Un caro amico, estremamente intelligente, mi fa ogni tanto qualche regalo, che apprezzo tantissimo: mi fornisce un distillato di sapienza sotto forma di qualche articolo, senza guardare l’autore, basta che il contenuto sia geniale.
A parte che adoro questo approccio (ossia la meritocrazia senza colore), il contributo per il 2020 è andato oltre ogni aspettativa. (“La società signorile di massa”, Luca Ricolfi, 2019)
Io sono nato e cresciuto in una zona che si può dire che abbia davvero scritto la storia: zona profondamente monarchica, fino al trattato di Cassibile fu un’oasi di pace, poi non solo un battaglione M dovette intervenire e restare in loco, ma addirittura espresse figure di primissimo piano della resistenza partigiana, sia a destra che a sinistra, da Gemisto Moranino (futuro direttore di Radio Praga) a Franchi Sogno, ai Pajetta. Fu anche la culla dell’editoria monarchica e indirizzo preferito di lancio alpino delle AmLire da parte degli alleati, soprattutto inglesi. Anche la mia famiglia, da sempre monarchica, sostenne lo sforzo anti tedesco post Cassibile, sulle montagne. Olivetti primavera di riparare in Svizzera si rifugio’ da Ivrea sulle montagne prospicenti al luogo natio, si dice pagasse la protezione alpina militare irredentista anti-tedesca una sterlina d’oro alla settimana (…).
Dopo la guerra l’area vide uno sviluppo turbinoso, che in realtà non si era mai fermato. I comandi partigiani locali si interfacciavano con quelli di Alberto Cefis, oltre a ricordare come la fuga di Enrico Mattei dal carcere avvenne grazie all’intervento del conterraneo Franchi Sogno. Ca va sans dire che il sistema vide anche le Brigate Rosse attive con basisti ed atti di sangue in zona, naturale conseguenza del connubio di destre e sinistre atlantiste poi accordate all’unisono (…). Evito di discutere dell’addendo politico tra gli anni 60 ed 80 dello scorso secolo.
Oggi tale area rappresenta perfettamente il declino della provincia italiana, con enormi patrimoni vecchi e stantii ed un’industria in enorme declino, una delle prime vittime della moneta unica.
Con tale premessa, utile per capire l’equidistanza culturale dello scrivente tra gli aspetti valoriali della destra e della sinistra italiana (ma senza cedere un millimetro sulla preminenza ideologica di Adam Smith vs. Karl Marx) voglio analizzare un libro essenziale di Luca Ricolfi, docente della capitale storica, allievo del grande economista Napoleoni anche lui di casa nella terra natia, che esprime concetti tanto disarmanti quanto azzeccati nel suo splendido libro, “La Società signorile di massa” dove vengono individuati con precisione estrema i passi del declino italico passati, presenti e futuri.
Una lettura imprescindibile per capire il degrado prima di tutto sociale e culturale di una società (italiana) che non ha saputo gestire il suo enorme successo economico post bellico. In buona sostanza l’Argentinizzazione lenta del Paese sta facendo in modo di non provocare reazioni di massa, accompagnata da una classe politica antistrategica, ossia solo tatticista, inetta e cortotermista. Il fulcro della resilienza italica sta negli enormi risparmi accumulati dalle famiglie, che fungono da metadone della crisi decennale.
E, aggiungo io, grazie all’assenza di una classe politica degna di questo nome avendo sterminato quella buona ad inizio anni novanta con un golpe europeo del tutto simile a quello del 2011 in cui i tre attori principali del continente si misero d’accordo per attaccare la Penisola complice un governo Dem USA vicino alle fratellanze storiche europee (ben 4 mandati presidenziali USA in 30 anni hanno fatto riferimento non solo alla stessa famiglia, ma anche e soprattutto allo stesso sodalizio neo-himmleriano fondato su un magico e profetico accordo sotterraneo – richiamando forse il nazismo magico di Giorgio Galli -, figlio putativo di credenze che potrebbero rivelarsi addirittura cabalistiche anche al grande pubblico nei prossimi tempi, …).
In tale contesto è assolutamente inevitabile che anche le nuove leve della politica cd. post sovraniste, anch’esse assolutamente senza scuola, si siano appiattite al cortotermismo, anzi accettando di buon grado di godere di privilegi di breve termine in cambio di accondiscendenza: il vincolo esterno ex coloniale accetta di buon grado di pagare prebende a chicchessia in cambio del raggiungimento dell’obiettivo di lungo termine. In tale contesto vanno interpretati i vari sovranismi, dai professori romani di terza lega in economia prestati al sacco, a soggetti senza arte né parte che hanno trovato nella compagine grillina il modo per sbarcare il lunario. In mezzo la furbizia italica applicata a contenitori umani senza cultura, ossia distruttivi come sistema nel lungo termine maggiore di 20 anni).
Gli altri strumenti di annientamento sono il cocktail micidiale “tasse altissime + immigrazione incontrollata”, unito alla perseveranza nell’integrale col tempo, elementi fomentati – è chiaro – del vincolo esterno non aglo.
Quanto ci vuole per annientare un paese prima ricco e florido? Questa è forse l’unica domanda non risposta nel libro di Ricolfi? Proviamo noi: dai 5 ai 6 lustri, che poi sono il tempo di una generazione padre-figlio. Se poi la mancata reazione del Paese attenzionato dovesse perseverare per altri 2 o 3 lustri, il periodo di un indottrinamento scolastico all’autocolonizzazione (oggi forzatamente EUropeista, che è uno strumento neo coloniale nelle mani, dopo la Brexit, di Parigi e Berlino ) fatto passare per educazione della nuova generazione, il paese potrebbe naturalmente e docilmente terminare la sua esistenza come paese democratico, benestante ed in pace.
Se facciamo di conto, dal Golpe post caduta del Muro del 1992 siamo tra 5 e 6 lustri dall’attacco alla scuola politica italiana. I prossimi 10 anni saranno dunque cruciali per capire se l’Italia terminerà come Paese unito, come lo conosciamo dal 1947 ad oggi.
Senza reazione, l’Italia attuale sparirà dei libri di storia.
Un appunto speciale a “certi” magistrati, che presto o tardi V erranno ricordati della storia come responsabili operativi dello scempio italico; gli stessi che solo dopo essere di fatto superati se non trapassati sembra riescano a denunciare la fattualita’ degli eventi (vedasi Francesco Saverio Borrelli ed il suo “non ne valeva la pena” postumo su Tangentopoli: sarà stato “affiliato” anche lui? Se si, alla fine cosa ha lasciato alla sua progenie?)
Mitt Dolcino