Salvini bacia il crocifisso dopo i risultati di domenica, diventando ufficialmente l’Uomo della Provvidenza
Non ho detto che è stata una vittoria quella di domenica, non a caso. Questo perché la battaglia è stata dura e la si è vinta, complimenti. Ma la guerra non è ancora iniziata. La guerra va vinta, là sarà vittoria.
Quello che posso certamente dire è quanto al titolo: oggi Salvini è uomo solo al comando, da domenica scorsa. Senza rete, sarà il vero ed unico responsabile delle proprie fortune. E dei propri errori.
Uno scontro “tra cristiani”? Che il leghista rammenti che a dire bugie si fa comunque peccato…
Chiaramente chi scrive non si metterà contro, anzi. Diciamo che però da oggi si cambia linea, si farà solo il cronista: si racconteranno gli eventi concentrando l’attenzione su quello che si ritiene più interessante, non necessariamente mainstream.
Ossia da oggi in avanti nessuna proposta di strategia, nessuna idea, solo evidenze; in poche parole voglio rimanere neutro.
Il motivo è presto detto: secondo chi scrive il risultato di domenica scorsa è quanto di più pericoloso potesse concretizzarsi per l’Italia. Ben sapete che lo scrivente non ha né voglia né interesse ad aggregarsi ad alcun carrozzone, mai mi vedrete ad eventi a fare il lacchè, non fa per me. Preferisco rimanere l’ultimo dei mohicani, attaccato alla stessa linea da 6 anni: l’euro è inemendabile e per l’Italia resterà una condanna, se non se ne esce. Condanna non solo economica ma di fine dell’Unita nazionale. Esiste la teorica possibilità che si arrivi ad una mutualizzazione del debito in ambito EU, come alternativa all’ITALEXIT. Ma chi scrive ritiene tale opzionalita’ solo una chimera, utilizzata ad arte per giustificare l’esistenza dell’allegra brigata di politici leghisti neoeletti, che hanno fatto carriera andando sotto il palco ad applaudire il nuovo principe. In realtà l’euro è uno strumento neocoloniale utilizzato per depredare i periferici, dunque chi ne trae vantaggio non lo mollerà mai.
(Temo ne dovrò portare molti a Canossa….)
Da qui il titolo: l’Uomo della Provvidenza oggi è Salvini. Quello prima di lui fu Benito Mussolini, la prima versione almeno, la grand’icona a cui gli italiani si votarono per uscire dalla peggior crisi dal 1860, quella post Grande Guerra e post Grande Influenza. Mussolini fu in parte all’altezza delle aspettative, almeno fino al 1938, ossia fino all’entrata in guerra: un passo obbligato aderire all’Impero Europeo pensato da Goebbels, Hess e Funk, un lebensraum ipotetico anche per l’Italia visto che i driver di crescita da cui aveva attinto per 7 anni si stavano esaurendo a causa di una stagnazione mondiale legata alla recessione innescata negli USA da Roosevelt con il fallito tentativo di normalizzazione della politica economica, nel 1937 (Double dip recession).
Le analogie quanto meno economiche coi nostri tempi si sprecano; da qui l’enorme pericolosità di quanto abbiamo innanzi. E la mia cautela.
Se fate la somma: 34+6.4+8.6 fa 49, un punto in meno di 50. Ossia per avere la maggioranza assoluta ai salviniani manca un punto percentuale grasso, base dati di domenica. Quello che manca arriverà dai renziani, pronti ad uscire dal PD per aggregarsi al centro destra di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il governo dei due Mattei, come ebbe a prevedere il vecchio Scalfari mesi fa. Faccio notare come Matteo Renzi sia stato invitato al Bilderberg di Montreaux quest’anno. Ossia il Renzusconi è ad un passo. Ovvero il tradimento è ad un passo, nel caso. Vedremo.
Non è un segreto: il piano “voluto” per l’Italia è un altro, Salvini rema controcorrente. Per riuscire nel suo intento ha bisogno di competenze fuori dalla norma. E di intelligenze spettacolari. E di una squadra affiatata, che non si sfaldi alla prima pioggia, immaginando che fra poco arriverà la burrasca. Ce la farà?
Io spero l’Italia ce la faccia, ma sarà durissima. Anche perché l’Italia parte zoppa: nel Belpaese (che fu felice) la carriera non si fa col merito ma con la lingua, certamente non coi neuroni. Il metodo infatti alle latitudini italiche sta dentro la bocca, organo utilizzato non necessariamente solo per parlare. Dunque mi aspetto tantissime parole ma pochissimi fatti e strategie valide, per inciso questo non è il mio modo di agire.
Il supporto che darò starà proprio nel non dare indirizzi ne idee, per non disturbare il manovratore, solo ordinare gli eventi concentrandomi sui segnali deboli, di norma i più importanti.
Visto che ho scelto di starmene fuori, perché non vedo una linea chiara (anzi secondo chi scrive è errata, sull’euro) ed anzi vedo troppe parole e pochi piani concreti, mi è dovuta la neutralità. Ossia il rispetto.
Saranno anni epocali, i prossimi due, fino a fine 2021.
Mitt Dolcino
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