Dagospia ha fonti che tiene ben nascoste, ce ne siamo accorti da tempo, ad es. da quando il patron andò da Italiaoggi – lui giornalista cresciuto nel gossip, a misurarsi con i “maestri della finanza”, un mese fa – a concedere un’intervista sui problemi economici (!) del Paese, là da venire (vedasi l’articolo di ieri l’altro). E soprattutto sulle tentazioni salviniane di fare un governo di centrodestra con Renzi al seguito, ormai la badante politica di Berlusconi (sono pressoché uguali nelle loro sfrenate ambizioni). Ancora non ce ne accorgiamo ma oggi il rischio è precisamente lo stesso di un mese fa, a maggior ragione se a Salvini succedesse un incidente di percorso, mai da escludere quando si decide di aprire fronti di guerra con tutti i pesi massimi del potere terrestre, escluse le lontane Cina e Russia, la storia matrigna insegna (…).(sembra che per domani il primo ministro Conte abbia chiesto di fare un intervento a reti unificate, ndr).
Questa settimana, appena dopo le elezioni vincenti per la Lega, ecco di nuovo il Dago rincarare la dose andando al cuore del problema: ci viene indicato con mirabile chiarezza e dettagli come il problema di Salvini starebbe nei suoi consulenti. In tutto questo sorprende l’ardore del redazionale di D’Agostino, davvero degno di nota (vuol dire che il problema è grosso,…). Ragionamento che parrebbe assai supportato nella sua elaborata analisi (AMBASCIATOR NON PORTA PENA). Cito:
“Il Capitone ha una sola idea, e spera sia quella buona: dare la colpa delle disgrazie italiane all’euroburocrazia, sfidare le istituzioni, spingerle al limite della rottura, e poi portare a casa qualcosa, qualunque cosa. In realtà ha un’arma in meno: fino all’anno scorso poteva mettere sul tavolo il pistolone dell’Italexit. “
Analisi perfetta direi, anche noi sosteniamo da tempo come sia stato un errore ciclopico mettere da parte l’Italexit, certamente a difesa di qualche stakeholder di peso in seno alla Lega (non ho detto Berlusconi e/o gli industriali padani, che a mollare l’euro non ci pensano nemmeno sebbene tele mossa sarebbe nell’interesse del 99% degli italiani e del 99.9% dei votanti leghisti, ndr). Certamente quello che Salvini potrà ottenere sfidando l’EU senza voler uscire dall’euro sarà poca cosa, come suggerisce Dago. Infatti l’EU sta accerchiando l’Italia, ben conscia che il rapporto di amicizia con gli USA si è rotto a causa della improvvida firma di Geraci, Centinaio & Co. nell’accordo della Via della Seta, per un pugno di dollari. Continua Dagospia:
“C’è rimasta solo una cosa che trova d’accordo Merkel e Macron: isolare l’Italia. Conte al summit di Bruxelles è stato rampognato da Angelona, che lo ha cancellato pure dalla seconda linea di quelli che contano in Europa. Per capirsi: prima Francia e Germania si incontravano a due, e il primo che veniva chiamato per comunicare le decisioni era il premier italiano. Adesso quel posto è stato preso da Sanchez, e l’Italia nella cabina di regia è scesa al livello dell’Estonia…”
Uscire dall’euro? Col cavaliere in vita?
Ossia l’accerchiamento sembra cosa fatta, l’EU non ci riconoscerà nulla, vogliono arrivare fino in fondo, vogliono distruggere (letteralmente) l’Italia, la letterina di Bruxelles è solo l’antipasto. L’EU sembra infatti pronta alla guerra economica “finale” contro Roma, drenando denaro da chi in Italia lo detiene (le famiglie italiane). Nel passaggio successivo, ecco spuntare i nomi di chi nasconderebbe la falla nella barca di Salvini, a livello strategico, con citazione precisa dell’errore che si sta compiendo:
“Torniamo alla guerra contro gli eurocrati. I consiglieri economici di Salvini, soprattutto Rinaldi e Borghi, gli dicono che l’Italia è too big to fail, che i suoi fondamentali non sono poi così male, che il risparmio privato è una forza nascosta ma indiscutibile, e che una botta di vita spingendo sul deficit – tipo l’abbassamento delle tasse o un piano di investimenti massicci – è indispensabile per non morire di stagnazione, concorrenza cinese e decrescita infelice”.
Qui c’è tutto: secondo Dago i due “esperti” che “soprattutto” spingono Salvini alla battaglia con l’EU sulla base del “too big to fail“, ossia che il mondo non lascerà fallire l’Italia perché troppo grande/importante (discorso da Antica Roma, ndr), ossia stanno giocando una loro partita col fondoschiena degli italiani. Nel senso che, se tale diciamo teoria (astrusa, secondo chi scrive) del duo sopra citato dovesse fallire – purtroppo molto probabile, visto che Roma ormai ha fronti di guerra aperti con Bruxelles, Berlino, Parigi ed anche Washington, senza nessuno dichiaratamente al suo fianco, nemmeno Pechino che ci sta semplicemente usando contro Washington, ndr – l’Italia affonderà, mettendo a rischio 60 anni di pace e prosperità oltre che l’Unita della Penisola. Dago spiega anche i motivi, illuminanti:
“Savona gli ricorda però che le istituzioni europee non sono ”I Mercati”, che Bruxelles può darti carta bianca o metterti la Troika fin dentro le mutande, ma se gli investitori istituzionali non si fidano dei tuoi titoli di Stato, non vai da nessuna parte. Il fucile dello spread è sempre lì a pochi centimetri dagli occhi, e da quando questo governo è al timone, resta parecchio al di sopra del livello garantito al mite Gentiloni.”
Alla fine Savona aveva ragione; l’ex ministro sardo ricordo essere stato allontanato dal governo dai leghisti in quanto contrario a tecniche di economia “voodo” tanto care all’ala berlusconiana del partito che fu di Bossi, tra tutti i minibot, preferendo le soluzioni del guru senza laurea Armando Siri, non a caso uomo Mediaset in Liguria.
“A neanche tre giorni dalla vittoria alle urne, il leader leghista è stato randellato dalla letterina della Commissione europea sul debito e pure dalla Corte dei Conti. La scelta torna sempre al solito, esistenziale, quesito: meglio una fine spaventosa o uno spavento senza fine? Al momento, galvanizzato dal voto, Salvini propende più per la prima opzione. Ma potrebbe trovare ostacoli too big to face, troppo grandi da affrontare…”.
MiniBOT tanto Cari al Cavaliere…
Ossia, tradotto, seguire la teoria del duo (possibilmente kamikaze) Borghi-Rinaldi potrebbe rivelarsi, appunto, suicida. Ma, si sa, come ebbi a scrivere in passato, Salvini è troppo spesso mal consigliato: purtroppo in Italia c’è una tradizione apparentemente intoccabile che concepisce far carriera senza dar peso al merito (il titolatissimo Savona allontanato per fare spazio all’illaureato Siri, memento), da secoli. La nemesi italica, la sua fine, rischia infatti di essere proprio questa: affondare il Paese non solo per non voler riconoscere il merito ma addirittura dando potere a soggetti che fanno delle parole interessate il fine della loro esistenza, avendo magari limitati contenuti per il ruolo. Ossia, a quanto sostiene Dagospia all’inizio del suo intervento: l’unica alternativa per Salvini sembra l’uscita dall’euro, senza improbabili scorciatoie tipo minibot (sperando che la ricetta di Siri e Berlusconi del 2014, mutuata dalla Lega, in realtà non serva per restare nell’euro, alla Tsipras, altro che uscirne…).
Concludo con un monito: attenzione che D’Agostino è troppo ben informato per fare solo il giornalista. Ricordando che chi scrive ritiene l’ITAEXIT l’unica strada per evitare di diventare colonia, scorciatoie tipo miniBOT non ce ne sono (noi non cambiamo idea, diciamo le stesse, precise, identiche cose da anni, a costo di restare l’ultimo dei mohicani antieuro!).
Mitt Dolcino
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