Prima di tutto, sappiate che in un mondo globalizzato è tutto collegato. Le azioni “di” o “contro” un presidente USA possono essere dovute ad un processo a Brisbane, ad una crisi politica a Roma, ad elezioni a Londra o ad uno scontro diplomatico con Berlino, a maggior ragione se “quanto” e “come” succede sembrano non aver alcun senso. Sembrerebbe appunto che il maldestro tentativo di impeachment contro Trump nasconda davvero qualcosa di ingombrante, per tanto strano che è il modo di metterlo sotto processo.
Oggi abbiamo la presidenza USA sotto scacco della Camera. Organo che, nel novero dei ruoli istituzionali, conta assai poco nel contesto specifico: infatti è il Senato USA l’organo deputato a controllare l’operato del Presidente, l’organo ultimo che lo giudica. Prova ne è che alla Camera basta la maggioranza politica, al Senato ci vuole quella più rappresentativa, i 2/3. Tradotto, questa parziale messa in stato d’accusa, sentenza più mediatica che politica, rischia di NON essere nemmeno discussa al Senato per la sua inconsistenza.
Il modo dell’impeachment Dem contro Trump è stato davvero barbaro: indagini secretate, audizioni secretate, anche i testimoni sono stati secretati. E, dulcis in fundo, ieri i Dem supportati dallo speaker della Camera, Pelosi, hanno anche annunciato di non voler comunicare gli atti dell’impeachment al Senato. Assurdo. Come dire, vogliamo tenerlo sulla graticola, il Trump, per più tempo possibile; ma dato che sappiamo che al Senato non se ne farà nulla ritardiamo il più possibile la comunicazione così da infiggere il massimo danno alla Presidenza. Ossia al Paese.
Non c’è dubbio, si vede che la signora Pelosi è di origini italiane: solo nel paese a forma di stivale ho visto cose del genere, ad esclusione dei paesi centro-africani, i cui governanti si vendono per meno di un pezzo di pane. Un impeachment da operetta insomma.
Prima di tutto sembra chiaro che ci siano forze occulte che remano contro la Presidenza USA, fino a destabilizzare il Paese: Trump è ancora vivo perchè ha rifiutato la scorta dei servizi segreti USA, quelli che permisero l’attentato a JFK e a Reagan per intenderci, preferendo la scorta militare. La seconda cosa da notare è che l’establishment USA che conta, soprattutto Dem, è dentro mani e piedi in loschi affari da cui le rispettive “famiglie”, figli o parenti, si sono arricchiti grandemente: la prole Dem di Pelosi e di Biden facevano affari in Ucraina e Trump ha scoperchiato tutto. Anche parenti del super Dem ex Segretario di Stato Kerry facevano lo stesso. Ed anche Mitt Romney, repubblicano anti-Trump ha avuto collaboratori coinvolti…. (per forza certi Dem ce l’hanno con Trump, li ha toccati nel portafoglio!). Altro che ideologia, follow the money, come dicevano Giuliani (vivo ed assistente legale di Trump) e Falcone (amico dell’ex procuratore di NY, ma morto forse con lo zampino del deep state USA nell’attentato,…). Quello che è certo è che oggi gli USA rischiano di essere davvero destabilizzati. E con loro mezzo mondo.
E quando questo succede ci sono sempre due componenti nell’ “operativo”: una componente interna, i cooptati locali; ed una esterna, normalmente un paese nemico. Se andiamo a vedere cosa ci dice la storia, esiste solo un precedente post coloniale in cui un Paese ha tentato deliberatamente di destabilizzare Washington: durante la prima guerra mondiale. E non fu la Russia ma, udite bene, la Germania con il famoso Zimmermann Telegram, quando cercava di aizzare il Messico contro gli USA. Il risultato fu che gli USA entrarono in guerra contro Berlino ed i tedeschi persero. Punto.
Fattualmente, oggi il paese che ha i servizi segreti sufficientemente potenti da fare lo stesso, avendo avuto decenni per infiltrare alla radice i gangli vitali dell’apparato di intelligence americano in quanto ex alleato, non è Mosca ma (sempre) Berlino, grazie agli apparati ereditati dalla Stasi. Vedremo se verrà fuori qualcosa nei prossimi tempi.
Manca il movente, il famoso cui prodest, per un impeachment da operetta come quello sugli schermi in questi giorni. Certamente si vuole impedire a Trump di concentrarsi su obiettivi grossi – distraendolo con l’impeachment in fieri, elemento che darebbe eco enorme ad azioni sensazionali trumpiane, come dire,”Trump lo fa per evitare di parlare di impeachment” -. Pensare ad uno scambio di favori coi Dem sembra improbabile, a meno che ci siamo prove smisurate contro Trump che non sono ancora venute fuori, assai improbabile. Più probabilmente il presidente USA si appresta ad agire – o ad autorizzare terzi – su fronti che, inevitabilmente, andranno ad intaccare non solo la coalizione diciamo interna, ossia i cooptati locali nella sfida che rischia di destabilizzare gli USA (i Dem; penso che nei tempi dovuti, prima delle prossime elezioni USA, verranno fuori le famose carte che seppelliranno i clintoniani per 10 anni). Ma piuttosto che andranno a ledere mortalmente gli alleati esterni, ossia i paesi esteri che stanno remando contro Washington.
Paesi tra cui, lo dico a scanso di equivoci, NON c’è la Russia (che viene messa dentro il circolo delle destabilizzazioni – Russiagate etc. – solo per sviare mediaticamente l’attenzione dai veri responsabili dal caos). Dunque se Mosca non è il nemico, chi dovrebbe esserlo? Vedete, penso sia chiaro a tutti, lo abbiamo evidenziato in passato in svariati scritti, che oggi Berlino e Pechino sono a letto assieme contro gli USA. Ossia c’è unità di intenti tra i due paesi finalizzata a ridimensionare il potere globale di Washington. Dunque, ci dobbiamo aspettare “azioni” contro tali due paesi.
Poi, visto che oggi siamo in tregua-dazi con Pechino (ma esiste a destabilizzazione continua su Hong Kong e sulla peste suina), possiamo derivare che l’attacco avverrà sull’altro addendo anti-USA, la Germania. E probabilmente usando la testa di ponte in EUropa, ossia Londra, ossia Boris Johnson neo-eletto. Che,mai dimenticarlo, nacque americano.
A me ricorda qualcosa. E a voi?
Come si possa estrinsecare tale azione/reazione americana è da vedere. Certo, se l’EU dovesse finire, ossia l’euro dovesse terminare, ciò significherebbe colpire al cuori i globalisti, ossia i paesi che più ne traggono beneficio ed anche i politici cooptati globalisti che fanno parte dell’entourage. Le banche tedesche sembrano essere il ventre molle su cui agire (…).
I tre dell’Ave Maria: nelsenso, quando li nominate, pregate…. (leaders da operetta, governi da operetta)
Attendiamo dunque fiduciosi gli eventi. Dimenticavo, l’Italia: è un paese che, senza copertura USA ha dimostrato di volersi suicidare politicamente, socialmente e politicamente. Un ottimo commentatore mi faceva notare come il PIL di Roma fosse uguale se non superiore a Londra nel 1992. Oggi è sotto del 30%, dopo 20 anni di euro e 5 di pre-euro. Basta questo? Ad essere pragmatico, ritengo che se gli italiani vogliono non solo riconquistare parte del benessere perduto ma soprattutto evitare di diventare una colonia franco-tedesca, hanno l’unica scelta di ritornare deliberatamente ed indiscutibilmente sotto l’ombrello USA. Per fare questo, lo so, bisognerà fare pulizia alla radice di tutti i cooptati al sistema, ossia di coloro che sono stati comprati con il fine di recidere il cordone ombelicale con gli USA. Sarà radicale e doloroso, temo. Ma ritengo sarà necessario. L’alternativa è diventare colonia.
Vedrete voi.
Mitt Dolcino
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