E similitudini con l’Italia.
Il Brasile è partito nel 1985 con grandi progetti di riforme costituzionali e dello Stato e di risanamento dell’economia e del Bilancio Pubblico attraverso una profonda ed estesa privatizzazione delle principali aziende strategiche del Paese, similmente all’Italia ma con 7 anni di anticipo (1992- smantellamento IRI e inizio della grande abbuffata delle privatizzazioni italiane).
Ora si trovano un paese con un governo debole ma il cui Presidente appena eletto, Jair Messias Bolsonaro , risulterebbe per la prima volta un vero rappresentante della classe media (o, meglio, ex) del Paese (oltre il 90% della popolazione). Presidente di una popolazione vessata ed impoverita da quasi 35 anni di governi pseudo-socialisti o pseudo-conservatori interessati piuttosto ad una gestione improntata da un “familismo amorale” e legata in realtà a doppia mandata con lobby di potere finanziario ed economico internazionale rappresentata da aziende multinazionali, banche e Stati stranieri.
Alla sua elezione il presidente si è trovato un’estrema disuguaglianza, povertà e corruzione diffuse e una forte sperequazione dicotomica del Paese.
Questi lunghi anni sono stati segnati da Presidenti che diverse ricerche ritengono essere i discendenti di emigrati nella prima metà del secolo scorso dalla germania dell’est che hanno poi cambiato nome e propria identità personale.
Tengo a ricordare ai più labili di memoria che le origini dei banchieri della lunga dinastia Rothchild risalgono proprio alla Germania dell’Est, infatti il nome in tedesco significa “scudo rosso”, anche se poi i 5 figli di Mayer Amschel Rothschild sono stati successivamente diramati nelle principali piazze europee a dirigere gli affari di famiglia.
Gli USA, non avendo più da difendere la Monsanto che aveva forti interessi proprio nell’area amazzonica, ed ora tedesca della Bayer, sono ora liberi di appoggiare il governo di Bolsonaro nel suo progetto di affrancamento dall’elite globalista che attualmente è a guida franco-tedesca e sta coprendo interessi di aziende multinazionali proprio di matrice teutonica, appunto come il monopolista mondiale Bayer-Basf-Monsanto che, ricordiamo, è ex- IG Farben, azienda della Germania dell’Est che ha costruito ben 7 campi di sterminio, tra cui la IG-Auschwitz-Birchenau, per lo studio dello Zyklon B utilizzato nei Gassificatori che hanno ucciso milioni di ebrei, oltre che cattolici e cristiani ortodossi. La IG Farben, di proprietà della famiglia Rotshdild e JP Morgan, era quindi un’azienda chimica tedesca di ricerca che esiste tuttora sotto mentite spoglie e con ottime operazioni di maquillage per nasconderla al pubblico ludibrio.
https://phys.org/news/2018-08-bayer-monsanto.html
In Brasile il tutto è iniziato con il presidente José Sarney che ha sostituito Tancredo Neves morto stranamente non appena nominato presidente dopo breve malattia (1985) che per primo ha introdotto una decisa politica di “austerity” alla Monti, similmente all’Italia. A seguire gli altri presidenti hanno proseguito con politiche più o meno spinte a privatizzare tutte le principali aziende del paese vendute vergognosamente a prezzi di “saldo” a società multinazionali estere.
Un esempio su tutti è la Vale do Rio Doce. Essa è nientemeno che la prima produttrice mondiale di ferro del pianeta e la prima di bauxite in America Latina, minerale del quale possiede l’11% delle riserve al mondo.
“E’ attiva in 19 stati, possiede 9.000 km. di ferrovie e controlla ben dieci porti movimentandovi il 39% del commercio estero del Brasile. E’ nella sostanza la terza impresa mineraria di tutto il pianeta.
La compagnia, a seconda delle diverse stime, valeva in realtà tra le undici e le cento volte il valore stimato all’epoca, ovvero fino a più di cento miliardi di Euro. Per [nda: questa] privatizzazione Fernando Henrique Cardoso [nda: uno dei presidenti brasiliani della lista] ricevette il plauso dei grandi organismi internazionali, l’FMI, la Banca Mondiale e di tutta la stampa e comunità finanziaria brasiliana e internazionale. L’Economist -che non più tardi di ieri l’incombente prossimo direttore del TG1 Rai in quota centrosinistra, Gianni Riotta, ha definito il miglior giornale del mondo- si spellò le mani. Quei soldi -neanche quel miliardo e spiccioli- non arrivarono mai in Brasile. Come decise il Fondo Monetario Internazionale, e Fernando Henrique non battè ciglio, restarono a Nuova York e servirono a pagare poche settimane di interessi sul debito estero.” (fonte: https://www.gennarocarotenuto.it/712-brasile-cosi-privatizzavamo/)
Le società che beneficiarono di questa privatizzazione risultarono essere casualmente legate all’elite finanziaria globalista: Fondo Monetario Internazionale, Merril Lynch, Pierce, Fenner & Smith Incorporated, Rothschild & Sons Limited, Bradesco, Kpmg Peat, Marwick Consultores e Banco Graphus, le quali ringraziano ancora il presidente Cardoso per l’affarone ottenuto senza alcuno sforzo o merito.
L’Amazzonia in realtà è un territorio molto ricco di tante altre risorse minerarie e di pietre preziose e questo attira l’interesse bramoso e insano di società multinazionali senza scrupoli.
Questi presidenti nell’arco di oltre un trentennio hanno iniziato così a privatizzare tutti i settori strategici come: le autostrade, l’energia (petrolio), le telecomunicazioni, le banche, le industrie farmaceutiche, con strane ricorrenze e similitudini dal sapore nostrano.
A partire dal 1995, la privatizzazione portò durante il governo di Fernando Henrique Cardoso ad elevare le tariffe dei servizi erogati dalle imprese statali: il costo dell´energia aumentò del 150%, mentre le tariffe telefoniche si impennarono del 500%. Con lui si ebbe la prima vera iperinflazione in Brasile che lo costrinse ad introdurre una nuova moneta, il Real.
Questo presidente viene ricordato anche per i drastici tagli alla Spesa Pubblica e la Riforma Fiscale che fu solo di facciata e che portarono il Paese nel 1999 verso una grave recessione. Similmente all’Italia.
Tra il 2017 ed il 2018 due big mondiali dell’alimentare, la Nestlè e la Coca Cola, sono entrate in competizione per l’acquisizione delle più importanti riserve idriche del mondo, il “Guarani Acquifer”, sembra finora senza riuscirci anche grazie agli attuali e recenti interventi legislativi di Bolsonaro.
Hanno infatti provato nel 2018 a privatizzare anche l’acqua con il vecchio presidente Michel Temer, poi finito anche lui in disgrazia per le tangenti prese nella privatizzazione della compagnia petrolifera brasiliana (Petro Bras) e per il disboscamento della foresta amazzonica che ha concesso a ONG private, grazie alle indagini del giudice Moro. Stesse indagini che hanno inchiodato anche il presidente De Silva detto Lula.
Con l’acqua vi è stata però una rivolta popolare (https://www.tpi.it/2018/03/28/brasile-crisi-acqua/) che ha poi consentito il successo elettorale a stretto giro ottenuto da Jair Messias Bolsonaro che infatti attualmente sembra finora essere appunto riuscito ad evitare il pericolo di privatizzazione di tale bacino.
Nestlé, insieme alle compagnie transnazionali Coca-Cola, Ambev, Suez, Veolia, Brookfield (BRK Ambiental), Dow AgroSciences, Monsanto (ora Bayer), Bayer, Yara e le istituzioni finanziarie multilaterali come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, hanno partecipato al mondo Forum sull’Acqua che i movimenti di protesta hanno ribattezzato il “Forum delle Multinazionali”, elaborando strategie per avanzare nella privatizzazione di importanti fonti d’acqua e commercializzare questa risorsa.
Dal 1986 in poi quasi tutti i presidenti sono stati o indagati e/o posti sotto “impeachment” per malgestione e/o malversazione e/o finanziamenti illeciti e/o tangenti e/o corruzione e/o manipolazione dei dati economici e di bilancio dello Stato e altre “distrazioni familiari”. Un disastro politico per il Paese, similmente all’Italia con l’unica differenza nel sistema di governo che nel nostro Paese non è presidenziale (o almeno non dovrebbe esserlo costituzionalmente) e quindi il presidente non viene quasi mai toccato, anche perchè l’ultimo che ha cercato di contrastare l’azione di “europeizzazione” e “globalizzazione” dell’Italia è stato Cossiga, ultimo presidente espressione del centro destra italiano.
Ed ora che succede?
Che l’Europa di Macron e della Merkel accusa Bolsonaro di appiccare incendi nell’Amazzonia.
Il disboscamento dell’Amazzonia che oggi i media imputano a Bolsonaro in realtà era stato iniziato sotto la Presidenza precedente di Michel Temer, proprio per il motivo già sopra evidenziato di voler agevolare con ciò l’insediamento di ONG private multinazionali nell’area amazzonica.
Dall’inizio della sua nomina, l’1 gennaio 2019, Bolsonaro ha piuttosto iniziato una lenta ma efficace opera di dissuasione del disboscamento tramite sanzioni e controlli che sono stati la causa prima delle migliaia di incendi. E ciò ha dato enormemente fastidio a qualche soggetto globalista.
Se poi aggiungiamo che, stando ai primi arresti, essi pare siano risultati essere stati appiccati tutti da guardie forestali neo assunte in odore di “infiltraggio”, il cerchio sembra chiudersi sempre più contro mandanti interessati a indebolire il governo e depistarne l’attività politica.
Anzi, casualmente l’accanimento dispotico franco-tedesco contro gli “incendi di Bolsonaro” si è acuito proprio in Agosto sia mediaticamente che attraverso canali diplomatici come in occasione del recente incontro del G7 a Parigi, in concomitanza dei primi decreti emessi dal Presidente brasiliano che consentono di iniziare a nazionalizzare / rinazionalizzare aziende strategiche nel settore dell’energia, delle autostrade, delle banche, delle telecomunicazioni e delle aziende farmaceutiche.
E’ tutto casuale?
Bolsonaro è stato colpevolizzato dai media europei e nostrani forse perché è il primo presidente che si permette di difendere gli interessi dei brasiliani?
Bolsonaro è il “sovranista” dell’America del Sud che Macron e la Merkel non possono sopportare perchè sta ostacolando enormi interessi delle multinazionali europee sopra elencate?
Forse per questo che ha l’appoggio di Trump che si fida di chi mantiene la parola verso i propri elettori ed il proprio paese in sintonia con le strategie antiglobaliste USA? Forse per questo che Trump dando l’ ”endorsement” a Conte probabilmente intende averlo tolto a Salvini reo di aver tradito Trump proprio su ciò, ovvero sulla rete 5G della Huawei e l’accordo cinese della BRI?
Ci aspetta a questo punto un autunno “caldo”. I Conti si fanno con l’oste. E l’oste non si farà attendere.
Chicco Valli
Fonti per un approfondimento:
https://www.bloomberg.com/news/articles/2016-09-14/how-a-marketer-of-heroin-became-the-top-seller-of-seed-corn
Brasile. Sembrerebbe intravedersi la strada verso le privatizzazioni.
https://www.scappoinbrasile.com/2012/02/23/brasile-lo-scandalo-delle-privatizzazioni-degli-anni-90/
https://www.scappoinbrasile.com/2019/08/05/crisi-istituzionale-generalizzata-brasile/
https://www.theguardian.com/media/2014/mar/02/glenn-greenwald-first-look-intercept
https://popularresistance.org/outcry-after-reports-brazil-plans-to-investigate-glenn-greenwald/
Brasile, lo scandalo delle privatizzazioni degli anni ’90
https://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2140:brasile-la-doppia-desertificazione-politica-e-reale
Brasile: così privatizzavamo
https://www.tpi.it/2018/03/28/brasile-crisi-acqua/
https://pagellapolitica.it/bufale/show/22/nestl%C3%A9-e-il-diritto-allacqua-che-cosa-ha-detto-davvero-lex-ceo-peter-brabeck
https://www.ambientebio.it/ambiente/sostenibilita/nestle-la-storia-di-una-multinazionale-da-incubo/
https://www.controinformazione.info/oltre-monsanto-lo-scenario-e-da-incubo/
https://naturalsociety.com/who-are-really-the-top-shareholders-of-monsanto/
https://phys.org/news/2018-08-bayer-monsanto.html
Bayer-Monsanto: A “Marriage Made in Hell”?
*****
Le immagini, i tweet e i filmati (i contenuti) pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.