Le notizie si stanno accavallando: la protesta dei gilet gialli si sta diffondendo a macchia d’olio; l’Eliseo ha voluto i cecchini sui tetti pronti a sparare contro i manifestanti, come a Maidan (mentre le stesse forze dell’ordine francesi riprendono e diffondono i video del “monitoraggio armato”, …); ieri notte una anziana signora di Marsiglia è morta dopo essere stato colpita da un proiettile della polizia sparato durante le manifestazioni; il prossimo week end è prevista un’altra mega manifestazione dei gilets jaunes – la manifestazione più grossa, ormai i manifestanti sono capillarmente organizzati, … – a Parigi. Il presidente Macron invece non molla, ben sapendo che non può tornare indietro con l’austerità, altrimenti viene giù il castello di carte il castello eurocratico costruito con cura negli ultimi 25 anni. Nel mentre il primo ministro Conte ha ricevuto rassicurazioni personali da Trump durante il G20, uno dei pochi capi di governo in chiara sintonia con il presidente USA.
I passi, secondo il piano EU/franco-tedesco, dovevano essere questi: Parigi avrebbe sposato l’immagine di austerità con le misure sul prezzo del diesel e su varie altre imposte (…), per altro supportando prima di tutto il progetto principe EUropeo, quello dell’auto elettrica (che, se finalizzato, sarebbe probabilmente la più grande truffa economica dell’umanità in termini di rapporto costi/utilità, visto che le auto elettriche inquinano ben di più di quelle a ciclo termico, memento che per produrre l’elettricità si utilizzano in massima parte combustibili fossili, …). Eppoi le dichiarazioni su un esercito comune EUropeo addirittura in veste anti-USA, – per difendersi tra gli altri proprio da Washington (…) -. A seguire la bomba atomica invocata a gran voce dall’establishment tedesco (anche governativo) che conta, unitamente al viaggio a Berlino di Macron in programma per il febbraio prossimo in cui la presidenza francese sembra dovrebbe comunicare ufficialmente la condivisione dell’arsenale nucleare francese con i tedeschi in veste EU….
Come capite si sta andando “oltre”.
Unite il fatto che ormai Cina e USA stavano combattendo una guerra economica fine a se stessa, facendosi male reciprocamente: visto che tra i due litigante c’è sempre un terzo che gode – che non può essere la Russia, sotto il costante giogo ucraino e siriano – va immediatamente ricordato come sulla terra non esistano culture più pragmatiche di quella anglosassone e di quella cinese. Ossia quanto è successo a Buenos Aires è molto semplice: una tregua tra Pechino e Washington.
Pensateci un attimo: sia gli USA che la Cina, per effetto dello status quo e delle misure di difesa/attacco commerciale via via attuate stanno andando ENTRAMBE verso un dato negativo nella bilancia delle partite correnti (gli USA ci sono già da anni, ma la Cina era decenni che non vedeva partite correnti in deficit). Nel mentre la Germania, non tanto l’EU, sta macinando attivi commerciali e di bilancio enormi. Tradotto, il meccanismo EU e la moneta unica funzionano benissimo per Berlino, che continua ad arricchirsi, semplicemente perchè il meccanismo è ben congegnato: la mera presenza di paesi eurodeboli come l’Italia – che il blocco franco-tedesco non ha nessuna intenzione di far uscire dalla crisi – fanno il loro sporco lavoro di tenere l’euro basso, a vantaggio degli esportatori tedeschi. Quindi maggiore tensione con gli USA o tra USA e Cina comportano di riflesso un indebolimento dei due colossi: in tale situazione come non può indebolirsi anche l’Italia, che ha anch’essa un debito enorme, proprio come Cina e USA, ovvero facendo come conseguenza crollare i BTP e dunque l’euro? Con gaudio tedesco….
Appunto, tale aspetto, nella logica dei mercati, significa solo una cosa: euro più basso; anche nel caso che la Germania dovesse mollare con l’austerità per salvare la moneta unica l’effetto sarebbe lo stesso, visto che in tale caso la BCE dovrebbe riattivare qualcosa di simile al QE: encore, euro più debole….
A svantaggio USA. Ed ora – big piece of news – anche cinese….
Questo per dire che ormai per l’EU è tardi per fare concessioni all’Italia mollando ad esempio sull’austerità: serve a ben poco, quasi a nulla nel big contest globale. Ormai è proprio l’euro a dover sparire, pena l’indebolimento dei colossi mondiali che contano.
Appunto, il mondo che conta vuole davvero favorire Berlino fino a tale punto, creando un quarto polo geostrategico mondiale? Eppoi, chi avrebbe interesse a farlo? Gli USA? La Cina? La Russia? Forse giusto Pechino potrebbe usare tatticamente tale spauracchio, ma solo nelle more dello scontro globale (in fieri) con gli USA, ben sapendo che l’EU rimarrebbe comunque un nano. Sempre, a meno di non avere “la bomba”. Peccato che dallo scorso week end la disfida sino-anglosassone è andata nel congelatore, ci sono altre priorità per Washington (…).
Come prova del nove va infatti ricordato come, alle prime dichiarazioni del governo tedesco di qualche settimana fa dove si chiariva senza tema di smentita che a Berlino si era pronti per il grande passo, ossia ad avere la bomba atomica che nemmeno Hitler potè sviluppare, a breve giro la risposta dagli USA è stata la consegna a Ramstein del più grande lotto di armi convenzionali degli ultimi 20 anni almeno. Notasi, soprattutto mine, per difendere l’Europa dalla Russia (… ?). Alcuni hanno scorto nelle foto ufficiali della consegna anche strani ordigni, forse convenzionali, forse semiconvenzionali (…).
Aggiungiamoci il fatto che il comando della difesa NATO di terra in Europa è diretto da un generale italiano (seconda volta di fila che succede dalla fondazione della NATO, assieme a due oriundi a capo della VI flotta e del Comando Supremo SHAPE, l’amm. Franchetti e il gen. Scaparroti) e capiamo che quello che bolle in pentola è davvero grosso.
In tale contesto – forse casualmente, più probabilmente no – l’Europa dei gilet gialli è pronta ad esplodere, partendo dalla Francia. Forse una coincidenza, più probabilmente una diretta conseguenza dello scontro globale che cova sotto la cenere. E che ormai vede l’EU più tedesca che francese sfidare l’egemonia USA.
Forse, più semplicemente, stiamo solo riscrivendo la storia.
Mitt Dolcino