Redazione: Da mesi stiamo assistendo al riavvicinamento fra l’Amministrazione Trump e quella Macron. Numerosi i segnali sia nel Medio Oriente che nel Nord Africa, ma volendo anche in Europa. Palese il raffreddamento dei rapporti franco-tedeschi, con il Trattato di Aquisgrana 2019 ormai da considerarsi al livello di mero evento mediatico.
Se è giusta l’impressione, ci saranno conseguenze. Ancora una volta i francesi sono stati bravi ad appollaiarsi sulla spalla degli Stati Uniti, nonostante le posizioni aspramente contrarie del passato. E’ quello che al nostro Paese non riesce mai, nonostante l’appoggio costante alla politica militare americana (Afghanistan, Iraq, Libano etc.).
———————–
Fabio Giuseppe Carlo Carisio per VT Italia
La notizia più clamorosa è il transito del “gruppo navale” della portaerei Abraham Lincoln nel Canale di Suez, giovedì 9 maggio, per spostarsi dal Mar Mediterraneo al Mar Rosso e quindi più vicino alla base della Marina USA a Manama, in Bahrein, da dove la “Quinta Flotta” sorveglia lo Stretto di Hormuz, il crocevia del Golfo Persico da dove transita la maggior parte dell’oro nero consumato nel mondo, compreso quello prodotto dall’Iran.
Secondo i dati dell’”American Energy Information Administration” [EIA], nel 2016 ca. un terzo di tutto il petrolio trasportato via mare [ovvero 18,5 miliardi di barili] è passato da lì.
Le operazioni navali negli ultimi tre mesi si sono intensificate e hanno portato nelle acque del Mediterraneo, del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano una gran quantità di navi, fra le quali due portaerei americane – la Lincoln e l’”USS John C. Stennis” [CVN 74] – e l’Ammiraglia della flotta francese, la leggendaria portaerei “Charles De Gaulle”, per partecipare all’operazione Chammal, una missione non meglio specificata contro gli ultimi gruppi ISIS in Siria e Iraq.
Una motivazione alquanto improbabile visto che la conquista di Baghuz da parte delle milizie curde YPG ha favorito la resa degli ultimi jihadisti fedeli al califfo Al Baghdadi, ma anche il rilascio di alcuni comandanti gestiti dagli stessi statunitensi in cambio delle tonnellate d’oro rubate a Mosul dai combattenti dello Stato islamico.
Tutto questo movimento in Medio Oriente sembra funzionale più che altro ad un tentativo d’intimidazione nei confronti dell’Iran, conseguenza delle forti tensioni tra Washington e Teheran da quando, un anno fa, l’Amministrazione Trump si è ritirata dall’accordo nucleare internazionale stipulato nel 2015, con la successiva imposizione di pesanti sanzioni economiche .
Ma sembra anche essere un piano d’intervento in Libia, per sistemare il Paese dopo le centinaia di morti e le decine di migliaia di profughi, conseguenza dell’attacco a Tripoli dell’esercito del Generale Haftar, tacitamente appoggiato dalla Francia e dagli Stati Uniti, che ha indotto il governo del Presidente Sarraj ad una sorta di rappresaglia contro varie società commerciali straniere, fra le quali la multinazionale francese Total.
Tensioni che potrebbero causare un aumento pazzesco del costo del petrolio …..
Il Vice Ammiraglio Jim Malloy, Comandante della “Quinta Flotta” americana, ha confermato alla Reuters l’arrivo della Lincoln nel Mar Rosso senza però specificare se avrebbe raggiunto il Bahrain. “Se devo portarla nello stretto, lo farò”, ha detto Malloy in un’intervista telefonica, “posso portarla ovunque in Medio Oriente”.
Il Pentagono ha detto di aver accelerato il dispiegamento della portaerei e di aver inviato dei bombardieri in Medio Oriente, molto probabilmente nella base di Al Udeid in Qatar, ma non ha detto altro sul sito del Comando Centrale [CentCom], dopo che i Servizi Segreti statunitensi avevano riferito di possibili preparativi iraniani in vista di attacchi contro forze o interessi statunitensi.
L’Iran ha definito quelle informazioni una falsità, sperando nell’intervento dell’Unione Europea a sostegno del Trattato Nucleare JCPOA, che gli Stati Uniti hanno abbandonato non considerandolo sufficiente a proteggere la sicurezza internazionale dalla minaccia iraniana.
Gli Stati Uniti si sono ritirati anche dall’accordo INF con la Russia sugli euromissili, inducendo Mosca a fare altrettanto e spianando la strada a una nuova Guerra Fredda, con fronti aperti e irrisolti non solo nello Yemen, ormai alla disperazione, ma anche nella stessa Siria – dove la presenza delle milizie sciite musulmane [la libanese Hezbollah e l’iraniana Quds] viene presa come pretesto per continui raid aerei dell’”Israel Defence Force”, mentre resta irrisolto la questione del campo profughi di Al Rukban, gestito dai ribelli contro il Governo di Bashar Al Assad, ma efficacemente protetto dagli Stati Uniti dalla base militare di Al Tanf.
In questo contesto ipocrita e controverso [basti ricordare i falsi attacchi chimici progettati e filmati dagli “Elmetti Bianchi” britannici, smascherati dalla stessa BBC] anche le dichiarazioni ufficiali devono essere prese con cautela, come confermato dalla mezza-intervista del Vice Ammiraglio Malloy alla Reuters.
Riferendosi all’allerta dei Servizi Segreti statunitensi sull’Iran che, secondo fonti anonime e non verificabili del Pentagono, avrebbe posizionato alcuni missili su delle piccole navi, egli ha detto: “Abbiamo ben osservato l’attività reale. E questo è sufficiente per poter dire che siamo davanti ad una minaccia”.
Il mese scorso gli Stati Uniti hanno dichiarato ufficialmente che la Guardia Rivoluzionaria Iraniana [IRGC] è un’organizzazione terroristica (*) e ha aumentato le sanzioni, con l’esplicito obbiettivo di ridurre a zero le esportazioni di petrolio iraniano.
Come riportato dalla Reuters: “Alcuni dei critici di Trump temono che la Casa Bianca stia intenzionalmente provocando l’Iran”, facendo seguito alle intenzioni bellicose del Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Bolton, un nemico sia dell’Iran che del Venezuela.
Il Senatore Democratico Tim Kaine ha detto che “….. temo che l’Amministrazione Trump ci stia conducendo verso una guerra inutile”.
Esattamente quello che sta accadendo a Caracas, dove la Casa Bianca sostiene il leader dell’opposizione Juan Guaidò, il discepolo di Leopoldo Lopez autoproclamatosi Presidente ad interim. Entrambi sono stati studenti universitari negli Stati Uniti, con i costi probabilmente sostenuti dall’Amministrazione Obama.
Nel 2014 Lopez fu condannato per incitamento alla violenza, dopo le morti nella manifestazione di Guarimbas organizzata contro il Presidente Nicolas Maduro.
Fu imprigionato ma ottenne gli arresti domiciliari da cui fuggì a fine Aprile per sollecitare, senza successo, la ribellione dei Generali Venezuelani, prima di rifugiarsi nell’Ambasciata Spagnola a Caracas, assieme ad altri Parlamentari sostenitori del “colpo di stato” che, una volta revocata l’immunità, hanno trovato asilo in Italia.
L’embargo petrolifero e il nodo dello Stretto di Hormuz

Il Comandante in Capo della “Guardian Navy” del “Corpo delle Guardie Islamiche” [IRGC] ha dichiarato che lo Stretto di Hormuz è un passaggio marittimo internazionale, avvertendo che l’Iran potrebbe chiuderlo al traffico navale se non potesse usarlo per le sue esportazioni.
Alireza Tangsiri, Comandante della IRGC Navy, lo ha annunciato in un’intervista al canale di notizie in lingua iraniana Al-Alam lo scorso 19 aprile, lo stesso giorno in cui la Casa Bianca annunciava che il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump non avrebbe esteso l’esenzione dall’embargo agli 8 paesi importatori di petrolio dall’Iran, che era in vigore fino allo scorso 2 maggio. Fra questi l’Italia, così come la Grecia e Taiwan.
Questa comunicazione ha fatto seguito alle ripetute minacce del Premier Israeliano Benjamin Netanyahu di bloccare il transito delle petroliere iraniane nelle acque del Mediterraneo.
La risposta del Comandante Militare Iraniano è stata perentoria: “Secondo la Legge Internazionale lo Stretto di Hormuz è regolato dal ‘diritto internazionale’ e quindi lo chiuderemo a tutti gli altri Paesi se il suo uso sarà vietato all’Iran”.
D’altra parte Malloy, Comandante della “Quinta Flotta” della Marina Statunitense che ha il compito di sorvegliare l’Iran dal Bahrein, ha negato alla Reuters l’esistenza di un piano d’attacco: “Non c’è alcun piano di guerra e non ho ricevuto l’ordine di farlo. Tuttavia, siamo assolutamente pronti a rispondere a qualsiasi aggressione nei confronti degli Stati Uniti, dei partner della regione o dei nostri interessi “.
Il rischio più concreto è che gli Stati Uniti diano inizio a provocazioni sistematiche contro l’Iran [com’è accaduto in Venezuela] o contro le petroliere iraniane che transitano nello Stretto, per poi iniziare a bombardare nel caso di sue reazioni militari.
Ma non è solo il Golfo Persico ad essere al centro delle manovre militari.
Portaerei nel Mar Rosso e nel Mar Mediterraneo
Sul sito del CentCom sono evidenziate le diverse operazioni navali che hanno avuto luogo tra il Mar Rosso e il Golfo Persico [in marzo, aprile e l’inizio di maggio], ed inoltre l’arrivo in Medio Oriente del velivolo “Stratofortress US B-52H” assegnato al “20° Expeditionary Bomb Squadron” e parcheggiato in linea di volo l’8 maggio 2019, molto probabilmente nella base aerea del Qatar che, per l’aviazione americana, è la più grande del Medio Oriente.
Il B-52H può effettuare un ampio spettro di attacchi strategici, ma anche operazioni di supporto ravvicinato e offshore nella regione.
Sempre sul CentCom, l’operazione “Artemis Trident 19” del 10 aprile ha avuto un grande spazio. Hanno partecipato la Marina francese, la Marina Reale britannica e infine la Marina statunitense.
Ma anche prima, il 13 marzo, la mobilitazione del gruppo d’attacco CTF473, guidato dalla portaerei Charles de Gaulle, è stata molto importante. Ha sostenuto, nelle acque internazionali davanti alla Siria, l’operazione congiunta Stati Uniti/Francia chiamata “Joint Task Force Inherent Resolve”.
“L’arrivo della portaerei rafforza le capacità militari francesi coinvolte nell’operazione Chammal ed anche la Coalizione contro l’ISIS”, ha scritto CentCom ricordando che nel 2015 la Charles de Gaulle fu già coinvolta in quell’area: “il rafforzamento delle capacità belliche illustra la determinazione della Francia e della coalizione a completare la sconfitta militare dell’ISIS”.
Ma qual’è stato il suo contributo reale davanti ai miliziani di Daesh, che si erano già arresi [o erano in fuga o finanche evacuati dagli stessi Stati Uniti], è difficile da capire.
Resta il fatto che il 17 settembre 2018 i missili contro la Siria, che causarono danni collaterali ad un aereo da ricognizione russo [IL-20] con il conseguente massacro dei 15 uomini dell’equipaggio, partirono non solo dagli F-16 dell’Aviazione Israeliana ma anche dalla Fregata Francese Auvergne.
Questo è il motivo per cui la presenza del “gruppo d’attacco navale” della Charles de Gaulle, che nel frattempo si sarebbe trasferito nel Mar Rosso, è da considerarsi minaccioso.
Tutto questo è riportato da un articolo di “Sputnik France” che riferisce della Portaerei “USS John C. Stennis” arrivata al Porto di Marsiglia, assieme ad un incrociatore, sabato 27 aprile e subito entrata a far parte del gruppo della “Sesta Flotta della Us Navy” con base a Napoli, comandata dal Vice Ammiraglio Lisa Franchetti, un’americana di origine italiana.
“La nave americana ha incontrato la portaerei francese Charles de Gaulle nel Mar Rosso il 15 aprile, per poi effettuare 36 ore di operazioni congiunte”, ha scritto Sputnik France, aggiungendo che le due Portaerei hanno verificato “le loro capacità di agire insieme in modo integrato e coordinato”, come evidenziato dalle forze armate francesi.
Il “gruppo di combattimento” della “USS John C. Stennis” è poi rimasto nel Mediterraneo per alcune settimane assieme alla più potente “USS Abraham Lincoln”.
Questa è stata la prima volta in quasi tre anni che il Comando Americano schiera contemporaneamente due Portaerei in questo mare: una circostanza temporanea che può essere spiegata con la necessità di spostare la “Lincoln” nel Mar Rosso.
Il Vice Ammiraglio Lisa Franchetti ha sottolineato che queste operazioni avevano lo scopo di dimostrare “il fermo impegno di Washington nei confronti della stabilità e della sicurezza nella regione”. Soprattutto da quando l’escalation del conflitto in Libia è culminata, giovedì 9 maggio, con il blocco delle attività di alcune compagnie straniere.
Vendetta contro la Francia: la Total bloccata in Libia
Sputnik International ha scritto che: “Il Governo di Accordo Nazionale [GNA] della Libia con sede a Tripoli ha sospeso le operazioni di 40 compagnie straniere, fra le quali la multinazionale petrolifera francese Total. La decisione è stata presa dal Ministro dell’Economia e dell’Industria del GNA, Ali Issawi.
Secondo la dichiarazione del Ministero le licenze alle società straniere per operare in Libia sono scadute. La mossa del GNA interesserà anche le società di telecomunicazioni aerospaziali francesi e l’Alcatel.
Secondo quanto riferito, la mossa è stata provocata dalla rabbia del GNA per la riluttanza del Presidente francese Emmanuel Macron ad offrire al Primo Ministro libico, Fayez al-Sarraj, un sostegno più esplicito per la crisi politica in corso in Libia”.
Dopo il “colpo di stato” occidentale compiuto dalla Francia e dagli Stati Uniti con il sostegno della NATO – e dopo l’uccisione del leader libico Muammar Gheddafi nel 2011 – il paese si è diviso fra due Governi, con la parte orientale controllata dal Parlamento di Tobruk [appoggiato dal generale del LNA Khalifa Haftar] e la parte occidentale controllata dal GNA sostenuto dall’ONU.
L’ONU ribadisce gli appelli per il “cessate il fuoco” dallo scorso 4 aprile, quando il Feldmaresciallo Haftar ha iniziato l’offensiva su Tripoli, causando fino ad ora centinaia di morti e decine di migliaia di profughi.
Fin dal primo momento il Governo di Al Sarraj ha sostenuto che c’era un piano della Francia per sostenere l’iniziativa militare dello LNA, non solo un tacito consenso.
Ma questo non può far altro che peggiorare le cose e legittimare un intervento diretto dei francesi a sostegno del generale Haftar, che causerà ulteriori spargimenti di sangue e conflitti in Medio Oriente, nel mezzo dei quali Israele potrebbe decidere di rafforzare le sue azioni contro la Siria e ripiombare nel caos anche questo paese.
Un piano di destabilizzazione che sembra funzionale all’alleanza tra i sionisti di Tel Aviv, i sunniti dell’Arabia Saudita e i mercanti di guerra anglo-franco-americani per perseguire le gigantesche speculazioni sul commercio delle armi, cui partecipano tutti i più importanti fondi d’investimento e le potenti banche internazionali.
————————–
(*) Abbiamo visto nell’articolo https://www.mittdolcino.com/2019/05/17/la-situazione-in-iran-sta-deteriorandosi-rapidamente-il-presidente-iraniano-rouhani-parla-apertamente-di-guerra-evacuato-il-personale-diplomatico/, recentemente pubblicato, che l’aver dichiarato la IRGC “organizzazione terroristica” può consentire all’Amministrazione Trump di attaccare l’IRAN bypassando il Congresso.
————————–
Link Originale: https://www.veteranstoday.com/2019/05/10/us-and-france-and-their-upcoming-oil-war-in-the-persian-gulf/
Scelto da Mitt Dolcino e tradotto da Franco
*****
Le immagini, i tweet e i filmati (i contenuti) pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.