Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
Se non sta attenta, la Gran Bretagna rischia di retrocedere entro un decennio dalla “Premier League” delle potenze economiche globali.
Ma, seppur in modo meno scontato, sta rischiando anche la Germania.
I due paesi hanno difetti opposti. Mentre gli inglesi scommettono selvaggiamente sul prossimo sconvolgimento politico ed economico, i tedeschi, al contrario, raddoppiano le loro certezze ideologiche — un modello economico pre-digitale (tipico del 20° secolo) e lo status quo.
C’è un soffio dell’era Breznev sul lungo e prudente regno di Angela Merkel. Alcuni tedeschi sono vagamente consapevoli che la “Deutschland Inc.” non è più del tutto adatta ai tempi, ma non hanno alcun senso di urgenza.
“Viviamo in una ‘cloud cuckoo-land’ [mondo fantastico dove tutto è perfetto]. Pensiamo di essere la superstar e che gli altri europei debbano seguire il nostro esempio”, ha affermato Marcel Fratzscher, Presidente del “German Institute for Economic Research” di Berlino (DIW) e autore di “The Germany Illusion”.
E ha aggiunto: “Se ci paragonate all’Europa Meridionale o all’Italia siamo in una situazione fantastica. Ma, rispetto agli altri paesi nordici, non siamo affatto così belli”.
Potrebbe sorprendere alcuni britannici — giustamente colpiti dai superbi esportatori manifatturieri tedeschi — il fatto che negli ultimi vent’anni la Germania sia stata una delle economie a crescita più lenta (con un settore dei servizi protetto, arcaico e iper-regolato).
L’Asia orientale, l’Anglosfera e la Scandinavia hanno fatto meglio, come anche il deriso Giappone.
La Bundesbank ha affermato che il tasso di crescita tendenziale della Germania, entro il 2021, sarà dello 0,75% se la produttività continuasse a ristagnare.
I dati OCSE mostrano che la crescita della “produttività del lavoro” tedesca è stata in media dell’1,2% dal 1995 (e zero lo scorso anno). Analogamente alla Francia (1,2%) e peggio di Regno Unito (1,3%), Australia (1,5%), Stati Uniti (1,7%) e Corea (3,9%).
L’euro, quindi, ha davvero aiutato la Germania o è stato una trappola?
Olaf Gersemann del “Die Welt” avvertiva già nel 2014 — in “The Germany Bubble: the Last Hurray of a Great Economic Nation” — che i suoi connazionali avevano scambiato la confluenza di eventi particolari per un secondo Wirtschaftswunder [miracolo economico].
Per breve tempo la Germania è stata in grado di cavalcare l’onda cinese, diventando il principale fornitore di macchine utensili e beni strumentali volti all’industrializzazione dell’Asia.
Ma la rincorsa cinese è finita. Peggio ancora, l’allievo ha superato il maestro.
“La Cina esporta sempre più prodotti che coincidono con le principali categorie delle esportazioni tedesche”, ha affermato il “German Council of Experts”.
L’annientamento dei campioni tedeschi del settore “solare”, da parte di start-up cinesi (con tecnologia rubata e sussidi all’esportazione), è un esempio della velocità con cui i tavoli possono girarsi.
La dipendenza commerciale dalla Cina è diventata il “Tallone d’Achille” della Germania.
Il “Council” ha affermato che un calo permanente del 10% delle esportazioni verso la Cina ridurrebbe il PIL tedesco del 4,8% entro un periodo di quattro anni. Questo danno sta già diventando visibile.
La Germania è in recessione da inizio 2018. Ogni volta che il ciclo di stimolo cinese svanisce — e l’impulso diventa progressivamente più debole — l’economia tedesca si affievolisce.
Ashoka Mody, ex Vicedirettore del FMI in Europa, ha affermato che nessun paese è arrivato a far così tanto affidamento sulla crescita permanente cinese. Il paese sta subendo di conseguenza uno shock sistemico.
“È quasi un infarto” — egli ha detto — “La Corea si è diversificata nell’elettronica, ma non la Germania. I tedeschi sono orgogliosi della loro eccellenza ingegneristica che continua dalla fine del 19° secolo. Ma la loro tecnologia sta diventando obsoleta”.
E ha continuato: “Siamo sulla cuspide di un cambiamento fondamentale nel modo con cui il mondo produce e distribuisce le cose — e non credo che la società tedesca riconosca quanto profondo sia il problema”.
Tuttavia, gran parte di questo declino strutturale è stato coltivato in casa. Il Prof. Fratzscher ha affermato che gli investimenti pubblici sono stati negativi quasi ogni anno dall’inizio degli anni 2000 — e lo sono ancora.
È per questo che il “Canale di Kiel” — la scorciatoia baltica — ha dovuto essere chiuso più volte negli ultimi anni. Le vecchie “chiuse” si stanno sgretolando.
La maggior parte degli investimenti viene effettuata dai Lander e dai Comuni. Molti sono al verde, compreso il Nord Reno-Westfalia.
Mody ha così concluso: “Sono indebitati e vicini al default. Hanno causato un enorme declino della qualità delle infrastrutture”.
È uno dei motivi, ma non il solo, per cui la copertura del paese con i “cavi in fibra ottica” è inferiore al 5%. Dipende anche dal fatto che “Deutsche Telekom” abbia scelto la via del monopolio per l’upgrade, ovvero il “vectoring”, delle linee di rame esistenti.
Nessuna sorpresa che la Germania sia stata assente nella rivoluzione digitale, escluso il SAP.
Perché gli investimenti pubblici sono stati ridotti all’osso, quando la Germania poteva indebitarsi a tassi reali fortemente negativi per 10, 20 o addirittura 50 anni?
Perché l’establishment politico ha pensato di dover “mettere da parte” molti soldi per far fronte all’invecchiamento della popolazione [pensioni, sanità, etc.], ma anche perché ha trasformato il bilancio in un feticcio a suo esclusivo interesse: da qui l’infame “black zero” e il freno costituzionale al debito.
Ha prevalso l’economia a somma zero della mitica Schwabian Hausfrau [casalinga sveva, l’equivalente della casalinga di Voghera].
Questa strutturale corrosione è stata mascherata dall’Unione Monetaria. Charles Dumas di “TS Lombard” ha affermato che: “La vita può diventare molto comoda quando si dispone di una valuta enormemente sottovalutata”.
La crisi del debito dell’UEM ha dato alla Germania e ai Creditori la frusta da usare contro il blocco dei Debitori.
La saga è diventata un falso gioco morale fatto di “Santi e Peccatori”. Ma questa è una percezione distorta ed inoltre, ha affermato Olaf Gersemann, “ha dato in testa alla Germania”.
Il lato oscuro del “miracolo delle esportazioni tedesche” è poco compreso all’estero. Si basa su una struttura fiscale, energetica e normativa che favorisce le élite esportatrici e penalizza la metà inferiore.
Le politiche di compressione salariale “Hartz IV”, pre-Merkel [implementate dal socialdemocratico Schröder], fecero in modo che la retribuzione reale tornasse ai livelli di fine anni ’90.
L’eredità è un sottoproletariato composto da 7,8 milioni di persone che lavorano nell’ambito dei cosiddetti “mini-jobs”, lavori a tempo parziale compensati fino a 450 euro/mese. Le aziende li adorano per le agevolazioni fiscali che comportano.
Questa sottoccupazione giova al “tasso di disoccupazione”, ma ha lasciato la Germania più ineguale rispetto a qualsiasi altro momento della sua storia moderna.
Il Prof. Fratzscher ha detto che la percentuale di povertà è aumentata dal 12 al 17% dal 2005. Due quinti dei tedeschi non hanno una ricchezza netta.
Da rilevare che la sinistra politica ha fatto pochissimi passi in avanti per protestare contro questa povertà. I lavoratori tedeschi hanno misteriosamente accettato questo sistema di credenze mercantilistiche contro i propri interessi.
Ma un giorno l’incantesimo si spezzerà.
In nessun settore la situazione della Germania è più chiara che nell’”automotive”. L’industria tedesca non ha compreso la minaccia portata dalla Tesla e si è aggrappata al motore a “combustione interna” per troppo tempo.
Il Prof. Fratzscher ha detto che: “Le nostre aziende manifatturiere sono vittime del loro stesso successo. Sono diventate pigre e arroganti. Stanno cercando di recuperare, ma riusciranno a trasformarsi in modo sufficientemente rapido?”.
I veicoli elettrici sono dei “computer su ruote” e quindi il vantaggio passa alla California.
O, in modo analogo, si potrebbe dire che sono “batterie su ruote” e che il vantaggio passa alle società asiatiche, come le coreane “LG Chem” e “Samsung SDI”, o la cinese CATL, che hanno bloccato le forniture di litio.
Questi rivali ora producono le centraline elettroniche per VW e BMW, catturando gran parte del valore aggiunto.
Dieter Zetsche della Daimler ha affermato che il margine di profitto su un veicolo elettrico è la metà di quello delle auto tradizionali.
La grande industria automobilistica tedesca riuscirà a sostenere un esercito di 870.000 lavoratori e un ecosistema economico fatto di milioni di persone, in un tempo di soli dieci anni?
Gli anni dell’euro sono stati un’era perduta per la Germania.
E’ stata persa l’occasione per rendere il paese “a prova di futuro” investendo nella nuova ondata tecnologica, prima che anch’essa diventi vecchia.
Ha dormito troppo a lungo e ora il suo dividendo demografico sta invertendosi, come una sorta di vendetta.
La Bundesbank ha affermato che d’ora in poi la forza lavoro si ridurrà di 200.000 unità l’anno, senza contare qualsiasi plausibile scenario d’immigrazione.
Il rapporto di dipendenza degli anziani salirà dal 26,5% al 39,3% entro il 2025, prima di crescere a spirale fin sopra il 50% entro la metà del secolo.
Ci sono molte rovine in questa grande nazione, anche se la Germania ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di reinventarsi.
Ma prima potrebbe essere necessario eliminare alcune illusioni. Proprio come la Gran Bretagna.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2019/10/09/germans-living-cloud-cuckoo-land-economic-decline-sets/
Scelto e tradotto da Franco
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