Ho apprezzato Borghi in diverse occasioni. Più per il suo approccio che per il suo tecnicismo economico, a dire la verità. Questa sera in un confronto su Rai2 (“Povera patria”, bel titolo) l’ho sentito difendere strenuamente la TAV. Onestamente mi è spiaciuto. Immagino che il Borghi debba difendere un ordine di scuderia della Lega, che vuole la TAV a tutti i costi (spero che questo non derivi dal voler difendere a tutti i costi il business dell’ex ministro Lunardi, la cui Rocksoil è uno dei principali contractor dell’opera della Valsusa).
La cosa che più mi sconcerta è che gli stessi argomenti accampati da Borghi questa sera siano più o meno gli stessi accampati oggi in un intervento su scenarieconomici.it, dove ho scritto per molti anni (purtroppo per Borghi, è stato letteralmente frantumato dal super esperto, professor Conti, che insegna a fare le valutazioni di cui alla TAV imparate alla Banca Mondiale, ossia usando IL METODO di prassi utilizzato in tutto il mondo per questo tipo di valutazioni, ndr). In breve, le motivazioni per cui si dovrebbe proseguire con la TAV erano secondo Borghi che così facendo i soldi ri-entrano in circolo e quindi fanno moltiplicatore (…).
Un tale approccio è riduttivo e forviante, senza andare oltre (…). Infatti bisogna spiegarla tutta la storia, caro Borghi.
Come cambiano le cose quando si va al governo! (Trump insegna che la coerenza paga….)
Prima di tutto le boundary conditions (sono ingegnere, mi piace sottolinearlo): il concetto keynesiano di moltiplicatore associato alle grandi opere, di cui alla teoria di Keynes, presupponeva di essere in un contesto di valute sovrane (ad es. sterlina o dollaro) stampabili teoricamente all’infinito. Visto che sia i gialli che i verdi – per loro stessa ammissione – NON vogliono uscire dall’euro (loro dicono così, non io, dunque tale deve essere l’IPOTESI di lavoro, a cui seguirà la TESI), oggi (TESI) fare lavori “assurdi” ossia senza ritorno economico come la TAV con una valuta straniera (l’euro) significa allocare nel modo peggiore possibile una risorsa scarsa e non una risorsa che – come nel caso della sterlina di Keynes o del dollaro successivo – si poteva stampare all’occorrenza e teoricamente all’infinito. Dunque, per tale ragione, anche in relazione ai vincoli di bilancio EU che hanno portato il governo a ridurre il deficit dal 2,4% al 2,04% (…), nel contesto specifico oggi è necessario selezionare opere che abbiano un ritorno oltre che un senso economico compiuto. Ad esempio evitando opere la cui gestione successiva possa essere in perdita (come è il caso reale del gemello della TAV tra Francia e Spagna, ndr).
Se poi vogliamo restare al mero moltiplicatore come primario riferimento per scegliere un’opera, prima della TAV bisognerebbe rifare un numero sproporzionato di cavalcavia stradali italiani, che farebbero moltiplicatori decisamente più grandi di un solo grande buco nella montagna!
Ossia per l’Italia oggi decidere forzatamente di fare la TAV (dentro l’EU e dentro l’euro) significa dover poi chiedere ai cittadini di contribuire a sovvenzionare il progetto con le loro tasse….
L’altra considerazione che va fatta – e non bisogna essere necessariamente limitati come troppi economisti che si sono succeduti nei pressi di palazzo Chigi per arrivarci – è che Keynes era inglese e dunque quando elaborava le sue teorie faceva riferimento non ad una valuta qualsiasi, ma ALLA VALUTA di riferimento globale (sterlina o dollaro). Tradotto, avendo una valuta “non dominus” fa cambiare leggermente le valutazioni rispetto alla teoria generale di Keynes, sebbene senza far crollare l’assioma come invece nel caso precedente (…).
Dunque, nel caso italiano attuale, ossia restando nell’euro come il governo sostiene di voler fare, il ragionamento di Borghi di cui sopra è – sorry – una emerita stupidaggine.
Onestamente faccio fatica a comprendere come sia possibile che una persona come il Borghi possa continuare ripetere tale litania fino allo spasimo. Posso capirla solo inserendo nel contesto l’aspetto politico, ossia che Borghi – che non ritengo stupido, anzi – stia difendendo una linea di partito fatta in larga parte da competenze istituzionali mutuate da ex sindaci delle valli bergamasche, bresciane, venete o affini (…).
Lo rispetto per questo.
Ma resta il nostro dovere civico di rimarcare come oggi, in un momento di crisi mortale per la Penisola, non sia possibile sprecare nemmeno un euro di risorse in progetti costosi, senza ritorno e relativamente inutili soprattutto se messi in relazione con altri potenziali progetti.
Che sia chiaro: qui nessuno è contrario alla TAV di per se, i cittadini sono invece contrari allo sperpero inutile di denari pubblici. E per decidere quali progetti mandare avanti bisogna fare tutti i numerelli, ossia usare un metodo riconosciuto proprio come si è fatto con la relazione del prof. Ponti. Il mondo gira così caro Borghi; anche l’EUropa, che guarda caso non accenna a criticare il metodo di valutazione – e come potrebbe! -, perchè è lo stesso usato dalla banca mondiale per progetti simili, ndr. Nella fattispecie tutti noi auspichiamo che le risorse budgettate per la TAV vengano riallocate su progetti a maggior moltiplicatore (ed a maggior ritorno oltre che senso). Consiglierei per altro che tali progetti possano inserirsi in una strategia di filiera atta a costruire non solo le infrastrutture ma anche di fare seeding per le imprese che dovranno approntare le infrastrutture future. Ad esempio, se si volesse superare i trasporto su gomma e prediligere quello su treno, facendo in modo che nascano aziende italiane specializzate nella costruzione delle infrastrutture che poi saranno utilizzate dall’Italia nell’ambito di tale strategia, senza doverle comprare dall’estero. In tale contesto la TAV potrebbe in futuro diventare un progetto ragionevole in quanto la strategia di filiera migliorerebbe il rapporto costi/benefici.
Sinceramente mi fa specie che si debba essere noi dall’esterno a suggerire queste ovvietà.
Mi sovviene ad esempio l’opportunità del quadruplicamento della linea tra Svizzera ed Italia, tra Lugano e Milano, che è causa di colli di bottiglia e costanti ritardi oltre che comportare un tempo di percorrenza superiore ai 75 minuti per un ridotto tratto ferroviario: che si faccia un’analisi del rapporto costi/benefici di tale progetto di ampliamento e nel caso si riversino lì parte delle risorse della TAV; tale scelta per altro contribuirebbe a facilitare il collegamento dell’Italia non con un’area relativamente poco interessante per gli interessi italiani come il lato francese delle Alpi per l’Italia, orientandosi invece dove sarà il vero cuore pulsante dell’economia europea dei prossimi decenni, il centro-est Europa.
Mitt Dolcino