Chi scrive ritiene che l’Italia sia bella unita, senza se e senza ma. Però, essendo del nord, sono tenuto a non rinnegare alcuni slogan della Lega, in tempi di crisi niente va gettato via prima di verificare se può essere utile. Non parlo degli slogan farneticanti sulla Padania o sul nord sovrano, che considero fesserie. Ci sono invece rivendicazioni leghiste del passato che andrebbero riconsiderate se non direttamente rivalutate, in quanto non prive di fondamento.
Pensiamo ad esempio al “Roma Ladrona” delle prime ore leghiste: tale slogan era veramente una fesseria?
A ragionarci bene no, forse anzi su tale argomentar nord e sud sono assolutamente d’accordo, esclusi forse alcuni romani. Ovvero, per “risolvere” la Questione Meridionale, che esiste dall’Unità d’Italia e ad oggi resta di fatto irrisolta, da una parte i diciamo “nordisti” per decenni hanno pagato abbondantemente per fare in modo che un insegnante di Palermo prendesse lo stesso stipendio di uno di Milano, nonostante i costi della vita siano profondamente diversi alle due latitudini. Notate che la stessa cosa capita più o meno anche in Svizzera o in Germania, gli stipendi nei vari cantoni/land per un insegnante statale non differiscono molto. Non capita invece in EU, dove NON si vuole e non si vorrà nemmeno in futuro (di principio) che, nonostante una stessa moneta, nonostante la libertà di movimento delle persone, nonostante un Parlamento EU, nonostante le ingerenze in tema di tassazione da parte di Bruxelles, un insegnate tedesco percepisca ad es. lo stesso stipendio di uno italiano o slovacco.
In tutto questo il “sudista” italiano i soldi che i nordisti – quale ex locomotiva economica italiana – pagavano per la questione meridionale mica li ha visti: Roma ha imposto i pagamenti, il nord ha pagato, i soldi sono arrivati a Roma e di questi solo una minima parte – e per giunta spesso spesa male – è arrivata alla gente che ne aveva veramente bisogno, al sud. Infatti dopo oltre 150 anni dall’Unità d’Italia la Questione Meridionale persiste, andate a vedere le Vele di di Scampia e ditemi onestamente come potrebbe crescere un bambino del nord in tale ambiente (…).
Trasferire alcuni ministeri da Roma ai capoluoghi di regione: una soluzione semplice per far crescita e per ovviare a che l’Italia si rompa…
Andando al pratico, ritorno su una soluzione a basso costo ed altissimo moltiplicatore: perchè non trasferire , che so, il Ministero dell’Interno da Roma a Napoli, quello della Difesa a Genova, quello dell’Agricoltura a Bari, quello della Salute (al posto dell’EMA) a Milano, quello del Lavoro a Palermo? Quello dell’Istruzione a Bologna? Quello della Giustizia a Trieste?
Immaginate l’indotto che tale proposta genererebbe…. Ripartirebbe l’immobiliare locale, ripartirebbero molti servizi, città lasciate a sè stesse o in progressivo degrado ne trarrebbero nuova linfa. E gli stabili lasciati liberi a Roma, la Città Eterna, non sarebbe difficile – anzi – trasformarli in hotel o appartamenti per i turisti. Senza contare che si riavvicinerebbe lo Stato alla gente, che ormai torna a vedere Roma come un buco nero dove si accumulano tutte le nefandezze, qualunque politico che ci arrivi finisce per diventare “come tutti gli altri“…
Vedasi Bossi, alla fine la sua profezia si è auto-avverata… con Bossi stesso come protagonista!
A Roma resterebbero solo ministeri come gli Esteri, le Finanze, lo Sviluppo Economico oltre alla Presidenza del Consiglio e della Repubblica: oggi con i moderni strumenti tecnologici, con l’alta velocità, non sarebbe difficile coordinare il resto anche se non fisicamente presenti a Roma.
Questo sarebbe secondo chi scrive un segnale di vero cambiamento, utile anche a svecchiare le strutture interne ai ministeri, troppo spesso un freno all’innovazione ed al far bene.
Ripeto, tale soluzione creerebbe sviluppo locale decentrato a costo praticamente zero, anzi con grosso impatto a livello di economia decentralizzata.
Gialloverdi, pensateci: visto che per fare sviluppo non ci sono molti soldi a disposizione, questa potrebbe essere una soluzione a basso costo con un ottimo rapporto costi/benefici. Anzi, ad alto moltiplicatore! E senza arrivare – di fatto la proposta sopra sarebbe un’alternativa – a federalismi pericolosissimi in un ambito di pesantissima crisi economica là da venire, nei prossimi 2 anni.
D’ogni modo qualcosa di concreto va fatto, se no si vuole che l’Italia affondi. O, peggio, sparisca per come la conosciamo oggi.Mitt Dolcino
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