Tom Luongo
Il crollo dell’Europa comincerà dalla Germania, entrata in una crisi politica che solo per il momento non è ancora esplosa.
Ma la pira è costruita, le torce sono accese e tutto quello che resta da fare è di metterci sopra la Cancelliera Angela Merkel e appiccare il fuoco.
Per coloro che vogliono comprendere gli impulsi fondamentali che hanno portato l’Unione Europea al punto in cui si trova oggi — e il ruolo centrale svolto dalla Germania — è necessario leggere “Il cuore marcio d’Europa” di Bernard Connolly [Bernard Connolly’s “The Rotten Heart of Europe.”].
È un libro che maledice praticamente tutti per l’appoggio maniacale che hanno dato al Progetto Europeo ma, per me, è la Germania il paese maggiormente colpevole.
Perché il design dell’euro è stato guidato dagli industriali tedeschi, alla ricerca del vantaggio che una moneta unica avrebbe potuto portar loro.
E’ un punto su cui ho insistito molte volte. La moneta unica sottostima il valore delle entità industriali dell’Europa Settentrionale, mentre sopravvaluta quello dell’Europa Meridionale.
Inoltre, ha aumentato l’effettiva qualità del debito di quei paesi. Ciò ha permesso loro di prendere prestiti a tassi molto più bassi di quanto sarebbero mai stati in grado di fare senza.
Tutto questo ci ha portato esattamente nel punto in cui ci troviamo oggi, con enormi squilibri interni che hanno svuotato le economie periferiche, eroso ulteriormente la loro capacità produttiva e la loro competitività, lasciandole con una montagna di debiti che viene utilizzata come ulteriore mezzo per estrarre, da ultimo, la vera ricchezza di quei paesi, quando l’inevitabile crisi li colpirà e il debito dovrà essere ristrutturato.
Chi pensasse che questo punto non fosse stato ben compreso dalle persone che hanno progettato l’euro dev’essere veramente un ingenuo.
La questione è stata sollevata non solo da Connolly, ma anche da Gyorgy Matolcsy, il Presidente della Banca Centrale Ungherese.
Grazie alla generosità di un lettore abituale sto leggendo il suo libro: “The American Empire Vs. the European Dream” [L’Impero Americano Vs. Il Sogno Europeo].
Matolcsy apre il libro con un attacco feroce all’euro, spiegando perché non si sarebbe mai dovuto introdurre. Le conseguenze della moneta unica, in effetti, erano del tutto prevedibili.
Ma si spinge oltre rispetto a quanto abbia fatto Connolly nel suo libro: la Germania estrae ricchezza e riscuote l’affitto grazie all’arbitraggio del tasso di cambio [la moneta unica].
Sentirselo dire potrebbe far arrabbiare i miei lettori tedeschi ma, ancora, se non pensano che tutto questo fosse da sempre il piano di qualche industriale tedesco (colonizzare paesi che, come la Grecia, non riuscirono a conquistare militarmente durante la Seconda Guerra Mondiale), allora non possono nemmeno vedere perché il resto dell’Europa si sta arrabbiando.
Ma Matolcsy fa un ulteriore passo avanti nelle sue critiche verso la Germania, affermando che se quell’estrazione di ricchezza fosse stata distribuita attraverso adeguati investimenti in tutta l’UE, nel corso del ventennio dell’euro, oggi le cose andrebbero molto meglio.
Ma la Germania non ha mai rinunciato alla sua mentalità mercantilista preferendo vendere, invece, BMW e Porsche a spagnoli e greci, prestando loro denaro a tassi d’interesse molto bassi.
Poi, quando sono arrivate le bollette da pagare, ha chiesto l’austerità definendo quelle persone come dei fannulloni perdigiorno.
Ecco perché è la Germania, oggi, il cuore marcio del sedicente impero europeo in rovina. Ecco perché tutti, compresi i tedeschi, saranno ora impoveriti come conseguenza del collasso della montagna di debiti inesigibili.
Gli imperi marciscono sempre dall’interno!
L’Impero Americano sta ora affrontando lo stesso identico problema ma, visto che il dollaro è la valuta di riserva mondiale e ha nei suoi confronti [Germania] il più grande “syntetic short” [strategia basata su opzioni, che viene utilizzata per simulare il saldo di una posizione azionaria ribassista], verrà semplicemente colpito in un secondo momento.
E’ questo il motivo per cui il “Dow Jones Industrials” e lo “S&P 500” vengono scambiati ai massimi storici — nonostante gli ultimi colpi a salve della guerra commerciale contro la Cina — mentre il DAX tedesco sta lottando per migliorare il massimo del 2018.
I mercati stanno annusando che c’è differenza fra le incertezze politiche ed economiche di Stati Uniti e Germania. Perché:
“””La grande notizia è che il partner della coalizione di Angela Merkel, il Partito Socialdemocratico, ha appena eletto una nuova leadership, ostile alla coalizione di governo e con il dito puntato contro la Merkel per spiegare il suo collasso come forza politica di livello nazionale.
Ciò mette a repentaglio il futuro politico della Merkel o, come minimo, assicura che abbia un controllo sempre minore su un Governo Tedesco pressoché bloccato.
Negli ultimi due mesi abbiamo visto i mercati, in generale, tirare un sospiro di sollievo dopo che la Fed e la BCE sono intervenute per fornire liquidità. Ma ciò non risolve i problemi sottostanti, li ritarda solo di qualche mese, riflettendo la curva dei rendimenti — in questo caso quelli di Stati Uniti e Germania”””.
Ma la reflazione è davvero la nuova dominante, oppure è da intendere come una semplice pausa fra due crisi, come suggerisce Jeff Snider di Alhambra Partners?
Io sono per la seconda opzione, motivata dal fatto che la Fed continua ad accumulare Repos [pronti contro termine] nel suo bilancio — più di 207 miliardi/usd da settembre — e, anzi, una recente operazione di “pronti contro termine” a 42 giorni ha avuto offerte 2 volte superiori.
Potrebbero essere dei normali maneggi di fine trimestre? Ma, se del caso, perché? Ed ancora, porremo la stessa domanda quando questi Repos a 42 giorni scadranno, a fine gennaio?
Le domande più grosse sono due:
1 — Perché le banche statunitensi hanno bisogno di così tanti dollari per mantenere liquidi i mercati monetari?
2 — Perché stanno tutti lottando con questa carenza di dollari?
Perché hanno tutti lo stesso sentore! Qualcosa cambierà in modo sostanziale e, quando accadrà, vorranno dollari, non euro, sterline, yen o yuan.
L’economia tedesca sta rallentando. Lo sta facendo da più di un anno.
E, quando la reflazione sarà terminata, i mercati che non hanno raggiunto nuovi massimi saranno molto più vulnerabili al collasso.
L’impero mercantilista e multi-generazionale tedesco ha raggiunto il suo apice.
Non può spingersi oltre senza concedere terreno politico al resto d’Europa — oppure può abbandonare quella cosa che è servita a creare l’Impero: l’euro.
E’ questo il problema al centro del progetto europeo — e non potrà essere nascosto ancora a lungo.
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Link Originale: https://tomluongo.me/2019/12/03/germany-is-the-rotten-heart-of-europe/
Scelto e tradotto da Franco
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