La storia insegna che un Paese è tanto più grande tanto più i propri leader siano non solo forti, capaci di alta e raffinata dialettica (che può servire temporaneamente per superare qualche momento critico) e di una elevata capacità relazionale ma che siano pure talentuosi, preparati e formati ad alto livello, capaci di implementare una adeguata organizzazione atta supportare i propri indirizzi strategici e, dulcis in fundo, capaci di avere una visione lungimirante e molto più ampia dei propri subalterni.
Ma ci sono altri quattro ingredienti che spesso sfuggono anche ai migliori analisti e studiosi.
- Fattore cognitivo: i grandi leader e statisti di tutto il mondo hanno saputo/voluto/potuto conoscere, interpretare e comprendere meglio di altri il contesto della propria epoca per trarre spunto ed indirizzare le proprie decisioni e intraprendere azioni per implementare i propri piani.
- Fattore emotivo: i grandi leader e statisti di tutto il mondo hanno saputo meglio di altri piegare le proprie emozioni e le proprie istintive reazioni verso le azioni dei propri avversari o concorrenti per realizzare piuttosto progetti concreti, ragionati e pianificati con adeguata riflessione mantenendo alta la propria coerenza rispetto ai propri obiettivi ed ai propri valori anche contro le evidenze temporanee del proprio tempo, ma riuscendo a vedere ben oltre l’orizzonte di una mente di media intelligenza.
- Fattore fisico: avere coraggio ed audacia migliore dei propri avversari e/o concorrenti anche nel perseverare nel perseguimento coerente con in propri obiettivi anche in presenza di temporanee battaglie perse in vista di una vittoria di lungo termine.
- Fattore esogeno: essere INDIPENDENTI (da non confondere con il mantenimento delle promesse elettorali e degli accordi geostrategici stipulati) ed al posto giusto nel momento giusto. In altri termini, avere la possibilità di non dover/poter cedere a ricatti o influenze esterne dovuti a scambi di favori o altre pressioni politiche, parapolitiche, terzie-quarti-quinti poteri a cui chiedere il permesso o da cui far dipendere la propria “poltrona” (come Macron), e…..un pizzico di fortuna casuale. Ma, come insegnano gli antichi, la fortuna aiuta appunto gli audaci (punto 3) e….gli indipendenti (vedi anche punto 2).
Alexander Boris de Pfeffel Johnson, al secolo Boris Johnson, per gli amici BoJo, queste qualità sembra averle tutte.
A dispetto dei suoi detrattori che in tutti questi anni hanno cercato di attaccarlo negandole (le qualità) e mettendo in luce in maniera enfatica quasi sospetta, qualche suo peccatuccio di gioventù da giornalista, come se i nostri giornalisti (italiani ed europei nel calderone) siano tutti integerrimi, probi e perfetti latori di verità. E’ proprio il caso di dirlo, “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Questione uno. Competenze. E’ necessario fare un percorso formativo in luoghi non ameni, ma già altamente qualificati sin dall’inizio del proprio percorso formativo ed atti ad impartire la migliore istruzione, possibilmente anche a livello istituzionale.
Non solo la sua debordante simpatia, l’empatia che riesce a creare con la gente comune che lo incontra, la capacità di cogliere e sfruttare l’orientamento e gli umori del popolo, che possiamo ad esempio ritrovare in un leader nostrano come Salvini (che si ferma però solo all’effetto mediatico sul proprio elettorato), ma anche e soprattutto la sua intelligenza sopraffina e la sua eccellente formazione unica nel suo genere. La sua predisposizione allo studio e la passione per la comprensione della realtà si rivelano già nella giovinezza. Dopo aver frequentato una delle migliori e prestigiose “high school” del mondo, la Eton School, fondata nel 1440 e frequentata dai principi inglesi e il cui processo di selezione per l’ingresso richiede un periodo di almeno tre anni, accede all’Università di Oxford nientemeno che con una borsa di studio riservata ai migliori 70 studenti.
La sua intelligenza è talmente debordante che si rivela subito un personaggio “scomodo” anche per i professori spesso tenuti sotto tiro dal suo “humor” e dalle sue “domande spigliate”.
Questa sua attitudine unita al suo carattere brillante ed alla predisposizione ad essere sempre al centro dell’attenzione, lo portano in breve tempo al successo non solo scolastico ma anche sociale divenendo in breve tempo anche un personaggio di spicco come rappresentante di associazioni studentesche e promotore di giornali universitari.
Questione due. Capacità. E’ necessario che sin dall’inizio di questo percorso formativo il soggetto riesca a mettere in luce il proprio acume politico, i propri talenti e la propria brillantezza cognitiva. Una forte selezione ex-ante è necessaria per sfoltire altrimenti una ricca concorrenza alla ricerca di soldi, successo, affarismi e altri interessi non propriamente allineati con quelli pubblici.
Quale migliore palestra delle elezioni in associazioni universitarie, nel mettersi in luce sul giornale di scuola? quale test nella sua giovanile carriera di cimentarsi a fare il giornalista in quell’arena politica che ha sede a Bruxelles come corrispondente di uno dei più prestigiosi giornali inglesi?
Questione tre. Conoscenza. La passione, lo studio e la curiosità animano le persone che potranno con ciò, se vorranno, essere pioniere ed eccellere ciascuna nel proprio campo.
La sua grande passione per la storia, le sue capacità e la sua formazione lo hanno reso capace di produrre una delle migliori bibliografie critiche su Winston Churchill dal titolo The Churchill Factor e di essere autore persino di un saggio sull’antica Roma, intitolato Il sogno di Roma. La lezione dell’antichità per capire l’Europa di oggi. Questa sua passione lo ha portato a promuovere il latino nelle scuole pubbliche inglesi (!!! chi l’avrebbe mai immaginato da un inglese… i nostri pseudorossi lo hanno cancellato da quasi tutte le attività didattiche formative del Paese per timore che facesse “soffrire” troppo gli studenti….ma forse il motivo reale era che non volevano che una materia stimolasse troppo l’uso del proprio cervello e inducesse gli elettori a capire persino con la propria testa…).
La passione per lo scrivere sono presagio delle sua prima attività lavorativa, il giornalismo. Dapprima come esordiente al giornale “The Times” senza successo in cui è stato accusato (a torto o a ragione non è dato sapere) di essere stato troppo “fantasioso” nella descrizione di fatti di cronaca, poi al “Daily Telegraph”, per il quale divenne corrispondente di Bruxelles, dove potè toccare con mano gli affarismi e le astuzie della plutocrazia europea e che gli permise di essere notato e lanciato in breve tempo nel campo della politica.
Ma la sua formazione e le sue predisposizioni e capacità cognitive non esauriscono le caratteristiche della sua poliedrica ed accattivante personalità e le sue già elevate conoscenze condite con un sempreverde e frizzante “humor” che lo rende l’anfitrione di ogni evento pubblico.
Il suo vissuto familiare ha permesso a lui di conoscere il mondo oltre i confini inglesi sin dalla nascita tanto da avere persino la doppia cittadinanza inglese ed americana fino al 2016, anno in cui rinunciò alla seconda, per coerenza politica (come farebbe istintivamente qualunque politico italiano al suo posto). Il padre è stato infatti un importante diplomatico che ha costretto il figlio assieme alla famiglia a ben 32 traslochi. Membro della Banca Mondiale, il padre Stanley lavorò successivamente a Bruxelles nella Commissione europea.
Tutto ciò permise a Boris Johnson di assaporare sin dall’infanzia tutti quei meccanismi “demenziali” e “ingannevoli” che lo portarono negli anni a sostenere la causa di Nigel Farage e prendere posizioni decise e chiare nei confronti della burocrazia europea.
Questione quattro. Organizzazione. Per essere un vero leader e statista, occorre conoscere i propri limiti e capacità (autocritica) e , in base a ciò, saper creare e implementare intorno a sé una organizzazione forte, adeguatamente bilanciata, coerente, capace e preparata, ricca di personalità (e non di personalismi) e di brillanti menti che sappiano contribuire ed apportare solidità e patrimonio nel movimento politico.
Un’organizzazione politica è come un’azienda. Funziona solo se è funzionale agli obiettivi e se il suo personale è adeguatamente formato, preparato, aggiornato, indirizzato e specializzato.
Una organizzazione deve pertanto necessariamente fondarsi su sistema meritocratico che sappia continuamente rinnovarsi attraverso la generazione di un ricco vivaio in grado di saper rinnovare ciclicamente ed all’occorrenza il suo personale direttivo.
Per fare ciò è imprescindibile strutturare la carriera politica in modo che il merito sia fondato sul sistema delle tre “C” (Competenze, Capacità, Conoscenza ) e sia il criterio primo di selezione e che la selezione e la carriera sia imprescindibilmente aperta a tutti, agevolando anche finanziariamente le persone più capaci ma meno abbienti, cogliendo quindi ogni potenziale leader futuri possibile da tutti i cittadini. La selezione dovrà essere in funzione della formazione scolastica raggiunta per punteggi quantitativi oggettivi. Favorire elevati turn-over, introdurre note disciplinare o di demerito insieme a quelle di merito professionale ed ai risultati ed ai progetti positivimente raggiunti interni ed esterni. Rendere obbligatori anche aggiornamenti e formazione professionale durante il periodo lavorativo, viaggi di lavoro e adeguata rotazione tra uffici, sedi e funzioni secondo uno schema logico e sostenibile in modo da poter formare una dirigenza consapevole ed esperta anche della struttura in cui opera e scoraggiare con ciò il presidio di funzioni e “posti chiave” di lungo periodo che possano generare rendite di posizioni e “insider trading” pericolosi quanto ricattatori e degenerativi per la stessa struttura.
Sul tema organizzativo Boris Johnson ebbe anche fortuna.
Nell’ambito della sua attività giornalistica giovanile, fu notato infatti da un altro personaggio carismatico inglese, Margaret Thatcher – è proprio il caso di dirlo, chi si somiglia si piglia – che intravide in lui un ottimo brillante e promettente allievo dalle insolite qualità da inserire e formare nello staff dirigente dei Tories (il partito conservatore).
Ebbe quindi come si suol dire i migliori maestri che lo aiutarono a forgiarsi nel direttivo di una compagine politica.
Da ciò si evince non solo una eccellente preparazione di alto livello formativo, una sua inclinazione naturale allo studio ed alla comprensione dei fenomeni storici resa solida dalla sua acuta intelligenza dimostrata sin dall’ambito scolastico, ma anche una conoscenza ed una formazione istituzionale che pochi al mondo si possono permettere di avere, oltre ad una naturale predisposizione a comandare ai piani istituzionali apicali resa possibile da una preventiva quanto opportuna conoscenza dei meandri istituzionali londinesi quanto continentali.
Boris Johnson sembra saper coniugare la sintesi delle tre “C”: competenza, capacità, conoscenza che, unite ad altre caratteristiche della sua personalità come l’ empatia e l’attenzione alla gente (anche se spesso finalizzata a mettere in mostra innanzitutto sé stesso), le capacità relazionali, l’autorità, la forza, la determinazione, il coraggio, la coerenza, l’indipendenza (per ora presunta) e…. la fortuna, ne stanno facendo un vero grande leader per un Paese.
Vedremo se saprà anche dimostrarsi di essere alla prova dei fatti un grande e vincente statista ed ottenere i risultati tanto attesi, come la Brexit.
Ma le premesse sono nella direzione giusta e di buon auspicio.
Questione cinque. Risultati. Un vero statista ha idee chiare sul futuro del proprio Paese. Sa tradurre queste idee in una missione che declina in obiettivi e in fasi temporali di risultati intermedi da raggiungere per “step” che riesce a far percepire come essenziali ai cittadini in un processo empatico ed osmotico con essi e che riesce a pianificarli in modo coerente e concreto in funzione del contesto, delle opportunità, ma anche delle minacce che occorrono al Paese in una determinata fase storica e delle debolezze strutturali che vanno affrontate e prese in considerazione se si vogliono affrontare momenti critici e determinati per il Paese stesso.
Per ora possiamo già riscontrare come tale personaggio sia riuscito a mantenere la “barra” sulla rotta della Brexit senza indugi, genuflessioni e perplessità, aspettando il momento giusto per apparire sulla scena politica del Paese.
Una volta preso il comando ha già dimostrato con grande intuito e intelligenza tattica raramente riscontrabili in politica, senza dimenticare il necessario quanto provvido appoggio della Regina, nel difficile compito di sospendere l’attività del Parlamento per impedire che potesse ostacolare il processo di una altamente probabile “hard-brexit” come avvenuto nel recentissimo passato con la malcelata connivente Teresa May e per poter portare a termine il grande progetto da anni pensato per il proprio paese, di una uscita dalla Unione Europea “senza se e senza ma”.
Da segnalare inoltre che Boris si sta mostrando un vincente contro tutti tentativi di denigrazione del personaggio in atto da oltre un ventennio reo di essere un “conservatore” (che lui stesso definisce come l’unico soggetto politico inglese sia in grado di intuire cosa vuole il popolo) e non un “liberal” (leggi “globalista”). E’ stato sempre oggetto di attacchi di stampa ed attacchi politici, sia a livello personale che professionale, dimostrando grande capacità di self-control e di autoironia e “humor” inglese.
Non dimentichiamo che anche alcuni suoi avversari o concorrenti politici, spesso in sede privata e lontano dalle telecamere, hanno persino ammirato e riconosciuto le sue capacità. Uno dei più famosi è stato proprio David Cameron, suo ex-compagno universitario di Oxford nonchè ex Primo Ministro britannico, che in tempi non sospetti nel 2016 ha preconizzato la sua ascesa politica a Premier.
Attualmente in questa difficoltosa e delicatissima fase politica del Paese ed in un contesto internazionale turbolento sembra essere l’uomo giusto al posto giusto.
E noi italiani abbiamo uomini giusti al posto giusto?
La risposta retorica lascia però spazio ad un sfida ed un compito di grande responsabilità per i cittadini a tutti i livelli di buona volontà e dei politici che non sono soddisfatti di questo aborto esecutivo che sembra stare per nascere. La base elettorale dei grillini e dei leghisti è largamente disorientata, infastidita (se non peggio), basita e/o scoraggiata di fronte all’evolversi degli eventi, ma non deve assolutamente lasciarsi prendere dallo sconforto perchè contrariamente a quanto possa sembrare qualche uomo utile e capace potremmo averlo. Per i motivi di cui sopra scordiamoci i leader attuali. In carica e non in carica. E quelle personalità pompate dai media, dagli Oettinger, dalle Merkel ….e dai Grillo. Punto.
Quindi la domanda corretta è: noi italiani potremmo avere uomini giusti al posto giusto?
Sì, anche se non del calibro di Boris Johnson.
Sì, anche se questi uomini sono stati opportunamente oscurati dai media.
Sì, perchè non dimentichiamo che Boris Johnson ama il latino madre della cultura e dei valori europei, madre del sistema giuridico europeo, madre delle lingue europee. Ma non solo. Il latino stimola il cervello a pensare ed è altamente logico. Come il linguaggio matematico. I neurocrati non vogliono che il cittadino italiano (ed europeo) usi la propria testa. Ecco il perchè. E noi italiani, come naturali discendenti del popolo latino, dobbiamo essere orgogliosi delle nostre tradizioni e del nostro grande passato che possiamo far rinascere solo se rispolveriamo i nostri valori e l’esperienza storica di oltre 2000 anni di storia.
Quindi devono essere solo uomini che amino i valori, la conoscenza e la storia. Che abbiano esperienza e che siano tecnicamente preparati.
Come i Sapelli, come i Savona, come i Tremonti.
Ecco perchè sono stati tutti e tre silurati da passati ed attuali Presidenti della Repubblica con il dicktat della UE connivente e dei poteri che stanno guidando la UE stessa alla sua dissoluzione, quegli stessi poteri che stanno già brindando all’esecutivo in salsa giallorossa ….questione di tempo.
Ma l’Italia si dissolverà prima se le bocce non si muovono.
E se gli indesiderati/inetti/incompetenti senza adeguato merito non avranno l’umiltà e l’ intuito politico di farsi da parte (la saggezza la escludo per logica, altrimenti non ci troveremmo in questo guado).
Ma la vera domanda che lascio alla riflessione dei politici e degli studiosi è: in Italia abbiamo un sistema istituzionale in grado di formare ai massimi livelli la classe dirigente politica futura del nostro Paese? Agli eventuali sopravvissuti futuri l’onere della risposta nonchè della soluzione.
Chicco Valli
Fonti per un approfondimento:
https://www.standard.co.uk/news/mayor/boris-johnsons-cv-6660460.html
https://www.italiaoggi.it/news/boris-e-figlio-di-un-eurocrate-e-ha-vissuto-a-lungo-a-bruxelles-la-sua-allergia-alla-ue-e-dura-perche-2376440
https://www.standard.co.uk/news/mayor/boris-johnson-teachers-demonised-margaret-thatcher-8567367.html
https://www.dailymail.co.uk/debate/article-7173247/DOMINIC-LAWSON-super-sensitive-Boris-Johnson-learn-Margaret-Thatcher.html?ns_mchannel=rss&ito=1490&ns_campaign=1490
*****
Le immagini, i tweet e i filmati (i contenuti) pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.