Sumantra Maitra per The Federalist
Come si potrebbe classificare uno Stato il cui Esercito consegna il figlio di un “barone della droga” ai membri del suo “cartello”, dopo aver subito perdite brutali nel corso di autentiche battaglie campali?
Uno Stato il cui Presidente si è scusato in televisione dicendo che la resa dell’Esercito al “cartello della droga” era la cosa giusta da fare, perché “non vogliamo la guerra”?
Se i resoconti sono corretti, è quello che è accaduto in Messico, più o meno nello stesso periodo in cui, nelle “primarie presidenziali” dei Democratici, si stava discutendo se dovessero esserci maggiori spese per trilioni di dollari nel bilancio degli Stati Uniti.
Ma uno stato-fallito al confine meridionale degli Stati Uniti non dovrebbe far suonare campanelli d’allarme negli uffici del Pentagono?
Una mappa della BBC mostra che il Messico è diviso in quattro zone, ognuna delle quali è gestita da un “cartello”, analogamente ai “signori della guerra” in Afghanistan o in Libia.
Qualche giorno fa la Guardia Nazionale Messicana ha circondato la casa del figlio di El Chapo [un “signore della droga”] e, dopo un pesante scontro a fuoco, lo ha costretto ad arrendersi, salvo poi arrestarlo.
Subito dopo si è scatenato l’inferno. I membri del “cartello” hanno circondato la casa costringendo i Poliziotti Messicani a ritirarsi.
A quel punto è stato chiamato l’Esercito che, dopo incredibili violenze, è arrivato anch’esso ad un punto morto.
I media mainstream americani non hanno divulgato molte notizie su questi fatti ma i social media, al contrario, hanno diffuso numerosi video dell’Esercito Messicano circondato dai membri del “cartello”.
Ci sono video in cui i banditi del “cartello di Sinaloa”, alla guida di auto blindate equipaggiate con lanciagranate e mitragliatrici pesanti, pattugliano le strade delle città messicane.
In breve, l’equilibrio del potere è passato nelle mani delle bande, delle milizie e dei membri del “cartello”, che hanno liberato i prigionieri e umiliato il Governo Nazionale.
Inutile dire che non è una cosa normale.
Le relazioni internazionali si basano sulla fiducia reciproca fra i Governi, che nel loro territorio dovrebbero mantenere l’autorità dello Stato — in particolare in un paese per noi importantissimo come il Messico.
Il “cartello” di El Chapo, Sinaloa, è il principale fornitore di droghe degli Stati Uniti. Anche con El Chapo incarcerato la sua famiglia gestisce apertamente l'”azienda”, senza alcun problema.
Il Governo Messicano è impotente, corrotto e compromesso. Il suo Presidente Andrés Manuel López Obrador, forte critico degli Stati Uniti, era stato eletto perché si occupasse dei “cartelli” e delle bande.
Tuttavia, dopo questa resa umiliante, ha ringraziato le “forze di sicurezza” per aver rilasciato il figlio di El Chapo, dicendo che è stato un atto di prudenza, visto che il Governo Messicano non è disposto ad andare in guerra.
“I Funzionari che hanno preso questa decisione hanno fatto bene”, ha dichiarato alla BBC.
E ha concluso: “La cattura di un criminale non vale la vita di così tante persone”.
Considerate le implicazioni. Cosa possono significare per un paese delle dimensioni e della geografia del Messico?
Uno Stato Nazionale viene considerato fallito quando vi sono “Amministrazioni Parallele” e nessuna “Autorità Centrale”. Pensate ad esempio alla situazione delle città-santuario, dove la Polizia non ha alcun potere.
Immaginate per un attimo che si sia individuato un terrorista islamico e che la Guardia Nazionale Americana sia andata a catturarlo, salvo essere circondata e costretta ad arrendersi.
Immaginate poi che il Presidente degli Stati Uniti tenga una conferenza stampa per spiegare che si tratta in realtà di una cosa buona e giusta, necessaria per mantenere l’ordine nazionale!
È assurdo il solo pensarlo ed è improbabile che possa mai accadere. Eppure è quello che sta succedendo proprio al confine meridionale degli Stati Uniti.
Mentre il Senato è impegnato a discutere se le truppe americane debbano restare in Siria, che si trova a migliaia di miglia di distanza, in una regione senza interesse geostrategico per gli Stati Uniti, c’è un paese che sta crollando a poche miglia di distanza dal Texas e dalla California .
Il suo Governo è incapace di sopraffare le forze paramilitari e le milizie che controllano il territorio, corrompendo chiunque con il denaro.
Le attività di polizia, il controspionaggio, il contrasto alla tratta di esseri umani e l’antiterrorismo, funzioni per le quali il Governo americano dipende da quello messicano, sono tutti praticamente compromessi.
Domani, se una cellula terrorista dovesse cominciare ad agire da quel paese, il Governo messicano non farebbe niente.
Ma non è detto che debba trattarsi per forza di una cellula terrorista islamica.
I “cartelli” messicani non sono meno brutali dell’ISIS e sono sempre più impudenti nell’attraversare il confine, con “celle dormienti” presenti nelle città degli Stati Uniti, pronte al caos quando arriverà il momento giusto.
Il Governo degli Stati Uniti è a conoscenza di chi e di quali bande stanno lavorando negli Stati Uniti, di dove si trovano e di quanto potere hanno acquisito?
I segnali di pericolo sono visibili da molto tempo. Nel 2010 il Governo fu avvertito che il Messico stava rischiando di diventare uno stato-fallito.
Il presidente Obama preferì concentrarsi sulla democratizzazione del Medio Oriente dopo le Primavere Arabe.
Nel 2015, gli accademici avvertirono che le decapitazioni effettuate dai “cartelli” rischiavano di spargere dappertutto schegge di anarchia.
Lo stesso allarme fu ripetuto nel 2016, questa volta con l’avvertimento dell’ascesa di Milizie e Amministrazioni Parallele in alcune parti del Messico.
Mentre un numero sempre maggiore di Accademici Liberali mette in guardia sulle violazioni dei diritti umani connesse alle “guerre di droga” (che non sono mai state realmente combattute, come ad esempio nelle Filippine), i Conservatori avvertono invece dei loro effetti sugli Stati Uniti.
Proprio la scorsa settimana il nostro sito ha riferito di un immigrato illegale sotto processo per terrorismo in Nord America. La notizia è stata semplicemente oscurata dal mainstream.
Uno dei concetti più controversi espressi dai Liberal è il “regime dei diritti umani”, l’idea post-1945 secondo cui la rieducazione è migliore della punizione e che la trattativa con il “male” è migliore della semplice imposizione dell’autorità.
Sfortunatamente per loro, il Messico ha mostrato il limite di questo concetto.
Quelle stesse persone che sbraitano continuamente contro il filippino Rodrigo Duterte per aver condotto una guerra molto brutale contro la droga, ripulendo il paese dalle bande e dai terroristi; quelle stesse persone (e quei politici) che gridano contro la “tolleranza zero” sui confini e sull’immigrazione, sono tutte ammutolite davanti al Governo Messicano che vacilla .
Gli eventi in Messico mostrano che il paese non è più uno stato-nazione indipendente.
Gli americani dovrebbero sapere che non hanno uno Stato Nazionale funzionante al loro confine meridionale.
E questo dovrebbe tener sveglia di notte ogni persona sana di mente.
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Link Originale: https://thefederalist.com/2019/10/22/forget-syria-what-is-the-u-s-doing-about-the-failed-state-on-our-southern-border/
Scelto e tradotto da Franco
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