Due settimane fa il giornalista algerino El kadi Ihsane ha twittato il video dello tsunami di umanità che scorreva attraverso le strade di Algeri:
“Desidero che ogni persona di buona volontà possa sperimentare una volta nella sua vita il momento esaltante in cui la rivoluzione che ha sempre sognato passa sotto la finestra del suo ufficio!”.
Le sue parole evocavano gran parte dell’euforia che traspariva da William Wordsworth, quando scriveva sull’inizio ancora romantico della Rivoluzione Francese: “
Era una beatitudine in quell’alba essere vivi, ma essere giovani era un paradiso”.
In Algeria lo scorso mese c’è stata una genuina e ispirata rivoluzione, potente ma allo stesso tempo straordinariamente pacifica, forse una seconda “primavera araba”.
Ha già sconvolto il tentativo dell’ottuagenario e disabile Presidente Abdelaziz Bouteflika di prolungare i suoi 20 anni di presidenza, correndo il prossimo mese per un quinto mandato.
Il Presidente Bouteflika – o più probabilmente il Partito di Governo [FLN], o l’esercito, o chi gestisce veramente il paese dopo l’ictus che lo ha colpito nel 2013 – ha deciso la scorsa settimana di ritirare la sua candidatura e di rinviare le elezioni.
Terrà una “conferenza nazionale” per poter includere i leader del movimento di protesta e negoziare i cambiamenti costituzionali e politici sulla cui base si terranno le nuove elezioni, entro la fine del 2019.
Il Governo ha nominato un ex Ministro degli Esteri, Lakhdar Brahimi, come supervisore di questa transizione. I diplomatici algerini insistono nel dire che questa conferenza esprime il desiderio di Bouteflika di rispondere alle richieste del suo popolo e di lasciargli un’eredità rispettabile, legittima, democratica e prospera.
Ma i manifestanti algerini non sembrano davvero molto impressionati. Lo scorso Venerdì hanno tenuto la manifestazione più grande, insistendo sulle loro richieste che prevedono le immediate dimissioni del vecchio Presidente.
La dott.ssa Dalia Ghanem, “resident scholar” al “Carnegie Middle East Center” di Beirut, non è affatto sorpresa, come ha dichiarato oggi a ISS
: “Sembra solo uno stratagemma per guadagnare tempo e preparare la prossima mossa. Ma, chiaramente, non c’è nulla di genuino nelle sua mosse”.
La dott.ssa Yahia H. Zoubir, “senior di studi internazionali e management”, nonché Professoressa e Direttrice di “ricerca geopolitica”, presso la “Kedge Business School” di Marsiglia, è d’accordo.
Ricorda che dopo le sanguinose rivolte del 1988 il regime aveva parzialmente liberalizzato la politica passando dal Partito unico [FLN] a un sistema multipartitico. Ma la sottostante struttura di potere rimase sostanzialmente intatta.
Ad ISS ha oggi dichiarato
: “Stanno cercando d’inventarsi una nuova formula con la speranza che possano ancora una volta avere successo e preservare il loro potere e i loro interessi”.
La dott.ssa Zoubir ha sostenuto che la Costituzione algerina non abbia bisogno di emendamenti, deve solo essere attuata:
“Il regime non rispetta la Costituzione che pur dovrebbe rappresentare”.
Ha inoltre sostenuto che Bouteflika l’aveva già modificata in passato per rimuovere il limite dei due mandati presidenziali e che ora abbia cercato di violarla di nuovo per ottenere addirittura il quinto.
Yahia Zoubir non ha concesso alcun credito alla presunta transizione e ha detto che Brahimi si è
“altamente screditato agli occhi della popolazione, che ora lo vede come un’appendice del sistema che il Presidente sta cercando di salvaguardare”.
Molti credono che il Presidente Bouteflika abbia risolto la guerra civile islamista che aveva travolto il paese per gran parte degli anni ’90. Ma in realtà si limitò ad utilizzare il suo potere clientelare, comunque in diminuzione con il precipitare del prezzo del petrolio, per comprarsi gli avversari.
Il popolo algerino è stanco di essere guidato da una gerontocrazia o dall’anonima oligarchia del “deep state”, che comprende gli anziani militari e il FLN, che ha governato il paese fin da quando lo ha liberato dalla Francia, nel 1962.
Ma le credenziali che il FLN aveva guadagnato con la liberazione si sono sfilacciate. I manifestanti, per lo più giovani, sono stanchi di essere ricattati con le vecchie argomentazioni del regime, secondo cui la stabilità è un qualcosa di necessario per evitare il ritorno dei sanguinosi anni ’90.
Uno dei misteri dell’attuale crisi è la ragione per cui le forze che hanno tirato le fila del potere, a partire dalla malattia di Bouteflika [2013], non lo abbiano scaricato già molto tempo fa, dal momento che era chiaramente diventato un peso.
La grande domanda è quello che succederà dopo. Il regime potrebbe costringere Bouteflika a dimettersi e ad insediare come Presidente ad interim il Capo del Senato, Abdelkader Bensalah, per 45 giorni, come è previsto dalla Costituzione.
Successivamente, l’attivista popolare per i diritti umani Mustapha Bouchachi potrebbe essere proposto come possibile leader, per arrivare ad una nuova gestione del Paese attraverso una vera transizione popolare.
Ma le richieste della piazza non sono del tutto chiare, considerando che la rivolta sembrerebbe essere spontanea e quindi non altamente organizzata.
La Dott.ssa Zoubir sostiene che i manifestanti vogliano soprattutto sbattere fuori Bouteflika e i suoi compari:
“La piazza vuole un’autentica governance democratica, un cambiamento del sistema politico in vigore dall’indipendenza. Non ci sono leader in questo movimento, ma si stanno formando dei comitati studenteschi. I veri esponenti dell’opposizione, quelli non cooptati dal regime, stanno unendosi per produrre richieste e formule più concrete per avviare un’autentica transizione”.
Fino ad ora le proteste sono state straordinariamente pacifiche. Ma lo rimarranno se il regime non dovesse muoversi? La Dott.ssa Zoubir ha detto che:
“Il regime avrebbe preferito la violenza, per far intervenire l’esercito e imporre lo stato d’emergenza”.
La Dott.ssa Ghanem ha insistito sullo stesso concetto sostenendo che:
“Questo disegno è fallito perché i militari hanno ben compreso il trucco. I manifestanti, del resto, sono fin troppo maturi, politicamente, per cedere alla violenza”.
Ma non esclude violenza e repressione se il regime continuasse ad aggrapparsi al potere e se le proteste non dovessero attenuarsi:
“Per il regime picchiare dei pacifici manifestanti sarebbe un errore terribile che mostrerebbe al mondo la sua brutalità, minando la sua legittimità nazionale e internazionale”.
Tutti speriamo che la situazione di stallo non termini in questo modo. Ma ricordiamo a tutti quello che è successo alla Rivoluzione Francese non molto tempo dopo quell’inizio felice, così tanto elogiato da Wordsworth.
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La nostra opinione
Per noi, appassionati lettori de “Il Gattopardo”, è facile riconoscere nella “Conferenza Nazionale” proposta dal Presidente Bouteflika il tentativo del potere franco-algerino di cambiare tutto, perché tutto resti come prima.
Straordinaria la similitudine con le vicende francesi, per quanto decisamente violente rispetto a quelle algerine (*). Anche in Francia proteste di piazza e il lancio del “grande dibattito” come stratagemma per porvi fine. Crediamo senza troppo successo.
Come si dice? “Simul stabunt vel simul cadent”. Il pensiero è stuzzicante, ma niente più di questo.
Preoccupa quest’ennesima crisi nel Mediterraneo. Fino ad ora il regime franco-algerino si è limitato a sfruttare i proventi petroliferi, privando l’economia di un qualsiasi disegno strategico che non fosse quello dell’essere mercato di consumo per i prodotti francesi.
Ma se i giovani algerini dovessero cominciare a pensare che la loro unica prospettiva sia quella di migrare in Europa ….. ebbene la Spagna è a soli pochi chilometri. Inevitabili le ripercussioni in tutta Europa.
Giustificata la speranza che la pacifica ribellione algerina possa portare a nuove prospettive, ma siamo consapevoli che niente di buono potrà accadere se quel paese non si libererà prima del giogo francese.
Il Presidente Macron e il suo burattinaio Jacques Attali – che è un pied-noir algerino – non molleranno facilmente.
(*) https://voiceofeurope.com/2019/03/france-to-use-military-forces-during-next-yellow-vest-protest/
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Peter Fabricius, consulente ISS
Link Originale: https://issafrica.org/iss-today/make-like-the-dinosaurs-and-disappear
Scelto e tradotto da Franco
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