Sono passati ormai 25 anni da Tangentopoli, il tempo corre veloce. Da allora molte cose sono cambiate: ai tempi, durante i mondiali di Italia ’90, il Belpaese era davvero Belpaese, ricco, prospero, attivo, felice, con un grande futuro innanzi. Era la Repubblica a Sovranità limitata tanto cara a Flamigni. Una Repubblica che però prosperava, cresceva, aveva futuro. E che certamente il Flamigni oggi rimpiange.
Tangentopoli non a caso segnò l’inizio della deriva italica a tutto tondo, per ragioni abbastanza incomprensibili ai più, almeno in apparenza. Si parlò di finanziamento illecito dei partiti per giustificare il crollo del sistema, di corruzione; in realtà solo alcuni anni prima, con Cossiga presidente, appena prima del crollo del muro, venne approvata una legge che di fatto normalizzava il processo del finanziamento alla politica, senza che crollasse il mondo (sebbene Cossiga avesse dovuto minacciare di intervenire manu militare per cancellare una riunione del CSM, ndr). Anzi, senza che nessuno ne facesse un dramma.
Nel 1993 successe invece il pandemonio, con un tempismo eccezionale (Tangentopoli scoppiò mentre Cossiga stava lasciando il Quirinale, ndr).
Dobbiamo capire perchè ci fuTangentopoli: fu un golpe? Quali furono i motivi scatenanti? Quale fu la genesi?
Forse i tempi sono maturi affinchè si possa fare un passo avanti, decisivo –
Venticinque anni dopo, 25. Nei prodromi di Tangentopoli – e poi durante – abbiamo rilevato le strane frequentazioni di Antonio Di Pietro con il Dipartimento di Giustizia USA oltre che con Rudolph Giuliani (che oggi potrebbe essere di grande aiuto oggi all’Italia per chiarire il passato, …), oltre alle sue assidue frequentazioni con il Console USA, Peter Semler a Milano; abbiamo scoperto dopo lustri che erano stati inopinatamente annunciati all’amministrazione USA in Italia con un anticipo di mesi gli arresti ossia i connotati di quello che sarebbe stato il più grande scandalo corruttivo/mediatico della storia italiana (…). Abbiamo anche rilevato come la fine di Tangentopoli avvenne sempre “per via americana“, ossia lo stop venne imposto da Antonin Scalia per volontà del plenipotenziario USA in Italia, quel Reginald Bartholomew che fu il capo delegazione per lo smantellamento delle armi nucleari dell’ex URSS, un pezzo più che da novanta contiguo ad ambienti militari.
Dunque, dobbiamo ricordare quello che successe nel mezzo: la ricca Italia venne spolpata e chi potè ne prese un pezzetto, parlo soprattutto degli EUropei (che mai furono partners, solo avversari, anche avvoltoi se volete).
Quello che è stato invece taciuto è il motivo di cotanta implosione, che non sarebbe potuta avvenire in assenza di un placet USA ovvero da parte del paese che dal Trattato di Cassibile in avanti, in condominio dopo l’eccidio di Portella della Ginestra con la sempre coloniale Londra, dirige le danze in terra italica.
Dunque la prima domanda da porsi è perchè gli USA ci abbiano voltato le spalle in modo così radicale, a partire dal 1990.
La seconda domanda è il metodo: infatti non sfugge come la morte dei due giudici più in vista del Paese, il giudice Falcone ed il suo diciamo vice, Borsellino, ammazzati con tecniche ed esplosivo militari e con coperture di altissimo livello, fossero troppo coincidentali per apparire casuali. Forse stavano indagano su fatti inquietanti, forse furono parte della trama
Certamente Giovanni Falcone, parimenti, era ingombrante: ascoltatissimo, amatissimo, decisamente influente; contemporaneamente restava progressista e assolutamente garantista nella sua impostazione giuridica (perseguiva sempre i fatti, non le ipotesi), potendo realmente minare l’indirizzo voluto per Tangentopoli ormai ai blocchi di partenza, partendo dalla fazione che poi avrebbe di fatto governato – salvando se stessa – dallo scempio lì a venire (vedasi il Compagno G, alias Primo Greganti, la vera costante tra i fatti di Tangentopoli e la seconda Tangentopoli del 2011-12, ndr). Ad esempio, il fatto che Giovanni Falcone si fosse ai tempi fatto promotore di un’iniziativa interna alla magistratura per la cancellazione dell’obbligo di azione penale (sostituendola con indirizzi programmatici) la dice lunga sulla “pericolosità antieversiva” di un personaggio simile, quanto meno per quella parte anche della magistratura che poi avrebbe di lì a poco messo a ferro e fuoco il paese, cancellando la sua classe dirigente storica anche con strumenti di dubbia liceità processuale (parlo dell’uso estensivo della carcerazione preventiva in carcere, che lo stesso Antonin Scalia durante la sua famosa visita al Pool di Milano – voluta dall’ambasciatore R. Bartholomew – bollò come un abuso dei diritti democratici della difesa, ndr).
Resta la domanda più importante: il perchè di Tangentopoli, ovvero (meglio detta) perchè gli USA vollero che succedesse. Lo strumento di fatto diciamo “operativo” – chiaramente – ha coinvolto le attività della magistratura italiana che, ad es. con la custodia preventiva in carcere, di fatto obbligò i notabili della Prima Repubblica a dichiararsi colpevoli. Riuscendo nell’intento di azzeramento politico nazionale.
Il motivo di Tangentopoli –
Ormai in EUropa da un paio di anni si ripete pubblicamente che Gladio esisteva (ed il documentario è di un italiano, Lucio Mollica, …) – Vedasi LINK
Dopo tanti anni possiamo ricavare il motivo sia tanto semplice quanto spietato. Parimenti, tale verità probabilmente risulta essere opposta a quello che ci hanno inculcato mediaticamente durante gli ultimi 25 anni. Nel senso, l’Italia ai tempi andava molto bene economicamente e socialmente, al contrario di oggi (era arrivata ad essere la 4. potenza mondiale, scavalcando la “fondatrice italiana storica”, la Gran Bretagna, ndr). Parimenti non va dimenticato come la Penisola negli anni passati avesse subito profonde ferite, frutto della contrapposizione tra poteri NATO ed ex comunisti, tanto da giustificare la nascita di Gladio oltre ad un paio di altre organizzazioni simili sul proprio suolo, non proprio associazioni eucaristiche. E poi gli attentati mai spiegati in Italia, treni, aerei, piazze: tanti, troppi….
Senza dimenticare l’affronto di Craxi a Sigonella, quando il primo ministro italiano si arrogò il diritto di perseguire una politica estera in parte indipendente da Washington (…).
La storia sembra tutto sommato semplice da interpretare: alla caduta del Muro di Berlino molti in Italia, stufi di sopportare ferite mai rimarginate alla propria sovranità, pensarono che c’erano finalmente le condizioni giuste per cambiare registro, per chiudere un’epoca, per iniziare un percorso nuovo. E dunque, con la spinta dei Tre Tenori alle Terme sul palco storico di Caracalla – un successo planetario – di Italia ’90 i politici della Prima Repubblica, l’elite politica storica del tempo, decisero che era giunto il momento di deporre le armi usate per decenni contro il comunismo, armi che tante morti innocenti di italiani avevano sulla coscienza. Denunciarono l’esistenza della struttura paramilitare di Gladio e contemporaneamente la sua fine (che nei fatti mai avvenne, mutatis mutandis).
La vera causa di Tangentopoli: l’annuncio pubblico di Andreotti dell’uscita unilaterale dell’Italia da Gladio –
I politici italiani che contavano, Forlani, Andreotti, Craxi, in parte anche Cossiga – che molto probabilmente fu in parte contrario – speravano così di poter mettere una pietra tombale sul passato, aiutati anche da una continuità presidenziale dei Repubblicani alla Casa Bianca, di norma molto vicini all’Italia.
In tale contesto va menzionata l’attività di alcuni giudici, su tutti il giudice Nordio che, dalle indagini sul caso veneziano di Argo 16 in avanti avevano collegato i puntini che portavano a Gladio. E poi il caso Ilaria Alpi, abbastanza contemporaneo agli eventi, con il giudice sopra citato che doveva incontrare il gladiatore maresciallo Li Causi – fonte di Ilaria Alpi a Mogadiscio – alcuni giorni dopo la sua morte in Somalia, per un agguato. Lo stesso Nordio che prima dell’annuncio di Andreotti su Gladio stava per scoperchiare la pentola delle connivenze interne e sull’esistenza della rete paramilitare in Italia. E magari collegare anche misteri inspiegabili italiani, fin anche alla Moby Prince e forse fino al deragliamento del treno della strage di Viareggio, nei prodromi di quello che sarebbe sarebbe stato l’attacco all’Italia dell’era Obama (guarda caso, come in tutti i casi simili del passato, a beneficio di Germania e soprattutto Francia, che tradizionalmente conserva forti legami di sangue con un certo associazionismo della East Coast americana, …).
Quello che successe dopo fu drammatico: dopo lo stupore generale per il fatto che l’Italia avesse dichiarato urbi et orbi l’esistenza della super segreta Gladio, i paesi europei iniziarono letteralmente a dare di matto, messi sotto pressione dalle opposizioni interne soprattutto di sinistra. Molti probabilmente tacerono [all’alleato americano] i messaggi preventivi che erano stati dati da Roma sulle intenzioni di pubblicazione dell’esistenza di Gladio anche dietro pressione di certi stoici giudici (rimasti incredibilmente indenni, …), organizzazione che era stata – è molto probabilmente è ancora – attiva in molti paesi europei negli scorsi 30 anni. Parlo soprattutto di paesi che della NATO non facevano parte (leggasi, la Francia fino a Sarkozy). Dopo il primo periodo di sbandamento generale, con frenesie varie lato europeo, periodo durato per verità quasi due anni, montò la fronda anti-Italia, quella vera. Abilmente orchestrata da coloro che poi costrinsero l’Italia a firmare il Trattato di Maastricht, che venne firmato da Guido Carli obtorto collo con il governo italiano dimissionario, nei prodromi di Tangentopoli (che Antonio Di Pietro ha dimostrato 20 anni fosse già “cucinata”, infatti passò al console USA P. Semler informazioni sensibili sugli viluppi sconosciute praticamente a tutti su cosa sarebbe successo nei mesi successivi, vedasi articolo riprodotto sopra, ndr).
Dunque arrivarono le contromisure anti-italiane… –
E tale fronda anti-italiana, si noti bene, partì dall’EUropa e non dagli USA, chiedendo solo dopo a Washington governata dal Dem Clinton di “correggere” gli effetti della “allarmante”conferma dell’esistenza di Gladio, oltre che dal suo scioglimento, almeno in Italia.
Tale svolta determinò una serie di eventi drammatici: in primis – tempo l’approntamento della reazione – ci fu l’annientamento per via giudiziaria della classe politica italiana costruita durante 70 anni, ossia la fine della riserva di democrazia nazionale storicamente filo-USA (oggi, a valle dell’accordo BRI firmato a Palermo con la Cina, l’errore è diventato lampante, …). Seguì poi la conquista economica dell’Italia da parte di quei paesi europei vetero-coloniali europei da sempre interessati a mettere le mani sulle ricchezze altrui (gli stessi che spinsero gli USA ad avallare la “punizione”, Francia su tutti, ma anche Germania e Gran Bretagna). Passando per il disfacimento istituzionale nazionale che ne seguì, che di fatto costrinse l’Italia a piegarsi alla nascente EU (Maastricht), divenuta con i Dem al potere (non a caso, con Bill Clinton Presidente USA) la pietra angolare del nuovo ordine mondiale post USA che oggi vediamo imperare, in mondovisione..
Il contrattempo di un imprenditore vicino alla politica milanese – Silvio Berlusconi – entrato improvvisamente in politica, va ulteriormente connotato non solo in termini di una necessità personale di consolidare il proprio impero economico, ma più probabilmente – o almeno in parte – come un tentativo della Prima Repubblica di rispondere all’assalto alla diligenza che rischiava di travolgere il sistema Italia post Tangentopoli (ricordiamo che Raul Gardini – poi forse non casualmente ucciso, almeno secondo le tese del giudice Almerighi – ai tempi era molto vicino al futuro Cavaliere, ndr).
Due parole sul metodo usato: semplicemente, con la custodia cautelare in carcere che “violava sistematicamente i diritti della difesa“, come confermato pubblicamente non solo dal compianto giudice oriundo Antonin Scalia ma anche dall’ex ambasciatore USA in Italia, R. Bartholomew; appunto, comportamento assimilabile a derive anti-democratiche sud-americane. Va detto che le successive operazioni Lavajato e Cuadernopolis in Brasile ed Argentina – anni dopo – hanno seguito precisamente lo stesso schema (…).
Nel contesto non vanno dimenticate le indagini di Falcone e Borsellino sulle attività criminali siciliane legate a logge massoniche coperte ed a basi militari semi-ufficiali a Trapani (dove il gladiatore maresciallo Li Causi, poi ucciso in Somalia in un attentato mai spiegato, luogo lontano dove era stato esiliato – Li Causi, ricordo, era la fonte segreta di Ilaria Alpi -, aveva prestato servizio come capo della base, ndr); approfondimenti opportunamente bloccati dal procuratore di Palermo, Giammanco, secondo le testimonianze di Antonino Caponnetto e del giudice Scarpinato (…). Ricordo infatti che Borsellino è stato ucciso con tecniche militari, soprattutto nell’innesco a distanza. Mentre l’esplosione che uccise Falcone a chilometri di distanza con esplosivo posto sotto l’autostrada presupponeva una preparazione totalmente incompatibile con quella dei manovali mafiosi accusati della strage, i quali si sono chiusi in religioso silenzio in relazione alle modalità dell’evento (…).
L’attualità, nel solco del passato: urge riforma della struttura dello Stato! –
Le Legion d’Onore nascono lontano nel tempo…
Non a caso il progetto di sottomissione italica venne ripreso con l’avvento di Obama, ovvero con la moglie di Bill Clinton al ministero degli esteri: nel biennio 2011-2012 Gheddafi fu eliminato non tanto per invadere la Libya ma per poter disporre dell’Italia a termine, togliendo le basi del potere italiano incluse le sue “protezioni” estere – leggasi anche, le dighe contro l’arrivo di immigrati – nel Mediterraneo. Anche la successiva caduta del Cavaliere, di fatto salvato nell’epilogo tragico (…) dalle protezioni seguite al trattato di Pratica di Mare, sembra essere stata parte integrante di un piano ben orchestrato (…). Ricordiamo infatti che l’attacco alla Libya fu organizzato dalla coalizione EU – la stessa che spinse per Maastricht quasi 20 anni prima – nei minimi particolari, addirittura trasferendo l’ambasciatore britannico “di guerra” da Baghdad durante la guerra a Saddam Hussein a Roma verso la fine del 2011 (…), conferendogli poi il coordinamento delle operazioni anglo-americane in Libya. Oggi Christophe Prentice (un animato Remainer, dichiaratamente anti-Brexit e pro-EU) è Governatore del British Institute a Firenze (…).
Tutto è andato avanti, con alti e bassi, fino ai nostri giorni: purtroppo ad oggi la magistratura – vista l’assenza di una riforma sullo spunto di quanto indicato da Giovanni Falcone ai tempi, e fino a prevedere come succede in tutti i paesi occidentali di una dichiarata preminenza della politica sulla magistratura, quanto meno nei gradi superiori – sembra ancora seguire gli stessi binari di Tangentopoli, vedendo troppo spesso messa in secondo piano la ragion di Stato (…).
Gladio ieri, (oggi), domani –
Risoluzione su Gladio del Parlamento EU
Forse il motivo per cui è necessario re-interpretare cosa accadde oltre 25 anni fa sta in quanto ci attende per il futuro, relativamente ai nuovi equilibri geostrategici in via di formazione. Gladio fu una creatura EUropea sotto controllo atlantico (…). Va compreso che – comunque – nonostante la dichiarazione di intenti italiana del 1990, Gladio non fu messa in soffitta, nemmeno in Italia, nemmeno dopo l’annuncio italico, direi il perfetto contrario (…). Lascio volutamente perdere quanto è successo nel mezzo.
Il futuro prossimo venturo – secondo alcune sirene EUro-franco-tedesche – vorrebbe che proprio le basi nazionali di Gladio divenissero il “backbone” del nuovo esercito EU in formazione ipotetica, in veste anche anti-USA, ossia per emanciparsi da Washington. Chi scrive non crede in tale ripiego, anzi lo aborrisce apertamente. Dunque si ritiene che sia vieppiù necessario comprendere le ragioni che portarono al cataclisma italico dei primi anni ’90 anche perchè così facendo, pubblicamente, verrebbero impedite oggi per domani derive geostrategiche anti-atlantiche foriere di sciagure per l’EUropa intera, memento i 4 cavalieri dell’Apocalisse sull’EUropa della copertina dell’Economist per il 2019 (ovvero per il biennio 2020-2021).
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E’ per questo motivo che, senza una riforma della magistratura italiana sulla falsa riga di quanto immaginato – ed attuato, nei suoi atti garantisti – da Giovanni Falcone, l’Italia non può pensare di uscire dal guado in cui è incagliata. Infatti il rischio di una nuova Tangentopoli, magari gestita da un differente “vincolo esterno” diventato improvvisamente filo EU, rimane sempre. E persistente. Il rischio infatti è che a 25 anni di distanza gli strumenti di destabilizzazione italica siano rimasti gli stessi – tutt’ora operativi, sebbene “a scatti” -, rischiando però di aver cambiato il referente ultimo (storicamente americano; oggi secondo alcuni referente diventato “vecchio”, certamente poco esigente in termini di estrazione di valore dal Belpaese ma di molto latitante negli ultimi anni). Resta il dato di fatto di come Washington si stia accorgendo suo malgrado di aver fatto un errore smisurato a mettere in ginocchio Roma 5 lustri or sono a favore degli ex poteri coloniali centro-EUropei ossia Francia e Germania; forse le reazioni inconsulte romane di oggi partono da lontano…
Fantomas
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