Tom Luongo
L’oro sta sfidando la follia dell’Unione Europea ed anche quella dell’economia globale. Ma, a questo punto, la sfida è davvero portata all’euro.
Da quando ha superato il massimo post-Brexit di 1.375 usd/oncia, l’oro si è spinto sempre più in alto.
Sì, è stato davvero instabile nel corso degli anni. Ed ancora, le “forze di controllo”, per così dire, continuano a fare l’impossibile per rimetterlo dentro la scatola, ma continuano a fallire.
L’andamento dei prezzi della scorsa settimana è stato impressionante, anche se la chiusura non è stata stellare. Nel mondo dei commenti finanziari sono tutti alla ricerca delle cause immediate dei picchi e delle valli.
Ma la maggior parte di quei commenti sono semplicemente delle sciocchezze. Non m’importa la ragione per cui la settimana scorsa l’oro ha toccato i 1.450 usd/oncia, quello che conta è che lo ha fatto.
Perché un “mercato toro” che induce una serie di grandi correzioni infrasettimanali, per poi salire ad un nuovo massimo di breve termine, è davvero “salutare”: serve ad arrampicarsi sulla proverbiale “parete della preoccupazione”.
Quello che è importante rilevare è che questa non è un’azione anti-dollaro. È un’azione anti-euro.
Lo “US Dollar Index” ha rigettato tutti i tentativi della Fed per ridimensionarlo, scambiandolo a 97,6 e minacciando un’inversione mensile back-to-back a 97,8.
L’euro sta crollando verso i recenti minimi — a 1,11 usd — mentre la sterlina britannica è in caduta libera conseguenza delle rinnovate speranze per una una Brexit No-Deal, con il nuovo Primo Ministro Boris Johnson.
Sì, la Brexit è la ragione più prossima per quest’andamento, che però è la continuazione di tendenze più grandi e di lungo termine che non possono essere ignorate.
È la spinta verso un’ulteriore integrazione politica in Europa la causa di questo declino.
Il panorama politico europeo è, nella migliore delle ipotesi, frammentato. E questo si riflette sempre in una valuta. Ed è particolarmente vero in quelle che Martin Armstrong definisce “valute non-core”, come ad esempio l’euro.
Il dollaro è ancora la valuta di riserva del mondo. Certamente lo è contro la sterlina, l’euro e lo yen, che sono i suoi maggiori partners.
Quindi, quando si verificano disordini politici, c’è un deflusso di capitali verso la casa della valuta di riserva, gli Stati Uniti.
E, nonostante gli sforzi dei Democratici e della “gente di Davos”, la presidenza di Donald Trump è in una forma molto migliore di quella di Ursula von der Leyen.
Mish sottolinea, in risposta al mio articolo della scorsa settimana, che l’UE sta andando verso uno stallo e una divisione ancora maggiori di quanto io, a questo punto, l’abbia “condannata”.
Pensavo di essere un orso-europeo, ma Mike mi fa sembrare uno che scommette sulla Tesla [ottimista].
Mike si chiede a che cosa debba la von der Leyen la sua “elezione”. È una bella domanda, ma la risposta si riduce a George Soros e alla “gente di Davos”, che stanno cercando disperatamente di tenere a galla il “progetto Europa”.
Se Boris Johnson non farà l’“uomo di paglia” dell’UE, come Theresa “Signora di Gesso” May, avrà pieno potere, fra oggi e Halloween, nei colloqui sulla Brexit.
La von der Leyen è stata incaricata di dare a Johnson tutto ciò che è necessario per raggiungere il BRINO – Brexit In Name Only [Brexit solo di nome].
Solo questo potrebbe fermare l’emorragia dell’euro, che deve aver luogo perché i tassi d’interesse comincino a salire.
Fintanto che non vi sarà un’ulteriore disgregazione tecnica dell’euro, l’attuale folle ondata di acquisti di debito tossico, sotto forma di euro-bond, continuerà secondo il piano del Presidente della BCE Mario Draghi.
L’euro che scende al di sotto di 1,11 usd rivela quanto siano non-redditizi gli attuali livelli dei tassi d’interesse: le relative posizioni saranno quindi neutralizzate o liquidate.
Ciò esporrà ulteriormente la Deutsche Bank e dovrebbe generare una spirale verso l’alto del dollaro. A conti fatti, anche per l’oro ci sarà una notevole domanda, visto che gli investitori cercano beni rifugio.
Non sottovalutate l’influenza di Cina e Russia nello spingere in alto il prezzo dell’oro nei momenti d’incertezza. Hanno sia i soldi che gli incentivi per poterlo fare. Più la Russia de-dollarizza, maggiore sarà la sua esposizione all’euro sotto forma di debito societario.
La caduta dell’euro e l’oro in crescita è esattamente ciò che vogliono vedere aziende come Gazprom e Rosneft.
L’Europa, d’altro canto, sta vietando l’uso del gas per le nuove costruzioni domestiche, nonostante il Continente si stia spostando verso un maggior consumo di gas [https://www.armstrongeconomics.com/world-news/climate/europe-also-bans-natural-gas-in-new-homes/].
E’ questa la vera immagine della disfunzione normativa. Aspettate solo che i Verdi siano più potenti e che ottengano agganci politici nella Commissione Europea e poi vedrete.
La fuga dall’euro, considerando l’economia sempre più precaria della Germania – e l’implosione al rallentatore della Deutsche Bank – è solo all’inizio. Infatti:
– La Brexit, sgradita all’UE, è sul tavolo della Commissione Europea per timore che Nigel Farage diventi Primo Ministro.
– Angela Merkel è sulle gambe, fisicamente e politicamente.
– La Francia vuole punire gli inglesi per la Brexit.
– L’Italia vuole uscire dall’euro.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, si appoggiano a tutti pur di non scendere dal treno di nessuna delle istituzioni post 2a GM: il FMI, la NATO, l’UE, etc.
Ed ora anche quest’ultimo progetto sta fallendo, ma non da oggi.
La militarizzazione del dollaro comporterà, domani, la sua distruzione ma, oggi, è ancora il re e sembra pronto a spingersi verso l’alto, assieme all’oro, per schiacciare l’ormai insostenibile euro.
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Link Originale: https://tomluongo.me/2019/07/23/europe-cross-gold-insanity/
Scelto e tradotto da Franco
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