Redazione: L’articolo è importante perché mette in rilievo i rapporti fra l’ex Primo Ministro Barak ed Epstein, che hanno avuto luogo attraverso la Fondazione Wexner.
Avevamo detto che, fra le tante ragioni del caso Epstein, c’era anche quella d’impedire che il progressismo di Barak potesse ostacolare la corsa di Netanyahu alle prossime elezioni in Israele, che si giocheranno sul filo del rasoio.
Ancora una volta l’abbiamo “azzeccata”. In particolare il nostro Mitt. Quest’articolo, dai toni soft ma durissimo nella sostanza, ce lo conferma autorevolmente (a volte leggendo un po’ fra le righe), vista l’importanza della fonte (Israel Today).
In quest’articolo – https://www.mittdolcino.com/2019/07/11/alex-acosta-ha-dichiarato-che-jeffrey-epstein-apparteneva-ai-servizi-segreti/ – avevamo riportato le dichiarazioni di Alexander Acosta secondo cui si era dovuto fermare davanti a Jeffrey Epstein a causa di “interessi superiori”.
Ovvero quelli dei Servizi Segreti che, quasi tutti, hanno indicato nel Mossad (ma aggiungiamo senz’altro qualche settore della CIA che, palesemente, non poteva non sapere).
Bene, crediamo che nell’articolo ci sia la conferma, diretta o indiretta, di tutto questo.
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Tsvi Sadan per Israel Today
L’ex Primo Ministro israeliano Ehud Barak ha affermato che i suoi legami con Jeffrey Epstein erano puramente legati al mondo degli affari.
Perché non credergli, visto che non ha partecipato alle lussuriose feste di Epstein?
Ed allora concediamogli il beneficio del dubbio, seppur a malincuore, per aver sostenuto che le offese sessuali per le quali Epstein era stato condannato nel 2007 erano di “natura minore”.
Dopotutto, non era forse stato l’ex Segretario al Lavoro statunitense, Alexander Acosta, a firmare il controverso patteggiamento che aveva portato Epstein per 13 mesi in un carcere della Contea?
Visto che tra gli amici di Epstein, per citarne solo alcuni, ci sono anche Donald Trump, Bill Clinton e il Principe Andrea d’Inghilterra ….. cosa dovremmo concludere, che sono tutti colpevoli di associazione?
Nonostante gli israeliani, che sono quasi tutti di destra, stiano concentrando i loro attacchi sullo spessore morale di Barak, il leader del nuovo Partito di Sinistra (Democratic Israel) resta fermo sulle sue posizioni e ora minaccia finanche di denunciare il Daily Mirror per aver insinuato che egli abbia partecipato ai festini di Epstein.
Per i populisti, tenaci avversari di Barak, la vicenda di Epstein è un succoso pettegolezzo che chiede solo di essere sfruttato per danneggiare le sue possibilità nelle prossime elezioni.
Coloro che sono meno interessati al gossip stanno invece cercando di capire qual è il rapporto esistente fra Barak, Epstein e la Wexner Foundation.
Nonostante i legami fra i tre siano stati svelati diversi anni fa da due giornalisti di Haaretz, Tomer Avital e Uri Blau, sono diventati un problema solo dopo che la giornalista di destra Erel Segal, lo scorso Ottobre, ha sollecitato un’indagine sulla sovvenzione di 2,3 milioni di dollari per non meglio definite “ricerche”, che Barak ha ricevuto dalla Fondazione Wexner , che a sua volta è stata beneficiaria dei contributi finanziari di Epstein.
Secondo la Segal, la sovvenzione in questione è stata concessa a Barak nel periodo 2004-2006, quando non ricopriva alcuna posizione pubblica.
Barak insiste sul fatto di non avere l’autorità per divulgare i dettagli su questa concessione di denaro. Solo la Wexner Foundation potrebbe, se lo volesse (ma ha scelto, al contrario, il silenzio).
La Wexner Foundation, fondata nel 1980, nasce da un’iniziativa di Leslie Wexner, un magnate delle vendite al dettaglio che, fra le altre cose, possiede “Victoria’s Secret”. La missione della Fondazione è di “coltivare” futuri leaders, ebrei e israeliani.
Una causa degna, vero? In particolare, il “Wexner Israel Fellowship Program”:
“seleziona ogni anno fino a 10 eminenti Funzionari Pubblici israeliani, a metà della loro carriera, perché possano frequentare uno specifico master della ‘Kennedy School of Government’ di Harvard.
L’obiettivo della Fondazione è di preparare la prossima generazione di leader pubblici israeliani, attraverso corsi avanzati di leadership e gestione pubblica.
Alla fine del 2018 già 260 Funzionari Pubblici israeliani hanno partecipato alla ‘Israel Fellowship’, diventando Direttori Generali dei Ministeri, Generali e Comandanti delle Forze Armate Israeliane, nonché preziosi consiglieri dei Primi Ministri”.
Con questa pretesa, la Wexner Foundation è stata in grado di lavorare in Israele senza che nessuno si ponesse domande su quale fosse la vera agenda alla base di quest’esclusivo programma di leadership.
I punti interrogativi hanno cominciato a comparire quando, nel 2016, l’identità di alcuni dei nomi più importanti, fra i laureati del “Wexner Israel Fellowship Program”, è cominciata per la prima volta ad emergere.
Nell’articolo pubblicato nel Giugno 2018 sul portale di notizie Mida, Yossi Ben-Baruch e Ziv Maor hanno scritto che il programma della Wexner è “ideologicamente aggressivo”.
I laureati del Wexner Program, molti dei quali sono diventati alti Funzionari Pubblici, affermano di essere degli “agenti del progressismo”, impegnati a far avanzare in Israele un’agenda di stile americano.
L’articolo di Mida si basa su un rapporto compilato nel 2016 dall’Organizzazione Lavi che, per la prima volta, ha rivelato l’identità di alcuni dei laureati – fra i quali il Giudice della Corte Suprema Uzi Fogelman, Generali dell’IDF come Noam Tibon ed infine l’attuale Capo dello Staff dell’IDF, Aviv Kochavi.
Benché non tutti i laureati della “Wexner Foundation” si siano rivelati “agenti del progressismo” (Kochavi, assieme a qualche altro, potrebbe anche essere di destra), il quadro generale conferma la linea di fondo proposta dai due giornalisti.
Esattamente come il “New Israel Fund”, la “Wexner Foundation” è un’organizzazione straniera volta al cambiamento sociale in Israele.
Le connessioni di Ehud Barak con individui loschi come Epstein e con agenti ideologici stranieri come Wexner non infastidiscono troppo i nostri puristi, che vanno in giro gridando che ora il loro alto livello morale deve cedere il passo alla ricerca del potere politico.
In conclusione, Barak è del tutto incurante del fatto di essere un mero trampolino di lancio per altri che agiscono dietro le quinte. O, per dirla in un altro modo, il “personaggio Barak” non è isolato nella cultura politica israeliana contemporanea.
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Link Originale: https://www.israeltoday.co.il/read/epstein-barak-and-the-wexner-foundation/
Scelto e tradotto da Franco
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