Abbiamo visto in passato come i governi dei giudici abbiano portato disastri, intendo nel mondo. Nella rivoluzione francese ad esempio: i vari comitati di salute pubblica, dei giustizieri, portarono caos, violenza ma – pensateci bene – zero benessere economico (infatti poi arrivò Napoleone, a mettere ordinato disordine, …). Nella storia dell’uomo ci sono purtroppo delle fasi storiche – a seguito di eccessi di senso opposto – in cui il popolo si dimentica del proprio bene e benessere, preferendo spararsi nei piedi ma avendo come contropartita l’essere felice di vedere il privilegiato in sella per anni cadere in disgrazia. Una soddisfazione che costa carissima.
Chi scrive è di diversissimo avviso. Il governo dei giudici è sempre un male, infatti una buona Costituzione come quella italiana – che qualcuno chiamava anche la più bella del mondo, solo che quando un suo potente concittadino, quasi un moderno Savonarola, tentò di cambiarla costui non si ribellò assolutamente, anzi…. – prescrive l’assoluta separazione tra politica e giustizia. Ovvero i giudici, base Costituzione, NON possono fare politica.
Che poi sia veramente così – soprattutto in alcuni paesi, … -, beh, c’è da essere scettici. Oggi i due paesi che hanno forse la maggiore tendenza a vedere i giudici fare politica sono per assurdo gli USA e l’Italia. Con una sostanziale differenza: il presidente americano col tempo sostituisce il corpo giudicante nei vari circuiti. In Italia invece la giustizia è protetta totalmente dall’influenza politica, con il rischio che la ragion di stato vada a farsi friggere proprio sul più bello.
Va citato il caso di Francesco Cossiga, il potente ex ministro democristiano a cui, si dice, facesse riferimento Gladio: quando i giudici tentarono nelle more del finanziamento pubblico dei partiti di intervenire nel processo Craxi, egli minacciò di mandare i carabinieri a sospendere manu militare la riunione del CSM dove si doveva decidere sul da farsi (…). Infatti non se ne fece nulla. Secondo chi scrive Cossiga fu l’ultimo presidente veramente indipendente – e se vogliamo sovranista – dell’Italia Repubblicana: guarda caso Tangentopoli scoppiò con precisione cronometrica proprio durante il suo abbandono. Con Cossiga al Quirinale non ci sarebbe stata nessuna Tangentopoli, ben inteso (opinione di chi scrive).
I partiti di opposizione storica, in assenza di accesso al potere – negato in toto durante la guerra fredda dai vari vincoli esterni – si dedicarono dunque a coltivare in particolare il più grande dei contropoteri, la giustizia (e, non a caso, anche la scuola). Non è infatti un caso che la magistratura italiana – ed anche quella americana, fatto evidente durante le transizioni da un presidente supportato da un senato entrambi democratici si passa ad uno repubblicano e viceversa – sia intrisa di giudici di sinistra. Questo non è un bene, almeno secondo chi scrive. Come non sarebbe un bene fosse intrisa da giudici di destra. Il problema è che se la politica non governa la magistratura “all’apice” poi arrivano le tragedie.
tato in Indro Montanelli, Il testimone, a cura di Manlio Cancogni e Piero Malvolti, Longanesi, 1992² Sulla giustizia
Come ad esempio quelle economiche: la malagestione di Tangentopoli causò nel caso la svendita di Montedison, il primo gruppo industriale italiano privato. Da lì parti la deindustrializzazione italiana. E per giunta l’atto abusivo finale fu compiuto deliberatamante da un giudice di Milano, ex collega di Francesco Greco durante Mani Pulite (oggi al vertice della procura meneghina). Triste rilevare che il giudice che decise l’inappropriato fallimento di Montedison, presidente vicario ai tempi della sezione fallimentare di Milano – si chiamava Diego Curtò, che per altro non ha mai spiegato la genesi ed la provenienza di detta tangente, … – sia poi finito, condannato dai suoi stessi sodali, in cella singola e TV a colori pur avendo fatto un danno incommensurabile all’Italia ed agli italiani (rilevo ciò da articoli di giornale dell’epoca): domandone, quanti posti di lavoro sono stati persi dal Paese con il successivo spezzatino di Montedison, figlio di un giudice che aveva “deciso” grazie al lubrificante fornito da una tangente? Faccio notare come tale giudice fallimentare (in tutti i sensi) non abbia risposto in sede civile dei danni arrecati; infatti i magistrati italiani – caso unico nel mondo occidentale – non rispondono in sede civile dei danni nemmeno in caso di dolo o colpa grave.
Dunque ben capite che se si vuole azzoppare un paese – l’Italia a maggior ragione – impossessandosi della giustizia si fa il colpo gobbo. Non vi cito la porta girevole tra politica e magistratura, di casi ce ne sono diversi (…). Il risultato è, come ebbi a scrivere in passato: oggi il principale problema italico vis a vis con gli investitori stranieri è proprio legato alla giustizia italiana ed alla relativa incertezza del diritto e dei diritti, vedasi Competitiveness Index, pubblicazione legata al Davos Forum (…).
Or dunque, oggi vediamo un altro esempio da manuale, ancora una volta proprio in Italia. E l’esempio sta nel titolo sopra: il codice degli appalti è stato modificato per evitare ruberie. Ma per fare questo, lasciando fare le leggi dietro consiglio dei giudici (ricordo tra l’altro che Raffaele Cantone è un magistrato) si arriva precisamente all’assurdo di bloccare le attività che si volevano invece solo regolamentare. Infatti il codice degli appalti italiano è tanto stretto e rigoroso che impedisce ormai ogni opera soprattutto pubblica. Dunque si fermano le grandi opere. E dunque si ferma il Paese. Però, grande soddisfazione, nessuno più ruba (peccato che così facendo il paese rischi di morire di fame, ndr).
Ancora una volta la soluzione proposta da chi scrive va nel solco delle esperienze straniere, ossia fare quello che più o meno fanno gli altri paesi (in generale se uno fa cose completamente diverse da tutti gli altri i fatti sono solo due: o si è il più furbo o si è il più stupido, di tutti, ndr). Appunto, negli altri paesi la giustizia ai livelli più alti è sottoposta a selezione politica, mediata. Lo stesso deve capitare in Italia. Anche il giudice istruttore francese voluto da Napoleone, figura di fatto non influenzata dalla politica, è in esaurimento; oggi i giudici d’oltralpe pesano la ragion di Stato. Idem in Germania, le alte corti sono di nomina politica, ecco perchè ci sono differenze tra sentenze di basso grado (giudici indipendenti o quasi) e quelle di alto grado (vedasi Puidgemont). Idem UK ed USA, con sfumature diverse (…).
Questo per dire che la situazione italiana, se si vuole sopravvivere, necessita di un correttivo. Mi spingo a dire che se i Padri della Costituzione (la stessa che Mattarella sembrerebbe non aver rispettato durante la nomina di Savona al governo, quanto meno leggendo quanto scritto nero su bianco da Costantino Mortati e riportato negli atti pubblici dell’Assemblea Costituente; sarebbe auspicabile nel caso una pronuncia da parte della Corte Costituzionale) hanno voluto separare nettamente le carriere politiche e giudiziarie effettivamente una ragione c’era. E c’è.
Dunque ritengo che sia necessario solo edulcorare la situazione senza stravolgerla, ormai è questione di sopravvivenza; ossia correggendone i limiti anche costituzionali, nel caso. Ad esempio separando le carriere tra giudici giudicanti ed inquirenti e soprattutto introducendo il concorso per le promozioni di carriera, in cui venga debitamente pesato come sono stati spesi i soldi dello Stato nel perseguire reati da parte dei candidati. Vi ricordo che negli USA un procuratore che perde ripetutamente cause a nome dello Stato – o anche solo poche cause ma che costano tanto al sistema – viene bellamente licenziato (chiamasi anche questa ragion di stato, …). Non dico di arrivare lì, ma la direzione non può essere completamente diversa.
In conclusione, se veramente si vuol risollevare l’Italia bisogna pensare a correggere i difetti strutturali del sistema. Quello dell’assetto della giustizia italiana è forse il primo elemento da considerare. A far nulla i risultati sono quelli ben esemplificati nel titolo di Italiaoggi di cui sopra. Faccio altresì presente che a non porre correttivi alla deriva italica si arriverà inevitabilmente:
1. o ad una sorta di fascismo fiscale per via giudiziaria finalizzato all’abbattimento del debito detenuto dai paesi che impongono austerità;
2. o al crack economico del Paese, ossia al caos socio-economico (che, di norma, la storia insegna, si cerca poi di sedarlo attraverso derive autoritarie, …).
Il messaggio certamente positivo in tutto questo è che mai è capitato nella storia umana che le informazioni – tante, diverse ed indipendenti – fossero così accessibili da parte dei votanti, grazie alla rete. Ossia a volersi informare in modo indipendente ed autonomo, filtrando opportunamente ovvero facendo i compiti a casa, oggi è possibile. Ed anche divulgare e condividere è facile, sempre facendo i compiti a casa. Chiaro, il rischio in tutto questo è che se le cose scappassero davvero di mano a chi il toro invece ha sempre avuto il privilegio storico di tenerlo per le corna, alla fine sarebbe necessaria un aderiva autoritaria per impedire alla gente capire e, appunto, informarsi in modo indipendente. On ogni caso se così tragicamente fosse anche la protesta rischierebbe di scappare di mano, temo, per le stesse ragioni. Per intanto è sotto gli occhi di tutti che stanno cercando di spaventarvi: si sa, un popolo spaventato, a cui gli si fa credere che è sotto attacco soprattutto esterno, poi fa quello che vuole il governante. Si chiama dottrina Goering, un gerarca nazista.
Si, era tedesco.
Mitt Dolcino
*****
Le immagini, i tweet, e i filmati pubblicati (i contenuti) nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.