Ho deciso di seguire formalmente l’autore, nel nuovo sito. In questo frangente molto complesso per gli equilibri globali ritengo sia importante non tanto guardare ai segnali spurii ma, oltre a capire il contesto, comprendere che cosa è successo e soprattutto cosa succederà in Venezuela.
Prima di tutto, il Venezuela è uno dei principali produttori di petrolio al mondo (con riserve enormi, superiori ai sauditi), sebbene di bassa qualità. Parimenti è vicino ad un altro buon produttore petrolifero, la Colombia, con Ecopetrol. E, si sa, Uribe (assieme alle sue filiazioni presidenziali, …) è stato molto vicino alla DEA ed è vicino al Department of State americano.
Dunque, l’operazione Chavez, Maduro, Lula, asse bolivariano cooking da anni sembra sia arrivata all’epilogo. Non perdete di vista la big picture: anni fa esisteva davvero un asse bolivariano tra Cuba, Venezuela e Brasile, una sorta di revanscismo Sudamericano targato sinistra. La stessa sinistra USA, i Dem, capito l’andazzo, si affrettarono a generare gli anticorpi visto che l’asse era andato obiettivamente fuori controllo e cozzava con gli interessi non idealistici statunitensi di lungo termine.
Non dimentichiamo infatti che Chavez ordinò, tra le altre cose (…), il rimpatriò del suo oro proprio nel momento di massima scarsità internazionale, tanto che gli inglesi furono quasi costretti ad aderire al golpe in Italia ed in Libya nel 2011 non solo per colpa dello strano incidente BP di Macondo nel golfo del Messico; non tanto per i fatti di Lockerbie causati suppostamente (…) dai terroristi finanziati da Gheddafi; quanto, più propriamente, dall’interesse per l’oro del Rais che, vale la pena sottolinearlo, non andò ai francesi (meglio specificarlo per tempo prima che qualche sprovveduto al governo faccia esternazioni in riguardo).
Qualcuno può obiettare, “si, ma sotto Chavez ci fu redistribuzione della ricchezza, minore povertà“. Senza dubbio, è vero, ci furono meno poveri con Chavez. E questo dimostra in modo lampante i problemi celati dietro la cortina fumogena di un’economia centralizzata, o dietro a voucher mensili certi per tenere viva – ai tropici – la popolazione, anche a far nulla. Infatti il GDP pro-capite crollò con il Chavismo.
Dunque, da una parte minore povertà, con redistribuzione della ricchezza costruita precedentemente da altri (ma con un economia che dava comunque opportunità). Dall’altra crollo del GDP pro-capite e indebitamento dello Stato che ne è conseguito, quando la bolla del petrolio oltre i 100 USD7bbl si è sgonfiata. Alla fine i fondamentali vincono sempre: a non investire, a non crescere per lungo tempo, alla fine si implode. Cosa che è avvenuta puntualmente in Venezuela, passando per un peggioramento della qualità di vita, ad es. vedasi i rapimenti (che significano, criminalità e polizia corrotta, ndr). Certo, un paese ricco fa gola ai vicini, per cui non escludo che qualcuno abbia goduto degli errori di Chavez (vi ricorda qualcosa?).
La giustizia sociale “a tutti i costi” va infatti mediata, non si può uccidere la libera imprenditoria che fa crescita perchè tutti devono essere uguali (non ho detto – come sarebbe giusto – “tutti devono avere la stessa opportunità”; potrei anche aggiungere che non si possono affossare intere aziende nazionali passando sopra agli interessi di Stato, ndr). E non si può nemmeno tassare le imprese locali al 70%, equivale ad ucciderle… Dunque, non si può nemmeno permettere che i miliardari NON paghino tasse a fronte di tassazioni impossibili per il 99%+ della popolazione (come dice MD, ho magari detto legge sui Paperoni, voluta dalla sinistra italiana? un suo cavallo di battaglia almeno con me, ndr). E non si deve nemmeno permettere che gli stranieri comprino le aziende sistemiche locali, che vanno difese (le Telecom ad esempio; le banche di interesse nazionale, …). Vi ricorda qualcosa tutto questo, in Italia?
Per anni il Venezuela si salvò grazie al petrolio a prezzi elevati, poi…
Oggi Maduro, dopo aver portato il paese al caos, si trova stretto tra un asse internazionale che lo vincola, e le pressioni interne di una piccola parte – ma in crescendo – della popolazione che lo odia. Si, piccola: infatti la gran parte della media borghesia a lui ostile se ne è andata dal Venezuela, visto che non c’era più possibilità di fare business in loco: solo voucher (come i futuri – come li chiameranno in Italia – miniBOT?), solo assegno di sussistenza dato ai poveri (come il reddito di cittadinanza, che vorranno fare in Italia?). E poi tanta delinquenza e polizia, in gran parte corrotta. Dunque, sono rimasti i poveri ed i diseredati, ormai spennati, che votano tutti Maduro visto che sanno benissimo che la loro sussistenza dipende dallo Stato bolivariano. Ed i militari che, sembra, sono tenuti per gli attributi dalle loro stesse nefandezze passate dal governo, leggasi il traffico di cocaina e droghe in genere verso gli States (…) sono oggi lì a sfogliare la margherita.
In tutto questo Maduro rappresenta benissimo i limiti di un’ideologia che punta a rendere la popolazione succube dallo Stato per mantenere il potere, sacrificando i fattori produttivi a vantaggio di una ipotetica uguaglianza, che poi è miseria profonda e nella maggior parte dei casi nasconde interessi ed ambizioni personali (guardate sempre con disprezzo l’assenza di meritocrazia, piaga endemica – che spesso costringere i giovani preparati e formati ad andarsene per sempre -; questo dovrebbe far molto meditare gli italiani, …).
Suggerisco di prendere l’esempio venezuelano come un monito per l’Italia, oggi ancora relativamente ricca (anche il Venezuela 15 anni fa era ricchissimo, ndr). Anche perchè la lezione arriva da un paese che fu davvero abbiente, ma in modo assai concentrato (ossia base petrolio), il Venezuela. Oggi, come stiamo vedendo, anche l’Italia sta andando verso una concentrazione della ricchezza storica. Lasciamo perdere che gli apparati di sicurezza di fine Chavez/Maduro sono stati organizzati nel modo in cui vediamo oggi (violento, …) da un ex ministro degli interni spagnolo, tanto per spiegare da dove arrivano le tecniche usate in questi tipi di regime (no, non sono stati americani, …).
Si, sono poliziotti….
Or dunque, in forza di tale contrapposizione il destino di Maduro è segnato. Ma non mollerà senza lasciare una striscia di sangue. Che invece molli così, dall’oggi al domani, è molto improbabile dopo che si sono scomodati Russi e Cinesi a sua difesa.
Se volete dettagli su un mio intervento fatto anni fa su un altro sito, potete leggerlo QUI, giusto per capire gli antefatti.
Oggi comunque la situazione venezuelana è cambiata, evoluta. In peggio, assieme agli equilibri globali. O in meglio, a dipendenza di cosa pensate voi di un regime come quello chavista. Certo, Lula, fece il passo più lungo della gamba volendo sostituirsi agli USA in sudamerica… (alla fine si è salvato solo il regime più puro; tipico, non punire gli idealisti se sono innocui, ad es. Cuba).
Quello che va meditato è che chiaramente c’è una regia nei fatti accaduti negli ultimi anni in Argentina, Brasile, Venezuela e Cuba (questo ultimo paese ha seguito una precisa traiettoria pacifica, forse perchè servivano i voti dei residenti cubani residenti in altri paesi, …). Ma soprattutto che gli interessi, quelli veri, non si limitano mai ad una sola amministrazione politica, essendo gestiti dall’apparato di sistema. Questo vale in Sudamerica e pure in Europa. Chiaramente lo stesso discorso vale poco – oggi – in Russia. Mentre non vale nulla in Cina.
Attenzione ai prossimi passi che, al di fuori dei molto probabili scontri sanguinari in Venezuela, non avverranno in sudamerica.
Fantomas
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