Per capire dove stiamo andando, dobbiamo guardare alla ricchezza privata, dove sta di casa. Così facendo – temo – arriveremo anche a comprendere la genesi del sovranismo, che per inciso rischia di essere un escamotage per convogliare e controllare il dissenso delle masse – derivante dall’enorme disagio accumulato negli ultimi anni -; sono infatti praticamente certo – ben inteso, spero di sbagliarmi – che alla fine tale neo-movimento-tsiprasiano opererà pochissimi cambiamenti validi, mantenendo di fatto lo status quo fatto di enormi disparità, anche quando si tratterà di pagare per tentare di aggiustare il giocattolo (entro tre anni trarremo le conclusioni).
In breve, l’Italia dal dopoguerra è rinomata per avere (avuto) un benessere diffuso, fatto da una miriade di piccole aziende cresciute durante il periodo post bellico, rendendo abbienti molte famiglie. Chiaramente questo è un tesoro, sia in termini di pace sociale che di volano di crescita. Pensateci un attimo: anche la famiglia del ragionier Fantozzi poteva permettersi di andare in vacanza a metà degli anni ’70, allora la pensione Miramare della costiera Romagnola non la si vietava a nessuno, tutti potevano bene o male permettersela.
La Chiesa da sempre è la prima a capire i veri cambiamenti…. (da Avvenire)
Oggi non più, oggi tutto è diventato più o meno lussuoso. Il motivo è semplice: l’apertura agli stranieri – come con l’export – ha allargato il bacino d’utenza, ossia il turismo in Italiano può tranquillamente prescindere dal consumo – ossia dalla spesa – degli italiani.
Sempre da Avvenire
Dunque, non è necessariamente un problema se, come sta accadendo, la gran massa degli italiani sta diventando povera, stretta tra stipendi non alti ma soggetti a tasse altisssime, che riducono lo stipendio netto a meno della della metà (mediamente attorno al 42-45%) rispetto al lordo pagato dai datori di lavoro. Questa compressione ha ridotto i consumi e , complice l’avvento di nuove tecnologie (che hanno solo esacerbato un trend già presente prima), ha fatto chiudere una miriade di piccole aziende che basavano la loro esistenza sui consumi diffusi: oggi andando a passeggio in ogni via principale di qualsiasi media cittadina italiana si vedono sfilze di cartelli con scritto “Chiuso” o “Affittasi”. Da qui una riduzione del benessere sociale, che si traduce in fragilità sistemica.
Vedasi l’articolo originale al LINK
A livello, appunto, sociale tale involuzione economica ha causato una concentrazione di ricchezza nelle mani di sempre meno persone. Stando al report di UBS- Wealth-X del 2014 la percentuale di UHNW – Ultra High Net Worth, ossia di persone con patrimoni superiori a 30 milioni di USD (2018) rappresentava circa il 2.3% del valore dei patrimoni, equivalente circa allo 0.003% delle persone italiane.
Precisamente costoro rappresentano le elites che oggi stanno facendo di tutto per evitare la grande re-distribuzione di ricchezza, che oggi è diventata davvero troppo concentrata. Per fare questo, guardando la storia per evitare tale grande re-distribuzione – si badi bene – le stesse elites nonne di quelle attuali non ebbero dubbi a far scoppiare la prima guerra mondiale [fatto che poi si rivelò un errore per le tragiche conseguenze, ndr] inizialmente individuando la guerra come un valido strumento per trovare altri driver di crescita a quelli in esaurimento dell’epoca della Belle Epoque. Oggi siamo tremendamente prossimi a condizioni stile Belle Epoque. Anche in tale caso, 100 anni fa, almeno in EUropa, lo scopo era forse anche quello di eliminare con la guerra cittadini diventati troppo opprimenti nelle loro richieste di re-distribuzione ai loro concittadini feudatari (…).
Il primo sintono di tale decadimento è la sparizione della classe media, dove capita di norma sono guai…
Notasi che chi scrive rappresenta il più cristallino esempio di estimatore dello spirito animale di Adam Smith, ossia non essendo certamente uno di sinistra. Il problema è che il neo-feudalesimo post capitalistico che stiamo purtroppo vivendo ucciderà il sistema occidentale. Dunque, ecco che bisogna affrontare il problema in termini corretti, ad esempio far capire che destra e sinistra sono estinte, restano solo interessi particolari. E’ il neofeudalesimo post-capitalistico, frutto di una accumulazione spasmodica di capitali in mano a pochissimi, precisamente quanto teorizzato come limite del capitalismo da uno dei suoi padri, J.M. Keynes (A.eccessivo accumulo di ricchezza in mano di pochi e B.contemporanea impossibilità di controllare la disoccupazione). Lo stesso trend fu preconizzato nella lotta di classe di Marx, appunto contro l’accumulo di capitale (e non contro gli imprenditori); è possibile che scopriremo sulla nostra pelle che il Carlo è stato letto – per applicarlo – con 100 anni di anticipo.
Diamo qualche numero illuminante a supporto. Dal Wealth X – Report 2014 di UBS in comparazione con quello del 2018 (relativo ai dati del 2017), ultimo accessibile, vediamo cose interessantissime:
Ossia che in Italia gli UHNW sono più raddoppiati dal 2013. Ossia, a fronte di una crisi enorme per quasi tutti i cittadini, i mega milionari/miliardari hanno più che raddoppiatole loro ricchezze e sono quasi triplicati di numero in soli 4 anni!
Dunque, quello che vi dicevo sopra è, sigh, tristemente vero.
Sostanzialmente al 2017 in Italia c’erano circa 6’000 italiani che “tiravano le fila”, le elites, normalmente arricchendosi alle spalle del resto della popolazione. Costoro, non casualmente, sono gli stessi che di norma controllano TV e media, ovvero i medesimi che molto spesso propinano fake news alle masse, appunto, per convogliare il dissenso. E – potete scommetterci – sono gli stessi che vogliono far arrivare i migranti, a cui dare poi il voto. E farli dunque votare per i partiti si sinistra europeisti, per mantenere lo status quo e calciare il barattolo un po’ più in là. Ossia a pagare devono essere sempre i soliti, il 99,99% della popolazione. Chiaro, per fare questo bisogna “assumere” con un buon stipendio qualche membro della borghesia bassa, qualche kapo diciamo, utile a convincere (magari in veste di giornalista ben stipendiato) che – di fatto – il neofeudalesimo è bello, buono e giusto; guarda caso sono gli stessi discorsi che ideologicamente l’EU (che vive sulle asimmetrie tra ricchi e poveri, ma a livello di Stati, ad es. Germania vs. Italia) chiaramente supporta.
Perchè dico questo? Per tre semplici ragioni:
1.va bene l’accumulo di ricchezza ma questo non può andare avanti all’infinito, altrimenti si torna ai servi della gleba
2.riletta, ci può anche essere una forte differenza di ricchezza tra chi ha di più e chi ha meno, ma a condizione che la gran parte della popolazione meno abbiente “stia bene”, ossia ci sia un benessere sufficiente per tutti (classico esempio è la Svizzera)
3.in ogni caso resta inaccettabile un degrado della società dovuto all’accumulo di ricchezza in mano a pochissimi, anche perchè – in tale modo – la stessa sicurezza dei UHNW sarebbe messa a repentaglio (o dalla criminalità o dai gilet gialli, la risposta francese allo stesso disagio da accumulo di ricchezza in mano di pochissimi che vediamo in Italia); ovvero il paese stesso potrebbe implodere ad esempio con una guerra civile interna, da cui i paesi vicini magari anch’essi in crisi, ad es. la Francia, potrebbero approfittarne, anche manu militare (temo si stia andando in tale direzione).
Come prova del nove, notate come la Germania che da 20 anni si arricchisce grazie all’euro ha visto ridurre sia il numero che la ricchezza dei UHNW; mentre l’Italia in soli quattro anni quasi li triplica!!! [la saggia Germania va verso la stabilità sociale, come si conviene ad un paese che studia da dominus regionale]
In tutto questo l’Italia invece va selvaggiamente (e in Francia i cittadini bruceranno la torre di ferro).
Questo per dirvi che non è accettabile una cotanta asimmetria di benessere, sempre foriera in passato di gravi cataclismi socio-economici.
Dunque, tale stortura va necessariamente corretta. Spiacente se questo causerà disagio ai miliardari, in fondo bisogna farlo anche nell’interesse delle generazioni future degli stessi UHNW.
Mitt Dolcino