In rete ormai c’è di tutto; dunque è essenziale essere precisi, dettagliati e chiari. Uno degli scopi di questo sito è salvare la povera Europa, non necessariamente l’EUropa, ossia cercare di salvare quel che resta del Paese più debole dell’eurozona, l’Italia, evitando la sua implosione economica e soprattutto sociale, inevitabile facendo nulla. Visto che riteniamo che oggi il problema non solo italiano ma di svariati paesi EUropei sia la permanenza nell’euro asimmetrico, con annessa austerità fonte di sempre maggiori tasse – soprattutto nei paesi ad alto debito -, vogliamo reiterare la nostra coerenza pro-ITALEXIT, ugualmente all’essere pro-BREXIT. Sia su questo sito che su quelli dove scrivevamo in precedenza abbiamo ribadito e provato le nostre tesi, per oltre un lustro (…).
Oggi notiamo nostro malgrado gli effetti perversi di una certa propaganda, proveniente per assurdo proprio dal lato sovranista da noi originariamente supportato, ormai mutato verso la normalizzazione cripto-EUropeista, ossia con una mutazione genetica non più per uscire dall’euro ma “per cambiare l’EU da di dentro” [NONOSTANTE LA BREXIT, un controsenso apparente]. Questo ci impone di fare chiarezza, spiegando nei dettagli, se ce ne fosse ancora bisogno, le coordinate della nostra proposta ideale.
In calce provvederemo anche a commentare i rischi di deriva della propaganda mediatica, sulla falsa riga di come è evoluto il sovranismo verso il post-sovranismo, ovvero verso qualcosa molto più simile ad un partito personale scevro di contenuti precisi, resi sfumati e inutilizzabili rispetto a quelli originali.
L’EU, IL (FU) SOVRANISMO E LA CRISI EUROPEA
Dunque, oggi l’EU fondata sull’euro si basa sull’asimmetria di leggi e trattamenti oltre che di interessi. Il metodo è assai sottile, come fu all’inizio il metodo coloniale storico dei paesi europei vs. colonie extra europee: si importavano materie prime dai paesi soggiogati possibilmente a prezzi di realizzo e poi li si obbligava a comprare i semilavorati a maggior costo dal colonizzatore, mandando le colonie in deficit nella bilancia dei pagamento e dunque costringendole ad indebitarsi fino allo strangolamento. Londra ha lucrato per secoli su tale modello economico, che per inciso NON è quello americano (…). Anche l’EU attuale, a tendere, volgerà verso lo stesso fine (…).
Oggi l’EU è più sottile: fa l’unione monetaria prima di quella fiscale e politica ed in tal guisa impone oneri ai paesi più deboli e/o più indebitati. Lo Utah o il Michigan non falliscono avendo il dollaro come moneta unica, nel momento in cui il governo federale paga il loro debito in dollari prelevando i fondi dai propri conti a cui contribuiscono tutti gli Stati USA. O, anche il sud Italia, meno industrializzato del nord, ha gli stessi stipendi degli insegnanti tra Palermo e Milano grazie ai trasferimenti economici da nord a sud ossia grazie alle compensazioni/tasse pagate da tutti i concittadini (…). L’EU no: l’Unione basata sul debito chiede appunto il rientro del debito ai paesi eurodeboli segregando il loro debito ed imponendo austerità locale, ossia più tasse che si traducono in una flessione della crescita economica, anche in presenza di recessione. Dunque costringendo i paesi “obiettivo” a ridurre drasticamente il proprio tenore di vita (…).
La contropartita è avere una moneta forte, che conviene solo a chi ha patrimoni immensi, ossia alle elites transnazionali (siano esse tedesche, francesi o italiane, …, i Benetton se volete ne rappresentano il plastico esempio) ed ai paesi più forti e stabili, mentre i restanti abitanti dell’eurozona ne subiscono enormi e nel caso mortali svantaggi.
Peccato poi Bagnai non abbia dato seguito…
Un ritorno alla propria valuta permetterebbe, nel caso, di finanziare il debito accumulato con le tasse dei cittadini, sebbene pagate da tutti ma – come l’Italia insegna da secoli – prima di tutto da chi è diciamo nella normalità senza essere nullatenente, ossia dalla gran massa dei cittadini. Infatti tornando all’ipotetica nuova lira, totem simbolico della eventuale rottura dell’euro, comunque, nel caso il sogno si avverasse, da una parte ci sarebbero inevitabilmente minori tasse per la gran massa dei cittadini diciamo normali; parallelamente avremmo maggiore inflazione da svalutazione della nuova valuta a detrimento dei grandi capitali. Ossia avvantaggiando da una parte chi ha un debito sulle spalle – che con l’inflazione vedrebbe eroso il proprio fardello – a svantaggio dei grandi patrimoni – che vedrebbero inflazionate le loro ricchezze -. Una nemesi sociale volete.
E’ relativamente facile capire che restando nell’euro si avvantaggia lo 0.1-1% della popolazione più ricca costringendo il rimanente 99.9-99% della popolazione a pagare il conto (…). Visto che lo 0.1-1% più ricco è anche quello che detiene i media abbiamo finalmente capito il motivo per cui le fake news non solo italiche italiche – inclusi annessi movimenti pseudo-popolari, tipo sardine – siano diventate di moda negli ultimi anni, ossia prima di tutto proprio per impedire il ritorno alla valuta nazionale e/o per evitare un aggiustamento nella distribuzione della ricchezza (…).
Or dunque, va detto che nel paese che più sta subendo i difetti (voluti) dell’euro, ossia in in Italia, non c’è un singolo partito di dimensioni medio-grandi che sia per pubblicamente favorevole al ritorno alla lira. Chi scrive ritiene per altro necessario, per tornare alla valuta nazionale, che a sostenere tale indirizzo debba essere uno dei partiti maggiori. Non sto a spiegare qui il motivo qui, mi limito a riassumere sintetizzando che la sinistra EUropea (ed italiana) è il maggiore sponsor del restare nell’euro e nell’EU a tutti i costi; dunque tale fazione è quella da osteggiare per coloro che credono nel bene del ritorno alle valute nazionali. O correggere l’euro alla radice, questo tecnicamente lo concediamo, ben sapendo che è impossibile: per motivi politici e soprattutto geostrategici (…) l’euro deve restare intrinsecamente asimmetrico.
Tradotto: gli anti-euro vanno trovati nei partiti ideologicamente alternativi alla sinistra.
DEFINITO L’AVVERSARIO, QUALE SAREBBE L’ALLEATO?
Andiamo al passo successivo. Nel caso dell’Italia la mission impossible sembra oggi trovare un partito, nel paese più rischioso dell’eurozona, pro-ITALEXIT. Ad es. nella Penisola, Forza Italia (centrodestra) è “euroremain” visto che è di proprietà di un miliardario, che per altro per sua precisa ammissione resta filo-euro. Idem la Lega, per ammissione reiterata dei suoi vertici (Salvini, Giorgetti, Zaia, …). Fratelli d’Italia (FdI) potrebbe diventare pro-nuova lira nel momento ci cui venisse messo in discussione un suo totem, anzi il suo vero totem, l’Unità Nazionale, contingenza assolutamente possibile se gli ideali cripto/vetero-leghisti venissero portati al al governo in solitaria. Ovvero quando FdI venisse spronata in tale senso da stakeholders globali di rilievo (…). Notate, quelli esposti sopra sono fatti, se valgono qualcosa le tesi – e gli interessi – espressi pubblicamente e reiteratamente dai vertici dei partiti citati (…).
Andiamo all’aspetto tattico, il più interessante. Oggi il primo teorico avversario della sinistra in Italia, la Lega, resta un partito NON anti-euro, per sua precisa ammissione, in forza degli interessi sia dei vertici nazionali che delle potenti direzioni regionali del nord. Ossia la Lega vuole restare nell’euro, a vantaggio non tanto della popolazione padana ma dei suoi imprenditori più ricchi (…). Faccio un passo di lato su questo argomento, onde smarcarmi da eventuali appunti che possono essere tentati, del tipo “il vertice è anti-euro ma c’è la speranza che una certa base non lo sia“. Non commento queste assurdità, le rivoluzioni bottom-up in Italia sono da sempre una chimera.
Bagnai sembra rappresentare bene il fallimento ideale del cd. sovranismo (stride con l’immagine precedente, quella con M. Foa)
Preferisco dunque analizzare la situazione da un altro punto di vista, ossia di alleanze e di forze in gioco oltre che di probabilità di successo, chiamasi anche game theory. Per vincere una partita come l’Italexit, dove gli interessi dei paesi ex coloniali EU (Germania e Francia, ma anche l’Olanda ex boera) sono preponderanti ed immensi, sono necessarie alleanze ugualmente possenti.
Tatticamente la Lega di Salvini ha il primo problema nel fatto che ha troppi fronti aperti, ossia troppi soggetti che la osteggiano: dal Parlamento quasi intero, alla magistratura, al presidente della Repubblica sul fronte interno, inclusi ampi strati della società civile; all’EU, alla Francia ed alla Germania in EUropa; agli USA, che aborrisce la dirigenza leghista a causa del suo voler sposare la Cina ed i suoi business con Geraci [Cina che guarda caso è a letto coi tedeschi in funzione anti-USA, ndr]. Dall’altra spicca l’assenza di alleati, infatti la Russia non può essere considerata amica di Salvini visto che ha permesso il caso Metropole nella sua capitale, senza per altro minimamente spendersi per difenderlo dopo il misfatto. L’unico alleato leghista fattuale sembra essere Pechino dopo la firma dell’accordo con Alibaba nel dicembre 2018 (accordo che potrebbe aver fatto ricchi in molti nel quadrante padano, …), che però rischia di essere controproducente nel presente contesto.
Ossia, con tanti fronti avversi Salvini semplicemente NON può vincere. Sostenere una tesi differente sottacendo i rischi fattuali significa mentire sapendo di mentire. Soprattutto se il leader leghista è ormai chiaramente osteggiato dall’unica forza tecnicamente anti-euro, per propri interessi: gli USA. Basti la vicinanza dialettica alla Russia e la firma via Geraci della Via della Seta per ben rappresentare la posizione antogonista degli USA di Trump verso la Lega di Salvini. Ben sapendo che Washington, pragmatica, potrebbe anche accettare una tregua armata Salviniana dopo gli eventi passati ma a pegno di un ruolo di kamikaze per l’Italia col fine di far implodere l’EU dal di dentro [della serie, per salvare Salvini dai suoi errori passati si “fotte” il Paese (…), inaccettabile].
LA NOSTRA INTERPRETAZIONE IDEALE
Stante la situazione di cui sopra, focalizzandoci sul paese alla lunga più rischioso dell’eurozona, riteniamo che da una parte la Lega di Salvini NON possa essere utile allo scopo di far uscire l’Italia dall’euro, troppo osteggiata dall’interno e dall’esterno, anche a causa dello stesso Salvini che ha occupato più tempo a distruggere ponti che a crearli. Ovvero con così tanti fronti aperti NON si può avere successo, anche si volesse onestamente andare contro l’EUro, cosa che comunque la Lega Nord NON vuole fare.
Bagnai dice tutto ed il contrario di tutto. Come il suo datore di lavoro (Salvini, non necessariamente la Lega)
Dall’altra gli USA non la appoggiano. Anzi hanno dimostrato dopo la firma della Via della Seta con Pechino da parte dei gialloverdi (non dei giallorossi) di non aver più alcuna remora nè alcun debito di riconoscenza finalizzato a salvare la Penisola dai danni collaterali delle sue policies (come bene o male hanno fatto negli ultimi 75 anni), con la Penisola che da allora viene bellamente usata per interessi strettamente americani (a esempio barattando la Libya ex italiana con Erdogan a fronte della temporanea non ingerenza turca in Iraq, Siria e affari iraniani, grazie Geraci!, ndr). Ovvero, Washington non si fida di troppe persone in Italia soprattutto post-firma della Via della Seta – come mai è successo dalla fine della guerra mondiale – e tra gli inaffidabili sembra esserci anche Salvini (senza citare Matteo Renzi, letteralmente fumo negli occhi per gli USA di Trump), fatto dimostrato dal tweet pro-Conte di fine Agosto scorso.
Bisogna dunque individuare una linea di azione ideale da perseguire, che noi abbiamo interpretato come segue: da una parte spingere Salvini a farsi di lato, in favore di un direttivo leghista potenzialmente vincente alle prossime elezioni col supporto USA (ad es.con Tremonti a capo, certamente filo-USA). Dall’altra individuando una forza politica alternativa alla Lega e dalla parte dei sovranisti che sia supportata dagli USA, gli unici che possono permettere di fatto l’ITALEXIT: con molte remore sulla estrazione di troppi parlamentari, il partito alternativo alla Lega in funzione pro-Italexit non può che essere Fratelli d’Italia.
Giorgia ha moltissime ragioni….
IL CASO DELLA LEGA DIVENTATA SALVINIANA E PRO-EURO
Purtroppo Salvini ha dimostrato di essere ampiamente insufficiente in molti campi, da quello economico, a quello tecnico, a quello strategico, con eccessivi U-turns nelle ricette socio-economiche ad esempio (“a forza di parlare alla pancia ha perso il voto dei cervelli“); e senza la volontà di preparare alcun piano B per l’Italia che non siano i patacones del Mediterraneo centrale, i miniBOT, [per altro denigrati da almeno il 50% degli stessi leghisti (vedasi, Giorgetti)]. Lasciando perdere le cadute di stile alla Papeete, tutto sommato un dettaglio. Ma dovendo dovutamente stigmatizzare la gestione grossolana dell’affaire migranti, ovvero l’incapacità di costruire una liason costruttiva con il subconscio nazionale, ossia quello che travalica destra e sinistra in difesa dell’Unita’. Un dramma per un partito che vuole essere sovranista in un paese senza sovrano.
Appunto, l’Unità Nazionale: il timore dello scrivente è che covi sotto la cenere, soprattutto lato Zaia e nord est, la volontà di arrivare ad una rottura del’Italia, con la solita way out vetero leghista data dal fatto di voler evitare di pagare “alla fine” l’immenso debito nazionale accumulato semplicemente separando in due l’Italia [come fece la Germania nel 1945, ndr], ovvero rendendo impossibile comprendere di chi è il debito, andando dunque nella direzione delle famose macroregioni alpine da aggregare all’EU (…). Notate che lato EU il di fatto facente funzione di capoprogetto politico-economico di tale indirizzo lato italiano è il figlio di un ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida (…).
Sta di fatto che, per tutto quanto sopra, tenendo conto delle pulsioni per ora represse a forza di tweet americani verso il renzusconi, chi scrive non si fida assolutamente della Lega Salviniana, preferendo una Lega de-salvinizzata. E, notate bene, con lo stesso scopo di cui al titolo, ossia di tornare nel solco del ritorno alla propria valuta nazionale osteggiando i partiti globalisti pro-EU, in difesa del proprio perimetro nazionale sia sociale, che geografico che economico in mera coordinazione con quello dell’euro, come era il caso con il cd. serpente monetario (…). Ben conscio che la Lega ed i maggior stakeholders leghisti NON vogliono abbandonare l’euro, ovvero preferiscono far patire le pene dell’inferno ai propri concittadini – leggasi tasse da fascismo fiscale – pur di non pagare di tasca propria intaccando i patrimoni delle elites italiane, soprattutto del nord.
L’EVOLUZIONE DELLA PROPAGANDA IN EUROPA: IN ITALIA, LA LEGA VERSO IL PARTITO PERSONALE
Molto si è parlato della cd. Bestia di Salvini, che nei fatti è un insieme di smanettoni informatici che supportano le idee leghiste interagendo su twitter e facebook per propagandare le tesi del loro datore di lavoro. In pratica lo scopo è difendere le tesi del loro capo, a danno delle altre (…). Or dunque, fin quando le tesi erano onestamente sovrane nulla di male, si restava al limite della ideologia. Se però la cd. Bestia oggi venisse asservita NON a difendere gli ideali di partito ma l’interesse del capo e dei suoi sodali, che magari gli ideali originari se li sono bellamente dimenticati, allora nasce un problema. Non posso fare a meno di notare l’assenza di indirizzi precisi lato Lega Salviniana, che difende ormai quasi esclusivamente la persona Salvini sebbene ne combini di ogni (…), visto che i contenuti si stanno riducendo al lumicino.
Questo rischia di essere non solo un vulnus, ma anche di trasformarsi in un rischio democratico per il Paese se dovesse continuare la contrapposizione anche violenta con chi la pensa diversamente, anche tra le fila leghiste. E magari contro chi è capace di spiegare le proprie tesi in modo compiuto e non urlando o insultando, al contrario dei salviniani a corto di contenuti.
Da tale considerazione è nata l’esigenza di fare chiarezza, in modo da differenziare le nostre tesi da quelle Salviniane, con cui oggi NON siamo allineati (semplicemente non riusciamo più e vedere alcuna tesi concreta è valida da parte dei salviniani che abbracci in modo compiuto gli aspetti economici, sociali, nazionali e politici, ndr). Siamo invece allineati con le forze che credono nel benessere del Paese e nella forza dei contenuti, ossia con coloro che – pochi purtroppo – matematicamente continuano a ritenere essenziale tornare all’ITALEXIT, per salvare il PAESE.
Un partito unito (2) [e coerente, …]
Per la stessa ragione, visto che siamo pro-ITALEXIT, siamo anche pro-USA, l’unica potenza in grado di supportare il progetto (chiaramente oggi sia Salvini che Renzi che gran parte dei salviniani sono diventati anti-Trump, ndr). Ed anche pro-Europa, ma non necessariamente pro EUropa.
Il nostro vantaggio è che non siamo stipendiati dalla Lega nè da nessuno e non ambiamo nemmeno esserlo, visto che viviamo di altro. E non abbiamo nemmeno interesse a farci coinvolgere nè oggi nè domani in tresche politiche che metterebbero a repentaglio i fini di vita che ci siamo prefissati (…). Considerate quindi il nostro intervento una mera pulsione – anche interessata se volete – a difendere le nostre future pensioni, che continuando di questo passo non verranno certamente pagate, pur avendo versato una montagna di contributi. Stesso destino delle vostre pensioni, d’altronde…
Mitt Dolcino et al.
*****
Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio (nessun visibile contrassegno di copyright). In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.