Ho speso anni a lavorare sui mercati finanziari, una certa sensibilità ce l’ho. Non faccio fatica a riconoscere che negli ultimi anni (dal 2014 in avanti, con il grande manipolatore/idolo dei globalisti Obama al comando delle operazioni) tutte le logiche di mercato diciamo storiche, correlazioni, trends etc. sono andate a pallino: quello che i burattinai vogliono che si faccia è infatti che tutti noi si investa in fondi passivi, della serie “compro l’indice di borsa, tanto sale!”, o meglio ci penseranno governi e banche centrali a far salire tutto. O qualcosa del genere. Stasera intanto la stella polare dell’indice tecnologico USA, la mitica Apple, nel post borsa fa meno 8%, a causa una strutturale implosione delle aspettative. Ulteriori crolli sono attesi. Appunto, il paradigma dei mercati in perenne crescita sarà vero fino a che il castello di carte non crollerà, temo… Oggi tutto ruota sul dollaro, che per la prima volta dal 1945 qualcuno è pronto alla sfida aperta per evitare che si svaluti (ci fu un timido tentativo della Francia con De Gaulle – con l’implicito supporto di Londra -, che però ne uscì con le ossa rotte dopo il colpo da maestro di Nixon che bloccò nottetempo la convertibilità del dollaro in oro, ndr). O meglio, di norma – negli ultimi 50 anni – il dollaro si è mosso in base ai desiderata degli USA. Il problema è che i oggi i desiderata della Casa Bianca sono di un tipo, quelli della Federal Reserve (incredibilmente, ancora a maggioranza Obamiana dopo due anni di Trump) di un altro, quelli degli oligarchi americani e globalisti in genere di un altro ancora ecc.. Dunque, non essendoci nessuno che ha il potere assoluto a casa del dominus anglosassone, il terzo gode. Chi è il terzo? Facile, l’asse degli esportatori seriali con ambizioini geostrategiche, ossia Germania e Cina. Il problema sta tutto lì, il dollaro NON si muove più “come dovrebbe”. E nemmeno i mercati si muovono come dovrebbero, ormai il dollaro non segue più i trend storici. Per “dovrebbero” intendo ad esempio la prassi consolidata fatta di salita degli indici a fine anno, indebolimento al primo anno di nuova presidenza e dollaro indirizzato dalle politiche geostrategiche USA. L’accordo del Plaza fu l’ultimo esempio di dominanza condivisa degli USA; dollaro in discesa a fronte di tassi in salita in cambio dell’apertura del mercato USA per le merci straniere. Oggi gli USA non hanno più nulla da offrire in termini commerciali, solo – temo – uranio impoverito (…).
Per indebolire gli USA i paesi dominanti che vogliono assurgere al ruolo di co-dominus – leggasi Europa franco-tedesca e Cina, di fatto alleate in funzione anti USA- stanno cercando di tenere il dollaro forte: ogni volta che timidamente il verdone cerca di scendere – ZAC – cinesi ed europei continentali intervengono a comprare. Forse da quest’anno, con la nomina del luminare del monetarismo avanzato – diciamo così – Marvin Goodfriend alla Fed, le cose potrebbero cambiare. Potrebbero, ma non è detto: la Cina sta infatti manipolando bellamente i mercati, tenendo basse le materie prima di cui abbisogna e facendo salire il dollaro. Alla fine non se ne esce se non con un macro evento, che reinstauri i fondamentali. Credetemi che macro evento arriverà, ma nei tempi opportuni (…). Per intanto restiamo a vedere le contrapposizioni tra titani sui mercati, sono chiare per chi ha occhi per vedere. Deve infatti essere compreso che per manipolare un mercato in modo sistematico bisogna controllare le correlazioni. E le correlazioni sono tante: ad esempio l’oro, che si rafforza in presenza di un dollaro debole; oggi piano piano sta salendo, complice la policy globale della banche centrali di approvvigionarsi d’oro per “qualcosa” che dovrà succedere, tra due mesi o fra quarant’anni poco importa. Alla fine i fondamentali sono quelli che contano, ma – notasi – solo quando c’è scarsità di fisico le manipolazioni vanno a ramengo. Intanto il dollaro sale perchè qualcuno importa oro fisico in Cina pagandolo in yuan e poi lo blinda dentro i confini cinesi (infatti l’oro che entra in Cina poi non ne può più uscire, per legge cinese). Parallelamente i dollaroni cinesi restano nei forzieri di Pechino come collaterale per speculazioni al ribasso cash settled sulle valute e sulle materie prime di cui Pechino necessita, evitando la peste nera che sempre ha affossato i governi dell’Impero celeste da 400 anni a questa parte, l’inflazione. Appunto, senza inflazione gli USA non escono dal cul de sac che potrebbe portarli a ridimensionare irreversibilmente il loro ruolo di potenza globale. E se inflazione alla fine sarà – poco ma sicuro, bisogna solo vedere quando – chi se la prenderà in quel posto saranno i paesi senza risors., ossia non certo gli USA!!! Ad esempio l’Italia, dove i pensionati, in presenza di una fiammata inflattiva, per volere prima dei sinistri e poi dei gialloverdi (tanto per dichiarare le future colpe, a scanso di equivoci) finiranno a fare la fame. Ecco, segnatevi questo epilogo, almeno vi porterete avanti col lavoro. E segnatevi anche che la decisione criminogena di bloccare l’indicizzazione delle pensioni è stata perfettamente condivisa da sinistra e gialloverdi (altro che governo del cambiamento!), oltre che dall’immancabile e immarcescibile Silvio Berlusconi, ormai accompagnato strategicamente dal suo badante politico, Matteo Renzi. Scrivo questo ad imperitura memoria. Tradotto, l’Italia NON ha una classe dirigente e nemmeno un apparato statale che possa sostenerne il peso; e questo sarà la sua rovina, in tutti i sensi. Purtroppo per un popolo che interpreta la protesta giusto con la solita arrabbiatura settimanale davanti alla TV osservando le manifestazioni dei gilet gialli in Francia – ma, ben inteso, davanti a certe notizie riportate dal TG l’italiano si arrabbia moltissimo! – non c’è nulla che si possa fare per evitare l’implosione (se non scappare a gambe levate). Appunto, la soluzione sarà solo individuale da qui in avanti. Purtroppo, ormai ne sono certo anch’io. Mitt Dolcino
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