Stamane un amico mi ha girato un pezzo interessantissimo (citato in calce): parlava delle mosse per esasperare l’autonomia delle regioni oggi relativamente ricche del nord Italia da parte – udite bene – non della Lega ma del governo PD di Gentiloni (la famiglia dell’ex primo ministro italiano – probabile futura Legion d’Onore – fa parte di un casato nobile – lui è conte, Silveri – da secoli vicino alla Francia, ndr). Solleticato, ho rispolverato vecchi interventi in riguardo. Drammaticamente, il ragionamento funziona, ossia sembra proprio che stiamo vivendo un’accelerazione nei macro-eventi, sebbene sotto traccia.
Ero perfettamente cosciente del piano dell’era clintoniana di separazione italica in vari tronconi, come “supposta” soluzione – lato leghista – del problema del debito (la scuola leghista prevede, come fece la Germania post seconda guerra mondiale, che separando in due un paese non si paghi il debito in quanto non si saprebbe come allocarlo, visione naif in assenza di conflitto armato; ma si sa, i leghisti storicamente non brillano per genio). A scanso di equivoci dichiaro la mia radice nordista, per nascita, crescita, cultura, famiglia natale.
La maggioranza di voto M5S nel 2018 è molto simile ai confini del Regno delle Due Sicilie ante Unità d’Italia
Lato geostrategico, separare l’Italia è sempre apparso come un surrogato alla limitazione dei poteri anglosassoni in EU, quanto meno da parte dei poteri centrali europei (leggasi, da parte della Repubblica di Vichy secondo il motto della legione francese delle Waffen SS “Combat pour l’Europe”). Come scrissi in passato, la creazione della 4a diciamo potenza (solo sulla carta) europea, voluta e finanziata oltre che protetta dagli inglesi, l’Italia, portò – come da piano – all’implosione entro 100 anni dei poteri centro-europei, Francia e Germania su tutti (la Prussia la considero inclusa nel blocco tedesco mentre l’impero asburgico è cosa del passato, affondato nella sua stessa utopia).
Oggi per liberarsi dal giogo anglosassone – prima britannico, poi USA – i poteri centrali EUropei vorrebbero spezzare dell’Italia in tre o più tronconi (…): tale soluzione permetterebbe da una parte di lasciare ai margini un ex alleato diventato competitor (gli USA), di fatto parallelamente sterilizzando dopo 300 anni la perfida Albione. Piano all’apparenza perfetto.
Rompere l’Italia per sconfiggere gli anglosassoni (secondo Vichy)
Dal’altra, facendo convergere le visioni leghiste, di breve termine e di bassa lega, con i grandi interessi franco-tedeschi, appare chiaro come la ricetta EUropea per emanciparsi dagli USA passi per una disintegrazione dell’Italia. Che poi gli USA siano d’accordo è un altro paio di maniche. In effetti implementare il piano di emancipazione dagli USA passando per il disfacimento italico tutto sommato non dovrebbe essere difficile vista la natura divisiva ed individuaista degli italioti: non è un caso che Berlino persegua nel contesto un piano preciso, ossia supporti tutte le autonomie EUropeee ben sapendo che il proprio Paese è più saldo degli altri in forza di maggior benessere differenziale grazie all’euro (vedasi il caso catalano di Puidgemont fattosi arrestare proprio in Germania, senza che Berlino concedesse poi l’estradizione a Madrid, ndr). D’altro canto non è un caso che Sanchez sia strasupportato dalle elites EUropeiste, parimenti ad una moglie – al pari di quella di Macron – tanto, troppo prossima a quelle delle iconiche storielle – che magari storielle non sono – di donne affascinanti avvicinate a politici potenti; certamente – questo sì – un vecchio cavallo di battaglia della Stasi (sono sempre stato attratto dalla genesi più o meno casuale delle coppie, nel caso M.me Macron e Begonia Gomez appaiono come due casi interessantissimi da analizzare).
In effetti un aspetto quasi mai discusso dai media è che Berlino ereditò con la caduta del muro un bene preziosissimo: tutte le strutture ex Stasi, il cui primo comandate politico fu proprio il potentissimo W. Schauble, ministro degli interni prima e dopo l’unificazione. Dubito che i Servizi della DDR abbiamo smesso di operare dalla sera alla mattina (…).
Le elites del PD alleate della Francia nella disgregazione dell’Italia
Alla fine devo ammettere che, nel perenne marasma italico, mi ero perso una parte importante della storia: ossia che la spinta alle autonomie regionali italiane sia incredibilmente arrivata proprio da Gentiloni e dal PD a fine 2017-inizio 2018 (vedasi letture suggerite, “La secessione dei ricchi“, indicata sotto); ciò significa che è stato fatto un enorme passo in avanti nel piano revanscista EUropeo da parte non solo di Berlino ma dell’intero blocco franco-tedesco (attivando le strutture locali, mai dimenticare che la famiglia del conte Gentiloni Silveri è filofrancese da secoli), blocco oggi saldissimo dopo l’accordo di Acquisgrana, che guarda caso come base fondante dell’asse della nuova Vichy persegue assiduamente da un paio di anni proprio l’esercito “nucleare” EU anche e soprattutto per difendersi dagli USA (…; queste sono le espressioni usate da politici tedeschi di primo piano, ndr).
In tutto questo ben si capisce quale sia il nerbo rimasto scoperto: l’Africa. Infatti, da una parte possiamo stare certi che gli USA non molleranno mai le basi sul territorio italiano, almeno del sud, nel caso. Dall’altra possiamo individuare la faglia di rottura tra nord Italia filo-europeo e sud Italia filo-americano, ossia la base USA di Camp Darby, a Livorno., che resterà al sud, ehm, agli USA.
In ultimo va compreso come il piano revanscista Europeo resti comunque monco almeno per “qualcuno”, certamente non per l’Italia e specialmente non per quella del sud. Ossia, separare l’Italia in più parti comporterebbe comunque mantenere unità territoriale nella parte che si affaccia sul Mediterraneo, culturalmente molto più omogenea dei guerrafondai campanili nordisti. Da qui la recente nascita – benvenuta – di partiti sovranisti meridionali. In secundis, è atteso che l’area di prossimo scontro tra giganti globali sarà per le risorse, più alimentari e di materiali rari che altro. Ovvero per l’Africa, che sarà cruciale per gli equilibri globali: avendo a disposizione il sud Italia, soprattutto la Sicilia, gli USA possono confidare nel “controllo africano“, chiaramente in vista dell’ “attacco famelico” da parte del paese più popolato della terra, la Cina. Or dunque, in tale contesto chi rimarrebbe con il classico “cerino acceso in mano” sarebbe la Francia con le sue di fatto colonie africane, tanto difficili da gestire da così lontano, soprattutto in presenza di un potente leone americano avente disponibilità logistica del sud Italia (…). Da qui la recente aggressività anti-italiana (a cui va aggiunta una recrudescenza delle sue operazioni africane).
E qui arriviamo al vecchio piano di Salvatore Giuliano di annessione agli USA, eroe trucidato dopo Portella della Ginestra per volere britannico in un estremo tentativo londinese di non perdere l’autorità sulla sua creatura mediterranea.
Oggi, con il Brexit alle porte e con Londra rimasta senza impero del mare (con una sola portaerei, per giunta troppo nuova per l’impiego efficace), restano gli USA che questa volta non avranno alcuna remora a fare i propri interessi nel meridione italiano, a maggior ragione dopo i tentennamenti britannici a supporto USA degli ultimi anni.
Vi lascio quindi con quattro letture, importanti. La prima, lo splendido articolo di Gianfranco Viesti, “La secessione dei Ricchi“, Bollettino Culturale, ripreso recentemente da alcune testate giornalistiche romane.
La seconda lettura è un mio vecchio intervento, che spiega meglio il concetto sopra esposto, divisione dell’Italia/come e perchè, pubblicato in tempi non sospetti.
https://scenarieconomici.it/rottura-itaglia/
La terza lettura è il punto di vista della sinistra italiana “a la francaise“, ossia di quella fazione politica che conosce bene la ratio dell’aver accolto e protetto proprie spie, ehm, terroristi macchiatisi in Italia di fatti in sangue, stile Cesare Battisti. L’articolo è, guarda caso, di Adriano Sofri (…), uno della famiglia di sinistra oggi ospitata da Giuliano Ferrara (sinistra prima ospitata in Francia da Mitterrand), su Il Foglio.
Il quarto contributo è una bellissima cronistoria della conquista del sud e del suo oro da parte dei Savoia. Notate bene: fu un furto stile euro, mica lotta al brigantaggio (un paravento); da cui attinsero enormi guadagni le elites sabaude, non il popolo sabaudo. Un po’ come oggi con la moneta unica se ci pensate bene… Ecco, la mia famiglia fa parte del popolo sabaudo, quello che ancora nel 1930 doveva andare a spaccarsi la schiena nelle risaie. Questo per dire che il popolo nordista non è colpevole come per troppo tempo si è pensato al sud.
La fine dell’Italia contemporaneamente unita, democratica e benestante
Stando nell’euro varrà quanto sopra, all’incipit. Or dunque, approfittiamone per trarre alcune conclusioni, le mie almeno: prima di tutto io sto, udite bene, con il sud. Non tanto per romanticismo, non tanto per una eventuale follia – secondo alcuni leghisti – ma perchè odio le ipocrisie interessate ed anche fallaci, oltre ad aver contribuito “alle spese”. Inoltre, il luogo delle opportunità oggi si chiama e soprattutto si chiamerà sud. Dare via il Meridione oggi equivale a regalare una pepita solo perchè è sporca. Il nord, meglio detta le elites del nord, non hanno voluto lo sviluppo del sud, chiedendo però alla gente comune settentrionale di pagare il conto della Cassa del Meridione, durante almeno cento anni; mentre le grandi aziende di proprietà delle elites torinesi facevano affluire a loro vantaggio enormi masse di meridionali al nord pagandole il minimo indispensabile, strappandole dalla loro terra resa deserto economico (precisamente come la Grecia ai nostri giorni, da dove i giovani formati emigrano in massa, ndr). Più o come come accade con l’euro ai nostri giorni. Oggi il sud ha una vera possibilità di riscossa in quanto, come al solito, i nordisti hanno la pelle di salame davanti agli occhi: chi vincerà al prossimo giro sarà chi starà LONTANO da Germania e Francia, che sempre quando hanno avuto il dominio sull’Italia del nord l’hanno resa una vacca da mungere (il piccolo Lombardo-Veneto pagava poco meno del 30% di tutte le tasse dell’impero Austro-Ungarico… infatti le Cinque Giornate di Milano arrivarono per le eccessive tasse pagate dai milanesi a Vienna, se per caso ve lo foste dimenticato….). Il capolavoro unitario italico fu infatti possibile solo grazie ad un genio, Cavour, di quelli che ne nasce uno ogni trecento anni (l’Italia ebbe un altro grande statista alla corte dell’Impero europeo, personaggio che pochi ricordano: Mercurino Bevenuti di Arborio-Gattinara, la vera eminenza grigia dietro le gesta di Carlo V di Spagna). Ossia anche per il futuro stare accanto alla Germania sarà un grave errore, grossolano. A maggior ragione se mezzi e protezione per il sud arriveranno direttamente dagli USA, come sarà il caso.
Lascio ai nordisti suicidarsi, ma da soli. Magari appoggiati dai soliti romani che, nel caos totale ed in assenza della Chiesa a dettare il passo a vantaggio dei credenti tutti italiani, sicuramente contribuiranno con il loro schierarsi “a capocchia” e/o “con il cuore sotto al portafoglio” al più grande caos italico dai tempi della caduta dell’Impero Romano.
Scrivo questo a futura memoria.
Mitt Dolcino