Pacatamente, quasi seguendo una prassi, il governo di Sanchez (del PSOE, sinistra europeista spagnola) cade per aver supportato il secessionismo catalano in Spagna. Peggio, aveva anche usato i voti catalani a supporto del suo governo. Dunque, all’approvazione della legge finanziaria è crollato sotto il peso di atteggiamenti considerati inaccettabili, nel mondo iberico. Ora nuove elezioni, che facilmente verranno vinte dai conservatori (anche l’Andalucia quest’anno per la prima volta da decenni ha svoltato a destra, ndr). Ricordo infatti in Spagna non c’è al Quirinale il figlio di Bernardo Mattarella, ma c’è il Re di Spagna, che dalla Zarzuela fa le veci di arbitro imparziale. Dunque i meccanismi spagnoli sono sempre molto chiari, nell’interesse dello Stato.
Si, perchè anche in questo caso la Spagna si è dimostrato un vero Stato, solido: prima la manifestazione fiume a Madrid lo sorso fine settimana con 400’000 persona in piazza di estrazione variegata (ossia sinistra e destra si sono trovate – come sempre – solidali contro il secessionismo); poi i delegati al Parlamento a dar seguito al malessere popolare, senza differenze tra destra e sinistra.
Alla fine Sanchez è caduto ed il prossimo governo sarà di destra, anche in Spagna come più o meno ovunque in EUropa.
Sottolineo che il motivo della caduta di Sanchez è super partes: sia destra che sinistra sono contro il secessionismo. Casomai qualcuno dei grandi media italiani si dimenticasse di dirvelo.
Purtroppo, anche alla luce di quanto ho riportato ieri, sembra che in Italia le spinte secessioniste – chiaramente fomentate dall’esterno/estero, con il solito collaborazionismo italico – stiano aumentando a dismisura, con numerosi provvedimenti legislativi passati sotto traccia non tanto della Lega ma iniziati addirittura dal PD; si sta infatti sottilmente indirizzando il paese verso forti contrapposizioni basate sulle divisioni di voto tra nord e sud, che sfoceranno in non so cosa a medio termine (…).
Chi scrive come sapete è per lo Stato Unitario, senza se e senza ma. Chi vuole un’Italia divisa, o anche solo creare tensioni atte a portare a tale epilogo diciamo proto-secessionista, è secondo lo scrivente da considerare un traditore; proprio come gli spagnoli considerano chi si allea con i secessionisti catalani (ricordo che i baschi hanno abbandonato le loro idee secessioniste, ndr). Certo, molte cose devono cambiare nella Penisola ma il cambiamento va portato avanti dagli italiani, tutti. Ed usando metodo, i numeri prima di tutto (come per la TAV, …).
In tale contesto forse redistribuire i ministeri da Roma ai vari capoluoghi italiani sarebbe una scelta intelligente oltre che a moltiplicatore molto elevato, come una grande opera.
Aggiungo un commento sulla TAV, tirata in ballo nelle righe precedenti.
Notasi: Ben inteso, se l’EU e/o la Francia volessero completare l’opera pagando l’extra costo oggi a carico dell’Italia – extra costo, lo sottolineo, accettato supinamente dai governi non eletti che si sono succeduti dal 2011 al 2018, soprattutto quello di Enrico Letta che guarda caso oggi è stipendiato dalla Francia – ne saremmo tutti ben lieti [anche il filo leghista Lunardi, ndr]; nel caso la fattura è di 7.5 miliardi!
Mitt Dolcino