PRIMA PARTE – IL COLLASSO
L’Europa rischia il suo “momento Lehman” se la Brexit andasse terribilmente per storto – Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
La Commissione Europea ha promesso di rimediare alla disperazione di una Brexit “senza accordo”. Ma dov’è che si trova la sua soglia del dolore?
L’UE afferma che a) un “no deal” Brexit è ora lo “scenario più probabile” e che b) se questo dovesse accadere, i “mini-affari settoriali non saranno un’opzione sul tavolo”. Sarà imposta l’uscita più traumatica possibile.
Se foste un “hedge fund” americano o una compagnia di “assicurazione sulla vita” giapponese, quale conclusione potreste mai trarre sulla solvibilità del sistema bancario europeo, o sul rischio di una cascata di inadempienze “sovrane” generate dalla deflazione-del-debito?
Edward Harrison dello statunitense “Credit Writtenowns” non è il solo a chiedersi se la logica di questo rischio possa rivelarsi il “momento Lehman” dell’Europa.
La BCE, presumibilmente, può gestire lo shock immediato di una grave crisi finanziaria e commerciale rilanciando gli acquisti di obbligazioni e comprimendo i rendimenti dei titoli italiani.
Ciò che la BCE non può invece gestire è la terza recessione economica in un solo decennio. Questo determinerà una stretta creditizia e creerà scompiglio nelle dinamiche del debito del Club Med.
Chiamiamola pure una Lehmanizzazione strisciante – almeno fino a quando non crollerà la diga della BCE e il rischio potrà diffondersi in modo non lineare.
Presa alla lettera, la posizione dell’UE sulla Brexit comporta una serie di barriere (certificazione, ritardi, etc.) sulle importazioni delle componenti per l’Airbus destinate alle fabbriche di Tolosa e Amburgo. Le ali sono costruite nel Regno Unito, nell’impianto hi-tech di Broughton e non ci sono scorte.
Airbus ha già dichiarato che la completa interruzione del commercio attraverso il Canale porterebbe a perdite di 1 miliardo di euro a settimana.
La catena di approvvigionamento si “spezzerebbe”. Circa 4.000 aziende del Regno Unito forniscono più di 10.000 parti di aeromobili, compresi i motori Rolls-Royce. La più grande impresa industriale in Europa, con 108.000 dipendenti, resterebbe bloccata almeno fino a quando Bruxelles si atterrà alla sua linea dura.
In questo momento, nell’eurozona, la recessione industriale sta aggravandosi. A Marzo il PMI manifatturiero di IHS Markit è sceso al minimo degli ultimi sei anni. La Germania, inoltre, sta osservando il peggior deterioramento industriale dai tempi della crisi bancaria dell’eurozona del Luglio 2012.
Cosa succederà, in queste circostanze, se l’UE imponesse costi di sdoganamento alle componenti Mercedes provenienti dai fornitori di Coventry-Birmingham?
I modelli commerciali accademici suggeriscono che la Germania può resistere allo shock di dazi doganali fino al 10% sulle 750.000 automobili tedesche che ogni anno sono vendute in Gran Bretagna.
I modelli accademici dicono che la perdita o l’interruzione dei 380 miliardi di euro annui di esportazioni dall’UE verso il Regno Unito sia gestibile.
Ma ciò che questi modelli non catturano sono i cicli di feedback finanziario che possono amplificare questi shock. Se il sistema bancario dovesse crollare, questo è esattamente ciò che si otterrebbe.
I tassi negativi hanno ridotto il margine d’interesse netto delle banche europee fino al sottile wafer dell’1,65 pc. Non riescono a generare un reddito sufficiente prendendo i soldi a breve termine, per poi prestarli sul lungo.
Il tasso di rendimento del capitale netto, per le banche tedesche, è del 2,9 pc, un quinto di quello statunitense. Deutsche Bank e Commerzbank operano con un rapporto prezzo/valore contabile di 0,3.
Il rallentamento economico dello scorso anno ha già portato ad un calo del 33% dell’indice STOXX 600. Inoltre, la maggior parte delle banche italiane è stata esclusa dal mercato dei capitali.
L’Europa non ha mai fatto chiarezza sul suo sistema bancario dopo la crisi della Lehman, la cui eredità è un edificio assai fragile con prestiti in sofferenza pari a 700 miliardi di euro.
La Germania e la Lega Anseatica hanno bloccato l’emissione di debito congiunto. Non esiste un’assicurazione sui depositi pan-EMU o una condivisione dei rischi per la risoluzione delle crisi bancarie.
La possibile spirale catastrofica “debito sovrano/debito bancario” resta essenzialmente quella di prima.
Sarà testata in Italia, dove le banche detengono ancora 370 miliardi di euro in Titoli di Stato Italiani e dove lo Stato deve rinnovare o raccogliere 400 miliardi di euro nel corso del prossimo anno (225 miliardi di euro a medio e lungo termine). Una profonda recessione farà sì che il rapporto debito/PIL italiano aumenti progressivamente fino ad un terreno inesplorato.
Il problema di Emmanuel Macron, che accarezza le fiamme di una “Brexit senza accordo”, è che le banche francesi possiedono una grossa fetta del debito italiano attraverso le loro filiali, pari a sei volte la loro esposizione verso la Grecia nel 2010.
L’altro problema di Macron è che in Francia il debito complessivo ha fatto un forte balzo in avanti. Il debito pubblico, delle famiglie e delle imprese è aumentato dal 2007 di 67 punti di PIL.
Il “patto di stabilità” dell’UE blocca lo stimolo fiscale e così la BCE non può ricorrere, legalmente o politicamente, ai “soldi dall’elicottero” per combattere la deflazione. Al contrario, la Banca d’Inghilterra e il Tesoro britannico, che operano insieme, possono fare tutto ciò che vogliono.
Ma supponiamo che i colloqui sulla Brexit “no-deal” dell’UE siano solo delle spacconate e che la Cancelliera Merkel imponga un po’ di buonsenso. In questo caso il risultato più probabile è che l’UE conceda un’ulteriore estensione della Brexit senza condizioni estreme, qualunque cosa accada in Parlamento questa settimana.
In caso contrario ricordate le parole pronunciate dal Ministro delle Finanze del Sig. Macron, Bruno Lemaire: “Se domani ci fosse una nuova crisi finanziaria ed economica, l’eurozona non potrebbe rispondere. È davvero urgente costruire delle difese efficaci”.
Le ha dette tre mesi fa. Da allora nulla è cambiato.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2019/04/02/no-deal-brexit-existential-crisis-akin-lehmans-collapse-overegged/
Scelto e tradotto da Franco
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Image: thakns to https://unsplash.com/photos/uWfOa8brybM