Ricordate la famosa promessa della politica italiota, una delle tante non mantenute? Intendo spostare i ministeri da Roma per riallocarli nei capoluoghi di regione. Bene, sappiate che, chiaramente, come l’ITALEXIT (rinnegata bellamente), come il supporto leghista ai NO TAV (sostegno poi rinnegato, con Lega che votò SI con Forza Italia, Renzi e PD), come il tradimento sulla revoca delle concessioni ai Benetton (ma vi rendete conto che oltre ad essere caduto un ponte con 43 morti sotto le macerie, sono a rischio crollo per incuria numerosi viadotti critici e non è successo nulla??) Lui, il post-sovranista Salvini, parla, promette, dice tutto quello che serve per portare voti. Ma poi alla fine non ne mantiene una, o meglio ne mantiene solo una minimissima parte delle promesse fatte…
Senza parole (l’Italia che ne ha assoluto bisogno non lo fa, Londra invece già molto organizzata ed efficiente…)
Anche su questo sito abbiamo analizzato in passato la validità della proposta di spostare alcuni ministeri dalla bellissima Roma verso la provincia. La ratio è triplice: prima di tutto (1) permettere ai romani di far rinascere la loro città e vivere di turismo, ossia di evitare che interi monumenti vengano lasciati marcire, tanto ci sono i ministeri che coprono il buco. Due (2), appunto, evitare di accumulare debiti, visto che Roma ha accumulato – lei da sola – un debito colossale pari a 12 miliardi di euro (avete letto bene; tale debito verrà pagato con maggiori tasse per tutti gli italiani). Terzo (3) e più importante, evitare che connivenze romane blocchino a Roma i soldi degli italiani pagati con le tasse, senza che fluiscano come dovrebbero ad es. alle regioni bisognose, soprattutto quelle del sud (chi scrive è nordista, ndr).
Infatti dall’alba della Repubblica italiana la Capitale è andata senza freni verso una progressiva e spropositata bulimia di capitali ed eccesso di sprechi: non si può continuare così, penso che anche i romani siano d’accordo, non penso possano ritenersi felici di come è messa ultimamente la loro meravigliosa città.
Ora, Boris Johnson, a cui ci sentiamo assai prossimi, riconosce la validità anche delle nostre proposte e, nonostante la riconosciuta efficienza della macchina amministrativa britannica, vuole allocare uffici governativi fuori Londra: ma vi immaginate che forza unionista possa rappresentare lo spostare uffici governativi nei capoluoghi di provincia? Che supporto popolare possa innescare per il governo, soprattutto nelle campagne? Che forza redistributiva rappresenti avere ministeri delocalizzati? Che efficacia può avere introdurre una visione delocalizzata nella gestione della cosa pubblica, visione sempre troppo mirata – fino ad oggi – ad arricchire la capitale, dove vivono i ministri?
Due fatti in una immagine: forse così si spiega perchè Trump non si fida di Salvini, preferendogli Conte…
Non c’è di dubbio, Johnson si sta preparando – e bene – a contenere la spinta disgregatrice che vorrebbe la Gran Bretagna fatta a pezzi post-Brexit, con mosse intelligenti, economicamente sensate, che innescheranno enorme supporto popolare in Patria oltre che vigore economico. Proprio oggi che gli apparati tedeschi ex Stasi, di casa a Londra ma non nelle province inglesi, puntano a fare il dividi et impera coi britannici.
La cosa tristissima è che questo approccio fu battezzato proprio in Italia, ma è stato applicato invece in Gran Bretagna. Ossia non viene attuato nella Penisola che ha ideato la proposta e che ne avrebbe enorme bisogno. Tale idea, spostare i ministeri dalla Capitale, non fu necessariamente battezzata da noi come sito, ma da quella figura caricaturale della politica che oggi sta diventando Matteo Salvini, ormai sempre più interessato a mantenere prima di tutto il proprio potere a qualsiasi costo che gli permette gli apertivi al Metropole, raccontando di fatto balle incredibili.
Ad esempio, sapete che la manovra giallo-verde implicava più tasse di quella giallorossa attuale? No, eh? Peccato che i fatti parlino chiaro (i DEF, sopra presentati, ndr). Dati e fatti, non parole…
Purtroppo i salviniani hanno costruito il loro successo sulla paura dei migranti che, sicuro, sono un problema prospettico importante ma che viene in totale subordine ai problemi economici immediati del Paese, che invece non sono stati minimamente affrontati dal leader leghista. Anche perché se non si esce dall’euro è impossibile abbassare le tasse e dunque non si può far crescita del PIL, è una questione matematica. Chiaramente, visto che il leader leghista andrà a Strasburgo appena saranno disponibili i seggi britannici post Brexit (da febbraio prossimo), si è dimenticato dell’ITALEXIT preferendo “cambiare l’EU dal di dentro”…
Io vi chiedo: ma a voi piace davvero farvi prendere in giro con mille promesse che poi sapete che non verranno concretizzate? Lo capite o no che senza aziende italiane sistemiche salta l’INPS? E che lo stesso Salvini NON ha proferito parola sulla vendita, sempre ai francesi, di Ilva, FCA oltre che sulla TAV a vantaggio parigino? Siete così masochisti o mentalmente impossibilitati a connettere, accettando promesse che sapete NON verranno mantenute, eppur senza lamentarvi… O sono io che prendo lucciole per lanterne? Spiacente, pur del nord, pur seguace di Miglio, a chi scrive questo non piace! Dunque il Salvini e Renzi, il renzusconi, il mio voto vero sovranista (non post-sovranista) se lo scordano!
Guardate un caso esplicito, la revoca delle concessioni ai Benetton, intento proposto emerso e pubblicizzato post caduta del ponte e poi rinnegato da Salvini: notate bene, Giorgia Meloni, della destra italiana, è invece favorevole alla revoca. Salvini, Renzi e mezzo PD no. Come mai? Guarda caso sino gli stessi che votarono SI per la TAV filo francese per altro…. Fatti, encore.
Questo articolo potremmo averlo scritto noi. Ossia, non siamo più soli (sebbene scenarieconomici sia diventata EUropeista, per convenienza di casta)
Come sapete questo sito ritiene che l’Italia potrà uscire dal giogo EU, ossia dall’euro, solo con il supporto USA; supporto che non può esistere se, nel caso, i primari politici italiani, guarda caso tutti della stessa fazione affaristica, dovessero prendere soldi dei cinesi ad esempio tramite contratti a cote’ per vendere il Made in Italy in Cina su di un famoso portale cinese legato al ministero del commercio di Pechino (…).
Ricordando che la Libia è stata persa dall’Italia l’ha quando ha deciso di non schierarsi pro USA nello scontro 3D sino-americano (…).
Oggi Giorgia Meloni ha il supporto USA, mentre Salvini e Renzi no. Fatevi qualche domanda. Ben notando il solito cui prodest. Intendo, chi avvantaggiano gli atti – non le parole – spese dal duo Renzi – Salvini, sempre più in odore di renzusconi.
Se sono rose fioriranno. In tutti i sensi. Per intanto, meno male che almeno c’è Fratelli d’Italia…
Mitt Dolcino
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