sfora il limite di Maastricht senza che gli altri paesi al di sotto delle Alpi potessero accampare simili pretese, perchè questa volta dovrebbe essere diverso?
Or dunque, NO, l’Italia non otterrà automatica flessibilità grazie ai gilet gialli, anche perchè le proteste sono avvenute in Francia e non in Italia: perchè mai dovrebbe essere concessa flessibilità in Paesi – come l’Italia – dove NON ESISTE IL RISCHIO DI DESTABILIZZAZIONE SOCIALE CON PROTESTE DI PIAZZA?
Temo l’Italia abbia sparato – male, sigh – i suoi colpi e ora li ha finiti: da una parte Savona che pende sempre troppo verso la Francia, ricordo che è stato nel board di BNL ossia di BNP in Italia. Eppoi è un economista, la sfida non fa parte del suo DNA soprattutto ad ottant’anni, mia personale convinzione. Dall’altra una presidenza Trump che al massimo durerà ancora 6 anni, dopo di che il principale tutore dell’Italia verrà meno.
Or dunque, non vedo scenari molto positivi all’orizzonte. Anche perchè nessuno tra i gialloverdi sembra volere davvero mettere in piazza in modo analitico i danni fatti dai precedenti governi, almeno mediaticamente parlando Attaccando i responsabili con nomi e cognomi. Che dite?
Mi sbaglierò, ma non vedo buone notizie all’orizzonte. Certo, per il 2019 le maggiori tasse richieste dall’EU verranno evitate, ma poi che succederà? Certamente un deficit nemmeno lontanamente simile a quello francese verrà mai permesso in Italia. Resto infatti dell’idea che solo un macro evento possa salvare l’Italia nella sua sfida all’EU, ad esempio un conflitto duro tra USA ed EU.
A parte questo, l’unico soggetto politico onestamente e soprattutto TECNICAMENTE in grado di controbattere all’EU franco-tedesca ritengo sia Alberto Bagnai, a cui tutti i suoi stessi alleati incredibilmente contestano il caratteraccio (tanto per neutralizzarlo, a la romana). Io direi invece che forse è proprio quello che serve, un po’ di carattere…
Non vorrei mai che ad un certo punto Salvini, magari appena prima delle elezioni EUropee, venisse travolto da uno scandalo personale in grado di spostare decine di punti di voto italiano verso le opposizioni. Magari mi sbaglio eh…
O magari no.
Mitt Dolcino
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