Sono stato dubbioso se scrivere un pezzo in inglese, come ho fatto svariate volte in passato. Ma in effetti non ha senso, chi deve sapere il nostro posizionamento già sa.
In tutto questo voglio dare un taglio al questo mio intervento che mi risulti congeniale: leggasi, scopriamo finalmente che Boris Johnson ha studiato alla scuola d’elite di Eton grazie ad una borsa di studio, concessa perchè era uno dei migliori studenti del Regno Unito. Una scuola altrimenti off limits per i non ricchissimi e/o nobili. Ecco, come vedete – come sempre – io metto davanti a tutto la meritocrazia. E Boris, domani con la Regina che anche Lei va riconoscendo il merito ai massimi livelli ed oltre i Lords, ci fa capire che dalle secche si esce solo coi contenuti. E col cervello.
In Italia invece continuiamo con i soliti raccomandati mediamente incapaci (ma di buonissima famiglia), discutendo di un Armando Siri (Lega) o di una Valeria Fedeli (PD), con le loro lauree fantasma, nulla cambia tra i due.
Capite cosa intendo dire: io ritengo di sapere cosa vuol dire il merito, ebbi anche io una borsa di studio per studiare inuna Università britannica pur essendo molto meno intelligente del nuovo inquilino di 10, Downing St. Dunque, conscio dei miei fatti, non vedo il problema a riconoscere sopra tutto il merito, che va coltivato dal basso. Ossia partendo dai giovani, che oggi sono sia il presente che il futuro.
Purtroppo se i nostri governanti non sanno cosa significhi, il merito, falliranno per ignoranza. In sostanza è quello che tragicamente sta già accadendo più nella Lega che nel M5S, Lega che mi è più congeniale. No lamentatevi quindi se riprendo regolarmente Salvini, ampiamente insufficiente su molti temi.
Speriamo che l’esempio di Boris Johnson, degno erede della Thatcher, anche lei – figli di un droghiere – cresciuta grazie al merito ed a borse di studio semplicemente perchè era molto brava (encore, dalle grandi crisi si esce col merito!, Albione docet), faccia capire ai nostri politici in erba come giri veramente il mondo, soprattutto ai nostri sprovveduti leghisti del Metropole (I. atto).
Non è forse un caso che Berlusconi consideri ancora oggi il Salvini come il simpatico leghista che accompagnava Bossi agli incontri, anche ordinando i caffè. Parimenti – invece – lo stesso ex Cavaliere oggi – apprezzando l’intelligenza, innegabile – stimi molto Matteo Renzi (un soggetto che, a giudicare fattualmente dai suoi numerosi impegni ed incarichi esterni al Parlamento come consulente di aziende private [Algebris] o impegnato secondo la stampa in intermediazioni per la vendita di aziende italiane all’estero [As Roma, fonte Dagospia], sembra maggiormente interessato alla sua personale carriera con annesso arricchimento, ndr – PECCATO, per quanto sopra non avrà comunque il mio supporto, per il poco che conta -).
Si sappia comunque che i conti si fanno alla fine.
Mitt Dolcino
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