Incontrare Mike Pompeo non è cosa di tutti i giorni. Che poi l’oriundo Mike Pompeo visiti amichevolmente un Paese amico è affare notevole, ricordando che a Palermo, per l’accordo sulla Libya, alla fine nessun americano diciamo “pesante” partecipò ai lavori (men che meno Pompeo, che si rifiutò di andare, facendo fallire l’evento, evidentemente già fiutava l’accordo sulla Via della Seta da parte dei gialloverdi dopo l’accordo del ministro leghista Centinaio con Alibaba nel dicembre scorso, ndr). Nella neutrale Svizzera italiana invece, a pochi kilometri dall’Italia, dove ha sede una delle Università americane all’estero più importanti del mondo, ecco che Mike Pompeo giunge in pompa magna il 2.6.2019 per incontrare Ignazio Cassis, il ministro degli Esteri svizzero nato italiano (bergamasco).L’oriundo Mike Pompeo, ex militare, ex capo della CIA, ora Segretario di Stato, probabile prossimo candidato alla Presidenza USA, è stato uno dei più feroci critici dell’accordo italiano con la Cina, prevedendo che “alla fine l’Italia ci perderà” (…)
Certo, che l’incontro abbia avuto luogo appena fuori dai confini italiani, in un momento mai tanto complesso per gli sviluppi europei e soprattutto italiani, è altamente significativo. Soprattutto alla luce del fatto che il ministro degli interni Salvini – primo ministro in pectore – ha sì incontrato un paio di volte gli omologhi russi ed anche con lo stesso Putin, si è anche recato in Israele ad incontrare il governo di Tel Aviv; ma in USA il Salvini ministro degli Interni praticamente non ha sortito nessun risultato, men che meno incontrando Trump.
Sembra un po’ la parabola di Renzi, che da quando smise di essere primo ministro mai riuscì ad incontrare il nuovo Presidente USA, Donald J. Trump… nonostante mille sforzi e nonostante un invidiabile track record con Barack Obama (Salvini già a fine febbraio 2019 ci provò a vedere Trump, senza risultati).
Ora, il fatto che Mike Pompeo sia volato in Ticino e non a Berna ad incontrare Cassis, parlando un inglese con parole italiane, ossia un ministro degli esteri con chiare e pubbliche attinenze italiane, ha un peso specifico non irrilevante. Oltre tutto in data 2.6, Festa della Repubblica Italiana, quando tutti i ministri italici devono essere necessariamente a Roma.
Certo, gli addetti ai lavori ricordano come l’operazione Sunrise, che decise le sorti dell’Italia post fine della ultima guerra, fu concordata nella dependance dell’Hotel Eden di Locarno, ben sapendo che nella diplomazia i ricorsi storici hanno valore. Oggi che l’Italia traballa come mai è successo dai tempi dell’Operazione Sunrise – l’ultima visita di un segretario di Stato in Ticino risale a 20 anni fa, appena prima dell’era dell’euro – vedere il Segretario di Stato USA andare a Bellinzona può essere fonte di seria preoccupazione, soprattutto dopo la firma italiana nell’accordo sulla Via della Seta.
Se non fosse che non è per nulla certo che l’Italia – se mai dovesse subire una secessione/dovesse essere divisa -, ciò potrebbe accadere non necessariamente per linee orizzontali, soprattutto relativamente al nord Italia, potremmo stare sufficientemente tranquilli sull’assenza di conseguenze di un simile atto ufficiale lato americano.
Mitt Dolcino
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