Tsipras è una creatura strana: nato non casualmente a sinistra, si è rapidamente allineato ai voleri EU. Come sia stata la genesi di tale neopartito ellenico concepito in provetta, partito prima di protesta e poi di regime (diventato finalmente, come da copione, dichiaratamente pro-EU) è tutto da decifrare: sappiamo bene che ci vogliono molti soldi per far decollare un nuovo soggetto politico, visto che leggi di norma rendono disagevole la nascita di un partito. Dunque gli interrogativi sulla genesi del partito di Tsipras restano, ai posteri…
Facciamola breve: Tsipras ha seguito un percorso conosciuto, ossia prima è andato contro l’EU, ha perso, dunque è stato cooptato dal sistema EUropeo. O forse è stato cooptato già dall’inizio, visto che il suo partito è stato foraggiato inizialmente non si sa da chi (si dice i miliardari locali). Sta di fatto che Varoufakis, che al contrario di Tsipras proveniva dall’elite locale, davvero ci ha provato a rompere gli schemi: addirittura W. Schauble, il potente ministro tedesco all’economia – di fatto portavoce dei grandi esportatori locali – , si attivò si dice personalmente per organizzare una scenetta mediatica degna della Gestapo, facendo costruire ad arte un video diffuso globalmente in cui Varoufakis mostrava il dito medio alla gente tedesca, solo per scoprire mesi dopo che tale video era totalmente falso, letteralmente artefatto per mano – di fatto – dei servizi segreti tedeschi (che Schauble ha comandato prima e dopo la caduta del muro di Berlino, ossia è proprio lui il soggetto operativo che ereditò le strutture della Stasi, – forse così si spiega meglio la radice del potere di detto ministro -, ndr). Alla fine anche Yanis Varoufakis – estromesso – cedette e dunque si arrese; di seguito guadagnò da “esterno non ingombrante” montagne di soldi facendo conferenze pagate molto spesso dagli stessi che aveva combattuto da ministro (…).
Il colonialismo funziona precisamente così: la prima arma del manuale coloniale è cooptare i politici locali comprandone un manipolo; della serie, si spendono mille lire e si rubano migliaia di miliardi alle comunità locali mettendo alla fame un intero popolo.
Alla fine, sebbene in altri termini, è la stessa cosa che successe anche a Berlusconi: anche lui provò, come Varoufakis, ad implementare il piano per l’uscita dall’euro – presentato a Napolitano nel maggio/giugno 2011 -, solo per vedersi schiantato dal tradimento congiunto italo e americano, che intanto aveva cambiato nella transizione da Bush ai Dem (di pelle nera) di Obama. Il risultato fu che, nonostante l’ampissima maggioranza parlamentare, nonostante le sue enormi ricchezze, tra chiamate di correo di Nancy Pelosi a Massimo Fini e sponde quirinalizie, il Cavaliere fu quasi annientato; solo Vladimir Putin – in forza di quanto in calce – disse niet al definitivo annichilimento del primo ministro di Arcore…
Va detto che il governo Tsipras – dovrei dire Varoufakis – ad un certo punto provò davvero a cambiare le cose: aveva in tasca – così pensava il ministro delle finanze greco – i 5 miliardi di euro russi necessari per uscire dalla moneta unica. Sapete come è andata a finire?
Per evitare l’uscita di Atene dall’euro, che avrebbe significato la fine del benessere germanico, alla 25 ora Angela Merkel chiamò Putin e – in russo – gli disse che aveva ottenuto da Obama l’autorizzazione a fare il Nord Stream 2; chiaramente gli USA dovettero piegare la testa ed accettare che Berlino fosse fornita in toto di gas da Mosca rendendola indipendente energeticamente, dietro la minaccia eurotedesca di deragliare la ripresa mondiale ai tempi ancora in fasce (il ministro al tesoro USA, T. Geithner, indirettamente confermò molti di questi retroscena, …). Oggi, giustamente, Trump è arrabbiatissimo per quanto concesso dal duo clintoniano (Hillary-Obama) a Berlino: chissà se, anche grazie a tale concessione sul Nord Stream, la famiglia Obama ha poi ottenuto a fine mandato un pagamento di ben 30 milioni di dollari per tre (3) libri che la sua famiglia sta scrivendo per un’azienda tedesca (Penguin-Random Hause, di proprietà tedesca, AD tedesco ecc.), la stessa azienda che guarda caso pagò milioni per il libro – udite bene – di Chelsea Clinton, ndr.
Tanto per non farsi mancare nulla, onde essere sicuri di raggiungere l’obiettivo, tutte le volte che il governo di Tsipras timidamente ha tentato di ribellarsi al giogo euro-tedesco minacciando l’uscita dall’euro, Ankara puntualmente ha supportato Berlino minacciando Atene di invaderla nelle sue isole a est; parallelamente l’EU mandava messaggi ad Atene per cui avrebbe negato assistenza militare e politica contro la Turchia divenuta aggressiva ad un paese in uscita dall’euro (andrebbe indagato perchè mai i tedeschi abbiano tanto in odio i greci; o meglio, si capisce solo premettendo che Berlino è da sempre alleata di Ankara, per cui l’odio per Atene deriva dalla necessità di allineamento con il potente alleato islamico da sempre in competizione con gli ellenici, assieme a cui i germani hanno perso una guerra mondiale).
Arriviamo ai giorni nostri: capito che Tsipras ha concesso tutto a Berlino permettendo così all’EU austera di annientare il benessere di un paese – memento che Varoufakis ormai le conferenze profumatamente pagate le tiene all’estero e non in Grecia, ormai derelitta -, dopo aver concesso agli europei di comprare per un tozzo di pane le proprie imprese nazionali messe i svendita dalla troika (EU, BCE e FMI non a caso diretta dalla francese Lagarde, dopo aver estromesso sempre con la forza Dominique Strauss Kahn, ndr), dopo aver portato la mortalità infantile a livelli di terzo mondo, dopo aver dovute negare le cure ai propri malati per mancanza di medicinali (oncologici), dopo aver ridotto la penisola ellenica in un ammasso di camerieri che devono soddisfare i bisogni dei pensionati greci che si svernano in loco usando aeroporti comprati da aziende di stato tedesche, dopo aver allungato anche la data di scadenza del latte greco per permettere agli allevatori bavaresi di vendere il loro latte in loco, ecco l’epilogo: la cerimonia degli scorsi giorni con Angela Merkel accolta ad Atene come una salvatrice.
Una presa per i fondelli infinita…
Passiamo oltre, agli altri paesi che sembrano deporre per l’esistenza di varie “Civette” politiche: prima di tutto notiamo che i candidati della lista Tsipras in Italia, alle scorse Europee erano tutti di sinistra ed iper-EUropeisti (sì, chi sta dietro a Tsipras fece le prove generali proprio in Italia sovvenzionando la nascita di un partito dichiaratamente europeista alle scorse elezioni EU). Su tutti Barbara Spinelli che prima spergiurò di non voler andare a Strasburgo eletta con tale lista come parlamentare e poi, una volta eletta, si rimangiò bellamente la parola (tiene famiglia anche lei evidentemente…). Senza dimenticare il capolavoro assoluto – probabilmente – dei poteri esterni nel creare un partito alternativo di successo (civetta?) in un paese considerato inferiore e quindi da depredare: la lista M5S.
Si, usando il cervello non è difficile derivare che il M5S possa essere nato nelle more del progetto sopra tratteggiato, (magari) grazie ad impulso esterno e finanziamenti esteri, per fini non precisamente patriottici ma semplicemente – forse – per fomentare una sorta di caos istituzionale (si sa, un paese al caos è più facilmente dominabile). Partiamo dalle basi: l’Italia dal 1860 è una creatura anglosassone, fu unita da Londra grazie a finanziamenti britannici e sostenuta in tutto il suo percorso di indipendenza dalla Corona Inglese (che allevò anche Napoleone III, ndr). Anche l’ideologo politico dell’Unità Italiana, Giuseppe Mazzini, riparò a Londra dove le sue idee fecero breccia ai massimi livelli. Il motivo è presto detto: un quarto incomodo nell’Europa continentale creava – appunto – il caos, rendendo più difficile la formazione di un asse franco-tedesco avverso alla perfida Albione. Tale indirizzo fu seguito fino a Portella della Ginestra, quando – a seguito dell’immenso successo dello sbarco in Sicilia degli alleati brillantemente gestito dalle armate occulte di Lucky Luciano – gli USA erano pronti ad annettersi la Sicilia, creando caos anche nei residui piani inglesi. Da qui l’eccidio di Portella, una prova di forza portata avanti dai servizi segreti inglesi – Edgardo Sogno avrebbe molto da dirci, … – come segnale di volontà di mantenimento dello status quo peninsulare che durava da quasi 100 anni. Gli USA cedettero, lasciando di fatto il comando delle operazioni sul campo ai britannici (notasi che anche l’attacco anglo-franco-tedesco alla Libya del 2010/11 fu coordinato dall’ambasciatore UK a Roma, fatto arrivare appositamente a fine 2010 da Baghdad).
Tornando al partito ipoteticamente civetta per antonomasia – sto ragionando con voi su tale possibilità/ipotesi – dobbiamo rammentare dettagli importanti, direi illuminanti: cosa dire delle speculazioni – mai negate per lustri, poi rinnegate a partire dal 2014 quando il progetto politico del Movimento stavano concretizzandosi (ed anzi gli indizi sembrano confermati da Emma Bonino, “non so a che titolo fosse lì“) -, da un’intervista del grande amico dell’ambasciatore “militare” Reginald Bartholomew, capo militare USA in Via Veneto, ossia da Mentana quando casualmente si fece trovare sul molo di Civitavecchia per un intervista al TG5 proprio in concomitanza con lo sbarco da un anonimo motoscafo di Beppe Grillo… La stampa dell’epoca ci ricorda anche che la barca ancorata al largo del porto era il Britannia….
Si fa presente che la fonte principe a conferma che Beppe Grillo era sul Britannia è un intervento su Formiche di Francesco Forte, mai smentito nello specifico.
Francesco Forte Professore emerito dell’Università La Sapienza di Roma. Già ministro della Repubblica. Collabora con Il Foglio e Il Giornale
O le allusioni di Grillo quando affermava che, sì, lui durante la crisi istituzionale post elezione di Monti si trovava all’ambasciata inglese a Roma e all’altro piano c’era un altro alto papavero politico italiano, Enrico Letta, a colloquio con il personale locale…. Un soggetto che fece folgorante carriera politica in Italia e poi in università francesi (…). La chiusura del cerchio è arrivata negli scorsi giorni quando Beppe Grillo è stato ospite per uno speech all’università gemella a quella dove lavorava Regeni (lavorava a Cambridge), ossia a Oxford, mettendo dunque la sua foto – un comico – accanto a quella di Nelson Mandel e del Dalai Lama…
Una volta un amico, davanti ad un capoclasse delle superiori diventato improvvisamente cattolico una settimana prima della visita del Papa (venne infatti invitato alla cerimonia con il Santo Padre, avendo una famiglia importante a supporto), disse una frase divenuta celebre nei circoli studenteschi: “Cosa si fa per il proprio ego….“. Tutto questo senza nessun nesso con quanto fatto nel contesto dal Beppe nazionale col M5S, assolutamente nessuno…
Le mille contraddizioni del M5S giunto al Governo…
Forse così modo si comprendono meglio le apparenti contraddizioni del M5S giunto al governo; movimento che, lo ricordo, aveva tra i promotori della prima ora, facente parte della rete Casaleggio, un famoso esponente si dice massone britannico, la famiglia Sassoon. Per la gran carità, nulla di male, non è peccato avere amici influenti, anzi. Certo, le contraddizioni del Movimento restano: prima no Vax, poi Grillo diventa nottetempo pro Vax; prima contro gli F35 e poi invece si comprano gli F35, prima uscita dalla NATO e poi si resta nella NATO, prima contro l’EU ora pro EU… E via dicendo.
Andate ad indagare e vedrete una sfilza incredibile di dietro front, solo apparentemente inspiegabili. Il problema è, secondo chi scrive, che dopo la Brexit il movimento – come tutto l’apparato inglese nel mondo – è nel caos più completo: Londra si divide oggi tra pro-EU e anti-EU, visto che un Churchill all’orizzonte, che fece la scelta atlantica nonostante una corona pro-nazi (Edoardo VIII) per adesso non si vede. A giudicare da come si sta ponendo il M5S, diventato “specchio” più genericamente anglosassone che britannico secondo lo scrivente, la maggioranza del deep state londinese sembra pendere verso un polo EU in antitesi al dominus americano, dominus che – diciamolo una volta per tutte – i britannici hanno sopportato per troppo tempo visto che Washington ebbe l’ardore di ribellarsi (e di sconfiggere) le armate coloniali inglesi, francesi e spagnole negli States.
Visto il successo del “progetto coloniale”, vero o falso che sia, del M5S e di Tsipras, nascono proseliti: ecco dunque Ciudadanos e Podemos in Spagna, due partiti avatar di destra e sinistra (la versione spagnola, evidentemente). In Germania si parla invece di far nascere un partito più a destra di AfD, quello di Andrè Poggenburg “Nuovi Patrioti”, un modo come un altro per togliere potere al neo partito conservatore tedesco che invece è molto probabilmente nato in modo sincero, certamente meno influenzato dall’esterno (chi – straniero – avrebbe il coraggio oltre che la finezza per covare un nuovo soggetto politico tedesco?). Per non parlare del partito di Macron, en Marche, nato con spirito sovranazionale paneuropeo, anzi come unione panfrancese e pangermanica ma con anima neocoloniale, messo in piedi con lo scopo di consolidare un potere che stava scappando di mano ai partiti tradizionali francesi (il malessere dei gilet gialli ha radici lontane, …).
“Follow the money“: da dove arrivano i soldi per finanziare i nuovi partiti? (partiti civetta?)
Dunque, sì, possiamo dire che tutta questa serie di nuovi partiti nati in seno all’EU, partiti che potremmo (volendo) anche chiamare genericamente civetta – ma il termine è improprio, in quanto incompleto – possono (a naso) obiettivamente servire per fare in modo che il potere non scappi di mano a chi di dovere, possono essere utili affinchè il popolo non prenda in mano il proprio destino, a che non si esca dai binari. La domanda che ci si deve porre è a chi NON conviene che la democrazia sia veramente piena, CHI vuole che ci siano leggi atte a favorire una stretta elites rappresentata dallo 0.1% della popolazione o giù di lì (come da indirizzi globalisti) in contrapposizione al restante 99.9% della popolazione. Tale asimmetria di interessi e potere si materializza, a vari livelli, sia in termini di interessi di selezionati paesi a danno di altri più deboli che, all’interno di comunità specifiche, in termini di pochi soggetti che si avvantaggiano di un arricchimento esasperato a danno dei tanti che devono pagare il conto – (…).
Un partito “apparizione-sparizione” in pochi mesi, quello di Ingroia
Alla fine una giustificazione data dai media per supportare tali neopartiti nati in provetta, sebbene riduttiva (in quanto incompleta) appare comunque realistica: i partiti cd. civetta servono per canalizzare il malcontento dei votanti! Guarda caso queste furono precisamente le parole di Beppe Grillo quando incensava il suo Movimento, ai tempi del Vaffa Day, come strumento per evitare che le destre estreme prendessero il potere.
Per capire l’instabilità – e l’assurdità – attuale bisogna dunque fare una importante premessa, che spiega molto: il sovranismo non ha basi ideologiche, è mera protesta, per questo il consenso è così volubile.
Dunque il discorso diventa chiaro: in realtà ogni supposto partito Civetta deve avere come primo obiettivo quello di mantenere lo status quo, anche ingenerando caos a livello governativo; e tutto questo con il fine di EVITARE che partiti alternativi con una ben più solida base ideologica – ad es. di destra o anche partiti nazionalisti stile Orban, una vera spina nel fianco dell’EU – costringano a cambiare davvero i paradigmi del sistema soppiantando gran parte dei poteri storici e dunque a danno di qualcuno “in particolare”. Evidentemente esistono dei “signor qualcuno” che non vogliono il cambio di paradigma in paesi EU considerati critici; da qui la nascita – ed il finanziamento – in tutto il territorio EU di partiti del tutto sovrapponibili quanto meno nella loro assenza di indirizzi strategici. Senza per altro spiegare come siano stati finanziati. Ma che godono di grande supporto mediatico: da qui la nascita dei partiti populisti/sovranisti, una vittima predestinata, in forza della loro perfettamente voluta incompetenza (sono infatti destinati a schiantarsi!).
Forse, nella sostanza, il nuovo fascismo non sarà molto differente rispetto al passato, con un misto di autoritarismo, totalitarismo, potere dirigista oltre che di enorme ricchezza asimmetrica (questa volta con pochissimi neofeudatori ed una massa di gente mediamente divenuta progressivamente povera). Nella forma invece, sì, forse il fascismo del futuro sembrerà diverso, più soft, diciamo più apparentemente democratico.
Per non farvi fregare NON perdete d’occhio i fatti, mi raccomando.
Mitt Dolcino
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