Redazione: Il legame fra terrorismo e criminalità organizzata è sempre più forte, in particolare in un Paese come la Tunisia che era ritenuto fra i meno soggetti all’estremismo islamico. Al contrario, è uno dei principali luoghi di reclutamento. L’analisi è di un centro studi africano, Issafrica, che seguiamo costantemente. Crediamo che a questa sua analisi, scevra da qualsiasi forma di prevenzione etnica o religiosa, sia lecito attribuire un peso notevole.
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Jihane Ben Yahia e Isel Van Zyl per Issafrica
Negli ultimi anni sono stati segnalati degli importanti collegamenti fra terrorismo islamico e criminalità organizzata. I jihadisti europei responsabili degli attacchi terroristici a Parigi [2015] e a Bruxelles [2016] erano coinvolti in varie attività criminali prima della loro radicalizzazione religiosa.
Globesec, un think tank di Bratislava, ha trovato dei collegamenti con molti tipi di reato, dal furto all’omicidio, ma in particolare con il commercio illecito.
Allo stesso modo, i terroristi islamici che lasciavano i loro paesi d’origine per unirsi allo “Stato Islamico in Siria” avevano stretti legami con bande criminali dedite alle rapine o al traffico di droga.
Evidenze sui diversi modi in cui terrorismo e crimine comune s’intersecano fra loro possono essere trovate anche in Tunisia. Questo paese nordafricano, che dal 2015 ha subito parecchi attacchi terroristici, è il paese d’origine di moltissimi jihadisti presenti in Siria e in Iraq, dal 2011 al 2016.
Già nel 2013 uno studio dell’”International Crisis Group” aveva evidenziato delle palesi intersezioni fra i “cartelli” del contrabbando e i gruppi terroristici. Gruppi criminali stavano usando identità salafite per controllare nel loro territorio i redditizi traffici illeciti.
La cosiddetta “criminalità islamica” è emersa anche nei sobborghi della Capitale, Tunisi, e nella regione al confine con l’Algeria dove i criminali, che indossano il tipico abbigliamento salafita, sono coinvolti nel traffico di droga e delle armi da fuoco.
Per i giovani far parte delle bande di narcotrafficanti o dell’estremismo islamico è solo una questione di opportunità
Nel Marzo del 2016 un attacco terroristico nella città di Ben Guerdane, al confine fra Tunisia e Libia, fu caratterizzato dai preoccupanti collegamenti con le reti criminali organizzate e in particolare con i “cartelli” del contrabbando. Oltre l’80% degli aggressori coinvolti nell’attentato lo erano anche nel “contra”, il termine locale per indicare il contrabbando.
Le indagini hanno svelato che molti contrabbandieri erano implicati nei preparativi dell’attacco, trasportando armi attraverso il confine libico e fornendo riparo agli aggressori prima e durante l’assalto.
Già conosciuta come il principale centro di contrabbando della Tunisia, la città è lo diventata anche per il reclutamento dei jihadisti, cresciuto esponenzialmente fra il 2013 e il 2015.
La serie di attacchi che ha scosso la Tunisia dal 2015 ha portato gli osservatori internazionali e locali a concentrarsi sui drivers dell’estremismo e del terrorismo islamico. Di conseguenza, sono state sviluppate numerose iniziative di prevenzione.
Un rapporto del 2018 dell’ufficio locale delle Nazioni Unite sulle ragioni per cui le persone si uniscono ai gruppi terroristici, ha identificato fattori quali la corruzione, la brutalità delle forze di sicurezza, la mancanza di rappresentanza politica e di servizi pubblici per i giovani, ed infine le cattive condizioni delle carceri.
Questi motivi sono rilevanti non solo per il coinvolgimento dei giovani nel terrorismo, ma anche per la loro adesione ai vari tipi di attività criminale, in particolare il contrabbando.
Terrorismo e criminalità organizzata condividono alcune motivazioni
Secondo le organizzazioni della società civile tunisina impegnate nella prevenzione della violenza e dell’estremismo, aree come Béja [una città nel nord-ovest della Tunisia] e West Kram [un sobborgo settentrionale di Tunisi] sono noti luoghi di arruolamento per le cellule terroriste operative sia in Tunisia che all’estero. Queste aree sono caratterizzate anche da alti tassi di criminalità.
“Per i giovani, nella loro vulnerabilità, finire nel traffico di droga o entrare a far parte di un gruppo estremista è solo una questione di opportunità”, ha dichiarato Aslam Souli. Egli lavora per Beder, un’organizzazione non governativa tunisina focalizzata sull’emancipazione dei giovani.
Nel 2017 Beder ha sviluppato un progetto per l’identificazione precoce dei giovani con caratteristiche di comportamento violento a Ettadhamen, un noto sobborgo di Tunisi.
Uno studio del 2018, condotto dall’”Istituto per gli Studi sulla Sicurezza” nell’Africa occidentale e centrale, ha rilevato che l’estremismo violento può assumere molteplici forme.
Non si riferisce necessariamente al solo estremismo religioso, ma può includere la violenza all’interno delle stesse comunità, come in Ciad, o quella connessa all’attività criminale, come nella Nigeria centrale.
Questi esempi mostrano quanto sia sottile la linea di confine fra terrorismo, estremismo e altri tipi di violenza. Gli autori hanno invitato i governi, i finanziatori e le organizzazioni della società civile a prendere in considerazione le lezioni apprese in tutti campi della prevenzione.
In Tunisia questa raccomandazione potrebbe essere particolarmente rilevante. È evidente che il terrorismo e la criminalità organizzata condividono le stesse motivazioni.
Coloro che lavorano per prevenire la violenza e l’estremismo dovrebbero esplorare con maggiore attenzione i legami fra i due fenomeni.
Potrebbero avvalersi dell’esperienza decennale in Europa, America Latina e Nord America per impedire ai giovani di unirsi al terrorismo islamico o di perpetrare altre forme di criminalità organizzata transnazionale.
Ma concentrarsi solo sulla prevenzione dell’estremismo religioso rischia di lasciare indietro alcuni individui.
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Link Originale: https://issafrica.org/iss-today/organised-crime-meets-terrorism-in-tunisia
Scelto e tradotto da Franco
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