Un vecchio adagio afferma che se proprio devi avere un padrone meglio averlo ricchissimo, che se proprio non ti ama almeno ti rispetta, e soprattutto…. che sia molto ma molto lontano! Tale identikit è il perfetto contrario di quello che rappresenta la Francia per l’Italia.
Parigi impersonifica infatti – dopo circa due secoli di sfruttamenti vari in giro per il mondo – l’immagine dell’eterno colonialismo francese all’estero (vedasi anche il franco CFA in Africa). In effetti per come si è comportata in alcuni deals italici – Parmalat su tutti – si percepisce davvero l’approccio colonialista. Su Telecom Italia poco ci è mancato, mentre su Mediaset l’atteggiamento da sparviero di Bollorè suppostamente irrispettoso degli equilibri interni nazionali – c’è un processo in corso, che si dice darà in dote alla famiglia Berlusconi qualcosa come 1.7 miliardi di euro di danni – di poco non fece saltare il banco .
Ed intanto, di nascosto, non va dimenticato che i francesi da sempre cercano di “prendersi” Assicurazioni Generali – il cui AD attuale, il francese Bonnet, nominato col PD al potere in Italia, è vicino a Bollorè -. Ed anche Unicredit, che han provato a più riprese a far fondere con Societè Generale (ricordo che l’attuale AD francese di Unicredit – nominato col PD al potere in Italia – l’ex ufficiale della legione straniera, Mustier, vendette i giganteschi Fondi Pioneer di proprietà di Unicredit, fondi che avevano in pancia enormi quantità di BTP – magari poi usati per fare impennare lo spread italiano – guarda caso alla francese Credit Agricole, ndr).
Il problema sta però nella reciprocità: mentre per i francesi è possibile acquisire aziende strategiche in Italia, è praticamente impossibile l’inverso. Vedasi il caso Enel-Suez, bloccato. Vedasi La Cinq di Berlusconi bloccata sul nascere lustri fa proprio da Sarkozy, quello dei risolini; in tutto questo STX-Fincantieri rappresenta solo l’ultimo caso di una lunga serie.
Chiaro, l’assenza di reciprocità significa asimmetria e asimmetria significa atteggiamento coloniale. Non c’è altro da aggiungere.
Dunque, visto che durante l’assenza dell’inquilino di palazzo Francese a Roma l’Italia è non è affatto affondata, la torre di Pisa è ancora in piedi, non c’è stata alcuna pestilenza ed anche i barbari NON hanno invaso la Città Eterna, non ritengo ci si debba preoccupare troppo della sua assenza. Anzi ultimamente l’Italia sembra “stare meglio” almeno economicamente – vedasi oltre -; dunque qualche riflessione è d’obbligo.
Oggi vediamo ad esempio l’Italia lavorare alacremente per chiudere deals importanti. Vedasi Alitalia: l’americana Delta sta entrando nell’azionariato; si vocifera addirittura di un prossimo interesse di Boeing per l’alleanza, vedremo… Certo, Air France che si è defilata quasi per dare uno smacco alla trattativa “aerea” del tribolato vettore tricolore, in realtà ha fatto un piacere agli italiani. Ed infatti gli americani arrivano… (in effetti ci avevo davvero preso mesi fa…)
https://scenarieconomici.it/il-governo-non-deve-vendere-alitalia-ai-tedeschi-di-lufthansa/
E che dire di Elliott contrapposta a Vivendi in Telecom Italia (idem in Mediset): assieme a cassa Depositi e prestiti i francesi sono stati messi nell’angolo. Interessante anche l’alleanza di qualche tempo fa di ENEL con la venerabile – ai tempi – General Electric per i campi eolici e rinnovabili negli USA: successivamente all’accordo le speranze di acquisizione lato francese e tedesco del colosso elettrico romano sono state letteralmente annichilite. Senza dimenticare che i vertici di GE Capital e ENI spesso sono coincise in passato…
Questo per dire che gli USA quando fanno deals in Italia di norma danno continuità ai progetti nazionali, rispettando il business. I francesi invece conquistano, facendo anche male all’economia locale (vedasi la gestione dei marchi del lusso italiani: l’applicazione di artifizi EU per il trasferimento dei margini all’estero via royalties è letteralmente sistematica quando si parla di aziende francesi che acquistano marchi italiani, …). La lista dei deals francesi in Italia è enorme: dalla moda all’energia, dal food al luxury, dall’alberghiero al bancario ecc. ecc..
Interessante è la parabola di Montedison , come crollò dall’essere con Gardini il primo gruppo industriale privato italiano: con l’acquisizione dei francesi fu ridotto ad una frazione di quello che era, (s)vendendo tutte le partecipazioni diversificate, quelle ghiotte guarda caso ai francofoni (Eridania Beghin Say, Ausimont, Edison, …). Leggete QUI per i dettagli.
La conclusione: forse l’Italia può fare a meno dell’Ambasciatore francese, ne va degli interessi italiani. Si suggerisce anzi il telelavoro, da Parigi. Ossia ad avere un buon rapporto coi francesi rischi che ti portino via tutto; meglio dunque litigare, tenendoli lontani. O sbaglio?
Quanto sopra è chiaramente un parossismo. Ma purtroppo nasconde verità fattuali…
Mitt Dolcino