Che cosa succederà in Assicurazioni Generali e Unicredit? L’intervento di Mitt Dolcino
Nota di redazione: questo è un vecchio articolo di circa un anno fa, pubblicato dall’autore su Startmag, che per un problema tecnico “saltò” su questo sito, in mirror. L’ho ritrovato per caso in bacheca e ho deciso di riproporlo come era allora, visto che la pubblicazione era stata “tecnicamente” spostata di un anno! Il motivo della volontà di riproporlo è semplice: si può leggere l’ “evoluzione” italica attesa un anno fa coi fatti di oggi, passando dai gialloverdi, vedendo come è evoluta, fino ai giallorossi coi casi FCA ed Ilva, che arrivano da lontano…. In quanto la “storia” trattata è e soprattutto sarà molto attuale.
Di Maio in questo caso mi sa che ci aveva preso. Ma non avendo scuola di strategia (evidentemente resta il simpatico bibittaro di sempre) non era arrivato a capire che la colonia potesse essere anche l’Italia!
Questo per dire che – temo – la tendenza degli italiani ad accettare di essere colonizzati è trasversale, evidentemente chi tira le fila “paga bene“. Basti pensare che l’avallo della vendita delle seconde saline più grandi del mondo ai soliti francesi è avvenuta questa estate, quelle di Margherita di Savoia, partendo da fine anno scorso, anche per il tramite di un sindaco della città pugliese che non si è opposto (peccato che costui facesse parte del coordinamento BAT, facente parte della rete “noipersalvini”, ndr); infatti si dovrebbe ben guardare alle condizioni della seconda offerta “locale” che prevedeva anche un albergo in zona per le saline, che fu rifiutata pur essendo più alta di quella francese! [fonte: il sole24ore, sotto]
Il vero problema resta come al solito a carico degli italiani. Ossia il problema è prima ditutto non avere capito cosa questo trend comporterà: è infatti inevitabile che la colonizzazione economica porterà anche dei lati negativi, dal minor numero di posti di lavoro “pregiati” in Italia, alla riduzione degli stipendi nelle aziende “colonizzate” con meno tasse pagate in Italia dalle aziende acquisite, che chiaramente delocalizzeranno tutto quanto possibile nel paese dove sta la sede dell’acquirente. Dimenticando che riduzione di stipendi e delocalizzazione – o quanto meno dei profitti – in giurisdizioni a fiscalità minore è sinonimo, vista la disoccupazione italica che non si schioda da ca. 10% o giù di lì (in EUropa la disoccupazione è molto più bassa), a far saltare i conti dell’INPS a termine, ossia le vostre pensioni. Ben ricordando che gli italiani, senza che costoro lo abbiano capito purtroppo, contribuiscono con le loro tasse per ca. 108 mld di euro ogni santo anno per compensare il buco dell’istituto di previdenza pubblico, una vera cambiale in protesto (a scadenza). Tradotto, la colonizzazione porterà a tasse sempre più alte per non far saltare il sistema Italia che, in assenza di attività economiche diciamo “sane” da tassare si trasformerà prima in nazismo fiscale per ripagare il debito detenuto dagli stessi che impongono l’austerità; per poi passare alla confisca dei risparmi. Inevitabile.
Tutto già scritto. E non c’è nulla che gli italiani possano fare in assenza di un partito politico di governo sufficientemente “sano” per poter sfidare APERTAMENTE “i colonizzatori” (il “meglio sul mercato” sostiene che basta apsettare che l’euro si rompa; peccato che nel mentre verranno depredate tutte le aziende sane locali, a tal punto uscire dall’euro sarà inutile).
Buona lettura
Ecco come la Francia sbava per Assicurazioni Generali e Unicredit (25.11.2018)
E’ ormai chiaro a tutti che questa Europa asimmetrica scricchiola: per inciso, ci sono 6 mesi di tempo per correggere la manovra finanziaria del governo italiano, post bocciatura di Bruxelles. Ossia il verdetto finale EU sarà attorno al 20 maggio 2019.
Considerando che tre giorni dopo ci saranno le elezioni Europee (23 maggio 2019) possiamo stare certi che il castello di carte attuale verrà comunque sparigliato: se Bruxelles vorrà imporre misure lacrime e sangue all’Italia il risultato delle urne sarà scontato, una catastrofe per gli europeisti (i gialloverdi saranno affiancati dai votanti euroscettici francesi di Marine Le Pen e dai tedeschi di AfD, oltre ai sovranisti di mezza Europa). …
Anche in tale contesto vanno lette due recenti notizie piuttosto rilevanti: Unicredit ed Assicurazioni Generali, guidati da due amministratori delegati francesi, stanno tentando di “trasferire” valore fuori dall’Italia. E’ questo il timore di molti in Italia. Sarà vero? Si realizzerà davvero?
Il metodo è sofisticato: da una parte Assicurazioni Generali da due-tre anni, con Philippe Donnet alla testa, sta vendendo attività fuori dall’Italia reinvestendo poco o nulla dei proventi delle alienazioni.
Oggi Generali stima in 10 miliardi la liquidità nel periodo del piano che invece di essere re-impiegata in attività reali a basso rischio – come da tradizione triestina – verrà in gran parte liquidata agli azionisti, come annunciato nel piano triennale presentato negli scorsi giorni. Della serie, ancora qualche anno di cura Donnet, l’ad francese di Generali, ed il Leone di Trieste rischia di ridursi a un gattino, avendo alienato un bel po’ del suo portafoglio all’estero anche se nel piano triennale si garantisce che si crescerà specie in Asia.
Dall’altra parte c’è Unicredit dove il legionario Jean-Pierre Mustier, il capo azienda del gruppo di di piazza Cordusio, sta oggi valutando i consigli interessati di qualche banchiere d’affari vicino alla Francia di separare la banca in due tronconi: la parte straniera scorporata da quella italiana, con due quotazioni di titoli differenti in borsa.
Per non parlare degli svariati tentativi degli scorsi mesi ed anni (per ora falliti o accantonati) di “fondere” Unicredit con, guarda caso, Société Générale, la banca francese da dove proviene lo stesso Mustier; e dove oggi siede nel cda l’ex membro del consiglio della Bce, l’italiano Lorenzo Bini Smaghi.
E’ palese, dunque, l’attivismo parigino sugli interessi italiani, di fatto drenando ricchezza all’estero a favore di soggetti stranieri, soprattutto in direzione Francia.
Viene da dire, in tutto questo scempio, cosa sta facendo il governo? Non ci vorrebbe molto – secondo la mia opinione – ad allineare gli interessi dei vari azionisti italiani di Generali ed Unicredit con l’entrata nell’azionariato dei due ex giganti da parte di Cassa Depositi e Prestiti; oltre tutto a prezzi di realizzo, dopo i crolli di borsa delle ultime settimane.
Per non perdere il Nord, occorre sempre ricordare la saggezza dei grandi: Enrico Cuccia prestò sempre molta attenzione all’italianità di Unicredit e soprattutto di Generali.
Considerazione finale, personale: un paese che non riesce a mantenere l’Italianità di colossi come Assicurazioni Generali ed Unicredit è un Paese finito.
Mitt Dolcino
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