Redazione: Papa Francesco, dialogando con l’Islam senza tener conto delle sue distorsioni fondamentaliste, contribuisce sensibilmente alla scomparsa della civiltà occidentale.
E’ stato forse il viaggio in Marocco (che ha fatto seguito all’incontro di Abu Dhabi con l’Imam de Il Cairo) l’evento che più di recente ha alimentato le polemiche sul suo operato, molto più che dialettico a favore del dialogo interreligioso con l’Islam.
Lo stesso simbolo della visita apostolica in quel paese è da considerarsi emblematico. Una Croce Cristiana all’interno di una mezzaluna islamica.
Molti cattolici ritengono che la Santa Sede non debba lanciare alcun messaggio di subordinazione nei confronti di una confessione religiosa che resta pur sempre molto lontana da quella Cattolica.
Ma il Papa sembra avallare l’idea che un’alternanza religiosa in seno alla società sia una cosa possibile, persino auspicabile.
Se in politica, dopotutto, l’alternanza al potere è simbolo di democrazia, perché non può essere la stessa cosa anche nella religione? Cambiare Presidente o cambiare Dio, che differenza fa?
Il suo discorso sembra quello dei comuni dirigenti politici occidentali. Parlano tutti dell’Islam con deferenza e convinzione.
Talvolta Papa Francesco va ancora più lontano, come quando cita la violenza cattolica o persino quella coniugale per relativizzare la violenza islamica e poter in qualche modo scusarla, inconsapevole dei pericoli del giustificazionismo.
In Europa, intanto, in paesi già simbolo di tolleranza e democrazia, interi quartieri a maggioranza musulmana sono diventati proibiti per la stessa polizia. La violenza è diventata una consuetudine.
In chiusura, vogliamo ricordare il suggerimento di un Preside, ci sembra tedesco, che consigliava alle ragazze del suo Liceo d’indossare il velo islamico uscendo di scuola, per evitare aggressioni da parte dei giovani musulmani (https://www.mittdolcino.com/2019/02/21/voice-of-europe-il-velo-delle-viennesi-e-i-borseggiatori-di-bruxelles/).
Ci mancava solo un Arcivescovo cattolico-musulmano. Adesso abbiamo anche quello.
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Jeanne Smits per lifesitenews.com
Papa Francesco ha recentemente nominato un nuovo Arcivescovo per Marsiglia, la principale città francese sul Mediterraneo.
Si tratta del Vescovo Jean-Marc Aveline, 60 anni, noto soprattutto per il suo impegno nel “dialogo islamo-cristiano”.
La sua nomina è un palese messaggio alla grande comunità musulmana di Marsiglia, che vive soprattutto nei distretti settentrionali della città, conosciuti per la povertà, la violenza e il traffico di droga.
Jean-Marc Aveline è dal 2013 Vescovo Ausiliare di Marsiglia, dopo esserne stato il ”vicario generale”.
Succede al Vescovo Georges Pontier, che è stato Arcivescovo per 13 anni e che sarà formalmente sostituito il 15 Settembre con una cerimonia nella Cattedrale di La Major.
Nato in Algeria nel 1958 (a Sidi Bel Abbès), nel 2017 Aveline fu nominato Presidente del “Consiglio per le Relazioni Interreligiose” presso la “Conferenza Episcopale Francese”.
Ha studiato nel sud della Francia e presso il modernista “Institut Catholique de Paris” prima di essere ordinato nella diocesi di Marsiglia, nel 1984.
Successivamente, Aveline fondò l’”Institut de Sciences et Théologie des Religions”, di cui fu anche Direttore dal 1992 al 2002.
Il suddetto Istituto promuove apertamente una visione relativistica delle religioni, mettendo la Fede Cristiana e l’Islam sullo stesso piano, secondo i commenti del giornalista cattolico Yves Daoudal, autore di uno studio approfondito sui monaci martirizzati a Tiberihine.
Nel 1966 Padre Christian de Chergé e sei dei suoi compagni furono uccisi da politici ed oppositori islamici in quella regione desertica dell’Algeria (sono stati beatificati lo scorso Dicembre), il Tiberihine, nonostante il loro atteggiamento più che accogliente verso il Corano, l’Islam e le sue credenze.
Aveline scelse come “teologo referente” per il suo ISTR padre Christian Salenson, che passò alla guida dell’Istituto nel 2002.
Salenson, ex Rettore del Seminario di Avignone, illustrò il suo sincretismo religioso nel 2010, quando pubblicò un omaggio a p. Christian de Chergé che, fra le altre cose, aveva collocato il Corano nella Cappella del suo monastero e lo aveva anche usato per la “lectio divina” alla comunità.
La “lectio divina” è una tradizionale pratica monastica che consiste nel leggere e meditare in preghiera sui testi sacri, per promuovere la comunione con Dio e accrescere la conoscenza della sua parola.
Normalmente, si fa leggendo la Bibbia. Sostituirla con il testo presunto “sacro” di una falsa religione, il Corano, è palesemente antitetico rispetto al suo scopo.
Tuttavia, quest’esercizio spirituale è al centro del moderno “dialogo islamo-cristiano”, visto che è praticato ufficialmente nei tradizionali Organi Cattolici della Francia.
Invece di promuovere l’amicizia e la comprensione fra cattolici e musulmani per facilitare le conversioni alla vera Fede, pongono i loro sforzi al servizio dell’illusoria collateralità tra fede Islamica e Cattolica in quanto tali.
Le discussioni teologiche sono presentate come ricerca delle verità e delle convergenze fra le due religioni, senza tener alcun conto della loro radicale incompatibilità.
Nel suo testo del 2010 Salenson ha spiegato che, attraverso l’esperienza personale, Christian de Chergé “sapeva che anche l’Islam è un modo per accompagnare uomini e donne sulla via di Dio”.
Ed ha anche aggiunto che “Il Concilio ‘Vaticano II’ conferma quest’opinione”, visto che sottolinea il “sincero rispetto per i raggi di verità” presenti nelle altre religioni, come raccomandato dal documento conciliare “Nostra Aetate”.
Tuttavia, quel documento parla di “stima” per i Musulmani, non per l’Islam.
Ma è andato anche oltre sostenendo che: “E’ difficile che al giorno d’oggi la Chiesa possa dire con esattezza quale sia il posto dell’Islam nel ‘disegno di Dio’ e, quindi, non deve respingere in linea di principio quella tradizione religiosa”.
Salenson ha continuato spiegando che p. de Chergé pensava che “nel seno del Padre, i musulmani restano pur sempre i suoi figli dell’Islam”.
Sono figli del Padre “non a dispetto della loro appartenenza religiosa, ma espressamente come credenti dell’Islam” – come se i musulmani potessero accettare il concetto della paternità di Dio.
L’arcivescovo Aveline è fortissimamente su questa linea, riconoscendo Salenson come co-fondatore e direttore dello ISTR.
La Croix, il quotidiano non ufficiale dell’Episcopato Francese, presenta Jean-Marc Aveline come un “fedele artigiano del dialogo interreligioso”, che s’inserirà egregiamente nella Diocesi di Marsiglia, una “città plurale, segnata in particolare dall’ascesa delle correnti rigoriste dell’Islam”.
Ha citato Aveline quando parlava delle “piccole Chiese atipiche che ricordano quelle del Maghreb”, aggiungendo che egli incontra gli Imam di Marsiglia ogni sei settimane.
Il nuovo Arcivescovo ha sottolineato in particolare le “forti disparità economiche tra le zone povere e ricche della città, che mettono in pericolo il legame sociale”, sembrando assai poco interessato ad annunciare la verità di Cristo alla popolazione musulmana.
Un autoproclamato blog progressista francese si è affrettato a salutare la nomina di Aveline come prova della preferenza di Roma e di Papa Francesco per il “dialogo interreligioso ed ecumenico” nell’ambito di una “Chiesa aperta”.
Tutto ciò è chiaramente in linea con il “Document on Human Fraternity for World Peace and Living Together” firmato lo scorso Febbraio ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grand Imam Al-Tayeb dell’Università Al-Azhar de Il Cairo.
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Link Originale: https://www.lifesitenews.com/news/pope-francis-appoints-pro-islam-archbishop-to-lead-major-french-city
Scelto e tradotto da Franco
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