James M. Dorsey per The Globalist
• Gli acquisti cinesi di petrolio iraniano sollevano domande stuzzicanti.
• L’ultima mossa cinese potrebbe essere una risposta alla rottura dei colloqui commerciali con gli Stati Uniti.
• La volontà cinese d’ignorare le sanzioni statunitensi potrebbe essere un tentativo per persuadere l’Iran a restare fedele all’Accordo Nucleare.
• Non appena l’Iran ha affermato di voler riconsiderare l’Accordo Nucleare, tutti hanno dimenticato che sono stati gli Stati Uniti ad abbandonarlo per primi.
——————
Una petroliera cinese a pieno carico che dai due terminal petroliferi iraniani si dirige verso est solleva domande su quanto Pechino sia disposta a sfidare le sanzioni degli Stati Uniti, sullo sfondo della crescente presenza militare nel Golfo e della guerra commerciale con la Cina.
Questa petroliera solleva la questione se la Cina stia per caso invertendo la sua politica, che l’ha portata a ridurre drasticamente il commercio con l’Iran nell’ultimo trimestre del 2018.
Quest’ultima mossa potrebbe essere la risposta alla recente interruzione dei colloqui commerciali tra Cina e Stati Uniti.
È l’economia, stupido
Il viaggio della petroliera “Pacific Bravo” assume un ulteriore significato, visto che la strategia statunitense sarà probabilmente focalizzata sullo strangolamento economico, piuttosto che militare, della leadership iraniana.
È importante rendersene conto, nonostante il recente dispiegamento nel Golfo di un Gruppo di Attacco navale e di bombardieri B-52, oltre che di un sistema missilistico terra-aria “Patriot”.
L’Amministrazione Trump sta prendendo in considerazione un terzo round di sanzioni che si concentrerebbe sull’industria petrolchimica iraniana. All’inizio di questo mese ha in effetti sanzionato il commercio di metalli e minerali con quel paese.
Gettare il guanto di sfida
Esfandyar Batmanghelidj, leader di “Bourse & Bazaar” – una società che si autodefinisce “di mediazione diplomatica e commerciale” – nonché fondatore del “Forum Europa-Iran”, ha così twittato:
“La questione è se il commercio non-petrolifero resterà depresso anche se le vendite di petrolio dovessero riprendere, come io credo. E’ questo l’indicatore migliore per capire se è cambiata la propensione al rischio cinese”.
Un analista cinese intervistato da Al Jazeera ha sostenuto che “la Cina non è nelle condizioni di difendere l’Iran ….. Per la Cina è meglio non restare invischiata nella mischia”.
Solo una puntura d’ago
Il tweet di “Bourse & Bazaar” sul viaggio della “Pacific Bravo” coincide con un’analisi in cui si dimostra che l’Iran non era comunque fra i primi tre obiettivi degli investimenti cinesi in Medio Oriente, nonostante questi fossero in aumento.
La “Pacific Bravo” è ufficialmente diretta con il suo carico verso l’Indonesia, mentre il Ministro degli Esteri iraniano [Mohammad Javad Zarif] sta facendo il giro dei principali clienti petroliferi del suo paese, compresa la Cina, nel tentativo di persuaderli a ignorare le sanzioni statunitensi.
Una seconda nave cisterna, la “Marshall Z”, dovrebbe scaricare 130.000 tonnellate di olio combustibile iraniano nei serbatoi vicino alla città cinese di Zhoushan.
Secondo la Reuters, la “Marshall Z” è una delle quattro petroliere che, presumibilmente, aiutarono l’Iran a eludere le sanzioni, a Gennaio, usando trasferimenti nave-nave e documenti falsificati per dimostrare che il carico era proveniente dall’Iraq.
Lo scarico mise fine a un’odissea di quattro mesi in mare, scatenata dalla reticenza dei possibili acquirenti ad accettare un carico che li avrebbe messi nel mirino degli Stati Uniti.
“Ma qualcuno in Cina decise che, considerando il forte sconto, questo petrolio ….. era un affare troppo buono, da non perdere”, ha dichiarato alla Reuters Matt Stanley, un broker petrolifero presso la StarFuels di Dubai.
La “Pacific Bravo”, la prima nave a caricare petrolio iraniano da quando l’Amministrazione Trump ha rifiutato di estendere l’esenzione dalle sanzioni ad otto paesi, fra i quali la Cina, è stata recentemente acquistata dalla China’s Bank of Kunlun.
Questa banca era il veicolo utilizzato in passato dalla Cina per gli affari con l’Iran, perché non aveva mai avuto alcun contatto con gli Stati Uniti. Di conseguenza non era vulnerabile alle sanzioni statunitensi in vigore prima dell’Accordo Internazionale del 2015 sul programma nucleare iraniano.
Tenere l’Iran a bordo
La volontà cinese d’ignorare le sanzioni statunitensi, almeno in una certa misura, potrebbe anche essere uno sforzo per persuadere l’Iran a restare pienamente impegnato nell’Accordo Nucleare, nonostante il ritiro degli Stati Uniti dello scorso anno.
L’Iran ha recentemente avvertito l’Europa che non avrebbe ridotto la sua ottemperanza [all’accordo] se l’Europa, che ha lottato per creare un veicolo credibile che consentisse alle società non statunitensi di eludere le sanzioni, non avesse spinto la repubblica islamica sull’orlo del baratro economico.
In una lettera inviata anche alla Russia e alla Cina l’Iran ha dichiarato di non essere più impegnato a limitare lo stoccaggio di “uranio arricchito” e di “acqua pesante” – e che in una fase successiva potrebbe anche smettere di osservare i limiti sull’arricchimento dell’uranio.
Putin soppesa la situazione
Il Presidente russo Vladimir Putin ha avvertito, in risposta alla minaccia iraniana, che:
“Non appena l’Iran muoverà i primi passi, affermando che si sta ritirando dall’Accordo Nucleare, tutti dimenticheranno che sono stati gli Stati Uniti a cominciare. L’Iran sarà ritenuto responsabile perché l’opinione pubblica globale sarà indotta a cambiare idea rispetto alla verità”.
——————-
Link Originale: https://www.theglobalist.com/iran-sanctions-us-china-oil/
Scelto e tradotto da Franco
*****
Le immagini, i tweet e i filmati (i contenuti) pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.