Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
La pandemia si è trasformata in un infido shock asimmetrico per i Paesi dell’Eurozona.
Le economie forti emergeranno ancora più forti (ma solo in termini relativi) e quelle deboli emergeranno ancora più deboli. Il divario fra Nord e Sud rischia di diventare un abisso.
La Germania sta impegnando 1.000 miliardi di euro per preservare il suo nucleo industriale ed economico.
Garantisce 550 miliardi di euro di debito aziendale attraverso la banca statale KfW. Sta stracciando le regole sugli aiuti di Stato per consentire iniezioni di capitale pari a 100 miliardi di euro. Fornisce 50 miliardi di euro alle piccole imprese e ai liberi professionisti.
Il pacchetto ammonta al 30pc del suo Pil.
L’Italia non può rischiare un passo analogo. Le misure fiscali dirette che ha potuto implementare ammontano a 25 miliardi di euro. Questa cifra potrebbe presto aumentare, ma l’onere graverebbe comunque su spalle molto deboli.
Il Paese, inoltre, ha emesso garanzie fino a 350 miliardi di euro a favore delle banche, per evitare una stretta creditizia.
Tutto questo s’intreccia palesemente con il “circolo vizioso sovrano/bancario” del 2011 — sempre e solo recessione, in attesa della prossima crisi.
Lorenzo Codogno di “LC Macro” ha detto: “Ognuno per sé. Chi ha le munizioni le usa, ma gli altri non possono ….. e le misure europee sono molto limitate”.
Goldman Sachs prevede una contrazione dell’economia italiana dell’11,6pc. Di conseguenza il debito pubblico esploderà.
Il rapporto debito/Pil salirà al 150pc in breve tempo — un territorio inesplorato per un debitore sub-sovrano senza il controllo della leva monetaria e del tasso di cambio, con un sistema bancario che era in difficoltà ancor prima che la pandemia colpisse.
Nemmeno Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro possono permettersi di spendere per superare la crisi e quei Paesi saranno inoltre devastati dal crollo del turismo.
Goldman pensa che quest’anno l’economia spagnola si contrarrà del 10pc e che il rapporto debito/Pil salirà di 22pp, fino al 120pc.
L’euro diventerà impraticabile se il Club Med uscirà distrutto dal Covid-19. Le loro industrie annientate, questi Paesi dovranno fronteggiare ancora una volta la disoccupazione di massa, prima ancora di essersi ripresi dall’eccesso di austerità e dalla deflazione dell’ultimo decennio.
L’Unione Monetaria è sopravvissuta per un pelo alla depressione dell’Europa Meridionale. Non sopravviverà alla seconda.
“Questo è un momento molto pericoloso per l’Europa. Il Pil dell’Italia è ancora del 5pc al di sotto dei livelli del 2008 e il Paese è ora colpito da un altro shock. Potrebbero volerci anche dieci anni per riprendersi”, ha detto Codogno, già capo-economista del Tesoro Italiano durante l’ultima crisi.
Gli Stati creditori del Nord, quindi, dovranno affrontare il loro “momento Hamilton”.
Faranno finalmente come la Virgina (il più ricco dei 13 Stati) che, nel 1790, acconsentì a mettere in comune i costi ereditati dalla Guerra Civile, istituendo una “tesoreria federale statunitense” con poteri espansivi?
Accetteranno un sindacato fiscale? I “paesi parsimoniosi” e gli “anseatici” — ma soprattutto la Germania — affronteranno finalmente le implicazioni di un’Unione Monetaria, cui hanno ostinatamente resistito per due decenni?
Non ancora, a quanto pare. I Ministri delle Finanze dell’Eurogruppo hanno parlato di ulteriori prestiti nella riunione di martedì sera: basta spalare ancora più debito sui paesi debitori e ritardare la decisione.
“Stanno facendo lo stesso grave errore già compiuto in occasione della crisi greca del 2010. Stanno trattando una ‘crisi d’insolvenza’ come se fosse una crisi di liquidità’”, ha detto Yanis Varoufakis, l’ex Ministro delle Finanze greco.
L’Eurogruppo ha fatto cenno alle linee di credito precauzionali (fino al 2pc di Pil per ogni paese) del “fondo di salvataggio” dell’UE, ma solo dopo un lungo brontolio (secondo quanto è trapelato) da parte dei quattro sostenitori della linea dura — Germania, Austria, Finlandia e Olanda.
Ma nessun leader italiano potrebbe mai accettare un asservimento simile alla Troika nelle attuali difficili circostanze, considerando che i medici e gli infermieri italiani stanno cercando di “tenere la posizione” per conto di tutta l’Europa — dopo aver ricevuto zero aiuti quando hanno lanciato un disperato appello per la fornitura di dispositivi di protezione e di ventilatori.
I leader dell’UE discuteranno dei “Coronabonds” nel corso di questa settimana, ma la resistenza tedesca all’emissione congiunta di debito appare insormontabile.
La Cancelliera Angela Merkel sarebbe stata in grado di farcela con questi eurobond — nonostante la precedente promessa: “dovrete passare sul mio cadavere” — se fosse stata ancora all’apice del suo potere.
Ma da allora la Germania è cambiata. Il Partito anti-euro AfD presiede la Commissione Bilancio e rappresenta l’opposizione ufficiale al Bundestag.
“Oggi è molto più debole e il suo stesso Partito, CDU/CSU, è amaramente diviso. Anche se ci provasse, non potrebbe farcela”, ha detto Ashoka Mody, ex Responsabile del FMI per i bail-out in Europa.
La Corte Suprema tedesca ha già avvertito che gli eurobond richiederebbero un cambiamento nella Legge Fondamentale del Paese — una cosa diabolicamente difficile.
Come sempre nella politica dell’Ue, gli ideologi stanno perseguendo la cosiddetta “agenda Monnet”: sfruttare il Covid-19 per far avanzare l’integrazione federalista, crisi dopo crisi, anche senza un chiaro consenso democratico.
Berlino ha comunque ragione a diffidare di questa sorta di “gioco di prestigio” costituzionale.
Ancora una volta spetta alla Banca Centrale Europea salvare il progetto, ma questa volta il contesto è decisamente più tossico. Il QE di 750 miliardi di euro lanciato da Christine Lagarde non ha niente a che vedere il “whatever it takes” di Mario Draghi del 2012.
Il suo piano è stato elaborato in collaborazione con il membro tedesco del CdA della BCE, sostenuto dal Ministro delle Finanze tedesco. La Lagarde ha agito in modo diretto ed istintivo facendo approvare il suo piano, nonostante la protesta dei principali Governatori della BCE.
I mercati hanno notato che non è riuscita ad assicurarsi il sostegno per effettuare i necessari cambiamenti tecnici (il capital key e la regola del 33pc) [https://www.finanzaonline.com/notizie/capital-key-cose-perche-la-bce-sta-acquistando-btp-bond-francesi-oltre-limite], ed ora è sul “filo del rasoio” legale.
I “falchi” hanno un mezzo per impedire che questo succeda. I mercati stanno guardando da vicino questa soap-opera istituzionale e senza dubbio metteranno alla prova la Lagarde.
Mody sostiene che il problema stia assumendo caratteri d’intrattabilità anche per la stessa BCE: “Guardate l’Italia. Ha tutte le patologie: debito alto, banche pericolanti, bassa crescita di lungo termine e, ora, un enorme shock”.
Agire come “prestatore di ultima istanza” in favore di quel Paese — seppur necessario — non può far dimenticare la questione più profonda: l’Italia ha bisogno di una forte svalutazione e di una ristrutturazione del “debito pubblico” per uscire dalla spirale recessiva e ripristinare la perduta redditività.
E ha concluso: “Quanto debito pubblico italiano potrà continuare a comprare la BCE? Un quarto? La metà? Tre quarti? Ad un certo punto il sistema si rompe”.
La Lagarde sarà anche un avvocato, ma è troppo disinvolta con il Diritto Comunitario. Otmar Issing, il primo capo-economista della BCE e “padrino” dell’euro, ha lanciato questa settimana un fragoroso rimprovero, accusando l’Ente di agire “ultra vires” [al di là dei suoi poteri].
Ha affermato che il QE è stato usato in modo improprio per effettuare il salvataggio furtivo degli Stati insolventi, in violazione dell’articolo 125 del Trattato di Lisbona. La BCE, ha concluso, sta usurpando le prerogative di spesa dei legittimi Parlamenti Nazionali: è una cosa un po’ troppo da furbi.
In Germania, Issing è il sommo sacerdote dell’ortodossia. Sta affermando implicitamente che la BCE non sia più l’erede legittima della venerata Bundesbank.
Il suo intervento è pura nitroglicerina politica.
Yanis Varoufakis sostiene che il Covid-19 abbia messo in evidenza, ancora una volta, la struttura disfunzionale dell’Unione Monetaria e messo in moto eventi catalitici: “Lo scontro politico è inevitabile. Nemmeno i politici centristi di Roma possono più acconsentire”.
Il socialista greco ha detto di aver sempre cercato di mantenere la “fede nell’Europa” — anche in occasione dei suoi peggiori scontri con Bruxelles — ma, alla fine, si è arreso: “Non credo che l’UE possa fare qualcosa di diverso dal nostro male”.
E ha continuato: “A suo tempo mi sono opposto alla Brexit, ma sono giunto alla conclusione che i Britannici abbiano fatto la cosa giusta, anche se l’hanno fatta per il motivo sbagliato”.
Le grandi potenze europee — e soprattutto una Germania divisa — non possono continuare a trascurare colpevolmente il nocciolo della questione.
O sostengono l’Unione Monetaria con l’Unione Fiscale, legittimata da modifiche radicali ai Trattati dell’UE e alle Costituzioni Nazionali (il che implica grandi trasferimenti fiscali per i decenni a venire), oppure devono aspettarsi che l’Unione Monetaria si disfi.
Non bastano più risposte a metà strada e acrobazie monetarie di dubbia legalità. La pandemia ha fatto precipitare la situazione.
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Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2020/03/25/economic-shock-coronavirus-forces-europe-face-hamilton-moment/
Scelto e tradotto da Franco
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