Era solo influenza….? Affaritaliani.it riprende la clamorosa notizia
Riprendiamo un intervento di ieri di Dagospia, secondo cui Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine Italiano dei biologi ha affermato che il virus reperito ed analizzato in Lombardia embrerebbe NON aver nulla a che spartire con quello cinese; anzi sembrerebbe un virus “para-influenzale“, addirittura endemico, DIVERSO da quello diciamo cinese e anche nazionale, che infatti NON emerge altrove in Italia. Che tale affermazione sia non inventata è confermato indirettamente dal quotidiano online milanese Il Sussidiario, vicino a Comunione e Liberazione, ossia vicino al cuore del potere lombardo, che però cerca nel mentre di versare acqua sul fuoco.
“… l’equipe del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano ha isolato un nuovo ceppo del Covid-19 detto “italiano Ebbene, sembra che tale virus sia domestico e non abbia cioè alcunché da spartire con quello cinese proveniente dai pipistrelli. Un virus padano, per dirla tutta, esistente negli animali allevati nelle terre ultra concimate con fanghi industriali del Nord!!…“
[Dagospia, 29 FEB 2020 15:22]
Se prendessimo per buone le tesi ricavabili dalle affermazioni di D’Anna molto sembrerebbe tornare: dalla prof. Capua che diceva che il virus si trovava perchè “veniva cercato“, al fatto che i casi lombardi sono presenti in numero anomalo rispetto a quelli del resto dell’Europa e d’Italia; e anche con la versione del capo del laboratorio di virologia dell’ospedale Sacco, Gismondo, colei che sembra averlo analizzato in prima persona il virus, la quale affermava che si trattava di un virus simil-influenzale e non di una piaga (solo per poi essere ripetutamente attaccata sui media dal virologo massmediatico Roberto Burioni, vedasi oltre, …).
In questi casi possiamo solo osservare i fatti, fomentando il dibattito. E farci l’unica domanda sensata: cui prodest? A chi converrebbe cotanto sciacallaggio, nel caso? O è stata semplice incompetenza?
Nel senso, se tale notizia paventata da D’Anna dovesse confermarsi veritiera sarebbe davvero gravissimo. Notate anche che, per dire che un’infezione è data da un patogeno specifico, bisogna fare più tamponi, ossia richiede tempo. E comunque aspettare la conferma dell’ISS, Istituto Superiore di Sanità, che comporta ancora più tempo. Ciò cozza con il fiume di conferme di virus arrivate negli ultimi 15 giorni dal quadrante Veneto-Lombardo. Ossia quella indicata sopra sembrerebbe essere la prassi seguita ovunque, cautelativa, in modo da evitare di fare fesserie e di procurare ingiustificato allarme. Ma che sembra non essere stata seguita nel caso coronavirus in Italia. Come dicemmo nei giorni scorsi una attenta verifica a tutto tondo (non solo su quanto successo a Codogno) delle procedure seguite a livello lombardo ed a livello statale sarebbe non solo auspicabile ma addirittura necessaria a questo punto.
“…Ecco spiegato perché nelle altre regioni il virus latita, come già noto in letteratura (vedi Wu et al. Cell Host & Microbe doi:10.2016 j.chom.2020.02.001,2020) …” [LINK]
Dunque, i casi sono due:
– CASO 1 : o gli italiani, i medici, anche i ricercatori, i professionisti del settore italiani sono totalmente stupidi ed hanno sacrificato nel caso anche la loro competenza specifica alla più becera burocrazia, ben ricordando come la Lombardia sia una regione tecnicamente indipendente anche in termini di sanità [ossia la sanità lombarda dipende dal Governatore lombardo, quel Fontana (Lega) che invece di abbassare i toni come giustamente consigliato – nel bene dello Stato Unitario – dal Presidente della Repubblica, nel caso coronavirus non ha aspettato nemmeno un giorno a presentarsi con una mascherina per altro sembrerebbe non a norma davanti agli italiani dicendo che poteva essere stato inavvertitamente contagiato da un collega, seminando ulteriore panico].
– CASO 2 : o è stato fatto un errore procedurale madornale, andrebbe verificato da chi, ma le responsabilità diciamo lombarde sembrano evidenti dopo la “svista” paventata da Vincenzo D’Anna, sopra citato; ed anche avendo in mente le precisazioni del capo del laboratorio di virologia dell’ospedale Sacco di Milano, Gismondo, poi vittima degli attacchi mediatici di Roberto Burioni, il virologo che guarda caso insegna per l’Università legata a Comunione e Liberazione [Wikipedia]: “… Dal 2004 insegna, prima come professore associato, poi come professore ordinario, presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove è responsabile di un laboratorio di ricerca immunologica per lo studio della risposta immunologica contro patogeni umani, messa a punto di farmaci basati su anticorpi monoclonali umani ricombinanti e utilizzo di strumenti molecolari per la diagnostica precoce di malattie infettive…“.
“… Insomma i contagi sarebbero due: uno pandemico a diffusione lenta attraverso i viaggi degli infettati, e l’altro locale. Quest’ultimo poco più che un virus para-influenzale, di nessuna nocività mortale se non per la solita parte “a rischio” della popolazione. …” [LINK]
Spiace dire che forse vi avevamo anche messi in guardia sul panico da evitare…. [LINK]
Non voglio entrare nel complottismo più becero, ipotizzando che qualcuno abbia voluto creare un caso inesistente, facendo danni enormi non solo all’Italia ma al mondo intero, che il Supremo me ne guardi. Certo, se questo dovesse essere successo, si configurerebbe anche un attentato alla figura dello Stato. Ma questo non sta a me valutarlo, nel caso; resta comunque da capire come sia stato possibile creare cotanto caos, a chi ha giovato questo?
Mi chiedo cosa ne pensano di tutto questo ad esempio gli imprenditori turistici del nord: ieri ero in montagna in Italia per vacanza e costoro mi confidavano – assai arrabbiati – che stavano licenziando il personale stagionale in quanto, per colpa del coronavirus, le disdette questa settimana erano quasi pari al 100%!
Solo fatti.
MD
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