Pensiero comune fino a pochi anni fa è che l’Europa voluta dalla Unione Europea di Maastricht fosse stata rappresentata efficacemente da istituzioni che abbiano avuto sin dall’origine poteri funzionali adeguati, coerenti e efficaci, istituzioni che fossero rappresentate da politici espressione di una libera volontà democratica dei cittadini dei singoli Stati che li avevano eletti. Queste istituzioni nel nostro immaginario collettivo sono costituiti dai seguenti organi: il Parlamento Europeo, come organo legislativo, il Consiglio Europeo come organo direttivo di indirizzo generale e coordinamento formato dai Ministri dei singoli Stati membri e la Commissione Europea, come organo meramente esecutivo.
Ma è stato ed è effettivamente così? Abbiamo mai dubitato che ci fosse qualche elemento che sfuggisse alla nostra attenzione ?
Ci siamo mai chiesti se la UE abbia mai avuto le intenzioni e le finalità che molti di noi se non tutti si aspettavano che avesse grazie alla prosopopea pubblicata e recitata dai mass-media sin dalle prime fasi preliminari?
La UE è nata per quello che ci hanno sempre raccontato?
Abbiamo mai dubitato che i famosi fini etico-filantropici, sociali ed umanitari inseriti in tutta evidenza del trattato di MAASTRICHT fossero in realtà l’occultamento ed il depistaggio rispetto a fini occulti opportunamente mascherati?
Chi ha guidato effettivamente il processo di “creazione della unione europea” che ha portato la Grecia al disastro e sta portando l’Italia allo stesso risultato?
Uno studio effettuato da una equipe austriaca e durato una decina d’anni, ha dato modo di poter scoprire aspetti interessanti al riguardo.
Per meglio comprendere il processo in cui si è realizzato quello che per molti è divenuto l’”incubo europeo” occorre distinguere in estrema sintesi due tipologie di soggetti che hanno operato nella Unione Europea per la sua formazione e continuano ancora a determinarne gli eventi e la sua evoluzione.
Questi due tipi di soggetti sono il proponente e il sottoscrivente.
Il primo soggetto è colui che si è reso protagonista ed attore nella redazione del progetto europeo e che ha trovato nelle relazioni istituzionali coltivate a Bruxelles il miglior terreno fertile dove sviluppare un sistema relazionale intenso e proficuo e realizzare le ambizioni e gli obiettivi espressione di “stakeholders”, ovvero gruppi di interessi privati. Rappresenta a vario titolo società che, in quanto tali, sono istituzionalmente portatori di interessi economici, produttivi e finanziari privati.
Il proponente è detto in gergo “lobbista” e vive permanentemente a Bruxelles.
Il secondo soggetto, il sottoscrivente, ha una funzione di rappresentanza del potere politico di ciascun Paese membro europeo, ma non necessariamente è stato democraticamente eletto, in quanto è solitamente membro della Commissione Europea e recepisce gli interessi che vengono di volta in volta portati alla loro attenzione dai proponenti.
Ebbene, come sopra accennato un team ambizioso, capace, determinato e, in parte, anche fortunato, è riuscito nell’intento di dare una risposta a queste domande venendo in possesso di materiali secretato (ed ora in parte desecretato) e di testimonianze dirette ineccepibili che mettono in tutta evidenza che la UE è nata “morta” sin dalle proprie origini sotto ricatto di interessi privati da correlarsi SOLO ED ESCLUSIVAMENTE AD INTERESSI ECONOMICI E FINANZIARI.
Il tutto è partito nel 1993 quando un gruppo ambientalista francese ha incaricato Olivier Hoedeman, ora attivista del CEO (Corporate Europe Observatory), di indagare il ruolo del Parlamento Europeo e della Commissione Europea nel settore degli appalti per la costruzione di una rete autostradale in territorio francese. L’indagine ha reso possibile venire in possesso di documenti e prove testimoniali che andavano ben oltre la portata dell’incarico ricevuto e di scoprire una rete di relazioni che sono state protagoniste primarie per la realizzazione del progetto europeo poi conclusosi con il trattato di MAASTRICHT, la realizzazione della Unione Europea e la creazione della moneta unica, l’Euro.
IL CLUB “ERT” ED IL SUO RUOLO NELLA REALIZZAZIONE DELLA UE.
L’indagine ha portato a scoprire quanto segue:
- Il tratto autostradale francese che interessava la valle dell’Aspe rientrava in un progetto molto più vasto in cui era inclusa anche la TAV sul confine italo-francese. Tal progetto aveva un valore di ben 400 miliardi di Euro.
- Gli obiettivi di fondo che concretamente dovevano essere perseguiti traggono fondamento da un manifesto redatto da una delle più vecchie lobby presenti a Bruxelles sin dal 1980. La lobby, tuttora esistente ed operante, si chiama ERT, ovvero “European Round Table”, termine che richiama alla memoria astutamente e surrettiziamente i cavalieri della tavola rotonda che con Carlo Magno avrebbero partecipato alla formazione di quello che si potrebbe essere chiamata la prima bozza di Europa ante-litteraMaastricht
- La ERT è una delle 15.000 lobbies che risiedono nella “capitale” europea, ma ne è la più potente in quanto rappresentava già all’epoca oltre il 60% del PIL europeo. Al suo tavolo partecipano solitamente i 45 CEO delle più importanti e quotate multinazionali europee.
Giusto per ricordare alcuni aderenti al progetto iniziale: Volvo, Lafarge, British Petroleum, Fiat, Unilever, Bosch, Hoechst, Olivetti, Gevaert, Siemens, Saint Gobain, Societè Général de Belgique, Gruppo Ferruzzi, Group Bolloré Technologies, Shell, Total, Nestlé, La Roche, Eni, Thyssenkrupp, Titan Cement, British Steel, Man, Demler Benz, Carlsberg, Nokia, Petrofina, Thomson…..
Esse rappresentavano un turnover complessivo di circa 500 miliardi di euro che, all’inizio dei fatti, era pari a quasi 2,5 volte il Pil italiano (1980).
In altre parole il suo potere economico era nettamente superiore non solo a quello dello Stato Italiano (567,95 GDP PPP 1980), paese fondatore e secondo PIL europeo del periodo storico, ma anche a quello della Germania (827,43 GDP PPP 1980), nonché rispettivamente quarto e terzo PIL mondiale dell’epoca.
Il loro potere aveva quindi una rilevanza assolutamente mondiale.
Ora gli attuali membri sono visibili al sito:
- Il programma sottoscritto dagli aderenti al gruppo, da considerarsi quasi una sorta di club esclusivo, ha preso il nome di “Reshaping Europe” (Rimodellare l’Europa) ed era sviluppato essenzialmente in tre parti:
- Un manifesto che esplicitava gli obiettivi da far perseguire all’Europa e considerati essenziali dal Club.
- Il progetto “Missing Links” (collegamenti mancanti) la cui prima stesura risale al 1984 che intendeva imporre alla futura Unione Europea l’ossatura di riferimento infrastrutturale della rete ferroviaria del continente da realizzare nei decenni successivi.
- Il progetto “ Missing Networks” (reti mancanti), una sorta di pentagono tecnologico che doveva costituire la guida per gli investimenti che la futura Europa avrebbe dovuto adottare per soddisfare le richieste di questo Club privilegiato di industriali europei.
https://www.ert.eu/sites/ert/files/generated/files/document/1984_-_missing_links.pdf
Gli asset da potenziare sono esclusivamente: ambiente, finanza, hardware, software e istituzioni. Ritroviamo in questi 5 concetti le “guidelines” della finanza agevolata di questi ultimi 20 anni. Nessun riferimento ai temi della socialità, dello sviluppo, valorizzazione e della integrazione culturale europea, della sussidiarietà e della solidarietà sociale, del sostegno economico sociale di aree o fasce sociali, alla educazione ed alla formazione scolastica in ambito europeo.
Rappresenta la versione definitiva di bozze elaborate nel decennio precedente ed è stato presentato nel 1991.
Questo progetto è stato acquisito e pubblicato dalla stessa UE al link:
https://www.ert.eu/document/reshaping-europe
L’analisi di questo programma ha dato come esito il sorprendente risultato di essere quasi perfettamente coincidente con il progetto TEN “elaborato” dalla Commissione Europea anni dopo, progetto che include anche il tanto vituperato e contestato progetto TAV previsto al confine italo-francese.
Il progetto Trans-European Networks, in gergo UE appunto detto “TEN”, è l’idea delle reti transnazionali europee e comprende: la sezione trasporti TEN-T (Trans-European Networks – Transports), la sezione energia TEN -E (Trans-European Networks – Energie) e la sezione telecomunicazioni e-TEN (electronic – Trans-European Networks).
Uno di questi progetti è appunto la TAV, la linea ad alta velocità che sta facendo discutere animatamente francesi e italiani ha avuto proprio origine dalla richiesta di un CLUB di industriali d’elite all’inizio degli anni’80 che scevra dal volere una Unione Europea per la integrazione politica dei popoli europei ha pianificato la rete ferroviaria europea con il mero scopo di perseguire propri interessi economici privati. Per carità, nulla da obiettare in quanto a richiesta legittima da parte di operatori privati che perseguono propri interessi, ma quello che si evidenzia è la mancanza di una visione politica coerente che promana da rappresentanti eletti democraticamente e da cui ci si aspettava proprio questo. Una visione che un politico dovrebbe integrare con altri elementi di valore etico-sociale, culturale e di sviluppo e valorizzazione equa di ciascuna area europea, non solo dettata da esigenze di profitto, su cui fondare la futura integrazione politica e sociale europea.
- La lobby ERT ha lavorato segretamente a stretto contatto con la Commissione Europea proprio su questi temi e, da quando si è costituita la UE, si riunisce 2 volte l’anno esattamente due giorni prima della convocazioni in seno al Parlamento Europeo, onde poter dare pareri “vincolanti” occulti ai singoli Stati come avvenuto nel 1985, ancor prima della stessa sua istituzione. Un fatto di portata e significato di estremo rilievo è stato nascosto dai mass-media e dalle autorità dell’epoca. ERT ha inviato due giorni prima della convocazione dell’assemblea europea, un fax-telex ai singoli Stati, individualmente e separatamente, senza metterli in correlazione tra loro, informandoli di una decisione “condizionale” che assumeva tutti i toni di un vero e proprio “ricatto” di portata storica, decisione che tutti gli aderenti al “Club” avrebbero attuato se gli stessi Paesi non avessero aderito al progetto presentato dall’allora presidente Jaques Delors. Il progetto è stato denominato “White Paper” e poi sottoposto in seno alla stessa assemblea europea. Si trattava di una dichiarazione in cui i Ceo di queste 45 società minacciavano di lasciare l’Europa se il progetto non fosse stato approvato.
Senza proferire parola con nessuno e senza dibattito critico, tutti i governanti dell’epoca hanno aderito poi a tale progetto, risultato dall’indagine essere esatta fotocopia del progetto iniziale elaborato dalla lobby stessa.
PRIORITA’-OBIETTIVO CONTENUTE NEL PROGRAMMA “RESHAPING EUROPE” E “EUROPE-1990”
- Il mondo moderno si deve fondare esclusivamente su un industria (Europa) totalmente competitiva e globalizzata. Questo è obiettivo prioritario essenziale. Senza il raggiungimento di questo obiettivo l’Industria (l’Europa) non è nulla.
Corollario: tutto ciò che è di ostacolo al raggiungimento di questo punto deve essere rimosso (NdA valori sociali, umanitari, religiosi, morali, etici).
- Si deve garantire la massima apertura del mercato ed il minimo intervento e presenza dei Governi. (“Se gli interventi pubblici non possono essere aboliti, quantomeno devono essere controllati solo a livello comunitario e per casi strettamente ed assolutamente necessari dettati da ragioni obiettive previste da priorità preventivamente pianificate….”)
- Il progresso ed il benessere sociali ed umani sono subordinati al raggiungimento prioritario del progresso economico. Senza il secondo non si può perseguire il primo. (“L’Industria Europea è contro misure redistributive, assistenziali e protezionistiche che regolino il lavoro ….”)
- Totale rifiuto di politiche monetarie che finanzino deficit pubblici garantito da una sistema bancario centrale forte ed indipendente dalle politiche europee.
Per poter realizzare questi obiettivi, il progetto “Reshaping Europe” si è spinto pure a dettare sistematicamente ed in dettaglio l’agenda, che è stata poi imposta in seno europeo, per la convergenza alla moneta unica.
FASI
Vediamo i passi che la lobby ERT è riuscita ad attuare nella implementazione della UE nel tempo.
1980 – Prima riunione segreta della lobby.
Dicembre 1984 – Il Club predispone il primo piano di intervento da sottoporre alla Commissione Europea e rappresenta una parte del progetto finale che si chiamerà “Missing Links”. Il programma prende il nome di “Europe-90” o anche “Piano Dekker” dal nome del presidente del gruppo lobbista che era anche il CEO della Philips. Una sorta di agenda ultraliberista da sottoporre al vaglio della Commissione Europea.
28-29 giugno 1985 Presentazione al Consiglio Europeo tenuto a Milano del progetto visionario europeo di Jaques Delors chiamato “White Paper” (tradotto come “Libro Bianco”, è il primo e più importante e costituisce il riferimento “master” per la realizzazione della futura Unione Europea, ma ne seguirono altri con lo stesso nome nel ventennio successivo che riguardarono però tematiche specifiche), il quale risulta nient’altro che essere una totale acquisizione del programma elaborato nell’anno precedente dalla stessa lobby ERT. Un semplice copia-incolla del testo. L’importanza di questo testo è dato dal fatto che diviene la bozza propedeutica di indirizzo della futuro accordo di Maastricht e ne rappresenta un passaggio necessario per convergere alla formazione della futura Unione Europea. In tale occasione gli stessi rappresentanti politici di tutti i Governi partecipanti la prendono per buona e si astengono da ogni ragionevole e possibile obiezione e la votano all’unanimità. Tale bozza non verrà mai più discussa né disattesa in nessun punto fino alla redazione del Trattato di Maastricht.
E’ proprio in questa occasione che il gruppo di potere ERT si muove qualche giorno prima inviando un telefax a ciascuno Governo informandolo che la mancata sottoscrizione di tale programma avrebbe “costretto” le aziende multinazionali i cui si riferivano i CEO della lobby a spostare le loro sedi fuori dall’Europa.
Questa sorta di ricatto pare in effetti aver sortito effetto in quanto nessuno nell’assemblea ne parlò, ma i documento scoperti da questo team di ricercatori sono inequivocabili in quanto “sottratti” con una sortita ingegnosa direttamente dalla sede di Bruxelles della lobby.
Il Libro Bianco di Delors, acquisendo i “valori” della Lobby economico-finanziaria effettua un capovolgimento delle idee di Spinelli di formare un’Europa partendo da un integrazione politica. Da questo documento il fulcro della realizzazione dell’Europa diviene la necessità di avere la MONETA UNICA COME UNICO STRUMENTO DI INTEGRAZIONE EUROPEA.
17 febbraio 1986 Atto Unico Europeo firmato in Lussemburgo entrato in vigore il 1° luglio 1987.
7 febbraio 1992 – Firma del trattato di MAASTRICHT entrato in vigore il 1° novembre 1993.
23 dicembre 1992 – Libro Bianco per la rimozione degli ostacoli alla introduzione dell’ECU (Euro)
1994 – creazione dell’Istituto Monetario Europeo (IME) con lo scopo di rafforzare la cooperazione e il coordinamento (leggi “integrazione”) delle singole Banche Centrali
17 giugno 1997 il Consiglio Europeo adotta il Patto di Stabilità e Crescita volto a disciplinare le politiche di Bilancio Pubblico dei Paesi che adottano l’Euro ed introducendo dei parametri di riferimento da rispettare o verso cui convergere.
1 giugno 1998 nasce la Banca Centrale Europea
1 gennaio 1999 – Introduzione dell’Euro come moneta unica virtuale usata come strumento di pagamento per le persone non fisiche, ovvero nei trasferimenti di moneta elettronica e dei titoli di credito.
1 maggio 1999 – Trattato di Amsterdam che aggiorna il trattato di Maastricht.
26 febbraio 2001 – firma del trattato di Nizza
1 gennaio 2002 – L’Euro diventa la moneta unica della UE.
POTERE LEGISLATIVO
E’ luogo comune immaginare l’Europarlamento come sede del potere legislativo. Tuttavia è curioso leggere quanto scritto nel sito dell’Europarlamento riguardo a tale potere con particolare riferimento alla procedura legislativa ordinaria: “Il Parlamento europeo può approvare o respingere una proposta legislativa o proporre emendamenti alla stessa. Il Consiglio non è giuridicamente obbligato a tenere conto del parere del Parlamento sebbene, stando alla giurisprudenza della Corte di giustizia, non possa deliberare prima di averlo ricevuto”.
Cosa significa? Che in linea ordinaria il Parlamento europeo può approvare o respingere una proposta legislativa o proporre emendamenti alla stessa. Questo induce a ritenere che il Consiglio non è giuridicamente obbligato a tenere conto del parere del Parlamento.
L’europarlamento diventa di fatto un luogo dove essenzialmente si ratifica quanto predisposto e redatto in seno alla Commissione Europea
Il Parlamento Europeo quindi non ha ruolo ordinario di legiferare in nome e per conto dei votanti elettori europei che lo hanno eletto. Ma tale potere è ordinariamente demandato al Consiglio Europeo ed alla Commissione Europea. Tale istituzione è composta da un presidente, che dal 1 novembre 2014 è Jean-Claude Juncker, e composta da 27 membri non eletti di cui uno italiano (attualmente ricoperto da Federica Mogherini, il cui ruolo peraltro è finora rimasto nell’ombra e marginale ) e che durano in carica 5 anni.
Il vero potere legislativo è quindi esercitato dall’organo esecutivo della UE.
Tutti gli atti giuridici dell’UE sono superiori alle leggi e alle costituzioni nazionali grazie alla firma dei trattati europei, ultimo dei quali è stato il Trattato di Lisbona.
Ricordiamo che proprio Jaques Delors ha assunto il ruolo di presidente di tale Commissione per ben 10 anni (1985-1995), proprio nel momento topico di predisposizione dell’assetto sopra descritto.
Quindi un manipolo di persone non elette hanno esercitato potere legislativo per oltre 25 anni senza nessun controllo diretto democratico del Parlamento Europeo né tantomeno di ciascun Paese e con la prova che il loro intervento legislativo è stato improntato e guidato da meri interessi economici e finanziari privati.
Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=h4C5SgeVK-Q
https://e-rastrillo.blogspot.com/2013/04/la-mesa-redonda-europea-de-industriales_18.html
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