Martin Jay per Strategic Culture
Il francese Macron ha usato la stampa britannica per circondarsi di ammiratori e lamentarsi di come lui e la sua visione dell’Unione Europea non stiano funzionando.
Il Presidente Francese sembra essere sull’orlo di un tracollo psichico, stante il suo commento sul fatto che la NATO sia “cerebralmente morta”.
Osservando la crescita molto lenta dell’UE — che sta colpendo per la prima volta la Germania e, ovviamente, anche la Francia — Macron si è fatto prendere dal panico.
Recentemente, ha sostenuto in un’intervista all’Economist che l’America stava voltando le spalle all’Europa e che egli non aveva più fiducia nella NATO.
È stata una critica a Trump o, più specificamente, un velenoso attacco alla politica che Trump ha adottato verso l’Iran?
Nel giro di poche settimane Trump si è rivolto all’UE per chiedere denaro e sostegno, mentre questa si sta allontanando dal famigerato JCPOA, altrimenti noto come ”Accordo con l’Iran”.
Le idee di Macron sul fatto che l’UE sia una grande protagonista a livello mondiale non stanno davvero funzionando.
Forse, il vero problema sta nella sua idea di essere il principale protagonista di un’UE sempre più importante, visto che i suoi tentativi di gestirla (attraverso il suo ruolo di Presidente Francese) stanno palesemente annaspando.
Pochi dubitano che fra cinque anni, quando l’UE avrà bisogno di un nuovo Presidente della Commissione, il suo nome sarà nell’elenco dei candidati e che vorrà infrangere la vecchia regola non scritta, che nessun esponente dei “giganti” dell’UE [ovvero Francia e Germania] possa fare il Presidente a Bruxelles.
Beh, comunque dai tempi di Jacques Delors.
L’UE non funziona. La sua economia sta raggiungendo dei nuovi minimi che stanno colpendo anche i paesi non appartenenti all’eurozona — come la Svezia, ad esempio.
La fuoriuscita della Gran Bretagna, inoltre, è un ulteriore e non edificante messaggio rivolto a molti dei suoi membri: “è tempo di ripensare il progetto europeo”.
L’idea di “ripensare” il progetto, però, è più che mai divisiva.
Macron e i suoi amici federalisti di Bruxelles pensano alla questione in modo drammatico, piuttosto che razionale.
“Riformare”, per loro, significa assumere (in modo antidemocratico) ancor più potere e quindi sperare che, con un nuovo esercito dell’UE (sostenuto da accresciuti stanziamenti dei paesi-membri dell’Unione), con maggiori sovvenzioni UE alla ricerca (per competere con gli Stati Uniti), con salari minimi in tutti e 27 i paesi-membri ed infine con la revisione dell’accordo di Schengen (con una nuova politica unitaria in materia di asilo), possano raccogliere un maggior sostegno politico.
Tuttavia, i moderati di tutt’Europa — chiamiamoli per semplicità “euroscettici” — potrebbero sostenere che, vista la grave crisi in cui si trova l’UE, ridurre le eccessive ambizioni dei progetti potrebbe essere un modo per riconnettersi con gli elettori dell’Unione.
Una volta, nel 2002, chiesi al Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, quale fosse il suo incarico principale. “Riconnetterci con gli elettori”, mi rispose fiducioso.
Il sorriso compiaciuto svanì presto dal suo viso da cherubino quando gli risposi: “con queste parole, vuol forse dire che, in passato, l’UE era connessa [con gli elettori]?”.
La rabbia e la frustrazione che Macron sta attualmente sperimentando riguardo la NATO, sono parte del più ampio quadro relativo al declino dell’UE.
Per Macron e la sua visione di una nuova UE, il fatto che i paesi dell’Unione facciano un favore a Trump accettando di spendere per la difesa il 2% del PIL, sarebbe un abominevole attacco.
Macron pensa che una maggiore spesa per la difesa faccia diminuire il supporto politico al progetto UE.
Ma è una logica imperfetta. Il favore degli elettori per il progetto UE, a prescindere, è in costante declino ed il blocco populista sempre più grande, al Parlamento Europeo, ne è una chiara testimonianza.
I superpoteri agiscono. I pseudo-superpoteri parlano soltanto e sperano che i loro comunicati stampa abbiano un qualche impatto.
Il nocciolo della questione, in questo recente attacco alla NATO, è il fallimento della politica americana sull’Iran.
Ma, cinicamente, quel fallimento può essere superato dagli Stati Uniti perché i superpoteri, per definizione, guardano agli altri per caricarli del peso dei loro errori. Ed è all’UE che Trump sta guardando.
Sarà quindi l’UE a pagare il prezzo più alto per l’Iran, nell’allontanarsi ulteriormente dai suoi obblighi, ai sensi del cosiddetto JCPOA.
Il problema, con Macron, è che è troppo radicato nel suo passato.
Nella lettera pubblicata sul Guardian egli parla di una nuova UE che guarda sempre più all’Africa per i futuri investimenti — forse uno scorcio dei vecchi valori francesi e dei suoi retaggi coloniali.
Ma il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha una visione più moderna e realistica della Francia e della vecchia Europa.
“Accolgo con grande favore gli sforzi per rafforzare la difesa europea ….. ma l’UE non è in grado di difendere l’Europa” — ha dichiarato nella cerimonia per i 70 anni della NATO — “E’ una questione di potenza militare. Dopo la Brexit, l’80% delle spese della NATO proverrà dagli alleati extra UE”.
Questa dichiarazione deve aver fatto molto male a Macron.
Ma, se l’UE non riesce nemmeno a difendersi, non è forse una questione di “morte cerebrale” pensare a dei piani per espandere il suo ego e i suoi poteri?
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Link Originale: https://www.strategic-culture.org/news/2019/11/13/its-the-federalist-fantasy-of-a-bolder-eu-which-is-brain-dead-not-nato/
Scelto e tradotto da Franco
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