Michael Every di Rabobank
Se non eravate preoccupati prima, cominciate ad esserlo ora.
Non è stata la Cina ad essere protagonista di un’improvvisa escalation, e nemmeno l’Iran o la Corea del Nord.
Non c’entra molto nemmeno la Turchia – che ha dichiarato di voler installare missili antiaerei russi S-400 in un’area del Mediterraneo dove sta cercando idrocarburi (nonostante Cipro, che fa parte dell’UE, protesti perché sono sue acque territoriali).
E nemmeno l’Italia, dove il Vice Premier Matteo Salvini sta minacciando nuove elezioni che probabilmente rafforzerebbero ulteriormente la sua mano mentre si prepara alla battaglia con Bruxelles.
Niente di tutto questo, stiamo parlando del Messico (o, meglio, del Presidente americano Donald Trump, fatto assai meno sorprendente).
Non fraintendetemi. Fino a stamattina avrei detto che era la Cina il paese di cui avreste dovuto preoccuparvi di più, visto che il PMI manifatturiero di maggio è crollato a 49.4 – mentre anche per giugno le previsioni sono brutte, come notato oggi da Bloomberg.
Inoltre, se ascoltate le recenti dichiarazioni della Casa Bianca e leggete i tweet di alcuni importanti protagonisti del mercato statunitense, potreste concludere che presto vi saranno sanzioni statunitensi contro la Cina e i suoi “campi di concentramento” nello Xinjiang (1).
Eppure, oggi, siamo molto più preoccupati per il Messico ….. perché Trump ha appena twittato che:
“Il 10 giugno gli Stati Uniti imporranno dazi del 5% su tutti i beni che entrano nel nostro Paese provenienti dal Messico, fino al momento in cui i migranti illegali che arrivano da quel paese si fermeranno. I dazi aumenteranno gradualmente fino a quando il problema dell’immigrazione illegale sarà risolto. A quel punto saranno rimossi. Seguiranno dettagli”.
I dettagli stabiliscono che i dazi saliranno al 10% entro il 1° luglio, al 15% entro il 1° agosto, al 20% entro il 1° settembre e infine al 25% entro il 1° ottobre, dove resteranno in modo permanente se l’immigrazione illegale dal Messico non dovesse fermarsi.
Alcuni giornalisti ometteranno di dire che si tratta di un affronto al Messico ….. ma non lo è: in realtà è come se gli Stati Uniti sedessero direttamente sul Messico con tutto il loro peso corporeo.
Conseguenze e implicazioni? Iniziamo con i mercati.
Dopotutto, lo scorso anno il Messico ha venduto merci per 347 miliardi di dollari negli Stati Uniti ed inoltre è profondamente integrato nella sua economia, esattamente come la Cina, nonostante abbia dimensioni più piccole, specialmente nei settori auto e agricolo.
In primo luogo il peso messicano ha inizialmente subito un calo del 2% (enormemente sottovalutate le conseguenze della vicenda); in secondo luogo i mercati azionari statunitensi e messicani non ne troveranno giovamento; in terzo luogo i rendimenti obbligazionari statunitensi, messicani e globali caleranno di molto, credetemi.
Quanto tempo ci vorrà prima che i T-bonds statunitensi a 10 anni calino sotto al 2%? (2)
Anche in senso politico questa vicenda è un vero casino. Le relazioni USA-Messico ancora una volta ne soffriranno – e ricordiamoci che il “NAFTA 2.0” USMCA [United States–Mexico–Canada–Agreement] non è stato ancora finalizzato e ratificato.
Questo profumerà molto di “NAFTA 0.0” per i messicani. Tuttavia, e a livello domestico, per Trump potrebbe essere una vittoria: c’è bisogno di un muro, lasciamo che le tariffe doganali facciano il loro lavoro!
Anche il messaggio rivolto alla Cina è assai chiaro: “Facciamo un gioco duro”. Ma il messaggio che la Cina recepirà è: “Sono [io, Trump] assolutamente imprevedibile e inaffidabile”.
Di conseguenza, un accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti potrà essere fatto sulla base di condizioni imposte a Pechino? “No”, è la risposta degli economisti che ancora pensano sia tutto legato all’economia – e quindi la risposta giusta è automatica e contraria: “Sì”.
E che dire di quelle aziende che avevano già spostato le catene di approvvigionamento dalla Cina, conseguenza dei tassi doganali al 25%, e di coloro che avevano pensato che gli Stati Uniti fossero contenti di assistere allo spostamento delle produzioni in Messico?
Voi vi spostate, ma i dazi vi seguono! Quindi, dove potete andare? In Vietnam? Quanto tempo ci vorrà prima che anche questo paese sia sulla linea del fuoco?
Negli Stati Uniti, quindi? Sul serio? E l’Europa, dormirà tranquillamente sapendo che gli Stati Uniti sono disposti ad aumentare le tensioni anche con un alleato e partner commerciale come il Messico?
Immaginate a quanto salirebbe la disoccupazione tedesca se il settore automobilistico si trovasse ad affrontare dazi doganali, o se gli Stati Uniti si allontanassero dal cuore dell’UE come reazione ai problemi con la NATO ….. e pensate a come la prenderebbe il populismo europeo.
Anche se il Messico semplicemente chiudesse i suoi confini, a nord e a sud, tutto questo lascerà per molti anni un aspro sapore in bocca a tutti.
Ironia della sorte, se la strategia a lungo termine degli Stati Uniti è quella di spostare il lavoro dalla Cina al Messico e insistere per salari più alti anche in questo paese, e poi costruire la fortezza USMCA contro la Cina ….. ebbene tutto questo farebbe aumentare i redditi dei messicani a livelli tali per cui molte meno persone avrebbero voglia di attraversare il confine per lavorare negli Stati Uniti.
Tuttavia, mentre questa dinamica potrebbe far vincere la “guerra fredda” contro la Cina, alcuni protagonisti dei mercati si chiedono ora se possa servire a prendere molti voti nel 2020.
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Note dell’Autore:
1) Qualche lettore con cui ho parlato personalmente potrebbe ricordare come abbia lungamente suggerito che questa, per gli Stati Uniti, sarebbe stata un’arma logica, dirompente e “morale”.
2) Ieri, Richard Clarida (Vice Presidente della Fed) ha dichiarato che la Fed è pronta ad “allentare” la politica economica se dovesse vedere dei rischi in prospettiva, anche se l’economia dovesse trovarsi in un’”ottima situazione”. Quindi, questa vicenda può essere considerata come un rischio, in prospettiva?
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Link Originale: https://www.zerohedge.com/news/2019-05-31/if-you-werent-worried-worry-now
Scelto e tradotto da Franco
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