Tom Luongo
Una volta, Yanis Varoufakis ci raccontò che le trattative con l’Unione Europea erano come se uno, invece di parlare, si fosse messo a cantare l’Inno Nazionale Svedese.
Indipendentemente dalla proposta che un interlocutore possa fare, i Funzionari si comportano sempre allo stesso modo, come se non avessero ben compreso, ripetendo come una litania i termini dei Trattati.
Ma voglio credere che almeno le onde sonore siano arrivate alle loro orecchie.
Oggi, queste persone sono come dei bambini autistici bisognosi di cuffie antirumore per cancellare gli stimoli indesiderati. Può essere terapeutico, ma non risolve la situazione.
Ora che la Brexit è finalmente completa, l’UE ha fatto un passo in avanti cercando di rimuovere lo svantaggio strategico e tattico che si trova ad affrontare nei negoziati con il Regno Unito (volti a raggiungere un accordo commerciale).
L’arroganza e l’intrattabilità dell’UE, quando conduce un negoziato, vengono considerate l’arma più grande a sua disposizione, perché proiettano una strana combinazione di forza ed indifferenza, che può venire solo da persone completamente isolate dalla responsabilità personale per i loro errori.
Il leader dei negoziatori, l’incapace Michel Barnier, ha esposto la sua posizione negoziale usando lo stesso linguaggio che era già stato respinto, ad ottobre, dal Primo Ministro britannico Boris Johnson: il cosiddetto “level playing field”, ovvero l’”allineamento normativo”, come base per qualsiasi tipo di accordo commerciale.
Barnier non ha imparato nulla dal suo ultimo fallimento? Pensa davvero di potersi accucciare in un angolo turandosi le orecchie, sperando che tutto questo miracolosamente finisca?
Perché, dovesse farlo, starebbe interpretando la situazione in modo catastrofico.
E’ arrivato al punto di convincere il Consiglio e il Parlamento Europeo che il mezzo per poter vincere sia quello di continuare a fare le stesse cose, anche se sono appena fallite.
{Il reminding di Tom: “follia è fare sempre la stessa cosa, aspettandosi un risultato diverso” – Einstein}
Dal momento che hanno appena approvato (in modo schiacciante) le severe richieste che Barnier vuol sottoporre al Regno Unito — dando prova di non avere la minima idea del “nido di calabroni” che hanno appena colpito con una mazza da baseball — si può concludere che siano ignari del ronzio e degli avvertimenti provenienti dal Regno Unito [https://www.breakingnews.ie/world/brussels-chief-surprised-at-uks-brexit-stance-as-barnier-warns-of-cliff-edge-in-trade-talks-981044.html].
Il Sig. Barnier ha detto: “Qualsiasi accordo futuro dovrà essere approvato dagli Eurodeputati. Il termine per il ‘periodo di transizione’ può essere prorogato, ma il Regno Unito insiste per un accordo da raggiungere entro il 31 dicembre”.
{La risposta di Tom: perché ora è una Legge del Regno Unito, Mike, o ti è sfuggito anche questo?}
Ha poi avvertito che se per quella data non ci sarà un accordo, il Regno Unito lascerà l’Unione Doganale ed il Mercato Unico tornando ai termini dell’OMC, cioè alle quote e ai dazi sui prodotti britannici.
{La risposta di Tom: e allora? Avete tutti un surplus commerciale con il Regno Unito ….. siete economicamente ignoranti oltre che stupidi?}
Michel Barnier ha detto: “Vorrei cogliere l’occasione per far capire ad alcune persone nel Regno Unito che non dovrebbero prendersi gioco di tutto questo — non ci sarà un’equivalenza generale, aperta e continuativa nei servizi finanziari. L’UE si terrebbe le ‘mani libere’ nel prendere le proprie decisioni”.
{La risposta di Tom: liberi d’ignorare la realtà a vostro rischio e pericolo}
La minaccia che Barnier ha portato al settore finanziario non indurrà i Banchieri e i Trader della City di Londra ad esercitare pressioni su Johnson perché se ne vada — anche sono stati i più rumorosi nel lamentarsi, durante la battaglia per la Brexit.
Johnson ha capito qualcosa che Barnier si rifiuta di ammettere perché, come sempre, è incapace di ascoltare. La battaglia per la Brexit è stata vinta non grazie, ma nonostante Londra. Il suo potere politico, in effetti, sta diminuendo.
Senza il sostegno delle Midlands e dello svuotato Nord Industriale, Johnson non sarebbe Primo Ministro. Barnier ha cercato per tre anni di far leva sulla City di Londra … ma ha fallito.
Signore e signori, vi presento Mike Barnier, l’Einstein incompreso.
La sua, in effetti, è una minaccia a vuoto, emessa da un burocrate in carriera con un senso ipertrofico della sua stessa rilevanza.
Il Regno Unito ha in mano tutte le leve del negoziato e ha accelerato i tempi, ma Barnier non se ne è nemmeno accorto.
Barnier ha tempo fino alla fine di giugno per togliersi le cuffie e far entrare nel suo cervello le informazioni attinenti alla realtà.
Il fallimento del “colpo di stato” del Remain, ad ottobre, è stato un messaggio molto forte rivolto ad una sempre più vulnerabile UE: “gli espedienti di Barnier hanno stancato”.
Per questo motivo Boris Johnson non solo ha indurito i suoi toni, ma si è spinto più in là di quanto non abbia fatto durante la campagna elettorale, dicendo che anche un “accordo di libero scambio” in stile canadese potrebbe non essere sufficiente.
Ora sta evocando l’Australia come esempio per una “hard Brexit” in stile OMC — e tutto quello che Barnier potrà fare è di minacciare l’imposizione di dazi ed una guerra commerciale.
Questo è esattamente il tipo di idiozia contro cui, per poter divorziare, i britannici hanno combattuto tre anni e mezzo.
Peraltro, tutto questo viene da un organo politico [Commissione UE] che non ha alcuna speranza di poter approvare il bilancio, in Autunno, quando una Germania politicamente paralizzata assumerà la Presidenza della Commissione Europea — un bilancio, aggiungerei, che dovrà fronteggiare un buco di oltre 10 miliardi di euro, conseguenza della perdita del Regno Unito.
La possibilità di uno sconvolgimento politico tedesco sta facendo crollare l’euro in modo quasi incontrollato. Dopo il massiccio rialzo dell’ultimo giorno di gennaio (per evitare un collasso tecnico), l’euro sta flirtando con il minimo del 2017 di 1,034 dollari.
Il timore è per un rapido peggioramento della “curva dei rendimenti” tedesca, che ora è piatta fino ai Titoli a 7 anni.
Non c’è da stupirsi che Mario Draghi abbia riavviato il QE prima che saltasse tutto in aria, lasciando questo pasticcio a Christine Lagarde — senza il QE ci sarebbe un problema drammatico sui mercati europei del debito sovrano.
Ma una “disunione politica” che è sorda non solo a quello che le dicono i suoi critici esterni, ma anche quelli interni, ha una ben limitata capacità d’investimento.
Una volta che lo slancio dei Trader smetterà di favorire la BCE e che la debolezza dell’euro comincerà ad avere effetti sul carry trade, a quel punto qualcuno dovrà pur dare un colpetto sulla spalla di Barnier, dicendogli di ascoltare qualcosa di simile ad un ragionamento.
A quel punto, ad essere onesti, sarà probabilmente troppo tardi.
Le Elezioni Irlandesi sono state un enorme rimprovero all’Ue per come ha gestito i negoziati sulla Brexit.
È stato davvero imbarazzante che il Sinn Fein sia stato in grado di riunire il voto euroscettico irlandese. Ma l’Ue non ha imparato niente, perché si rifiuta di ascoltare.
Cosa succederà, allora, quando una mattina ci sveglieremo ed Angela Merkel non sarà più Cancelliera della Germania, con i “gilet gialli” che avranno rovesciato Emmanuel Macron, in Francia?
L’UE sarà disposta, allora, ad ascoltare i barbari populisti che sono alle porte, o continuerà a consolarsi con l’Inno della Svezia?
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Link Originale: https://tomluongo.me/2020/02/13/eu-deaf-to-coming-defeat/
Scelto e tradotto da Franco
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