Il titolo dice tutto: i francesi stanno combattendo una battaglia molto più grande di quanto possano immaginare. Non sono solo i loro diritti, è una vera e propria lotta di classe, globale: il classismo sociale che vediamo oggi tra casta super ricca ed il resto della popolazione di fatto era sparito da decenni, quanto meno in un ambito di sano scontro dialettico tra destra sinistra in presenza di un’economia che cresceva e di valori solidi alle spalle. Oltre che da una partecipazione alla ricchezza ampia che durante 75 anni ha promosso la classe media. Oggi le elites, diciamo meglio, i miliardari globalisti, sono gli unici che continuano ad arricchirsi ma alle spalle del 99% e passa della popolazione che diventa sempre più povera .
I gilet gialli, pronipoti di gente che intende la rivoluzione come un nobile aggiustamento (riuscito) delle differenze sociali – visto che sono gli unici ad aver popolarmente tagliato la testa ad un monarca che li trattava da schiavi – hanno la forza e soprattutto la coscienza per potercela fare. E’ questione culturale, che può battere la forza bruta: Napoleone III riorganizzò la città di Parigi con le grandi rotonde, che in realtà dovevano essere la sede delle mitragliatrici puntate contro la folla in caso di rivolta. La domanda che ci si deve porre è però un’altra: chi schiaccia il grilletto? L’esercito francese, che guarda caso è oggi vicinissimo nei suoi vertici ai gilet gialli? Appunto…
In Italia invece alcuni soggetti vorrebbero farci credere che le cose sono sotto controllo: senza tirare fuori gli innumerevoli esempi storici di tradimenti famigliari e politici, dossieraggi vari, belle donne infiltrate (come ai tempi della Stasi), minacce, ricatti per cui l’Italia è maestra fin dai tempi di Bruto, dobbiamo renderci conto della realtà delle cose. Ossia che l’Italia è prossima all’implosione economica, politica e sociale. Tutto pre-ordinato, tutto frutto di un piano di paesi che ragionano sulla base di 5 lustri, superando il raggio dell’elezione politica. Ossia di stati che sono davvero Stati, non un’accozzaglia di regioni che si fanno la guerra tra loro, il famoso spirito dei capponi di Renzo purtroppo mai sopito nel Belpaese.
Or dunque, proprio in questo contesto qualcuno a Roma vorrebbe farci credere – questa è la giustificazione più credibile, sebbene rozza – che i Gilet Gialli in Francia lavoreranno per noi. Immane ed enorme stupidaggine, scusatemi il francesismo. Infatti gli stessi gilet gialli – più che giustamente – hanno considerato una intromissione la proposta del governo italiano di mettersi a disposizione delle proteste di piazza francesi. Dò in questo caso totalmente ragione ai francesi, pur essendo vicinissimo all’anima di Pietro Picca.
Il problema come al solito sono i politici, ovvero una classe politica non all’altezza. La classe politica “buona” fu eliminata per volere USA dietro enormi spinte EUropee durante Tangentopoli (…), il più grande e riconosciuto errore americano degli ultimi 50 anni. Ora gli USA in EU non hanno più un vero alleato, ma – quanto meno in Italia – giusto una massa di politicanti volubili ed impreparati molto bravi soprattutto a vendersi al miglior offerente, ecco forse perchè i fondi per organizzare una protesta stile gilet gialli in Italia non arrivano nè arriveranno, chi deve pagare pensa che se li “magnerebbero” prima – con buona pace di quelli che pensano che le proteste francesi siano completamente spontanee -.
Or dunque, oggi qualcuno a Roma vorrebbe farci pensare che ci sia un piano, che dopo le elezioni europee le cose cambieranno ecc. ecc. Tutto – permettetemi – crassamente falso! Dopo le elezioni EUropee, che comporteranno di certo un grande cambiamento in EU, semplicemente la Germania non accetterà di essere messa di nuovo in secondo piano. E dunque si passerà al piano successivo, mostrare i denti. Visto che le prossime guerre militari (oltre a quelle commerciali) saranno nucleari e non tradizionali (sebbene senza fallout radioattivo, …), siamo all’alba di un game changer che cambierà la posta ed i modi di comportamento politico ed istituzionale. Non dimenticando il fatto che Berlino potrebbe sempre trovare un accordo con Washington alla 24 ore per tenere in piedi il suo giocattolino perfetto – l’euro – fino a dopo Trump.
Or dunque, il rischio maggiore per l’Italia è che venga applicato il famoso piano ipotizzato durante la segreteria di Stato di Hillary Clinton, ossia dividere l’Italia in 3 o più parti. Se ci pensate bene i segnali oggi ci sono tutti (…).
Certa politica vorrebbe – con il fine di reinsediarsi al potere, forse – farci credere che tutto è sotto controllo, mentre in realtà è il perfetto contrario. Invece bisognerebbe per una volta trattare il popolo bue con rispetto, visto che il cambiamento nelle ultime elezioni lo ha voluto il popolo e non la politica. Ossia chiedere l’aiuto della gente, nel caso si fosse ricattati (…), evitando di prendere in giro 50 e passa milioni di persone con un 2.04% al posto del 2.4% ipotizzato come linea del Piave.
Infatti il marchio dell’ignavia non è oggi da associare agli italiani come popolazione (votante), quanto meno dalle scorse elezioni in avanti – e prima ancora dal referendum costituzionale -, ma alla politica di bassa lega (non Lega) che – imperterrita – continua a trattare da popolo bue l’unico soggetto (popolare) che invece ha costretto il sistema al cambiamento forzoso (cambiamento che – faccio notare – l’alleato storico di Salvini non voleva e non vuole, parlo di Berlusconi).
Per dare credito a queste tesi prossimamente verrà fatta un’analisi:
1. sui veri motivi di Tangentopoli
2. sulle nuove guerre future
3. sui piani tedeschi di riarmo e di difesa attiva in caso di confronto bellico, resosi eventualmente necessario anche a seguito di una rottura dell’Unione Europea.
Mitt Dolcino
*****
Le immagini, i tweet, e i filmati pubblicati (i contenuti) nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.