Tyler Durden per Zero Hedge
Questa settimana il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha confermato che ignorerà il secondo summit internazionale della “Belt and Road”, che si terrà a Pechino nel corso di questo mese.
Tutto questo dopo che gli Stati Uniti, al summit dello scorso anno, avevano inviato un rappresentante di alto livello e dopo che il Presidente Xi Jinping – cercando di schivare le critiche legate all’ambizioso piano valutato in migliaia di miliardi di dollari – ha voluto per la prima volta definire con maggiore chiarezza gli specifici progetti legati alla BRI, emanando di conseguenza i relativi regolamenti.
Bloomberg ha intervistato anonimamente alcuni Funzionari cinesi sulle recenti controversie del progetto “Belt and Road”, i quali hanno osservato che: “L’uso incontrollato del marchio BRI su progetti che non ne fanno parte ha creato confusione sulla reale portata dell’iniziativa, danneggiando la sua reputazione all’estero”.
Queste considerazioni vanno a toccare la feroce critica espressa da Washington e pubblicata Martedì scorso, come motivazione per non partecipare al summit. Il portavoce del Dipartimento di Stato Robert Palladino ha così dichiarato:
“Continueremo a sollevare preoccupazioni sulle pratiche di finanziamento non sufficientemente chiare, sulla scarsa governance e sulla non osservanza delle norme e degli standard comunemente accettati a livello internazionale, che minano molti dei principi su cui facciamo affidamento per promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo, ma anche per mantenere stabilità e regole basate sull’ordine”.
Secondo la Reuters, Palladino ha poi aggiunto che: “Abbiamo ripetutamente chiesto alla Cina di affrontare la questione”.
Al vertice dello scorso anno aveva partecipato il Funzionario della Casa Bianca per l’Asia, Matt Pottinger. Ma per quest’anno gli Stati Uniti hanno chiarito che: “Non invieremo funzionari di alto livello”.
Nell’ambito del summit di fine Aprile il Presidente Xi ospiterà 40 leader mondiali e allo stesso tempo la BRI verrà sottoposta a un controllo più approfondito.
Il cosiddetto “progetto del secolo”, svelato per la prima volta nel 2013, è composto da opere infrastrutturali volte alla ricostruzione delle antiche rotte commerciali attraverso l’Eurasia. Il progetto, però, non è ancora riuscito a decollare.
Come esempio, Bloomberg cita in particolare l’imponente progetto ferroviario in Malesia:
“I Governi asiatici stanno ripensando gli investimenti cinesi. La Malesia è in trattative con la Cina per ridimensionare il progetto ferroviario dal costo originario di 20 miliardi di dollari, su richiesta del nuovo Primo Ministro Mahathir Mohamad. Il Myanmar ha ridimensionato il contratto per la realizzazione di un’opera portuale raggiunto dal precedente regime militare mentre le Maldive, pesantemente indebitate, hanno cacciato lo scorso anno la precedente Amministrazione favorevole alla Cina”.
I Paesi profondamente legati alla BRI stanno affrontando critiche sempre maggiori sia a livello nazionale che internazionale, perché accolgono il colonialismo economico cinese a braccia aperte.
Lo scorso Novembre il Vice Presidente americano Mike Pence aveva avvertito che i Paesi dell’area Asia-Pacifico avrebbero dovuto essere timorosi e diffidenti nei confronti della “cintura costrittiva e della strada a senso unico” proposta dalla Cina, perché li lascia preda di debiti a rischio-insostenibilità per progetti comunque mal definiti.
La Cina ha spazzato via le accuse di “colonizzazione” definendole “prevenute”, sottolineando che non obbliga alcun Paese ad indebitarsi. I Funzionari cinesi hanno aggiunto che parte del problema è che alcuni progetti regionali legati alla Cina, pubblicizzati come parte della BRI, non sono in realtà tali.
Per porre fine alla confusione, Pechino ha annunciato che pubblicherà “la lista dei progetti legati alla ‘Belt and Road Initiative’, ufficialmente riconosciuti dal Governo Cinese”.
Secondo una fonte anonima citata da Bloomberg, quest’elenco comprenderà “sia le imprese statali che quelle private, aiutando le Autorità a migliorare la regolamentazione dei progetti”.
L’accusa più diretta proveniente da una nazione recentemente firmataria della BRI è stata quella del Vice Primo Ministro italiano Matteo Salvini, che ha avvertito del rischio-colonizzazione dell’Italia.
Il Presidente Xi cerca da sempre di combattere le critiche, sostenendo la scorsa Estate in un simposio BRI che: “La BRI è un’iniziativa di cooperazione economica, non un’alleanza geopolitica o militare. E’ aperta e inclusiva e non è un blocco esclusivo o un ‘club Cinese’”.
Nonostante tutte le dichiarazioni di questa settimana inducano a credere che Washington ignorerà il vertice BRI di questo mese, il Dipartimento di Stato ha detto che potrebbe comunque inviare uno staff di basso livello con finalità di “osservatore”.
———————————-
Link Originale: https://www.zerohedge.com/news/2019-04-04/us-snub-belt-and-road-summit-china-struggles-define-official-bri-projects
Scelto e tradotto da Franco