Tom Luongo
Sta succedendo qualcosa di strano con la Brexit. Sembrerebbe che il Primo Ministro Boris Johnson, con mia grande sorpresa, stia spingendo per una “Hard Brexit”.
La grande dimostrazione di forza delle recenti elezioni, che gli ha assicurato la più grande maggioranza dai tempi di Margaret Thatcher, sarebbe dovuta essere la “grande esca” per una Brexit “in-name-only”.
E’ stata questa la mia tesi, da quando Johnson è diventato il front-runner in sostituzione di Theresa May.
Tutto quello che Johnson avrebbe dovuto fare era di manipolare gli eventi per ottenere una maggioranza che emarginasse i duri Brexiteers dell’European Research Group (ERG) — e quindi minare la Brexit restituendo tutte le concessioni nell’ambito dei successivi negoziati con l’UE.
Questa mia analisi sarebbe dovuta essere quella corretta, vista la ferma opposizione alla Brexit dell’élite politica del Regno Unito.
Ma qualcosa è cambiato e Johnson sta praticamente canalizzando Nigel Farage verso il ruolo di “negoziatore” con l’Unione Europea.
La modificata “Legge di Recesso” approvata dal Parlamento (con sei transfughi del Labour), rafforza in modo significativo la mano di Johnson nei negoziati commerciali, rimuovendo qualsiasi potenziale estensione oltre la fine del 2020.
Ci sono stati molti cambiamenti, ben descritti da quest’articolo del Guardian: https://www.theguardian.com/politics/2019/dec/20/brexit-withdrawal-bill-whats-new-and-whats-different.
Il periodo di transizione di due anni che il “capo negoziatore europeo” Michel Barnier stava pianificando per maltrattare Johnson è morto. Il 31 gennaio ci sarà la Brexit. Punto.
E, se nessun accordo commerciale dovesse essere ratificato entro la fine del 2020, il Regno Unito se ne andrà secondo le regole dell’OMC — ci sarebbe quindi la cosiddetta “Hard Brexit”, che è tornata sul tavolo, con il Parlamento messo completamente da parte.
Se questo fatto non costituisce più notizia, allora significa che è già in vigore.
Con riferimento ai negoziati di Ottobre con il Presidente Francese Emmanuel Macron, alla base dell’attuale “Trattato di Recesso”, penso che il panorama sia ora decisamente più chiaro.
La Strategia di Macron
La chiave per capire quello che sta succedendo è nella dinamica in continua evoluzione tra Francia, Germania e Regno Unito, in relazione ai loro rapporti con gli Stati Uniti.
Macron sta spingendo per scalzare la Germania dal ruolo di “governante di fatto” dell’UE. Egli vuole una maggiore integrazione a tutti i livelli, ma soprattutto a quello fiscale.
Macron ha ben compreso che l’euro è difettoso per mancanza d’integrazione fiscale. Perché l’euro sopravviva, devono accadere almeno tre cose, tutte importanti:
a — È necessario che ci sia un’unica entità in grado di emettere e ritirare il debito sovrano dell’Eurozona. La BCE e le autorità fiscali dell’UE devono avere una relazione simile a quella esistente fra Federal Reserve e Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti
b — L’euro deve indebolirsi considerevolmente per rimuovere la garrota stretta attorno al collo di paesi come Spagna, Portogallo, Italia, Grecia e persino Francia.
c — Gran parte del “debito sovrano” deve essere convertito in Eurobond, eliminando dalle passività di paesi-membri come l’Italia e la Spagna gran parte dello stock del debito. La BCE può aprire la strada con i suoi 3 trilioni/usd che ha a bilancio.
Nel podcast di alcune settimane fa che ho tenuto con Yra Harris [CME Group], il manager ha sottolineato che la BCE ha un’enorme quantità d’oro, che potrebbe convenientemente utilizzare per sostenere i suoi nuovi Eurobond.
Tutti i pezzi, quindi, erano al loro posto, ma l’opposizione alla Brexit stava minando quel piano.
Macron aveva compreso che gli inglesi non avrebbero mai accettato di tradire la Brexit — ha colto quindi l’opportunità per tagliare il “nodo gordiano” della Brexit e allo stesso tempo fregare la Germania.
Questa, comunque, sarà fottuta qualsiasi cosa accada.
Vorrebbe continuare ad usare l’euro per sostenere il suo mercantilismo ed avvantaggiare la sua capacità industriale.
Ma tutti hanno compreso che ha beneficiato profumatamente dei vantaggi del commercio interno per svuotare le economie dei paesi-membri.
E poi, una volta che questi sono andati in crisi, ha usato la ristrutturazione del debito come un randello per acquistare i loro beni per qualche centesimo di euro, come ad esempio con la Grecia.
L’Italia sarebbe stata la prossima.
E’ questo, fondamentalmente, il motivo per cui l’euro fu concepito in questo modo. Non fu un errore, ma semplicemente un “piano”.
So che sostenere questa tesi irriterà i miei lettori tedeschi, ma è la mia opinione. Potrebbero aver avuto le loro ragioni per fare questo, ma resta comunque un esempio del più classico colonialismo.
Ma cosa c’entra questo con la Brexit?
La Doppia Croce
C’entra ….. e dappertutto.
Macron ha messo Christine Lagarde a capo della BCE per promuovere l’integrazione fiscale, ricattando politicamente i tedeschi per poterla ottenere.
Come? Minacciando di svalutare o di consentire il default sugli 850 miliardi/usd delle passività “Target 2”, che le banche tedesche hanno in bilancio sotto forma di debito sovrano dell’Eurozona.
Ma la “City of London” e la Corona non avrebbero potuto sopravvivere alla rabbia del popolo britannico, se la Gran Bretagna avesse dovuto sostenere il costo di questo “ricatto” e della successiva crisi del debito.
Nigel Farage e gli altri sostenitori della Brexit hanno capito che si trattava di una questione-chiave, anche se non aveva avuto una grande eco presso gli elettori. Sono i “diritti di pesca” e l’immigrazione a portare le persone alle urne, non il salvataggio delle banche tedesche!
Ma non fate errori: Farage, il vecchio trader di materie prime, sa benissimo che liberare dall’UE il sistema bancario britannico e creare al contempo un “confine duro” siano, per così dire, la “chiave di volta” per una Brexit di successo.
Ed io sospetto che anche la “City of London” e la Corona abbiano visto il pericolo, quando fu chiaro che non avrebbero potuto convincere il popolo britannico a rimangiarsi il Referendum [sulla Brexit].
E fu allora che Macron e Johnson, dopo aver osservato il paesaggio, negoziarono un accordo [ottobre] con la benedizione della classe politica britannica.
Consentendo a Johnson e al Regno Unito di liberarsi della tempesta fiscale e politica, Macron ha ottenuto una maggiore influenza sulla Germania, la cui economia sarà quella maggiormente colpita dalla “Hard Brexit”.
I tedeschi registrano un enorme surplus commerciale con il Regno Unito. Tagliarlo indebolisce allo stesso tempo sia l’euro che la Germania.
La Germania, ovviamente, vorrà salvare i depositi bancari e non il Governo Italiano. Ma Macron si rende conto che l’unico modo perché l’UE possa sopravvivere all’imminente crisi del debito, è quello di superare gli atteggiamenti deflazionistici dei Tedeschi.
La BCE dovrà stampare euro come se non ci fosse un domani [freneticamente].
Macron potrebbe anche lanciare un osso alla Merkel, nel corso delle trattative, ma non sarà molto grande. La Cancelliera, in effetti, ha perso la “lotta per il potere” sulla nuova Commissione Europea.
Macron è molte cose tutte assieme, ma non è uno stupido. Sa che i populisti euroscettici alla fine andranno al potere, in Italia, Spagna, Portogallo e potenzialmente anche in Germania.
Sa anche di trovarsi nei guai, in Francia.
I pessimi dati dei sondaggi riflettono il fatto che l’austerità tedesca sia andata troppo in là, portando miseria in molti paesi.
L’unico modo per placarli e per farli restare nell’Eurozona e nell’UE è quello di conceder loro una riduzione del debito e un posto più grande al tavolo della politica monetaria.
Matteo Salvini lo capisce, e lo capisce anche Viktor Orban.
La relazione speciale
Raggiungere l’accordo, quindi, è stato piuttosto facile. Il crollo del “Project Fear” [progetto-paura] per dissuadere il popolo britannico dalla Brexit ha costretto l’élite al potere a riconsiderare la questione, temendola come una vera minaccia al suo potere.
Perché, se avesse tradito la Brexit, uno tra Farage e Jeremy Corbyn sarebbe potuto entrare al n° 10 Downing St., dando voce reale al cambiamento politico del Regno Unito.
Sono sicuro che anche lo svelamento dei rapporti fra il Principe Andrew e Jeffrey Epstein non l’abbia aiutata molto [l’élite].
Tutto questo ha costretto Macron e Johnson a stipulare un accordo, che ha concesso a quest’ultimo lo spazio sufficiente per vincere le elezioni ed affossare i Remainers.
L’accordo pone fine allo stallo e Macron potrà usare la Brexit a suo vantaggio per ottenere ciò che vuole all’interno dell’UE.
Nessuno ha ottenuto proprio tutto di quello che voleva, ma l’accordo è comunque il meglio di quello che si poteva trarre da questa brutta situazione.
Il Regno Unito si sta riallineando politicamente agli Stati Uniti di Trump, che supererà l’Impeachment a meno che la Pelosi non ne stia preparando uno ancora più grosso, come ha suggerito Martin Armstrong [https://www.armstrongeconomics.com/international-news/politics/was-nadler-pelosi-paid-off-because-trump-is-trying-to-pullout-of-middle-east/].
Quasi sicuramente Trump vincerà di nuovo, a novembre, a meno che qualcosa di veramente grosso cambi la situazione.
I neoconservatori britannici, che Johnson rappresenta, vogliono continuare a combattere contro una Russia risorta, al contrario di Macron e Merkel che vogliono, invece, un riavvicinamento.
La Brexit, alla fine, potrebbe risolversi nel ritorno della “relazione speciale” fra Stati Uniti e Regno Unito, mentre l’Europa si staccherebbe per diventare una “animale” indipendente.
Ma con l’euro che viene sistematicamente distrutto dai velenosi “tassi d’interesse” negativi della BCE, non riesco ancora a vedere un percorso, anche se Macron ottenesse tutto quello che vuole.
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La nostra opinione
Tom Luongo ci gratifica di un’analisi puntuta su quello che è successo ad Ottobre fra Macron e Johnson.
I nostri lettori, però, li avevamo informati con largo anticipo (rispetto alla blogosfera italiana) con un articolo di Mike “Mish” Shedlock del 27 ottobre, qui il link: https://www.mittdolcino.com/2019/10/27/la-brexit-e-una-questione-di-fiducia-chi-puo-fidarsi-di-johnson-macron/
In questo nostro intervento ci preme innanzitutto gratificare Tom Luongo, riconoscendogli onestà intellettuale nell’ammettere di essersi sbagliato.
Per poi osservare che, in questa sua analisi, ci sono almeno due negletti convitati di pietra:
1 — La Germania: che quanto meno potrebbe provarci a fare a meno dell’UE, raccogliendo attorno a sé i paesi dell’ex area-marco, per poi tentare un accordo con Russi e Cinesi. Non è proprio sicurissimo che si lasci ricattare da Macron, anche alla luce della crescita dell’AfK, che certo europeista non lo è.
2 – Gli Stati Uniti d’America: che Luongo nemmeno cita, secondo noi peccando un po’ di semplicismo. Con l’aggravarsi della situazione in Libia, ormai meta di truppe jihadiste/terroriste inviate dai Turchi, con palesi ambizioni neo-ottomane (in spregio anche a Putin, schierato con Haftar), l’Italia avrebbe di nuovo un ruolo geopolitico essenziale cui, siamo certi, gli anglo-americani non vorranno rinunciare, in particolare per favorire una rinata UE macroniana, certamente non filo-americana (ma anche considerando i due mega-giacimenti di gas appena scoperti nell’offshore di Tripoli).
A sostegno di questa tesi, lo spostamento di 50 ordigni nucleari ad Aviano, provenienti dalla Turchia.
Staremo a vedere, ma non sembrerebbe un atteggiamento rinunciatario da parte degli Stati Uniti.
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Link Originale: https://tomluongo.me/2019/12/28/johnson-macron-hard-brexit-deal/
Scelto e tradotto da Franco
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