Il Governo del Sud Africa continua a non riconoscere che la sua gente attacca gli altri africani.
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Redazione: Troppo ben conosciuta la nostra opinione sull’immigrazione perché si debba ribadirne le ragioni di fondo. Avevamo però una curiosità. Si parla molto di “muri”, come ad esempio quello fra Stati Uniti e Messico, ma non abbastanza degli altri “muri”, come quello fra il Messico ed i Paesi del Centro America, per restare nello stesso Continente.
Oggi ci occupiamo di quello metaforico fra il Sud Africa ed il resto del Continente. L’articolo illustra il fenomeno per quello che è, ma visto dall’altra parte della barricata. Un provocazione culturale, quindi, per conoscere l’opinione di un Istituto di grande e oggettivo prestigio come lo ISSAFRICA (Institute for Security Studies in Africa) e per potervisi infine confrontare, anche duramente.
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Ancora una volta il Governo sudafricano è stato colto alla sprovvista dall’ondata di attacchi dei suoi cittadini contro stranieri di nazionalità africana. E ancora una volta sta redigendo un piano per affrontare il problema ma senza capire, apparentemente, perché molti dei piani passati siano miseramente falliti.
Gli ultimi attacchi sono avvenuti principalmente nella provincia orientale del Kwa-Zulu Natal [foto sotto]. I fatti sono confusi, ma sembra che due sudafricani siano stati uccisi mentre attaccavano negozi di proprietà straniera.
Come rappresaglia, la gente del luogo si è scatenata contro un vicino insediamento d’immigrati, principalmente composto da malawiani, costringendo circa 300 persone a fuggire per salvarsi la vita.
Gli Ambasciatori dei Paesi interessati hanno incontrato due Ministri del Governo sudafricano – quello alle Relazioni Internazionali, Lindiwe Sisulu, e quello per la Polizia, Bheki Cele – per elaborare un piano comune che affronti il problema.
Ma perché questo piano dovrebbe avere successo visto che i precedenti non hanno funzionato? Attacchi agli stranieri – soprattutto zimbabwiani e mozambicani – si sono verificati spesso anche da prima del fiume di morti del 2008. Gli attacchi sono aumentati di nuovo dal 2015 e la recente violenza sta mostrando segni di espansione.
Un sinistro messaggio diffuso sui social media e inviato direttamente a molte persone, compresi alcuni Ambasciatori africani, ha avvertito tutti gli stranieri che sarebbero stati attaccati “senza pietà”, a meno che non lasciassero il paese entro il 13 Maggio.
Dopo ogni picco di attacchi Pretoria elabora un piano per affrontare il problema. Nel 2015 instituì un Comitato Interministeriale e, ironicamente, il Dipartimento di Giustizia ha pubblicato il suo ultimo piano – il “Piano d’Azione Nazionale per Combattere il Razzismo, la Discriminazione Razziale, la Xenofobia e la Correlata Intolleranza” – il giorno prima degli ultimi attacchi.
Loren Landau, esperto di “migrazione, xenofobia e diversità” all’Università del Witwatersrand, ha sostenuto nel sito www.theconversation.com che il piano “offre rimedi assai fragili a problemi scarsamente diagnosticati”. Aggiungendo che esso “fa affidamento più sulle percezioni e sulla politica piuttosto che sui fatti e trascura quasi totalmente la xenofobia”.
Il piano “in modo empiricamente discutibile afferma che l’ineguaglianza e la competizione economica generano prima il risentimento e poi gli attacchi contro gli stranieri. Ma in nessuna sua parte parla degli interessi commerciali e dei leader delle comunità locali, delle bande e dei funzionari politici che fomentano gli attacchi xenofobi”.
Landau ha aggiunto che il piano non condanna i politici locali, provinciali e nazionali “che regolarmente incolpano gli stranieri per i loro fallimenti nel fornire servizi e sicurezza economica oltre che fisica”.
Ma potrebbe comunque essere migliorato. Gli Ambasciatori africani hanno affermato di aver convinto Sisulu e Cele a dare indicazioni al Vice di quest’ultimo, Bongani Mkongi, per ritrattare la sua violenta e xenofoba dichiarazione sugli stranieri africani, che generano “sabotaggio economico [prezzi e salari] e che minacciano di invadere il paese”.
Gli Ambasciatori hanno detto che nonostante questa dichiarazione sia di due anni fa – il video è rimasto virale e Mkongi non l’ha mai ripudiato, continuando ad essere un incitamento alla xenofobia.
Mkongi aveva detto di considerare inaccettabile che l’80% di una città sudafricana – con palese riferimento a Hillbrow, un sobborgo di Johannesburg – fosse “straniera” e che, niente facendo, l’intero paese sarebbe diventato popolato “all’80% da stranieri” e che anche il Presidente del Sud Africa avrebbe finito con l’essere un “cittadino straniero”.
Mkongi ha insistito sul fatto che le sue osservazioni non erano xenofobe, la qual cosa simboleggia l’incapacità del Governo a riconoscere che la xenofobia era ed è dietro a molti degli attacchi agli stranieri. Questo negazionismo è alla radice della sua incapacità ad affrontare il problema.
Inoltre, le prossime Elezioni Nazionali stanno alimentando il problema. La scorsa settimana il Presidente Cyril Ramaphosa ha dichiarato, in una manifestazione elettorale, che il Governo avrebbe respinto gli stranieri privi di documenti.
L’opposizione all’”Alleanza Democratica” non è su posizioni più concilianti. Il Sindaco di Johannesburg, Herman Mashaba, ha condannato per anni gli immigrati stranieri e il suo Partito ha una piattaforma elettorale molto dura nei loro riguardi.
Dopo aver incontrato gli Ambasciatori africani la scorsa settimana, Sisulu ha detto che Ramaphosa e l’ANC [African National Congress] hanno entrambi creduto che il problema fosse relativo alla “mera criminalità”.
Tuttavia, ha anche accennato al fatto che il Governo potrebbe ora assumere una visione più ampia, dopo aver sentito gli Ambasciatori i quali credono, al contrario, che gli attacchi siano motivati dalla xenofobia – o “afrofobia”, come alcuni di loro la chiamano, visto che la maggior parte delle vittime sono africane.
“Anche se l’ANC potrebbe non volerlo ammettere, esiste un vero problema di xenofobia in SA“, ha affermato Gareth Newham, Responsabile del “Justice and Violence Prevention Programme“ presso l’”Institute for Security Studies” [ISS].
Egli ha sostenuto che un documento del 2017 dello “Institute for Justice and Reconciliation on Social Cohesion between South Africans and African foreigners” aveva rilevato che i sudafricani non avevano fiducia nelle persone provenienti da altri paesi africani – il 56% non si fidava affatto, Il 17% si.
Circa il 40% dei sudafricani dichiarava che avrebbe impedito ai cittadini stranieri di avviare un’impresa o di accedere ai servizi nei luoghi in cui vivevano. Circa il 20% ha sostenuto il Governo dovrebbe espellere tutti i cittadini stranieri indipendentemente dal loro status legale.
Newham ha detto che gli attacchi sono continuati anche perché i sudafricani sanno che possono farla franca, visto che la Polizia solo raramente agisce contro chi li compie.
E ha aggiunto che a breve termine gli attacchi potrebbero essere rivolti contro politici e persone influenti – come ad esempio musicisti, attori, celebrità e giornalisti – che si esprimono contro la xenofobia e promuovono una politica di coesione con gli stranieri africani.
La Polizia dovrebbe essere più attiva nel raccogliere informazioni volte alla prevenzione degli attacchi e comunque di arrestare e perseguire coloro che li commettono: “Devono essere fatti degli sforzi per affrontare gli atteggiamenti xenofobi di molti Funzionari di Polizia le cui azioni devono essere perseguite”.
Stephanie Wolters, Ricercatrice Senior presso l’ISS, ha affermato che le eruzioni xenofobe che hanno avuto luogo nel corso degli anni “hanno già causato dei danni sostanziali, in Africa, alla reputazione del Sudafrica”.
Accoppiati con le politiche restrittive sui visti, questi atteggiamenti hanno scoraggiato molti immigrati africani altamente qualificati dall’entrare e dal viaggiare in Sud Africa – con significative conseguenze economiche.
Ramaphosa ha implicitamente riconosciuto il negativo impatto economico promettendo che, dopo gli attacchi della scorsa settimana, la Polizia avrebbe perseguito i colpevoli.
Ha inoltre affermato che “la nostra economia e la nostra società traggono vantaggio dalle nostre estese relazioni sia commerciali che d’investimento con i partner del nostro Continente, perché apportano contributi importanti allo sviluppo del nostro paese”.
Concludendo che: “Lo sviluppo africano dipende dall’aumento del movimento di persone, beni e servizi fra i diversi Paesi, di cui tutti potremo beneficiare. Non permetteremo ad alcuni criminali di ritardare questi processi”.
Loren dice che il Governo deve fermare gli attacchi agli espatriati, intesi come capri espiatori della propria incapacità a fornire servizi e opportunità economiche alla propria popolazione.
Gli esperti concordano sul fatto che il Sudafrica non può perseguire l’uguaglianza economica senza prima aver affrontato la xenofobia. In effetti, è spesso proprio quest’ultima ad ostacolare lo sviluppo economico, specialmente nei nostri vitali mercati africani.
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Peter Fabricius, Consulente ISS
Link Originale: https://issafrica.org/iss-today/xenophobia-what-xenophobia-we-love-foreigners
Scelto e tradotto da Franco