Io resto allibito dalla diatriba di questi giorni sulla TAV. Facciamola semplice: firmata nel 2004 dall’allora ministro Lunardi (governo Berlusconi), l’opera è andata avanti a singhiozzo. Alla firma, invece di una ripartizione al 50% dei costi tra Italia e Francia pesati per i kilometri di ogni paese, si è deciso che l’Italia incredibilmente avrebbe pagato di più, arrivando poi tra il 60 ed il 65% dei costi a fronte di una ripartizione dei km opposta, chissà poi perchè. Naturalmente il rendimento di tale opera, ossia la redditività futura, parlo del rapporto costi/benefici, abbiamo scoperto in questi giorni non essere mai stato preso in considerazione forse proprio perchè pesantemente negativo…
Certo, era un opera pre-2008, addirittura del periodo in cui l’Italia vinceva ancora i mondiali di calcio, mentre oggi non si qualifica nemmeno per le finali. Nel senso, verrebbe da dire, a quei tempi del rendimento facilmente tutti se ne fregavano, tanto pagava pantalone… Oggi, dopo anni, viene fuori che la TAV costerà di fatto circa 7 miliardi nel rapporto costi benefici….
Notasi: chi scrive non è contrario alla TAV. Il punto è che i costi vanno rinegoziati con Francia e con l’Europa, altrimenti non si fa. Punto e finito.
Vi rammento che la Francia, approfittando dell’opera – ossia a spese dell’Italia -, di fatto vuole anche costruirsi un laboratorio nucleare sotto il Frejus; sono quindi confidente che alla fine l’EU e Parigi saranno disponibili a venire incontro alle giuste richieste italiane, se gli italiani terranno duro (…).
Ricordo anche agli astanti che lo scrivente non si ritiene un trumpiano “de pacotilla” come dicono in Spagna; mi fa anzi molta tristezza vedere certi politici romani d’adozione mutuare Trump e poi non essere nemmeno lontanamente in grado di nemmeno comprendere le sue gesta a favore del suo Paese. Infatti anche per la TAV si tratterebbe di fare gli interessi del Paese (rinegoziando i costi dell’opera, è solo questione di soldi, baby!). Dunque onestamente me ne frego se gli accordi capestro per la TAV sono stati presi, chissà per quali tipi di inspiegabile interesse, da governi precedenti. In particolare, su questo argomento, ai critici rispondo così:
Dunque, a 15 anni di distanza dalla decisione di fare l’opera l’Italia è in bolletta e bisogna tagliare i costi. Or dunque, il M5S – ben sapendo che non è il mio partito di elezione – fa finalmente una valutazione seria ed alla fine, conti alla mano, dimostra in modo ragionevolmente imparziale che ci sono 7 miliardi di troppo e dunque è meglio mettere i soldi previsti per la TAV:
– o in altre grandi opere a maggioi moltiplicatore
– o evitare di tagliare la pensione ai vecchi, vista la perdurante crisi italica.
Semplice semplice, facile facile: questa è la realtà dei fatti.
A settembre 2011 Berlusconi decise la ripartizione dei costi… (ma non potevano farlo cadere con un mese di anticipo?)
Ora, si dice che il M5S blocca lo sviluppo italiano. Certo, sullo stop alle trivelle nell’Adriatico questo è vero (consiglio ai grillini: non trovare il petrolio nell’Adriatico per scelta lasciandolo a Croati e Greci significa comportarsi da idioti, fattualmente; lo stesso perito che ha redatto il rapporto costi/benefici della TAV potrebbe dimostrarvelo coi numeri). Sulla TAV invece i grillini hanno totalmente ragione, provvisto che i fondi destinati all’opera della Valsusa vengano riallocati su opere a maggior moltiplicatore e che abbiano un senso di lungo termine.
E qui mi scaglio contro coloro che dicono che se si blocca la TAV si blocca lo sviluppo italiano: vi chiedo, se lo stato pagasse a tutti gli italiani la spesa per fare un enorme buco nel proprio giardino questo certamente porterebbe enorme sviluppo (a debito, ossia con le tasse dei cittadini); dunque molte aziende sarebbero contrattualizzate, si darebbe lavoro, alto moltiplicatore ecc. ecc. Alla fine però il buco porta utili? No, resterebbe un buco inutile, per cui magari bisognerebbe anche pagare per chiuderlo, dopo, facendo altro sviluppo (sempre a debito, ossia facendo pagare con le tasse i cittadini). Ma senza alcun senso nè logico nè economico.
Chiilometri di scavo: 49 Francia, 35 Italia. Ma il 60% dei costi a carico degli italiani…
Anche la TAV è un grande buco, che purtroppo base costi attuali non ha senso economico (alla fine solo i costi contano, visto che si possono modulare; le rendite future saranno quelle che saranno, ndr). Altra cosa sarebbe stato se assieme alla TAV fosse stato pensato un grande piano per l’Italia per trasformare il trasporto merci nazionale da gomma a treno, con creazione della filiera per gli investimenti ecc. ecc.; piano che chiaramente NON è stato approntato. Forse – lo ammetto – la TAV aveva un senso quando l’EU solidale e la Francia come vicino promettevano, appunto, solidarietà (eravamo nel 2004).
I costi italiani dell’opera al chilometro sono un multiplo di quelli stranieri…
Oggi invece che la Francia chiude i confini con l’Italia, non accetta i migranti contravvenendo alle regole EU, nel mentre Bruxelles impone a Roma nefasta austerità (dopo aver ammazzato la Grecia nello stesso modo), la Penisola viene attaccata nei propri interessi in Libya, dopo i risolini di Sarkozy e di Merkel, con i conti statali risultanti dal rigore da Monti in avanti [feci una previsione correttissima nel 2013 in riguardo, ndr] che non tornano nella maniera più assoluta, fino a voler proporre addirittura una patrimoniale, bene, in tale contesto si continua a pensare di completare un’opera senza senso economico come la TAV? Per fare un piacere ad EU e Francia? Mi prendete forse per un coglione, come disse Banfi nell’ultima scena della parodia dell’allenatore nel pallone Oronzo Canà?
In punti, la TAV possiamo riassumerla come segue:
– è incomprensibile nei costi benefici e nella loro ripartizione tra Italia e Francia
– causa problemi ambientali in zona Val Susa causa vene uranifere,
– arriva come un macigno di spesa in un momento in cui lo stato deve tagliare i costi
– facilmente dovrà essere rifinanziata in futuro in quanto – visti l’esempio spagnolo, sarà con la gestione in perdita (vedasi documento sopra)
– prevede come opera a latere – perchè nessuno lo dice? – un laboratorio nucleare sotto il Frejus ad uso francese (ma di fatto a spese italiane)
Anche i francesi ammettono: la Francia sarà favorita (dalla ripartizione dei costi…. a pensar male….)
E qui mi taccio, senza dimenticare la chicca, che chiude il cerchio: una delle principali aziende incaricate dello sviluppo se non dello scavo della TAV è di proprietà dello stesso soggetto (o della sua famiglia) che firmò col governo Berlusconi l’opera, la Rocksoil dell’ex ministro Lunardi…
Concludendo mi viene da dire: TAV, la parodia dell’Italia, dall’inizio alla fine! Fattualità che fa giustizia della seconda strofa dell’inno nazionale italiano del fratello Mameli, sebbene non venga opportunisticamente cantata nelle partite di calcio. Che dice:
«Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi
Perché non siam Popolo,
Perché siam divisi
Raccolgaci un’Unica
Bandiera, una Speme
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò»
In tutto questo un messaggio tranquillizzante: STATE SERENI! Alla fine, visto le potenzialità e gli stakeholders italiani di stanza a Roma, dovete stare tranquilli: non c’è più nulla da fare per l’Italia, questione di tempo e finirà in default. Tradotto, l’Italia restando nell’euro, non potrà (più) essere contemporaneamente, unita, democratica e benestante…
Mitt Dolcino