Chi scrive è fermamente convinto che esista un piano soggiacente per l’Italia del III. millennio, che poi rappresenta l’emancipazione dopo 150 anni dall’Impero Britannico in EUropa: trattasi di cancellare la creatura inglese nel cuore dell’Europa con propaggini fino al nord Africa, l’Italia, appendice geografica diventata inopinatamente Stato grazie a Londra. In effetti il piano inglese di 150 anni or sono fu di enorme successo: l’Italia, con il suo barcamenarsi tra tedeschi e britannici finendo sempre con questi ultimi (ma iniziando sempre con i germanici), ha fatto perdere ben due guerre mondiali a Berlino. Secondo alcuni, i tempi sarebbero maturi per cancellare l’ultimo retaggio europeo dell’Impero britannico…
In verde scuro il lombardo-veneto, in verde chiaro il resto dell’Impero Asburgico
Or dunque, per fare quanto sopra bisognerà necessariamente tornare ad un assetto pre-1860, ben ricordando come sia Mazzini che Garibaldi fossero massoni molto vicini alla Corona inglese, idem la famiglia Savoia. Il futuro, secondo qualcuno, sarebbe tornare ad una segregazione del settentrione dal resto d’Italia, approccio che non vedrebbe in linea di principio contrari gli USA che manterrebbero la loro portaerei nel Mediterraneo (…).
Chi scrive ritiene che tale pseudo-soluzione sia prima di tutto una fesseria. Che però trova nei leghisti una base forte, fondata sostanzialmente sull’ignoranza. L’idea di alcuni miei conterranei sarebbe infatti quella di tornare al Lombardo Veneto, anche perchè la Francia ipotizza che il nord ovest andrebbe “a lei” (…). Meglio detta, la scusa di facciata a cui i leghisti fanno finta di credere è in un nord separato dall’Italia, ipotesi già di per sé idiota, vedremo di seguito il perchè. In realtà quello a cui i vicini EUropei puntano è ben peggio, ossia separare il nord in una parte filo tedesca (il lombardo-veneto) e una filo francese, o meglio la porzione che i francesi ritengono filo francese, il nord ovest, dimenticando che sia i piemontesi che i valdostani proprio non sopportano l’idea di stare con i galli (una parte vicinale del nord Italia, l’alto Piemonte, fu temporaneamente annessa alla Francia durante il 1700, per poi scappare appena possibile a causa di enormi tasse imposte dai francesi, stessa cosa che per altro fece Napoleone quando conquisto’ l’Italia [diede il tricolore e aumento’ a dismisura le tasse agli italiani, ndr]).
E’ inutile stare a discutere, medianamente i leghisti sono estremamente ignoranti storicamente parlando. Lo so che dicendo questo mi attirerò le antipatie di molti di loro: badino costoro che per mia nascita e per mia cultura molti dei compatrioti nordisti possono da me essere considerati “meridionali”, vista la latitudine della mia radice italica. Chiedo comunque umilmente scusa a tutti i lettori per l’incisività delle mie vedute. Il punto è che dopo aver studiato, tra le altre cose, le equazioni differenziali di Poisson-Boltzmann [argomento quasi impossibile per chiunque, onestamente anche per me], troppe cose mi sembrano troppo spesso troppo facili da comprendere (…).
Or dunque, permettetemi di dare qualche spunto di analisi a coloro che vedono nella separazione dell’Italia la soluzione a tutti i mali, soprattutto la gente del nord. Tornare ad un assetto pre-1860 significherebbe per il lombardo-veneto una regressione, ossia alla fine tornare “vacca da mungere”, una soluzione a cui il Salvini sembrerebbe tenere tanto con la sua conversione di fatto pro-euro/”combattere” l’EU dal di dentro (saremmo per altro felici di conoscere l’identità, sempre tenuta nascosta, della madre del leader leghista, traduttrice dal tedesco in italiano e/o viceversa, se per caso sia nata con cittadinanza germanica/austriaca, una curiosità dello scrivente, ndr). Ovvero a tornare a diventare una colonia, una vera vacca da mungere a vantaggio dei germanici, storicamente parlando – almeno, intendo, per gli austriaci il nord Italia, dominio italico di Vienna poi negato grazie al supporto britannico ai Savoia -. E qui mi fermo e lascio parlare i dati: basti sapere che le 5 Giornate di Milano avvennero per le tasse troppo alte; anche l’idolo veneto Daniele Manin ebbe la sua ascesa nella storia grazie alle tasse elevate imposte dagli austriaci al lombardo veneto. I dati infatti ci dicono questo:
Secondo la denuncia 1847 di Cesare Correnti il Lombardo Veneto, pur avendo solo 1/18 del territorio dell’Impero d’Austria, ed 1/8 della popolazione, forniva allo stato ¼ delle rendite erariali. In effetti, secondo la accurata ricostruzione di Marco Meriggi, nel Lombardo Veneto del 1841 Lo Stato poteva contare (grazie all’imposta fondiaria e alle imposte indirette su una entrate 36,9 milioni di fiorini, mentre compiva in Lombardia spese per soli 15,5 milioni. Ancora, nel 1847, il Lombardo Veneto fornì il 37,8 % delle entrate austriache, mentre rappresentava per l’Austria solo il 16,5% della spesa. E’ quindi vero che il Lombardo Veneto costituiva, in termini assoluti, un serbatoio finanziario per l’Impero, in quanto (tolte le spese per la Lombardia e il Veneto) fornisce ben 20 milioni, dei cento complessivi, delle spese centrali dell’Impero (M. Meriggi, Il Regno Lombardo-Veneto, Torino : UTET, 1987 p. 275)
Avete letto bene: secondo l’autore citato, il lombardo veneto nell’Impero asburgico rappresentava circa il ca. 6% (1/18) del territorio dell’Impero, aveva ca. il 12.5% della popolazione e pagava ca. il 25% delle tasse totali. Tasse poi utilizzate da Vienna per fare guerre e bella vita, alla corte imperiale. Notando bene che le tasse erano imposte da stranieri (austriaci) ad italiani, ossia a gente che parlava una lingua diversa ed aveva culture diverse. Infatti il principale motivo della rivolta del nord Italia fu la lingua, diversa, associata all’oppressione austriaca, il Viva V.E.R.D.I. (Vittorio Emanuele Re D’Italia) alla Scala è lì a ricordarcelo, ad imperitura memoria. Ossia le tasse elevate, il fatto di considerare il nord Italia come una colonia tedesca, permisero la nascita del senso nazionale italiano, costruito attorno ad una propria lingua, quella di Dante!
La cosa tragica, un enorme errore, è stato poi lato sabaudo trasferire la capitale di tutto a Roma, dove la nobiltà ex papalina si è riciclata per “magnare” risorse al nuovo stato italiano, con una iperbole dalla nascita della Repubblica quando il Papa fu sostituito non da un uomo forte come Mussolini ma da un ente astratto che fu lo Stato Repubblicano (chi scrive è per spostare la maggioranza dei ministeri da Roma ad altri capoluoghi di provincia, per salvare l’Italia, cosa che Salvini però ha promesso ma non ha fatto, come tante altre promesse rinnegate, un bugiardo seriale). Faccio per altro notare che ci sono alcuni nobili romani ex papalini anche tra i sovranisti, mi sembra; come faranno costoro a conciliare tutto ed il contrario di tutto quanto compreso nel sovranismo distampo nordista solo Dio lo sa…
Detto questo, restiamo sull’argomento principe, le tasse imperiali imposte al Lombardo Veneto.
Ricordo ad esempio che nel 1830 gli studi di Adriano Balbi, statistico veneziano, evidenziavano come il Regno Lombardo-Veneto fosse lo Stato italiano che forniva la rendita più alta in tasse (122.000.000 di franchi su un popolazione di 4.930.000 di individui).[1] Ciò risultava spiegabile con l’eccessiva gravosità delle tasse imposte da Vienna, insieme al fatto che la maggior parte delle famiglie del Lombardo-Veneto preferivano pagare la tasse per un supplente, piuttosto che mandare un uomo abile al lavoro nell’esercito austriaco. La leva militare asburgica durava infatti otto anni.
O il fatto che il fisco rapace di Vienna verso il lombardo veneto la facesse davvero apparire come vacca da mungere, essendo tale concetto reiterato come assolutamente plausibile anche dallo studioso P. Ginsborg, in “Daniele Manin e la rivoluzione veneziana, 1848-49”, Milano, 1978, p. 17.
La documentazione a supporto del fatto che appunto il lombardo-veneto fosse la vacca da mungere degli austriaci nell’Impero asburgico è ampia. Dunque, non si capisce come oggi gente della caratura di Feltri (che in genere stimo) semplicemente disconoscano la storia – o siano in malafede, possibile -. In quanto, sebbee sia un vecchio cavallo di battaglia leghista, va comunque ricordato come il debito italiano in caso di secessione verrà in ogni NON abbonato ma necessariamente allocato in quota parte anche alla Lombardia e al Veneto, o con il criterio del PIL (più probabile) o della popolazione, ossia affossando ogni speranza di benessere futuro. Proprio perchè il lombardo veneto dovrebbe tornare ad essere una colonia….
Altra bugia di Salvini… un vero professionista della promessa mancata!
Se dunque i leghisti, senza dirlo, ossia andando al potere prendendo i voti anche dei votanti del sud e del centro Italia come la Lega nazionale “Vota Salvini”, davvero pensano che saranno felici a stare vicino ai tedeschi, spiacente, ma mi sa che nel caso non hanno capito davvero nulla (andrebbe ad esempio verificato se – e nel caso perchè – le saline di Margherita di Savoia, le seconde più grandi del mondo, siano state vendute alla Francia grazie ai buoni uffici del sindaco locale che era parte del “noipersalvini”, mettendo – sembrerebbe – da parte offerte più elevate da parte di altri offerenti, …). Chi si salverà in caso si rottura dell’Italia “in tre o più parti” sarà infatti solo il sud Italia, a maggior ragione se le deindustrializzazione del nord procederà spedita anche solo per un lustro ancora; se poi il risparmio del nord verrà annichilito ancora meglio (per chi vuole un’Italia divisa ed imbelle, ossia – encore – i nemici dell’Italia Unita alleata degli anglosassoni, ossia francesi e tedeschi).
Come potete capire da quanto sopra la strategia di questo sito non è semplicemente “sparare su Salvini“, che personalmente considero alla stregua di un fesso che crede di essere furbo e forse è pure in malafede viste le innumerevoli bugie dette (ma questa è una altra storia). Ma piuttosto puntiamo a difendere il benessere di uno Stato Unito che i miei avi, col loro sangue, hanno contribuito a creare. Anche con le motivazioni sopra esposte.
Come voi ben sapete noi siamo anti-euro e pro-ITALEXIT. Il motivo penso lo deducete da soli, ormai. Che poi lo scrivente abbia studiato nel mondo anglosassone, che la famiglia si sia schierata culturalmente con gli alleati nella scorsa grande guerra, è solo un dettaglio. I fatti che contano sono invece la grande storia, quella sopra, ossia cosa vorrebbero di nuovo far diventare il nord Italia i germanici (ed anche i francesi): una colonia da spogliare.
Come dico da tempo, visto che Salvini ha tradito molte parole date, prima di tutto – ma non solo, sigh – quella dell’uscita dall’euro, le speranze di una reazione efficace – con Salvini a capo della Lega – si riducono al lumicino, intendo una reazione al giogo franco-tedesco vestito da EU. Soprattutto in assenza della Brexit, dopo la quale arriverebbero certamente i finanziamenti necessari per fomentare una protesta interna italiana anti-EU, come è successo dalla notte dei tempi (pensate veramente che le 5 Giornate di Milano ad esempio non fossero state fomentate con soldi sabaudi, ossia inglesi? Illusi…). Ecco perchè Berlino e Parigi temono la Brexit più di ogni altra cosa, ben sapendo cosa verrebbe dopo…
Aggiungo per maggior chiarezza alcuni dettagli sul Veneto, da cui il mio caro padre proveniva, zona che era molto povera con gli austriaci, infatti crebbe solo grazie ad alcune opere Mussoliniane di bonifica e poi con il dopoguerra repubblicano, checchè i veneti ne dicano (male) dello Stato italiano. Il motivo della precedente arretratezza va ricercato nella colonializzazione di fatto austriaca, dove il Veneto era veramente vacca da mungere [2]:
“Il sottosviluppo economico del Veneto era determinato dall’oppressione coloniale austriaca, che voleva sfruttare questa regione a beneficio delle regioni di lingua tedesca dell’impero poste a nord delle Alpi. A questa condizione s’aggiungeva poi una politica di snazionalizzazione portata avanti da Vienna a discapito dell’identità socioculturale italiana.”
Fino ad arrivare a quanto indicato G. Zalin [3], secondo cui esisteva la precisa volontà asburgica di fare del Lombardo-Veneto un’area di vendita e smercio per i prodotti delle regioni germaniche ed il favoritismo verso le aree industriali transalpine rispetto a quelle italiane, venete in primis.
Se fate i paio con quanto vi stiamo dicendo da tempo su questo sito e prima su un altro (che però sembra aver perso il nord, letteralmente, ndr), lo scopo dell’EU franco-tedesca è trasformare l’Italia in una Repubblica consumante non risparmiante, deindustrializzata e a carro tedesco, con le imprese spostate oltre Gottardo; precisamente quello che vorrebbe l’EU attuale, che oggi sta attuando la fase della “distruzione delle PMI italiane via eccesso di tassazione, causata dall’austerità“,con le imprese morte da sostituire successivamente con le grandi aziende estere non appena ci sarà assenza di competizione nazionale, alzando i costi per la popolazione ossia facendola diventare colonia a termine.
Smettetela dunque di offendere non solo chi cerca di fare qualcosa per tenere assieme l’Italia, su questo sito e su pochi altri, per altro facendo male anche a voi stessi. Cercate invece di capire che per attuare una reazione adeguata alle enormi sfide dei prossimi anni ci vogliono persone adeguate, quale Salvini non è. E con strategie che la Lega oggi NON ha e forse non ha mai avuto. Da qui la nostra preghiera affinché Salvini venga messo di lato, in qualsiasi modo, tutto sommato non ci importa (purchè sia un modo lecito), sostituendo la direzione leghista attuale con un presidente onorario come Giulio Tremonti, di altissimo spessore, futuro Premier. E con Giulio Sapelli come consulente strategico, futuro ministro degli Esteri o degli Affari Comunitari. E con Giorgetti come Segretario, a tenere insieme la struttura. Salvini potrà tranquillamente fare il ministro degli Interni, ma senza cariche interne, disinnescando il partito personale che sta cercando di creare, in futuro certo alleato dell’impresentabile Matteo Renzi e del vecchio – in tutti i sensi – Silvio Berlusconi.
In tale contesto chi scrive non spera in un Salvini vincente in Umbria, come ben capite (duole pensare di dover passare anche per una vittoria avversaria, puntando noi a cambiare la direzione leghista con una con basi più solide a livello strategico – sappiate che esistono alternative –). E questo non per antipatia per Salvini, tutto sommato un dettaglio. Ma per il bene del Paese, stretto nella morsa di chi vuole disfare l’Italia, passando per l’annichilimento del benessere nazionale, visto che la Lega si è dichiarata ufficialmente pro-EUro ed anzi pronta ad allearsi con soggetti dichiaratamente – e per propri interessi -pro EU e pro-EUro (il PPE oltre che Silvio Berlusconi e, noi almeno riteniamo, anche con il supporto vedremo quanto esterno dell’altro “nipote di fatto” dell’ex Cavaliere, Matteo Renzi, tempo al tempo per verificare). Ossia pro-ritorno all’asseto ante 1860.
Spero abbiate temo di approfondire, ne va del vostro futuro e di quello dei vostri figli.
Mitt Dolcino
Riferimenti bibliografici:
[1] Adriano Balbi, Quadro statistico dei vari stati d’Italia, in Annali universali di statistica, Vol. 31, Milano, Società degli Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell’Industria, 1832, p. 313.
[2] [CARRERAS A., «Un ritratto quantitativo dell’industria italiana», in AMATORI F. – BIGAZZI D. – RIANNETTI R. – SEGRETO L. (a cura di), Storia d’Italia. Annali 15, L’industria, Torino, Einaudi, 1999, pp. 179-272; FENOALTEA S., «The Growth of the Italian Economy, 1861-1913: Preliminary Second-Generation Estimates», European Review of Economic History, n. 9, 2005b, pp.273-312; MADDISON A., «A Revised Estimate of Italian Economic Growth, 1861-1989», in Banca Nazionale del Lavoro, Quaterly Review, 1991, pp. 225-241; SVIMEZ, Cento anni di statistiche sulle regioni d’Italia, Roma, 1961).
[3] G. ZALIN, Aspetti e problemi dell’economia veneta dalla caduta della Repubblica all’annessione, Vicenza 1969
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