Redazione:
I britannici attentissimi agli sviluppi italiani. Spiked Online è una testata da seguire attentamente, consigliamo vivamente di seguire il loro sito, a partire da questa sintesi.
Sintesi – spiked-online: Fraser Myers intervista Thomas Fazi sui problemi economici dell’Italia e sulla reazione populista. (Sintesi)
L’Italia è in crisi profonda. Dopo un decennio di turbolenze economiche la terza economia europea è ancora una volta in recessione. Alle elezioni dello scorso anno il paese ha vissuto un terremoto populista, con due Partiti anti-establishment, il Movimento Cinque Stelle e la Lega, che ora governano in coalizione.
Per capire la profondità della crisi e conoscere i leader della rivolta populista, spiked-online intervista Thomas Fazi, un giornalista italiano autore fra l’altro di “The Battle for Europe” e “Reclaiming the State”.
spiked: Con l’economia italiana che torna in recessione, c’è in vista una qualche fine della crisi?
Fazi: I media stanno facendo un gran clamore su questa recessione, ma è una tendenza che va avanti ormai da molto tempo e che si sarebbe verificata a prescindere da quale Partito avesse vinto le elezioni e da chi fosse al governo.
L’Italia è stata di fatto in recessione per quasi 10 anni. Negli ultimi 20 anni, essenzialmente dopo la firma del Trattato di Maastricht, l’economia è rimasta stagnante o in crescita ben al di sotto della media europea.
Quindi no, non c’è davvero una fine in vista. Il danno causato da questa crisi decennale è assai profondo. Dalla crisi finanziaria del 2008 l’Italia ha perso fra il 6 e il 7 pc del suo PIL – dopo la Grecia, la perdita più grande nell’Eurozona. Inoltre, circa il 25 pc della sua produzione industriale è stata spazzata via in modo semi-permanente.
I dati ufficiali pongono la disoccupazione intorno al 10 pc, mentre quella giovanile è intorno al 30-35 pc. Ma queste statistiche sottostimano il quadro reale. Prendono in considerazione soltanto coloro che stanno attivamente cercando un lavoro. Se includiamo tutti quelli che potrebbero lavorare ma che, scoraggiati, hanno rinunciato a cercarlo, le cifre sono molto più alte. Parlano di un tasso di disoccupazione generale al 30 pc, il più alto in Europa.
Né le statistiche ufficiali tengono conto delle differenze esistenti fra le varie Regioni. La disoccupazione è più bassa in quelle settentrionali, che sono integrate nelle catene di valore dell’Europa Centrale. Ma nel Sud la situazione è catastrofica: in alcune sue parti stiamo parlando di tassi di disoccupazione al 60-70 pc. Una situazione assolutamente devastante.
L’Italia è caduta in un circuito che si autoalimenta e che l’architettura europea serve solo a rafforzare. Dopo l’annuncio dei recenti dati di crescita abbiamo visto un aumento dei tassi d’interesse, evidenziata dallo spread tra i Titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Questo è l’opposto di ciò che dovrebbe accadere e di quello che succede nei “normali” paesi avanzati.
Di solito, quando la crescita rallenta le Banche Centrali riducono i Tassi di’Interesse per consentire ai Governi di perseguire misure fiscali espansive, aumentandoli nuovamente, a crescita conclamata, per impedire il surriscaldamento dell’economia.
Ma, al contrario, quando un paese dell’Eurozona si trova in difficoltà, o è in presenza di una turbolenza finanziaria o politica, i tassi d’interesse salgono. Tutto questo fa parte della spirale catastrofica in cui l’Italia è al momento bloccata.
spiked: Cosa ci vorrebbe per far uscire l’Italia da questo casino?
Fazi: Le misure e le risorse finanziarie che sarebbero necessarie per riportare l’Italia su un percorso di crescita sono così massicce che sarebbe impossibile il poterlo fare all’interno dell’Eurozona.
Tutto questo è stato largamente evidenziato dal recente stallo tra il Governo M5S/Lega e la Commissione Europea. Bruxelles ha respinto un Bilancio che era molto, molto timido nelle sue proposte. Anzi, non era nemmeno un bilancio espansivo, ma solo un po’ meno recessivo di quello proposto dal precedente Governo.
Anche il Bilancio iniziale che era stato proposto [deficit al 2.40 pc, ndt], in effetti, prevedeva un avanzo primario, ovvero l’eccedenza delle entrate fiscali rispetto alle spese, quando si mette il pagamento degli interessi fuori dall’equazione.
Tutti gli studenti di economia sanno che il surplus di bilancio va controcorrente: significa che il Governo sta prendendo più denaro dall’economia di quanto ne stia mettendo. Ma anche la semplice proposta di prendere solo un po’ meno denaro, rispetto al precedente Governo, è stata accolta dalla malevola opposizione di tutte le Istituzioni dell’UE.
Dalla Commissione Europea alla BCE e fino ai Ministri delle Finanze dell’Eurogruppo, tutti si sono coalizzati contro l’Italia. Non è difficile immaginare come reagirebbero alla notevole espansione fiscale che sarebbe necessaria per porre fine alla crisi
Qualsiasi paese che non faccia parte del nucleo centrale dell’Eurozona, se cercasse di sfidare le regole di Bilancio, riceverebbe lo stesso tipo di trattamento. Le potenze europee, inoltre, possono esercitare forti pressioni sulle banche di un determinato paese, o sulla sua capacità di finanziamento nel mercato dei capitali, per mantenerlo entro i limiti di spesa.
Nell’Eurozona, ovviamente, ci sono delle eccezioni, perché le regole sono politiche e non tecniche. I Governi che sono amichevoli con l’UE possono godere di una certa flessibilità, come ad esempio Macron in Francia.
Ma anche i Governi di centro-destra in Spagna hanno ricevuto un analogo trattamento. La Commissione Europea sapeva che questo avrebbe aiutato a tenere a bada i Partiti di Sinistra spagnoli [palese il riferimento a Podemos, ndt] che stavano crescendo nei sondaggi. L’euro, tristemente, non può essere conciliato con la democrazia.
Sfortunatamente, è ormai chiaro che il Governo italiano non ha intenzione di sfidare seriamente l’architettura dell’Eurozona, nonostante la sua retorica euroscettica. L’Italia potrebbe rappresentare una seria sfida se lasciasse l’euro o se almeno minacciasse di farlo. Ma il Governo non ha intenzione di fare alcuna delle due cose.
spiked: Quale ruolo ha avuto la crisi economica nell’ascesa dei “Partiti Populisti” italiani?
Fazi: Palese è stato il fattore economico. Il sostegno ai Partiti di Governo, nelle ultime elezioni, è stato l’espressione della richiesta di una politica economica completamente diversa. I due Partiti, naturalmente, sono espressione di due diverse richieste.
La Lega è il Partito dei piccoli-medi imprenditori dell’Italia del Nord, che vogliono tasse più basse, mentre le persone che hanno votato per il M5S sono tendenzialmente giovani del Sud, disoccupati o sottoccupati, che chiedono lavoro o un qualche tipo di sostegno economico, sotto forma ad esempio di un reddito di base.
Ma se l’economia è la causa principale, anche la crisi migratoria ha cambiato il modo di votare di molti elettori. La cattiva gestione del precedente Governo ha fatto sentire le persone sempre più incerte non solo sulla loro identità, ma anche sulla loro vita quotidiana. La gente ha avuto l’impressione che nessuno ne avesse il controllo.
La reazione del precedente Governo ha rafforzato questa insicurezza. Ha negato la crisi migratoria o comunque che il massiccio afflusso di persone avesse avuto un forte impatto sulle varie comunità. Ma, al contrario, l’effetto c’è stato e a diversi livelli.
Se si guardano le statistiche, è vero che tale flusso non si sia tradotto in un più elevato tasso di criminalità, come molti temevano. Ma le persone, in particolare nelle città più piccole, storicamente omogenee, hanno cominciato a vedere il volto delle loro comunità cambiare velocemente, con effetti quantificabili anche sull’occupazione, perché il flusso di persone ha ridotto i posti di lavoro disponibili e compresso gli stipendi.
Con i Partiti dell’establishment che negavano tutto, è stato molto facile per Matteo Salvini entrare in campo sostenendo che stava andando contro l’immigrazione di massa. Ma assumerne il controllo sta dimostrandosi, in pratica, molto più difficile di quanto egli si aspettasse.
spiked: La contrapposizione populismo-contro-establishment soppianterà le vecchie antitesi politiche?
Fazi: E’ assolutamente chiaro, in Italia più che altrove, che il concetto destra-sinistra è saltato. Una delle ragioni principali è che per molto tempo in Italia c’è stato un voto molto ideologico – la gente era solita votare per un determinato Partito per tutta la vita. Ma questo modo di ragionare è caduto in pezzi.
Se torniamo agli anni ’90, molte delle riforme neoliberali e delle misure che hanno portato l’Italia nell’Eurozona sono state attuate dai Governi di centro-sinistra. Di conseguenza, gli anni in cui il Partito Democratico di Matteo Renzi era al potere sono stati semplicemente la fase finale della trasmutazione della sinistra, da attore politico che una volta difendeva i lavoratori e le classi subalterne, a Partito dell’establishment.
Ancor più importante, il Partito Democratico è diventato un partito europeista. E’ esistito, praticamente, solo per implementare i diktat provenienti da Bruxelles.
La base che un tempo sosteneva i Partiti di sinistra ha lentamente abbandonato quella famiglia politica e ora ha nei suoi riguardi sentimenti fortemente critici. Chiunque sia percepito per essere anche remotamente di sinistra viene immediatamente identificato come parte dell’establishment.
Il M5S è stato molto abile nello sfruttare questa nuova realtà, presentandosi come il “Partito del popolo” contro il “Partito delle élite”. Anche Salvini è stato molto intelligente, presentandosi non come il classico candidato di destra, ma come un nazional-populista.
spiked: Il “populismo” è diventato una parolaccia?
Fazi: No, non penso che lo sia. E’ comunque una parola che non significa molto. È essenzialmente un termine utilizzato per stigmatizzare i Partiti anti-establishment o chiunque sfidi lo status quo.
In Italia abbiamo introdotto questa nuova parola, “sovranismo”, utilizzata per stigmatizzare chiunque critichi l’UE o l’Eurozona. Dal punto di vista dei media mainstream un “sovranista” è un reazionario, uno xenofobo, qualcuno che vuole chiudere i confini e creare un paese etnicamente puro, e così via.
Ma, se torniamo all’origine della parola, un “sovranista” è semplicemente una persona che vuole rivendicare la “sovranità” del suo paese e quindi, a mio avviso, “sovranismo” è solo un sinonimo di “democrazia”.
Oggigiorno in tutt’Europa parole come “populismo” e “sovranismo” vengono derise. Il problema, in Italia, è che tutta la sinistra mainstream persegue l’idea che il “sovranista” sia un suo nemico. Ma storicamente la lotta per la “sovranità”, e quindi per la “democrazia”, era una delle principali ragion d’essere della sinistra.
Il fatto che gran parte della sinistra si sia rivoltata contro il concetto di “sovranità popolare” dimostra quanto confusi siano i tempi che stiamo vivendo.
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Link Originale: https://www.spiked-online.com/2019/02/15/thomas-fazi-the-italian-crisis-is-devastating-the-eu-has-been-vicious/
Scelto e tradotto per www.mittdolcino.com da: Franco
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