Tom Luongo per Strategic Culture
A prima vista le elezioni europee non sembrano aver portato nulla di significativo per la Germania, con i media che hanno strombazzato il passo indietro della destra.
L’AfD all’11%, dopo un sondaggio che nel 2018 la dava al 18%, ha dato l’immagine che Angela Merkel abbia resistito alla tempesta proveniente da destra.
Ma così facendo si è aperta agli attacchi provenienti da sinistra!
I risultati combinati, per la Coalizione di Governo, sono stati del solo 45%, con i socialdemocratici [SPD] che hanno peggiorato i numeri dei sondaggi, ottenendo solo il 15,8%.
È stata la perdita di Brema – che ha votato sia per il Parlamento Europeo che per quello locale – il fatto più inquietante, perché l’SPD ha perso rispetto alla CDU della Merkel. E’ la prima volta in 73 anni che la SPD perde Brema.
Sulla scia dei risultati ci sono state due grandi mosse. La Merkel ha rinviato il suo “ritiro” da leader della CDU e, fatto ancor più importante, Andrea Nehles si è dimesso da leader dei socialdemocratici.
Tutto questo ha gettato un’ombra sul futuro dell’attuale Grande Coalizione.
La domanda che ora si pone è se possa sopravvivere fino alle prossime elezioni del 2021. Le speculazioni successive alle dimissioni di Nehles mi portano a credere che dietro le quinte possa esserci qualcosa che spinge in questo senso.
I Verdi sono aumentati a oltre il 20% e quello che all’inizio è sembrato un semplice voto di protesta, causato dagli ulteriori 4 anni di appiattimento della SPD sulle politiche eurofile della Merkel, ha assunto un’importanza maggiore.
Il risultato ottenuto alle Elezioni Europee implica che la SPD potrebbe essere in declino terminale, analogamente ai Tories del Regno Unito.
I Verdi in Germania sono dei “falchi”. Sono i più determinati nel promuovere il cambiamento della società attraverso una politica progressista e, ai loro occhi, l’SPD ha “fatto il piedino” alla Merkel per troppo tempo.
Questo risultato li ha resi molto più ambiziosi e avrà degli effetti a catena anche nell’Unione Europea.
Quindi, come ho già detto in uno dei miei ultimi articoli, il “centro” non regge più in Europa [https://www.mittdolcino.com/2019/06/05/non-esiste-piu-un-centro-politico-in-europa/] – e i giorni dei “politici centristi” come la Merkel sono contati.
Le Grandi Coalizioni, composte dai grandi perdenti delle Elezioni Europee, non servono più a niente se non a prendersi cura paradossalmente del progresso del “progetto europeo”.
I politici radicali avranno ora una voce e un’influenza molto maggiori sul corso dell’Europa. A cominciare dai Verdi tedeschi. Hanno “tenuto” al di sopra del 16% per molti mesi e hanno appena superato quel livello nell’elezione più importante.
In Germania sono ora un “movimento sociale”, non rappresentano più un voto di protesta e potrebbero facilmente abbattere il governo Merkel.
Il problema, tuttavia, è che al momento non c’è alcuna coalizione che sia anche praticabile, a meno che i Verdi non salgano al 35% cancellando completamente la SPD.
I Verdi sono stati il motivo principale delle difficoltà incontrate dalla Merkel nel mettere assieme una coalizione, dopo le elezioni del 2017.
O dovrà svoltare più forte a sinistra, alienando la sua già tenua relazione con la CSU bavarese, o considerare una coalizione con l’AfD, sfidando quello che è un autentico anatema.
La Merkel ha speso così tanto capitale politico negli ultimi diciotto mesi per respingere l’ascesa dell’AfD – basata sulla sua disastrosa politica dell’immigrazione – da restare del tutto incagliata se la Coalizione dovesse cadere a pezzi.
Sono sicuro che sia questo il motivo per cui ha revocato il “ritiro” da leader della CDU [https://www.mittdolcino.com/2019/05/29/il-piano-per-la-successione-e-imploso-angela-merkel-determinata-a-restare-al-potere-fino-al-2021/]: per cercare di mantenere l’SPD dalla sua parte, almeno per il momento.
Ma quest’anno ci sono tre grandi elezioni statali nella Germania Orientale: nel Brandeburgo, in Sassonia e nella Turingia.
Sono tutte roccaforti dell’AfD, che ha vinto nel Brandeburgo e in Sassonia e ci è andata vicino in Turingia. La situazione sta creando un forte divario fra Est e Ovest che la Merkel non sta facendo nulla per migliorare.
Guardando al futuro, i primi due Stati andranno alle urne il 1° settembre. Sulla scia di un risultato positivo l’AfD potrebbe conseguire un forte successo anche nel terzo, sei settimane più tardi.
Il Brandeburgo, in particolare, sarà una delle chiavi-di-volta per l’AfD, visto che in questo momento i Verdi sono il Partito dominante a Berlino.
Il percorso perché la Merkel possa mantenere il potere è diventato ancor più complicato. Contro di lei e le sue politiche si sono radicalizzate sia la destra che la sinistra “dura”. Questa tendenza potrà solo continuare con il passare del tempo.
Il grande problema per entrambi questi giovani Partiti è d’imparare a governare. È facile essere “forza di cambiamento” quando si è a bordo di una nave spinta dalla rabbia e dalla frustrazione.
Possono costringere i due Partiti principali ad adottare le loro posizioni spingendo la Merkel verso più forti controlli sull’immigrazione, che poi è quello che è servito a stabilizzare i numeri della CDU.
Ma è ben altra cosa, specialmente nel torbido sistema parlamentare tedesco, quando si deve trattare per una stabile leadership.
È su questo punto che sono caduti i leader dell’AfD. Dopo la firma della piattaforma sull’immigrazione non si sono spostati abbastanza velocemente dalla Merkel, dandole la possibilità di smussare la loro crescita a livello nazionale.
Adesso devono costruire la loro influenza attraverso il buon governo regionale, se potranno sfruttare la loro posizione entrando nelle coalizioni di governo, diventando allo stesso tempo rispettabili membri del Bundestag.
Sia per i Verdi che per l’AfD la buona notizia è che la Merkel è vulnerabile sull’economia, che è in rapido rallentamento.
Questo fatto, assieme alle relazioni molto tese della Merkel con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, lavorerà contro il tentativo di tenere assieme la sua Coalizione.
È qui che l’AfD può colmare il divario elettorale, rafforzando le maggioranze negli Stati Orientali e sottolineando che l’attuale situazione è colpa della Merkel – convincendo gli elettori di avere un piano per sistemare le cose.
Possono cominciare, ad esempio, con delle severe sanzioni contro la Russia sulla questione della Crimea. Su questo punto la Merkel è assai vulnerabile.
Sta cercando di salvare capra e cavoli senza far arrabbiare Trump. Ma non è possibile e quindi continua a non decidere abbandonandosi allo status quo, mentre l’economia tedesca soffre per la mancanza di opportunità commerciali nelle industrie-chiave.
Il commercio con la Russia è rimbalzato a livelli pre-sanzioni, ma è ancora troppo basso nell’importante Stato della Baviera, dove anche i Verdi stanno facendo passi da gigante.
Ma, per ora, mi sembra difficile abbattere l’attuale Governo perché i sondaggi precludono qualsiasi forma di coalizione che possa sostenere una stabile maggioranza alternativa.
L’instabilità della situazione politica della Germania continuerà a crescere fino a quando la Merkel incontrerà la sua fine.
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Link Originale: https://www.strategic-culture.org/news/2019/06/08/germany-slides-towards-instability/
Scelto e tradotto da Franco
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