Andrés Cañizalez: https://efectococuyo.com/opinion/un-4-de-febrero/
Se dovessi scegliere una data, solo una, come “punto di rottura” del Sistema Democratico venezuelano, sceglierei senza dubbio il 4 febbraio.
In alcuni articoli ho affrontato il significato anche del 23 gennaio [2019, Guaidò nominato Presidente del Venezuela], anch’esso data-simbolo per la costruzione democratica venezuelana.
Si tratta senza dubbio di una costruzione incompleta e piena di errori, ma effettuata con il sostegno popolare, per garantire ai venezuelani i diritti civili e la redistribuzione del reddito, sfruttando a questo scopo lo sviluppo economico nazionale, ora bloccato.
La de-democratizzazione [articolo a seguire] era stata il risultato dell’incapacità delle élite politiche di rifondarsi — ovvero di riadattare il modello e di riconnettersi con il popolo.
Una serie di fattori militari ed economici confluirono per rafforzare la leadership di quella “promessa di cambiamento” incarnata dalla figura di un “nuovo Messia”.
Sì, sto parlando di Hugo Chavez.
Fino al 3 febbraio 1992 Chávez era assolutamente sconosciuto in Venezuela. Ma un giorno come oggi, un 4 febbraio, tutto cambiò radicalmente.
Un’apparizione molto breve alla Televisione Nazionale (un terribile errore strategico dell’”alto comando militare” di quel tempo, perché dava spazio ad un golpista fallito), finì per dare potere a quell’uomo.
Niente fu più la stessa cosa in Venezuela.
Il 4 febbraio 1992 fu un disastro totale per coloro che intendevano rovesciare il Capo dello Stato, Carlos Andrés Pérez. Non raggiunsero il loro obiettivo, ma quella sconfitta finì per diventare una vittoria simbolica.
Era nato a livello comunicativo lo Chavismo.
L’elenco delle “date simboliche” di quegli anni è piuttosto ampio, alcune ancor più pesanti rispetto ad oggi per la loro capacità di distruggere il Sistema Democratico che, seppur palesemente fallito in quel 1992, poteva comunque essere facilmente riformato, riadattato, per rispondere al desiderio popolare.
Ma ciò non accadde, la leadership di allora non seppe leggere il segno dei tempi — e così arrivò il 4 febbraio 1992, il desiderio di cambiamento sociale finì per identificarsi con quell'”esercito ribelle” e con il suo “per ora”.
Quando ricapitolo lo stato d’animo di allora, la popolarità di cui godeva Chávez, in quel febbraio, aveva a che fare, fra le altre cose, con la sua disponibilità ad assumersi la responsabilità, a farsi carico dei suoi errori.
Disponibilità che non avrebbe più avuto una volta preso il potere.
Nella sua monumentale “Conversación en la Catedral”, Mario Vargas Llosa inizia il romanzo con un dialogo su quando il Perù si fece fottere (sic). Tutto il libro gravita su quel Paese e sulla sua crisi morale e politica.
Se mi ponessero la stessa domanda, riguardo il Venezuela, indicherei senza alcun dubbio il 4 febbraio 1992.
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La desdemocratización de Venezuela
Andrés Cañizalez: https://efectococuyo.com/opinion/la-desdemocratizacion-de-venezuela/
Come ho già detto in un precedente articolo, sono in debito con Tomás Straka per avermi collegato ad un progetto realizzato dall’Università Cattolica “Andrés Bello”, relativo al processo di democratizzazione del Venezuela.
Negli anni ’70 e ’80 il Venezuela godeva di un modello democratico che in America Latina era considerato esemplare. A quel tempo, in Paesi come Cile, Argentina, Brasile e Paraguay prevaleva la dittatura.
Al contempo, si registravano conflitti armati in diversi paesi dell’America Centrale — mentre nel Messico prevalse quella che Mario Vargas Llosa definì la “perfetta dittatura del PRI” [Partito Rivoluzionario Istituzionale].
Contrariamente a molte realtà dell’America Latina e dei Caraibi, il Venezuela aveva un Sistema Democratico molto apprezzato. Tuttavia, cominciò a declinare per tutti gli anni ‘90 per lasciare il posto, infine, alla vittoria elettorale di Hugo Chávez, nel 1998.
La Rivoluzione Bolivariana, come fu inizialmente chiamato il processo innescato dallo Chavismo, aveva promesso di rivoluzionare lo status quo sociale, politico ed economico del Venezuela ….. e lo ha fatto, drammaticamente, per davvero.
La presa di potere di Chavez fu preceduta da una serie di eventi che, a posteriori, hanno chiarito che c’era necessità di fare delle riforme, in Venezuela, che la classe politica dominante, i tradizionali Partiti “Azione Democratica” e COPEI, semplicemente ignorarono.
La svalutazione monetaria del 1983, nota come il “Viernes Negro” (la prima dopo decenni), ebbe un forte impatto sia economico che sociale. Secondo numerosi studi, fu una crisi da cui “il paese non si riprese mai”.
A ciò seguì “El Caracazo” del 1989, una rivolta sociale senza leadership politica che mise in discussione il programma economico del Secondo Governo di Carlos Andrés Pérez (1989-1993).
Perez, ricordando quegli eventi, diede una particolare responsabilità al mondo dei media venezuelani: “i media, in particolare la Televisione, hanno creato uno stato di panico”.
Perez si riferiva alle “trasmissioni in diretta” della Televisione Commerciale, senza filtri, sui saccheggi e sulla successiva repressione.
A questi eventi seguirono i due tentativi di “colpo di stato” del 1992, il primo guidato da Hugo Chávez, il 4 febbraio 1992.
Seguì la citazione in giudizio dell’allora Presidente Pérez, nel 1993 — prodotto di decisioni politiche più che giudiziarie o di autentica lotta alla corruzione.
Chavez trascorse due anni in prigione — ma con un notevole impatto presso la pubblica opinione, dopo la celebre trasmissione televisiva della sua resa, conseguenza del fallimento del golpe contro Perez, in cui disse che gli obiettivi non erano stati raggiunti: “per ora”.
Come le maglie di una catena, a tutto questo si aggiunse la crisi bancaria che nel 1994, all’inizio del Secondo Governo di Rafael Caldera (1994-1999), spazzò praticamente via il sistema di “private banking”, con un drammatico impatto sulla popolazione.
Quegli eventi sociali, politici ed economici costituirono un terreno fertile per la crescita di una candidatura anti-sistema come quella di Chávez, rappresentata dalla vittoria nelle Elezioni Presidenziali del 1998.
Quelle elezioni significarono una rottura radicale con i 40 anni precedenti, non solo per la condizione di outsider di Chavez, ma per la sua proposta pubblica (che finì con l’essere la più votata), che offriva cambiamenti in tutti gli ordini, compresa la sostituzione della Democrazia Rappresentativa (Costituzione del 1961) con quella che alla fine fu chiamata “democracia participativa y protagónica” (Costituzione del 1999).
Tutto il fango dei nostri giorni proviene da quel tritume.
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Scelti e tradotti da Franco
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